Osservazioni

Non v'è pensiero tanto eccelso che: non supponga più verità di quante ne stabilisca

 

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°*° MOI °*°

Post n°31 pubblicato il 03 Agosto 2005 da phiIalethes
Foto di phiIalethes

IL genio del "LOGOS"
"sente"
non è guidato da concetti
ma da intuizioni

fà ammutolire ogni voce
troppo sonora
ogni compiacimento di sè
insegna
a porsi in ascolto
leviga l'anima scabra
infonde
un nuovo desiderio da assaporare

quello di starsene taciturni
come uno specchio

affinchè in esso
si rispecchi
il profondo
della verità
della vita stessa

un dire SI
senza riserve
alla gioia
al dolore stesso
a tutto ciò che
l'esistenza ha di problematico
di ignoto

Questo gioiosissimo
straripante,
arrogantissimo
SI alla vita
non solo
è la visione suprema
è anche la più profonda

ma è sopratutto
A MODO MIO .....

__________________________

 
 
 

SIMONE DE BEAUVOIR

Post n°30 pubblicato il 30 Luglio 2005 da phiIalethes
Foto di phiIalethes

sintesi del suo pensiero .....


La condizione femminile del presente è, per la de B., quella di una astratta eguaglianza contrapposta ad una concreta ineguaglianza.

Le donne hanno di fatto raggiunto il pieno inserimento nella società: non è quindi più il momento delle rivendicazioni generali o delle battaglie di principio, ma bisogna che la donna scenda nell'individuale e approfondisca la conoscenza di se stessa ....

Conoscere se stessa è per una donna una prassi difficile .... (molto difficile al punto di soggiacere alternativamente alla sua oggettività o alla sua soggettività alienata)

Tutte le identità che le vengono proposte dalla cultura ufficiale sono identità alienanti, che la mortificano, che registrano il suo stato di assenza culturale, di minorità sociale.

La donna deve rifiutare di essere l'Altro dell'identità maschile e pagare il prezzo che questa scelta comporta.

Nella storia della specie umana, la preminenza è stata accordata non al sesso che genera ma al sesso che uccide.

L'uomo ha il "coraggio" di uccidere e di farsi uccidere, ha la spinta ad utilizzare attrezzi e a lavorare, a trascendere se stesso e la natura, e fonda così il complesso dei valori della civiltà, e sovente lo fa trascendendo se stesso, oltre se stesso .....

Di fronte ad essi la donna non ha mai opposto dei "valori femminili".... da sottolineare ancor oggi questo passaggio!

Si è limitata a modificare la propria posizione in seno alla coppia e alla famiglia .... neanche di tanto....

Ma la donna oggi può provare a cercare la strada per la sua libertà.

Una libertà che la pone in questione come individualità ,come questa donna qui, come "IO donna" ... sottolineo DONNA, a differenza di Nietzsche che ha sempre utilizzato "femmina" come epiteto ......

E' una libertà difficile.

Il binomio lavoro + diritto di voto non è la formula per la libertà.

Solo infatti per un ristretto numero di privilegiate l'attività lavorativa porta con sé l'autonomia economica e sociale.

La sintesi fra femminilità e libertà, fra femminilità e soggettività è ancora un problema aperto.

In conclusione, la verità della donna non si può ancora fissare in un concetto o cogliere in forma definitiva ma solo "raccontare". (parole non mie ma della de B. )

Alla donna tocca decidere che cos'è la donna. ( verità sacrosanta nel momento in cui la donna sa d'essere, ossia non soggiace ma decide CONSAPEVOLMENTE sapendo, mai nella parvenza di sapere )

La donna, dopo aver svelato la realtà della propria condizione, deve adesso viverla, ridefinirla.

Un momento importante in questa ricerca di identità sarà costituito dai rapporti con l'altro sesso.

Ma sul futuro dell'identità femminile e sul rapporto fra i sessi la de B. non intende azzardare pronostici ....

________________________________________

SE .... neppure delle menti "raffinate" (tra virgolette perchè anche lei come tutte ha piegato la testa su testi e concetti maschili) ... se neppure delle menti raffinate come la sua azzardano pronostici ...............


Posso solo aggiungere che l'essere sia uomo che donna, è il prodotto di altri esseri che l'hanno preceduto, e che le modificazioni nell'essere, hanno tempi darwiniani, quasi ininfluenti nel presente, però si può tracciare la via !

Anche se sono consapevole che per tracciare una via maestra è necessario possedere la consapevolezza della via sin quì seguita senza trascurare l'apporto della Beauvoir o delle altre donne che ci provano a "raccontare", ma quale via può tracciare un essere dal passato impostole che ha già la traccia da seguire preconfezionata, e quanto sia facile seguire tracce preimpostate piuttosto che progettarne una che inizialmente è irta di ostacoli, dilemma solvibile solo dalla conoscenza di sé, e l'accettazione di ciò che si è realmente e non ciò che le induzioni divenute nel tempo comode o scomode, hanno prodotto, rammentandosi sempre che si è pensiero e materia inscindibili, il seguirne e perseguirne uno solo .... NON si è.

Non ultimo la solitudine del percorso interiore, a parte la Beauvoir, che oltre al "raccontare" mirabilmente con arguzia argomentativa e riconoscere che è necessario la RIDEFINIZIONE dell'essere, si astiene dal pronosticarne il futuro, dichiarando così l'enorme difficoltà insita nel concetto, se si tiene conto della quasi totale assenza di donne filosofe con la F maiuscola, ci si rende conto in quale irto e solitario percorso ci si inoltra, non è assolutamente semplice capire ciò che si è oggettivamente, soggettivamente e socialmente, colta una simile ed enorme consapevolezza, è il momento di buttare all'aria tutti gli orpelli costrittori, e ciò porta a delle rinuce immense che la proverbiale pigrizia insita nell'essere rende ancor più difficoltoso, se poi ci aggiungiamo il rapportarsi con l'altro sesso nel mentre, con tutti gli stati d'animo che ciò comporta, può sembrare un intento utopistico, ma non lo è !

Ed è sufficente rammentarsi di appartenere ad una specie che ha in comune molte più cose di quanto si pensi, quindi l'utopia viene elisa dallo sforzo comune.

Il compito dell'altro sesso, è propedeutico solo nel caso si ponga nella condizione di accoglimento e sostegno incoraggiante quale moto accelleratore, allo scopo di giungere ad una felicità per entrambi che non sia più alternata dai moti di insoddisfazione, concordando con "Alla donna tocca decidere che cos'è la donna." ma anche consapevole che nell'essere scevro da induzioni v'è sopratutto la ricerca della felicità, NON quella singola ... quella Epicurea che recita .... per poter essere felici, debbono esser felici almeno le persone che ci circondano ..... non colgo l'utopistico, neanche nel fattore di cambiamento dell'uomo, ma solo la consapevolezza che per poter addivenire, è necessario l'apporto fattivo e collaborativo di entrambi....... CONSAPEVOLMENTE FATTIVO E COLLABORATIVO ... altre tipologie ... disvelano l'intento, i secondi fini ...... NON tenerne conto .... è condannare le nuove generazioni a ripercorrere vie impervie e dolorose ....... obbligandole a nutrirsi di "racconti" .........

 
 
 

°*°*° TRA CORPO E ANIMA °*°*°

Post n°29 pubblicato il 24 Luglio 2005 da phiIalethes
Foto di phiIalethes

Per fortuna esistono persone che sanno perchè sono vissute e perchè vivono; e se lo chiediamo risponderanno che vivono in nome dell'Amore con la A maiuscola, --- oltre se stessi ---

Basta guardali in faccia per capire quanto hanno gioito e sofferto nella rinunzia al possesso dell'altro.

Quanto .... di loro hanno offerto alla ricerca dell'equilibrio con l'altra e quanto hanno ricevuto.

MAI --- ponendo in discussione la reciproca appartenenza compenetrante --- proprio perchè compenetrante --- si è felici nella felicità dell'altro-a ---- ma sempre e solo nella compenetrazione dell'appartenenza .

Questo sottilissimo equilibrio da funamboli --- morde dolorosamente le viscere --- ti fruga violentemente dentro --- rivoltando tutto con burrasche impetuose che; --- ora lacerano e brandelli l'anima tormentata --- ora, la innalzano fino a farle perdere il fiato tra vette sconosciute ed affascinanti.

Solo un immensa complicità compenetrante sa mantener consapevolmente salda l'appartenenza gaia e tumultuosa.

_________STOP ____________

 
 
 

Post N° 28

Post n°28 pubblicato il 21 Luglio 2005 da phiIalethes
Foto di phiIalethes

Ora ...
vado da solo

Anche tu
vai

Così io voglio

Vai via da me

Ancora meglio
vergognati di me

Forse
ti ho ingannato

L'uomo della conoscenza
non soltanto deve
saper amare
i suoi nemici

Ma DEVE
anche
saper odiare

Si ripaga male un maestro
se rimani sempre scolara

E' perchè non vuoi
sfrondare la mia corona?

Mi venerasti
ma che avverrà quando
crollerà la venerazione?

Bada che la statua
NON schiacci le tue ali

Dici di credere in me?

Ma che importa di me!

NON hai ancora
trovato te stessa

Hai trovato me

Ma io ti dico ....

Perdimi

Perdimi per trovarti

Solo quando ti sarai
trovata

Tornerò in te



εραστής vθritθ.

 
 
 

Con il gentile permesso dell'autrice ....

Post n°27 pubblicato il 20 Luglio 2005 da phiIalethes
Foto di phiIalethes

Gentile Direttore, ho letto il suo articolo relativo alla "realtà" del mondo virtuale.
Credo Lei si sia espresso in certi termini perché ha analizzato la cosa in maniera un pò precipitosa.

Dovrebbe approfondire la conoscenza di certi "luoghi" per approdare a maggiore cognizione di causa.
Quello delle chat è un universo che manifesta con potenza la degenerazione del mondo in cui viviamo,ne esprime tutte le carenze, i disagi, le frustrazioni.
Amplifica le condizioni ed esprime con forza la desolazione dell'essere talvolta incapaci di relazionarsi con le proprie verità.
Quella del "muretto" all'interno del sito di XXXXXXX, è una piccola realtà senza pretese, ma posso informarLa dell'esistenza di spazi molto diversi e se vogliamo, ben organizzati.

In pratica, uomini e donne si propongono in queste comunità, compilando dei profili in cui "ci si descrive", dichiarando le proprie esigenze, manifestando un qualche proprio desiderio, esponendosi spesso con delle foto.
Una sorta di catalogo di prodotti umani in cui ci si sforza di proporre con convinzione la "merce di scambio".
Ognuno, ovviamente offre ciò che può, e Le assicuro le "offerte" sono spesso e volentieri disgustose dal punto di vista del rispetto che ogni uomo dovrebbe nutrire per l'altro.

La realtà che emerge è che l'uomo in verità, non rispetta se stesso, si sforza di attingere ovunque senza mai fermarsi a leggersi dentro, non scoprendo ciò che vuole e perdendosi in un'affanosa ricerca di paliativi alla propria inquietudine.

Certo, esistono le eccezioni, ma purtroppo, una società con solo qualche eccezione, stenta ad evolversi.
Io non guardo a queste forme di espressione con rabbia o con severità, ma con molta pietà e se talvolta mi capita d'inciampare in qualcuno che dice "cerco qualcosa che mi faccia emozionare"...esponendo una galleria di foto che riprendono il suo "pisello" da ogni angolazione...non mi faccio scrupolo a consigliargli , per soddisfare la sua aspirazione di commozione,di spegnere il computer, voltarsi o tornare prima a casa e guardare negli occhi il suo bambino.

Se le interesserà di approfondire l'argomento, mi premurerò d'essere più dettagliata e di analizzarle , ovviamente secondo il "mio" punto di vista, il trasferimento della società reale in quella virtualee viceversa

In fondo gli adulti tendono talvolta a comportarsi come i bambini quando usano /osano trasferire nei loro giochi un mondo adulto degradato.

Il risanamento volto ad evitare questo genere di passaggi...è la cura di se stessi.

Talvolta occorre porsi una sola domanda..."Io"...mi rispetto?

__________________________________________

moi

Talvolta occorre porsi la domanda fondamentale ..... quanto l'essere si conosce?
Ben sapendo che la libertà, la consapevolezza sono misurabili solo da grado di conoscenza di se stessi e non solo della parte estrapolata ed esposta ......

La realtà sovente si rivela dolorosamente, questo dolore induce il principio di piacere a rincorrere l'estrapolato che per un certo periodo ha dato "emozioni", ma sempre e solo fino al nuovo disvelarsi della realtà .... come Sisifo, una sorta di condanna senza soluzione, se non rientrando a piè pari nella dolorosa realtà per renderla viva e gaia.




 
 
 

Turandot Puccini

Post n°26 pubblicato il 19 Luglio 2005 da phiIalethes
Foto di phiIalethes

Nessun Dorma



Nessun dorma!...

Nessun dorma!...

Tu pure, o
Principessa,
nella tua fredda stanza
guardi le stelle che tremano...
d'amore e di speranza!

Ma il mio mistero è chiuso in me,
il nome mio nessun saprà!

No, no,
sulla tua bocca lo dirò,
quando la luce splenderà!

Ed il mio bacio scoglierà
il silenzio che ti fa mia!

Il nome suo nessun saprà ...


E noi dovrem ahimè,
morir,
morir...

Dilegua,
o notte!
tramontate, stelle!

Tramontate, stelle!

All'alba vincerò!

Vincerò!

Vincerò!

 
 
 

Post N° 25

Post n°25 pubblicato il 16 Luglio 2005 da phiIalethes
Foto di phiIalethes

Inviato da ladymiss00 il 15/07/05 @ 15:07 via WEB
ciao e grazie a tutti, da quando non suono più ho tutti i complessi, surtout quello del pigmaglione, almeno questo l'ho sfrondato. Io ti ringrazio, maestro perké mi hai ridato il soffio di vita ke stavo spegnendo pur continuando ad amare ma non potevo più scindere il sentimento dalla ragione ed avevo bisogno proprio di te in questo momento. Sono onorata di aver perso. Salutami la tua "vera" musa, 6 il mio "orfeo malato"( C. Consoli, non sono in un salotto, ma in un semplice studio di una normalissima casa)
(Rispondi)


Ciao ...Milena ... non c'è nessuno che ha vinto e nessuno che ha perso, il pigmalione al pari della musa è un prodotto della fantasia, luogo intimamente connesso con la follia .... come recita il tuo post ... l'anima psichica, costruisce impalcature che NON analizza, l'anima razionale le smaschera con un TERREMOTO che lacera le carni .... il rifiuto del TERREMOTO non è propedeutico ad una consapevolezza evolutiva, TU ... NON lo rifiuti, lo subisci e lo affronti .... HAI VINTO, HAI VINTO TE STESSA, e questo vuol dire che l'intensità del terremoto era adeguata, non sempre mi è dato ciò, ed è questa una forza che NON voglio avere ---- la durezza con se stessi non sempre è tollerata in chi viene a trovarsi nell'epicentro, ed il dolore di chiusure cristallizzanti in sé è sempre presente, lo strazio non sempre m'è possibile affrontarlo e combatterlo .......


 
 
 

L'autenticità di ciò che si è

Post n°24 pubblicato il 14 Luglio 2005 da phiIalethes
Foto di phiIalethes

crederò sempre meno che l'amore sia possesso e volontà di cambiare l'altro...
__________________________


L'autenticità di ciò che si è


NON c'è nulla che possa essere chiesto incondizionatamente all'umano, perchè sussiste l'esigenza che egli sia ciò che è.

Nell'identità di ciascuno con se stesso, il postulato della verità incorruttibile, è la glorificazione del fatto, trasferito nella parvenza di ciò che ci si crede d'essere.

Il corso degli eventi si dissimula nel "principium individuations", disvelando che l'IO appartiene al movimento evolutivo, di cui ne è un fenomeno, non la cosa in sè.

Ogni essere, è da un lato il soggetto del conoscere, cioè la condizione che lo rende parte integrante dell'oggettività del tutto, e dall'altro lato, una manifestazione singola della volontà, della stessa volontà che si oggettivain ogni cosa.

Questa duplicità della nostra essenza non è fondata in un unità sussistente per se; altrimenti potremmo prender conoscenza di noi stessi in noi stessi, indipendentemente dagli oggetti del conoscere e del volere.

Non solo l'IO è strettamente intrecciato alla società, ma le deve la propria esistenza nel senso letterale della parola.

Non solo l'IO cerca la sua conoscenza nell'altro, contemporaneamente; dona conoscenza.

Si è tutto ciò che si conosce e di cui siamo consapevoli, ma si è anche ciò di cui non siamo ben consapevoli.

Ed infine siamo ciò che la nostra volontà ha deciso d'essere, ciò che la nostra volontà nell'incontro scontro con altre volontà decide d'essere.

Non tutte le decisioni zampillano liete e gaie, anche il fulmine che brucia il bosco, dona nuova vita affondando e divenendo esso stesso parte integrante del bosco.


Questo è l'amore ... esser parte integrante dissolvendosi .... l'imperiosa necessità di dissolversi nell'altro modificandolo modificandosi, integrandolo integrandosi .... apportando ognuno nell'altro tutto ciò che si è, per poi decidere d'essere entrambi UNO ....


 
 
 

Vincenzo Cardarelli - Passato

Post n°23 pubblicato il 13 Luglio 2005 da phiIalethes
Foto di phiIalethes

PASSATO



I ricordi,

queste ombre troppo lunghe

del nostro breve corpo,

questo strascico di morte

che noi lasciamo vivendo

i lugubri e durevoli ricordi,

eccoli già apparire:

melanconici e muti

fantasmi agitati da

un vento funebre.

E tu non sei più che un ricordo.

Sei trapassata nella mia memoria.

Ora sì, posso dire che

che m'appartieni

e qualche cosa fra di noi è accaduto

irrevocabilmente.

Tutto finì,

così rapito!

Precipitoso e lieve

il tempo ci raggiunse.

Di fuggevoli istanti ordì una storia

ben chiusa e triste.

Dovevamo saperlo che l'amore

brucia la vita e fa volare il tempo.


 
 
 

PENSARE CONOSCERE SAPERE AMARE VIVERE

Post n°22 pubblicato il 06 Luglio 2005 da phiIalethes
Foto di phiIalethes


Chi sa respirare i miei pensieri
sa ....
che è un'aria delle cime e degli abissi

un'aria forte
penetra nell'anima,
bisogna essere allenati per respirare quell'aria

il ghiaccio
riflette in brontoloso silenzio l'immensa solitudine

ma che pace

illumina l'universo

Il mondo si offre al pensiero

La vita,
così come IO l'ho intesa e vissuta
e vita tra le alture e gli abissi

ricerca di tutto ciò che l'esistenza ha di estraneo e problematico
di tutto ciò che finora era proscritto

ho imparato attraveso una lunga esperienza di intinerari nel proibito

mi si è fatta luce sulla storia del sè

quanta verità può sopportare un uomo, quanta verità può osare un uomo?

è diventata la mia unità di misura
l'errore rinnovato medesimo non è cecità
l'errore è viltà ....
ogni risultato,
ogni passo avanti nella conoscenza
è una conseguenza del coraggio della durezza con se stessi



 
 
 

VIVENDO PENSANDO & AMANDO

Post n°21 pubblicato il 04 Luglio 2005 da phiIalethes
Foto di phiIalethes


Protagora



L'uomo è la misura di tutte le cose perchè ha il tutto in se

______________________




Albert Einstein



L'essere umano è parte del tutto che chiamiamo 'universo',

una parte limitata nel tempo e nello spazio.



Sperimenta se stesso,

i pensieri e le sensazioni come
qualcosa di separato dal resto,

in quella che è una specie di illusione ottica della coscienza.

Questa illusione è una sorte di prigione che
ci limita ai nostri desideri
personali e all'affetto per le poche persone che ci sono più vicine.



Il nostro compito è quello di liberarci da questa prigione, allargando in centri concentrici la nostra compassione per abbracciare tutte le creature viventi e tutta la natura nella sua bellezza.


_____________________________




Philalethes



Credere che il pensiero abbia da guadagnare una superiore obiettività,
o,

perlomeno,
non abbia nulla da perdere dalla decadenza delle emozioni,

è già espressione del processo d'inebetimento,

poichè anche le più remote oggettivazioni del pensiero traggono alimento
dagli impulsi,

il pensiero distruggendoli,

distrugge se stesso.



PENSARE


CONOSCERE


SAPERE


AMARE




PENSARE che il pensiero possa governare la materia è il primo passo di chi vuol possedere l'altro.



PENSARE che tutto sia dovuto alla materia
è il primo passo per il ritorno allo stato primordiale.



PENSARE di razionalIzzare il caos della dualità dell'essere
è coercere le singolarità in una singolarità massificante.



PENSARE, per poter conoscere se stesso, è SAPERE di CONOSCERE anche
l'altro, per AMARE se stesso e l'altro.



PENSARE di donarsi all'altro nell'attesa che l'altro si doni medesimamente,
è voler coercere l'altro nella propria visione di vita, nel proprio pensiero.



PENSARE di accogliere l'altro nelle sue diversità, nei suoi tempi, nei suoi
modi, nella sua cultura, nelle sue espressioni, è AMARNE sia i petali che le spinei.



PENSARE di comprendere le proprie e altrui differenze, è AMARE

PENSARE di levigare le differenze fino ad annullarle, è costruire l'AMORE
sull'AMORE.


 
 
 

Emily Dickinson

Post n°20 pubblicato il 27 Giugno 2005 da phiIalethes
Foto di phiIalethes

L'Anima - Mi accusò -
Ed io tremai -

Come se Lingue di Diamante
avessero infierito

Il Mondo Mi accusò -
Ed io sorrisi -

L'Anima -
quel Mattino -

Mi era amica -

Il Suo favore -
è il miglior Disprezzo
Contro gli Artifici del Tempo -
o degli Uomini -

Ma del Suo Disprezzo -
sarebbe più lieve tollerare
Un dito di Fuoco Smaltato -


 
 
 

Ernesto Ragazzoni - BALLATA

Post n°19 pubblicato il 24 Giugno 2005 da phiIalethes
Foto di phiIalethes


BALLATA


Se ne vedono pel mondo

che son osti,

cavadenti,

boja,

eccetera ...

o secondo

le fortune grandorienti;

c’è chi taglia e cuce brache,

chi leoni addestra in gabbia,

chi va in cerca di lumache,

io ....

fo buchi nella sabbia.


I poeti anime elette,

riman laudi e piagnistei

per l’amore di Giuliette

di cui mai sono i Romei;

i fedeli questurini

metton argini alla rabbia

dei colpevoli assassini;

io ....

fo buchi nella sabbia.


Sento intorno sussurrarmi

che ci sono altri mestieri…


Bravi, a voi!

scolpite marmi,

combattete il beri-beri,

allevate ostriche a Chioggia,

filugelli in Cadenabbia,

fabbricate parapioggia,

io ....

fo buchi nella sabbia.


O cogliate la cicoria

e gli allori,

a voi, Dio v’abbia

tutti quanti in pace e gloria!

io - fo - buchi - nella - sabbia.




il sottile piacere di essere se stessi è anche vuotare il mare con un secchiello ^____^

 
 
 

ARNOLDO FOA'

Post n°18 pubblicato il 18 Giugno 2005 da phiIalethes
Foto di phiIalethes

IL MAL DELL'INTELLETTO


Le bestie vivono la loro vita
naturalmente
e son contente:

la pancia piena e il corpo sazio...

L'Uomo ha lo strazio
della ragione
che gli propone mille problemi:

non basta il cibo;

nemmeno il sesso
ben soddisfatto;

vuole la fama;

vuol la moneta;

vuole il rispetto;

vuol la cultura
senza fatica;

vuol la bellezza;

vuol l'eleganza;

vuol la speranza
d'un gran futuro;

e non si sente
mai soddisfatto

perchè il destino,
anche se fausto,

non gli concede
la sicurezza
della completa soddisfazione
dei sogni suoi.

Che gli resta da fare:

Maledire la ragione?


 
 
 

Pier Paolo Pasolini

Post n°17 pubblicato il 16 Giugno 2005 da phiIalethes
Foto di phiIalethes

PADRE NOSTRO


Padre nostro
che
sei nei Cieli,
io
non sono mai stato ridicolo
in tutta la vita.

Ho sempre avuto negli occhi
un velo d'ironia.

Padre nostro che
sei nei Cieli:
ecco un tuo figlio che,
in terra, è padre...

È a terra,
non si difende più...

Se tu lo interroghi,
egli è pronto a risponderti.

È loquace.

Come quelli che
hanno appena avuto una disgrazia e
sono abituati alle disgrazie.

Anzi,
ha bisogno, lui,
di parlare:
tanto che ti parla
anche se tu non lo interroghi.

Quanta inutile buona educazione!

Non sono mai stato maleducato una volta nella mia vita.

Avevo il tratto staccato dalle cose, e sapevo tacere.

Per difendermi, dopo l'ironia, avevo il silenzio.

Padre nostro che sei nei Cieli:
sono diventato padre,
e il grigio degli alberi sfioriti,
e ormai senza frutti,
il grigio delle eclissi,
per mano tua mi ha sempre difeso.

Mi ha difeso dallo scandalo,
dal dare in pasto
agli altri
il mio potere perduto.

Infatti,
Dio,
io non ho mai dato l'ombra di uno scandalo.

Ero protetto dal mio possedere e
dall'esperienza del possedere,
che mi rendeva,
appunto,
ironico,
silenzioso e infine
inattaccabile come mio padre.

Ora tu mi hai lasciato.

Ah, ah, lo so ben io cosa ho sognato
Quel maledetto pomeriggio!

Ho sognato Te.

Ecco perché è cambiata la mia vita.


E allora,
poiché Ti ho,
che me ne faccio della paura del ridicolo?

I miei occhi sono divenuti due
buffi e nudi
lampioni del mio deserto e della mia miseria.

Padre nostro che sei nei Cieli!

Che me ne faccio della mia buona educazione?

Chiacchiererò con Te
come una vecchia,
o un povero operaio che viene dalla campagna,
reso quasi nudo
dalla coscienza dei quattro soldi che guadagna
e che dà subito alla moglie -
restando,
lui,
squattrinato,
come un ragazzo,
malgrado le sue tempie grigie
e i calzoni larghi e grigi delle persone anziane...

chiacchiererò con la mancanza di pudore
della gente inferiore, che Ti è tanto cara.

Sei contento?

Ti confido il mio dolore;
e sto qui a aspettare la tua risposta
come un miserabile e buon gatto aspetta
gli avanzi, sotto il tavolo:

Ti guardo,

Ti guardo fisso,

come un bambino imbambolato e senza dignità.

La buona reputazione, ah, ah!

Padre nostro che sei nei Cieli,
cosa me ne faccio della buona reputazione,
e del destino
- che sembrava tutt'uno col mio corpo e il mio tratto -
di non fare per nessuna ragione al mondo parlare di me?

Che me ne faccio
di questa persona
cosi ben difesa
contro gli imprevisti?



 
 
 

Jeremy Rifkin

Post n°16 pubblicato il 13 Giugno 2005 da phiIalethes
Foto di phiIalethes

The Age of Access


Quando ..

quasi tutto

quel che ci riguarda

diventa

un'attività a pagamento,

l'esistenza

si tramuta nella

più sofisticata forma di

prodotto commerciale,

e la sfera economica

nell'arbitro finale

della nostra vita

personale e

sociale.




Jeremy Rifkin, Economista e filosofo americano, 55 anni, presidente della Foundation on Economic Trends di Washington.

Quando il pensiero prettamente economico è nutrito da sentimenti, si eleva a poesia ....
pensiero estrapolato dal suo testo d'econimia The Age of Access

 
 
 

P. P. Pasolini ..... Ballata delle madri

Post n°15 pubblicato il 07 Giugno 2005 da phiIalethes
Foto di phiIalethes

Ballata delle madri



Mi domando

che madri avete avuto.

Se ora vi vedessero al lavoro

in un mondo a loro sconosciuto,

presi in un giro mai compiuto

d'esperienze così diverse dalle loro,

che sguardo avrebbero negli occhi?


Se fossero lì,

mentre voi scriveteil vostro pezzo,

conformisti e barocchi,

o lo passate a redattori

rotti a ogni compromesso,

capirebbero chi siete?


Madri vili,

con nel viso il timore antico,

quello che

come un male

deforma i lineamenti

in un biancore che li annebbia,

li allontana dal cuore,

li chiude

nel vecchio rifiuto morale.


Madri vili,

poverine,

preoccupate che i figli

conoscano la viltà

per chiedere un posto,

per essere pratici,

per non offendere anime privilegiate,

per difendersi da ogni pietà.


Madri mediocri,

che hanno imparato

con umiltà di bambine,

di noi,

un unico, nudo significato,

con anime in cui il mondo è dannato

a non dare né dolore né gioia.


Madri mediocri,

che non hanno avuto per voi

mai una parola d’amore,

se non d’un amore

sordidamente muto

di bestia,

e in esso v’hanno cresciuto,

impotenti ai reali richiami del cuore.


Madri servili,

abituate da secoli

a chinare senza amore la testa,

a trasmettere al loro feto

l’antico, vergognoso segreto

d’accontentarsi dei resti della festa.


Madri servili,

che vi hanno insegnato

come il servo può essere felice

odiando chi è,

come lui,

legato,

come può essere,

tradendo, beato,

e sicuro,

facendo ciò che non dice.


Madri feroci,

intente a difendere quel poco che,

borghesi, possiedono,

la normalità e lo stipendio,

quasi con rabbia di chi si vendichi

o sia stretto da un assurdo assedio.


Madri feroci,

che vi hanno detto:

Sopravvivete!

Pensate a voi!

Non provate mai pietà o rispetto

per nessuno,

covate nel petto

la vostra integrità di avvoltoi!


Ecco,

vili, mediocri, servi,

feroci,

le vostre povere madri!


Che non hanno vergogna a sapervi

– nel vostro odio –

addirittura superbi,

se non è questa che

una valle di lacrime.


È così che vi appartiene questo mondo:

fatti fratelli nelle opposte passioni,

o le patrie nemiche,

dal rifiuto profondo

a essere diversi:

a rispondere

del selvaggio dolore

di esser uomini.



 
 
 

J. RODOLFO WILCOCK

Post n°14 pubblicato il 31 Maggio 2005 da phiIalethes
Foto di phiIalethes


PENSA





Pensa,

uomo civile, che sei l'ultimo


uomo rimasto sulla terra e pensa:


tutti i diamanti sono tornati sassi,


sei il re dell'America e della Russia,


con le sterline puoi pulirti il culo


ma perchè mai dovresti pulirtelo,


per uno scrupolo verso i vermi?


E come il fallo cerca la vulva assente,


la tua lingua va in cerca di un orecchio,


metti la maschera d'oro di Agamennone


e ti guardi allo specchio, ma non ti parla,


cerchi la sfinge, ma non ti fa domande,


leggi i giornali vecchi per ritrovare


la voce immonda della razza scomparsa,


avara, ipocrita, assassina e ladra,


ma almeno ti parlava, non come adesso,


ti mentiva, ti odiava, ti dileggiava,


ma ti parlava e a volte ti ascoltava,


rimpiangi il giudice, lo sbirro, il boia,


che erano te specchiato con la maschera,


ma quelle labbra d'oro ti parlavano,


non come le ricchezze della terra


che senza le parole sono polvere


ceneri, cenci, sassi, carte e metalli,


puoi fare quel che vuoi, chi è solo è morto.



Ma quell'uomo civile che era l'ultimo


uomo rimasto sulla terra si mise


sulla faccia la maschera di Agamennone


e si sdraiò nel sepolcro a Micene


sperando che


Qualcuno lo vedesse












 
 
 

°*°* PHILALETHES °*°*

Post n°13 pubblicato il 19 Maggio 2005 da phiIalethes
Foto di phiIalethes

"Amante ..... della verità"


Provo ....... un certo "scetticismo" nei confronti di ogni autodescrizione espressa con linguaggio cosciente, -------- TUTTE le autodescrizioni, sono solamente imposture consce o, peggio ancora inconsce, sia libere che indotte da pseudo test, il termine che balza alla mente è .... autocelebrativi .....

Da queste "esplorazioni" si ricava un'unica certezza: ogni pensiero, ogni giudizio, ogni pseudoanalisi logica esprimono solo i nostri desideri inconsci, il tentativo di valorizzarci di fronte a noi stessi e a chi si offre l'estrapolato, ------ azione definita; autoipnosi, funzionale all'auto convincimento ed al convincimento dell'interlocutore, una sorta di ipnosi da pulsioni, attuata sull'interlocutore e su se medesimi, comprensibile nell'età del divenire, ---- oltre --- disvela il rifiuto d'esser ciò che si è, un puerile tentativo d'esser gai nel rifiuto di se.

Dai rapporti che si stabiliscono ogni istante con TUTTO, ne privilegiamo alcuni che attirano la nostra attenzione; vedi colori, sapori, odori e tutto ciò che rientra nei sensi oggettivi, prima che nel pensiero, essi divengono per noi significanti, perchè corrispondono o si contrappongono ai nostri slanci pulsionali.

Sono oggettivi solo i fatti riproducibili e la materia.
NON è oggettiva la valutazione dei fatti.
Possono essere considerati oggettivi solo i "meccanismi" invarianti, comuni alla specie umana.

Viviamo per mantenere la struttura biologica, siamo programmati, fin dalla fecondazione dell'ovulo, a questo fine, la ragion d'essere di ogni struttura vivente è semplicemente e naturalmente --- essere --- per assolvere al compito d'essere, siamo dotati di informazioni specifiche che rispettano il principio di piacere e / o la ricerca dell'equilibrio biologico, il tutto trasmesso dalle cellule al sistema nervoso che le invia al cervello, da origine al pensiero che è in grado di imparare molto più velocemente della materia, riconoscendo che la scatoletta di carne non è da pelare come una patata o addentare come un pomo, ossia inserito nella realtà dell'attimo presente, attimo a cui il pensiero, vorrebbe sfuggire, come vorrebbe sfuggire a tutto per rifugiarsi nella fantasia, ma la fantasia, l'idealizzato .... non esisterebbero senza le radici ben piantate nella REALTA'.

Che in questo momento referendario; vi siano "ideologie" di solo pensiero che pretendono d'elevare ad essere il progetto d'essere, normando sul divenire ben prima che divenga .... imponendo le norme a tutti ...... sarebbe opportuno fornire conoscenze atte ad assumere decisioni simili, consapevolmente, piuttosto che normare sull'incapacità decisionale consapevole .... voluta e mantenuta tale dai promulgatori di norme.

L'immaginazione, funzione specificatamente umana che permette all'umanità, di trasformare il tutto che ci circonda; è l'unico fattore di fuga dall'alienazione ambientale e sopratutto sociologica, da quell'interdipendenza in cui ci vogliono coercere.

L'immaginazione è l'antagonismo funzionale agli automatismi pulsionali, quindi la prima e primaria forma di cosiènza di sè.

La sola "lucidità possiblie nei nostri confronti, non è forse il sapere che travisiamo i fatti a nostro vantaggio, e a vantaggio di come vorremmo essere, e che cerchiamo di offrire agli altri ?

Di qui la scelta di pensiero; rispettosa del primato della volontà di Schopenariana memoria, d'esprimermi concettualmente ed aforisticamente, cosicchè ognuno ha uno spazio non limitato e limitante per interpretare come meglio crede.

Di qui la scelta oggettiva e naturale; in opposizione ed antagonista del pensiero di Platone e di TUTTE LE IDEOLOGIE consequenti all'elevazione del pensiero sulla materia, d'evidenziare l'origine oggettiva, --- materiale,--- biologica,--- del pensiero quindi anche dell'effetto collaterale della volontà, volontà che è sempre, in ogni caso, un atto coercitivo; perchè non tiene conto delle interazioni in divenire che modificano le pulsioni ed il sentire, anche quando applicata su se stessi, figuriamoci quando questa volontà la si applica su altri, in ogni forma e luogo .... è sempre un voler coercere l'altro entro il proprio pensiero volente .............

 
 
 

L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL'ESSERE

Post n°12 pubblicato il 16 Maggio 2005 da phiIalethes
Foto di phiIalethes

Lo stesso Kundera scrisse su "Le Nouvel Observatour" che: parlare di se stessi è ciò che distingue i romanzieri dai poeti ......

Esporre concettualmente il proprio pensiero sarà senz'altro opinabile, però ......

Esporre concettualmente il proprio pensiero, è offrire il centro di sè nella tensione della comprensione più profonda, il che non vuol assolutamente dire che s'è privi di quella quotidianità colma d'incertezze perennemente volte alla ricerca dell'equilibrio, è solamente un offrire un intendimento d'equilibrio nella pienezza dell'essere, estremamente lieve nel pensiero quanto oggettivamente pesante nella materia biologica.

Il non negarsi all'a-priori biologico, all'a-posteriori metafisico dei propri opposti, concede conoscenza vasta che associata alla profonda del sè .... E' .... la pienezza dell'essere, non è mai solo lieve, semplicemente è ciò che è nell'attimo, senza scelte autoimposte, tantomeno indotte da qualsiasi strumento.

L'affresco semantico del concetto è offrire implicitamente questa pienezza, so bene che può non piacere un concerto nella sua pienezza e se ne vorrebbe udire solo quella determinata parte gradita, il non assecondare ciò, non è un impedirne l'ascolto nella musicalità frazionata, ma un offrirne un ascolto ampio e completo, ove ognuno può ascoltare ANCHE solo la frazione che più gradisce nella consapevolezza della pienezza che non è fatta di sola gioia o solo dolore, è un alternarsi degli opposti passando attraverso TUTTE le sfumature di colori intermedi.

Rifiutarsi di parlare di se stesso è quindi un modo di mettere il proprio pensiero al centro dell'attenzione, nel contempo ..... E' ... parlare di se stessi offendo implicitamente il nocciolo di sè senza "imporre" una qualsiasi sfumatura forviante ....

NON si è sempre e solo quella determinata sfumatura gradita o meno, semplicemente si è TOTALMENTE, la sfumatura la decide sempre e solo chi ne fruisce, a seconda dell'attimo della fruizione ....

L'offrirsi ai commenti non è altro che la ricerca d'un equilibrio con l'interlocutore possibilmente INTERO, l'equilibrio tra una frazione ed un intero è .........


Quindi ne Kundera o Carmelo Bene ... ma più semplicemente e REALMENTE ....
MOI ....

La "fama" .... consuma la casa dell'anima ... "Malcom Lowry" ........ di chi la persegue "MOI"

 
 
 
 
 

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