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Creato da re1233 il 12/10/2008

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« un gran mal di dentisolo trasformazione »

luogo di speranza

Post n°61 pubblicato il 21 Aprile 2009 da re1233
 
Foto di re1233

 

Lunghi e frettolosi corridoi d’ospedale,

percorsi da gente assorta nei propri dolori,

alla ricerca di un luogo ove c’è speranza:

una camera, un numero, una porta socchiusa.

Come farfalle notturne, rapite dalla luce,

chiedono, or qua or là, indicazioni,

leggono avvisi, infine attendono,

su seggiole allestite, la propria

o l’altrui buona sorte.

 

Sono stato in ospedale stamattina per un controllo di un certo rilievo e mi sono venuti questi “versi”.

Esco sempre da quei luoghi con una tristezza enorme, luoghi con percentuali di anziani desolante, smarriti nella ricerca della camera da raggiungere, dove bussare ed attendere, dove aspettare che esca una persona che ti conferma che il luogo è quello, che non sarà abbandonata, che sarà chiamata, e sempre dietro ogni sguardo intravedi una ricerca di speranza!

Capisco che anziché scrivere in un blog farei bene a farmi una passeggiata per non intristire chi mi legge ma perdonatemi.

Davanti alla porta sulla quale dovevo bussare c’era una fila di uomini, la malattia in questione è solo degli uomini.

Io non ero accompagnato, come sempre per mia scelta, ma ero l’unico!

Accanto ad ogni uomo c’era la moglie, quella che chiedeva, quella che rigirava i fogli delle analisi, quella che leggeva ogni avviso presente sulle bacheche, e mi chiedevo quanta paura avessero le mogli dei risultati della visita, pareva che non fossero i loro mariti ma i loro figli.

Mi veniva in mente il “Giovin signore” del Parini quando descriveva il risveglio del bell’imbusto e paragonava il suo sbadiglio al grido del condottiero in battaglia.  

Forse l’uomo ha perso se stesso, coccolato dalle mogli, incapace di agire senza causare ansia a chi gli sta vicino?

Penso che sia invece, vista l’età dei coniugi, la paura delle mogli di rimanere vedove prima del tempo.

Anni di convivenza legano, in ogni caso, ogni nostra azione con chi ci accompagna e perdere quelle piccole cose che sono diventate normalità dà un senso di angoscia profonda.

Ad ognuno il suo tempo, ed a voi auguro un mare di serenità e salute.

 

                                                                                                                                                                           

 
 
 
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