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Creato da re1233 il 12/10/2008

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aeristi si nasce

Post n°149 pubblicato il 11 Ottobre 2010 da re1233
 

Come invidio certi artisti! Musicisti, pittori, scultori, letterati, poeti, oppure ginnasti, danzatori, velocisti, calciatori, ciclisti, oppure attori, teatranti, commediografi, e via dicendo. Mi chiedo se in me ci possa essere una piccola fiammella di uno di questi generi di artista. Mi volto indietro ed osservo il nulla. Che meraviglia scoprire in noi stessi quelle qualità necessarie per collocarsi in uno di questi ambiti. Svegliarsi una mattina e capire che ciò che ci piace ha anche la possibilità di essere da noi riprodotto. Svegliarsi  pittore o scultore o letterato o poeta od altro rispetto a ciò che ci affascina di più. Riconoscere Il gesto spontaneo che ci accompagna sul foglio bianco o la parola che fluisce senza tentennamenti o con modulazioni di voce atti ad incantare chi ci ascolta o movimenti corporei che nascono per ogni nostra intenzione di comunicare. Talora rimango affascinato di fronte ad un quadro od una scultura che, senza dover essere interpretata, risveglia in me emozioni istantanee talaltra di fronte ad un brano musicale suonato con trasporto e fantasia od ancora di fronte all’ enunciazione di una poesia fatta da una voce gradevolissima. Artisti! Artisti bravi ed artisti mediocri ma sempre artisti. La fantasia, l’invenzione, la rottura con schemi già scritti, il colpo d’ala che ti permette di non accettare ciò che già è stato catalogato e ritenuto eterno, questo ti permette di essere artista. Utilizzare informazioni assimilate nel tempo per trasformarle in prodotti nuovi.

 

PITTORE

 

Del cielo ne colse

il riverbero, indi

il luccichio dell’acque,

il precipitare in cascata,

la sinuosità dell’ansa,

il sospiro del vento,

il sussulto delle foglie,

la calura del sole,

lo stridio delle cicale,

la quiete auspicata,

si riposò e la tela

abbozzò un sorriso.

Scritto da Re1233

Serenità!

 

 

 
 
 

una favola con la morale

Post n°148 pubblicato il 04 Ottobre 2010 da re1233
 

Tra le lunghe, affioranti radici di un vetusta quercia, tra muschi verde smeraldo e felci aquiline viveva un enorme fungo dal cappello rosso chiazzato di bianco, col gambo color panna. Nel bosco dimorava uno gnomo di nome Timoteo colla sua giacchetta verde ed il cappello a punta rosso come i suoi pantaloni. Da poco aveva dovuto abbandonare la sua casa scavata nella radice di un vecchissimo castagno e  girovagava in cerca di un nuovo alloggio. Quando arrivò presso il grande fungo trovò un bruco che sbocconcellava il gambo in profondità. Notò che il suo primo morso aveva aperto una fessura pari ad una porticina ed ora stava svuotando l’interno dove costruiva delle stanzette. Rimase stupito del grande lavorare e chiese al bruco che intenzione avesse. Questi rispose che il gambo del fungo era adattissimo ad essere utilizzato per costruire una casetta per lui. Lo gnomo, che aveva un problema simile, pensò che se dentro questo gambo poteva starci il bruco avrebbe potuto abitare anche lui. Chiese pertanto gentilmente se ciò era possibile, naturalmente collaborando all’arredamento piuttosto che al mordicchiamento  della polpa. Il bruco fu contento di questa disponibilità, anche perché lui non era in grado di  fare l’arredatore.

Fu così che i due si misero in società ed iniziarono a convivere. Timoteo procurò il muschio sul quale dormire, cercò tra i fiori il Nontiscordardime che utilizzò come piatti, questi erano infatti piccoli come loro. Tappezzò le pareti con petali di margherita, e recuperò un ceppo di viola mammola che funzionava da tavolino. Insomma lo arredò benissimo e tutti e due ne furono contenti.

Il primo pasto che fecero fu una gioia immensa. Finalmente non erano più soli attorno al tavolo. Su due foglie di insalata posarono le bacche del bosco: mirtilli, lamponi, fragole, prugnoli. Dentro due fiori di campanella utilizzati come calici brindarono con due gocce di rugiada appena colta al mattino presto. Tutto pareva andare a  meraviglia.

Quando si stesero sul letto notarono che il bruco doveva attorcigliarsi per dormire e rubava il posto al povero gnomo. Questi reclamò ma non ottenne nulla, anche perché il bruco non poteva fare altrimenti, la sua natura era esattamente quella. Di lì iniziarono le liti. Lo gnomo pretendeva che il suo spazio fosse rispettato ed il bruco che il  suo naturale avvolgersi fosse accettato. Di lì iniziò il rinfacciarsi i meriti per la costruzione della casetta ed il clima divenne rovente. Più nulla poteva dare gioia alla coabitazione e tutto era motivo di litigio. Timoteo usciva nel bosco e gesticolava e parlava ad alta voce recriminando l’atteggiamento del bruco mentre questi  si torceva e contorceva dichiarando il suo diritto al riposo. Ormai la situazione era diventata insostenibile.

Un vecchio gufo che sonnecchiava sul ramo della quercia ed aveva visto e compreso la situazione commentava tra sé e sé :

“ Basterebbe che il letto venisse allargato e potrebbero convivere tutti e due.”

Ma si sa che i buoni consigli non vengono mai presi in considerazione. Il bruco ormai indispettito continuò a rosicchiare il fungo dalla rabbia fino a che le pareti non furono tutte distrutte ed a quel punto il contendere non aveva più senso ed ognuno dei due intraprese nuovamente la strada della ricerca.

La tolleranza e la ricerca di soluzioni comuni per ogni diversità nella convivenza sarebbero una bella conquista anche per l’umanità!

Serenità!

 
 
 

č meglio non ricordare

Post n°147 pubblicato il 01 Ottobre 2010 da re1233
 

Alla mia età capita di mettere in visione vecchi filmini che ripercorrono la vita della famiglia dagli anni 70 in poi. La prima cinepresa ha immortalato la nascita di mia figlia e la sua crescita, gli amici, i familiari ormai passati a miglior vita, e persone che hanno avuto disgrazie consistenti negli anni successivi. Come è giusto che succeda le riprese sono volte sempre a cogliere il momento felice che si sta vivendo, lontano da volti immusoniti o tristi ma felici ed allegri, con atteggiamenti scherzosi e colmi di complicità con gli altri. Oggi ho provato una stretta al cuore rivivendo quegli attimi dove ogni cosa appariva entusiasmante ed il futuro pareva lungo come l‘infinito. Allora ogni cosa aveva la dimensione irrazionale del tempo che avrebbe aspettato la realizzazione dei miei ed altrui desideri. Il prolungamento di quanto sarebbe occorso per arrivare alla fine di ciò che si auspicava. Ho rivisto i volti gioiosi e senza rughe di chi mi stava accanto, i movimenti veloci di quei corpi ancora pieni di energia, la voglia di essere assieme godendo dell’ilarità di qualcuno. Nel giardino accanto piccoli e delicati alberelli che non avevano ancora robustezza contrastavano con la visione di oggi in alberi grandi con cortecce rugose e chiome ombrose. La voglia di vivere, il compiacimento nella mia forza fisica e morale che mi permetteva di vedere il futuro come conquista, come prospettiva, come un lungo camminare o correre spedito alla meta. E la dimensione del tempo! Il tempo che appare sin troppo lungo da vivere…per il quale si può rischiare …soprassedere a cose importanti perché ci sarà il tempo “poi” di realizzarle. Quanti sogni rimandati, quanti giorni persi in demenze che avrei potuto evitare!!! Mi affievolisco contando gli anni che mi separano dal ritorno alla natura. Ogni tanto mi pongo degli obiettivi che mi paiono buoni e credibili…ma mi ritraggo quando penso a quanto tempo mi servirebbe per realizzarli. Il corpo decade si ritrae man mano nella sua forma originale ma…purtroppo…gli ultimi a rendersi conto della trasformazione finale sono i neuroni, che continuano a produrre ideali e speranze e sogni e fantasie irrealizzabili.  Non devo più vedere questi filmini!!! Ho deciso!!! Voglio guardarmi allo specchio e ritenere che la migliore età è la mia, che gli acciacchi sono la mia forza e la mia virtù, che ho tempo per sognare e desiderare e pensare che se anche non raggiungerò il sogno ed il desiderio ho la certezza che quello costruito fin qui era il meglio “possibile” che potessi fare.

Serenità!

 
 
 

il ventre gonfio

Post n°146 pubblicato il 19 Settembre 2010 da re1233
 

Si!ho paura di vivere! Lo dimostro ogni volta che devo fare scelte che compromettono il mio status quo. Ciò però non mi da sicurezza, anzi mi indispone verso me stesso. Vorrei essere meno attaccato a ciò che ho, vorrei condividere con altri le mie gioie, la mia serenità, il mio mondo che si snoda senza grandi ostacoli. Talora penso al cibo che mi ritrovo sul desco, che talora spreco o disprezzo e penso ad un’infinità di persone che lottano ogni giorno per conquistare una briciola di quello che io scarto. Mi sento egoista, col ventre gonfio dopo una mangiata abbondante, a pensare che il cibo debba essere distribuito degnamente tra tutti, che non debba essere appannaggio di pochi. Un film di alcuni anni fa aveva scene crudeli e devastanti sulla situazione della popolazione di alcuni stati africani. In una scena si filmavano una madre ed un bimbo che raggiungevano un campo profughi dopo la traversata nel deserto. Il bimbo, se fosse stata una comparsa non avrebbe potuto dimagrire fino a tal punto, era uno spettro di se stesso e la visione permetteva di inorridire di fronte ad una situazione simile. La madre che arrivava ormai in condizioni di non sopravvivenza veniva attaccata dagli avvoltoi che iniziavano a dilaniarla. È una scena di film! Ma per quanto irreale potesse essere rispecchia la condizione e la miseria di intere popolazioni che nel loro intimo vorrebbero avere esclusivamente la possibilità di vivere degnamente ed in serenità! Da domani mangerò meno comprerò meno e donerò il ricavato a qualche opera di bene. Quanto varrà il mio gesto individuale nel marasma di egoismi sparsi in tutto il mondo?

 
 
 

la mia confessione in pubblico

Post n°145 pubblicato il 20 Luglio 2010 da re1233
 

La confessione… il miglior elemento inventato dalla religione cattolica. Perché confessare le proprie colpe è un modo di liberarsi dei propri tormenti spostandoli nella presunta memoria di chi li ascolta. Io sono un pavido, irritabile e immediato reazionario ma incapace di una guerra a lunga scadenza che presuppone l’odio per l’avversario. La  paura di avere un nemico “per sempre” condiziona i miei atteggiamenti verso gli altri. Accolgo chi cerca di sovrastarmi come un competitore provvisorio, cerco dopo poco tempo di capire il perché della sua reazione negativa nei miei confronti , nella maggioranza dei casi ne colgo la motivazione e agisco su di essa per invertire la sua tendenza alla mia distruzione psicologica, per addivenire ad un accordo pacificatore. Rinuncio al mio ipotetico predominio su si lui per accettare la sua superiorità nella consapevolezza che ciò non è necessariamente vero. Sono un ipocrita per quanto detto adesso. Amo la pace perché essa non crea problemi di convivenza. Vorrei  che fossero tutti amici per non dover affrontare competizioni nelle quali io risulti perdente. In fondo penso di valere ma non accetto che me lo si dica per non dover confrontarmi realmente e subire una sconfitta. In fondo mi conosco…e questo è già un risultato. Chi potrebbe sopportare un tizio come me??? Cosa mi spinge a dirvelo a voi??? Potrei evitarlo!!!!Ma oggi sono triste e dirlo mi consola! A voi pochi che mi leggete chiedo scusa del farneticare.

Serenità!

 
 
 

primavera

Post n°144 pubblicato il 14 Aprile 2010 da re1233
 

                                       

Affacciato a quel piccolo pezzo di frutteto che esalta il mio orto seguo con gli occhi le chiome fiorite, entusiasmate dal sole che frange la sua luce sui petali virginali appena schiusi.

              

 Un suono costante, frutto di sciami di api  intente a raccogliere polline accompagnano come note acute di violini il mio sguardo.  Boccioli come fanciulle al primo amore, gemme come giovani al primo incontro, leggermente scossi dal vento che li culla nel loro ardore primaverile. Primavera di mille colori, di dolci brezze, di tiepidi soffi di vento, risvegliano la vita da troppo tempo adagiata sotto una coltre di neve. Si erige il narciso, si rivela il croco, mostra il capino la timida viola, colora la prolifica margherita, e si presenta la primula delicata. Fra qualche tempo sarà ora del tulipano rosso, rosa, nero, giallo e variegato, impettito come un vecchio padre di famiglia, dai carnosi rari petali.

            

Ora volgo lo sguardo alla valle sottostante scopro i vari colori del terreno, a tratti e pezzi verdeggianti di grano o bruni dall’aratura recente, a volte interrotti da boschi di pioppi con le chiome di un tenero verde pisello. Ecco ora il fiume che scorre attraverso la pianura, con forza raccoglie l’acqua dei ghiacciai, la porta con prepotenza tra le rive boscose, la saltella, la frange, la rivolta e talora la ristagna in piccole fosse trasparenti e spumeggianti. Di fronte a tutto questo io mi sento scomparire, ridurre a nullità, insignificante grumo di terra in questa abbondanza di felicità!

Serenità! 

 

 
 
 

La particella di Dio

Post n°143 pubblicato il 02 Aprile 2010 da re1233
 

                               PER FORTUNA NON ESISTE SOLO LA POLITICA!

 

Quasi un Big Bang al Cern di Ginevra: esperimento storico.

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Accelleratore di particelle Cern E' un grande giorno per un fisico delle particelle, queste le parole di Rolf Heuer, Direttore Generale del Cern di Ginevra; il motivo di tanta soddisfazione non è facile da spiegare ma, per riassumere, nel fantascientifico accelleratore di particelle "Large Hadron Collider" per poco non si è ricreato il Big Ban, il fenomeno, per intenderci che diede origine all'intero universo. 

Ci sono voluti vent'anni e 9 miliardi di euro per realizzare l'acceleratore di particelle più grande e potente del mondo che corre per 27 km sotto la frontiera tra Svizzera e Francia ed ha la possibilità di lanciare particelle atomiche 11.245 volte al secondo prima di farle scontrare una contro l'altra a una temperatura 100mila volte più alta di quella che esiste al centro del sole. Da oggi, ognuno dei cinquemila fisici del Cern di cui circa 500 italiani, potrebbe dare una risposta all'origine dell'universo, alle sue dimensioni, scoprire le caratteristiche della materia oscura e perfino individuare la famosa particella di Dio, tutti misteri cui gli esperimenti dell'acceleratore di particelle potrebbero dare una risposta.

Obiettivo a lungo termine dei ricercatori del Cern è quello di verificare l'esistenza di particelle supersimmetriche e delle dimensioni nascoste previste dalla teoria delle stringhe, oltre a comprendere meglio l'esatta natura della materia ed energia "oscure" che costituiscono gran parte della massa dell'Universo.

Qualcuno ricorderà che l'accelleratore del Cern fece temere addirittura la fine del mondo quando nel 2008 fu acceso per la prima volta; catastrofisti da tutto il mondo chiesero di fermare l'esperimento che a loro dire avrebbe prodotto un buco nero con la consueguente scomparsa di tutta la nostra civiltà; l'accelleratore in quell'occasione si spense ma per un guasto.

Già nel 2003, un gruppo di studiosi ipotizzò catastrofi e distruzioni per la Terra se la maggiore macchina per la scienza mai costruita dall’uomo fosse entrata in funzione, il team si rivolse addirittura alla Corte Europea dei Diritti Umani che ovviamente diede il via libera all'esperimento.

l'Organizzazione europea per la ricerca nucleare, è il laboratorio leader nel mondo per la fisica delle particelle. Ha la sua sede a Ginevra. Al momento, i suoi Stati membri sono: Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito . India, Israele, Giappone, Federazione Russa, Stati Uniti d'America, Turchia, la Commissione europea e l'UNESCO hanno lo status di osservatore.

Serenità!

 
 
 

io voto

Post n°142 pubblicato il 28 Marzo 2010 da re1233
 

Mi tocca! Oggi andrò a votare! Per chi? Per chi rappresenta più da vicino ciò che penso e che mi interessa!Forse gli idealismi sono finiti ma  non per me.  Capisco che parlare di essi sia oggi divenuta utopia ma proseguo nel mio sbaglio credendo che le persone non possano essere divenute tutte egoiste ed ipocrite. Io credo nella cooperazione, nella salvaguardia primaria dei diritti degli ultimi, dei derelitti, dei meno fortunati, proseguo in quelli che non stanno malissimo ma oggi stanno male, e capisco che chi crea ricchezza nel paese deve essere aiutato senza provocarne l’ingordigia. Ritengo che colui che più ha debba aiutare chi meno ha, ritengo che le tasse vadano pagate da tutti perché coprono i fabbisogni della comunità in tutti i suoi aspetti, ritengo che chi specula sulla povera gente debba essere castigato severamente, ritengo che chi ruba sia un bastardo e non un furbo come oggi si dice, ritengo che chi gestisce il denaro versato dalla collettività in forma di tasse debba amministrarlo con giudizio e chi lo sperpera sia punito duramente, che le regole vengano rispettate, che chi sbaglia accetti il giudizio e ammetta la sua colpa, che l’etica politica la faccia da padrone, che ci sia comprensione e dialogo costruttivo con chi entra nel nostro paese, rifuggo da ogni condizionamento mediatico soprattutto quando questo è già stato trovato fallace e bugiardo, ed è per questo che scelgo una certa parte politica. Ad ognuno il suo schieramento, anche se nessuno di loro offre le caratteristiche che vorremmo,  ma a me basta che la preponderanza dei temi che ho elencato sia condivisa sinceramente da chi voterò! Oltremodo sto facendo i miei interessi che coincidono con quelli di ognuno di noi.

Quel 10 per cento di profittatori e ladri e megaricchi che , approfittando della mancanza di potere dell’etica pubblica, hanno approfittato del momento divagante e senza regole arricchendosi in modo sproporzionato al buon senso non meritano il nostro voto ed il nostro consenso. Se non siete d’accordo con me mi dispiace. Vuol dire che appartenete od emulate quel 10 per cento.

Serenità!

 
 
 

castelli di provincia

Post n°141 pubblicato il 24 Marzo 2010 da re1233
 

 

 

                      

Aveva scelto di vivere in un paesino nell’hinterland  di una grande città. A suo tempo era fuggito dai rumori molesti, dallo smog incombente, dall’indifferenza degli sguardi, dominanti nella metropoli impazzita. Il primo impatto con la nuova realtà era stato sconvolgente : entrato di primo mattino nell’ufficio anagrafe del comune, un’impiegata che era prima intenta a scrivere, si alzò velocemente in piedi ed avvicinandosi al bancone gli sorrise e chiese cosa desiderava. Per quanto la sua memoria si sforzasse di ricordare era la prima volta  che un dipendente di un’amministrazione pubblica si rivolgesse a lui con tanta solerzia e compiacenza. Da quel giorno visse felicemente la nuova situazione domiciliare.

Negli anni si affezionò a quella realtà amministrativa e territoriale che gli permetteva una vita serena in un luogo ameno e piacevole.

Capitò poi di scoprire che una delle novantasei borgate esistenti a ridosso dell’anfiteatro collinare possedeva un castello, anzi due. Sul colmo di un poggio elevato a mezza costa scoprì i ruderi, peraltro consistenti in un solo tratto di muro merlato con feritoie, di un vecchio castello senza tempo distrutto da chissà chi. Ai piedi del poggio una costruzione ampia come un castello medioevale ancora abitata da una “castellana” e con una lunghissima storia di possesso dei primi Savoia.

Incuriosito da tale scoperta approfondì la conoscenza della nascita di tale paese e scoprì che esso era antecedente all’810 d.c. .Da un documento notarile dell’epoca si evinceva la donazione di tale paese, da parte del longobardo Teutcario, all’abbazia di Novalesa, potente corrente ecclesiastica del tempo.

La ricerca dei luoghi  e degli episodi riguardanti i possessi , le conquiste, le donazioni, gli sposalizi, i confini di proprietà lo avevano assorbito per lungo tempo ed alla fine non tutto fu scoperto. Quale era il ruolo del castello demolito? A quale epoca risaliva? Cosa aveva causato la sua demolizione?  

Capì che oggi questi problemi suonano come una campana rotta! La maggioranza delle persone alle quali poneva questi quesiti lo apostrofavano consigliandolo di occuparsi di problemi più tangenti, ma per lui l’esistenza di potentati, che forti delle loro ricchezze e truppe schiavizzavano la popolazione in nome dei propri interessi, lo accostava alla realtà odierna dove il nome monarca viene sostituito dal nome “multinazionale”, dove il duca o marchese o conte è sostituito dal “gruppo dirigente” e dove i servi della gleba continuano ad essere i dipendenti a tempo determinato mentre i “paria” dei servi della gleba sono i “precari”.La storia insegna che nulla cambia e tutto si ripete, se vogliamo solo il lessico assume tonalità e vocalità diverse per dire comunque le stesse cose.

Serenità!   

 
 
 

considerazioni di un cittadino italiano

Post n°140 pubblicato il 23 Marzo 2010 da re1233
 

LETTERA DI AMBROGIO BRAMBILLA. DIFFONDERE PREGO

Vivo a Milano DUE in un palazzo costruito dal PRESIDENTE DEL CONSIGLIO.
Lavoro a Milano in una azienda di cui è mero azionista il Presidente del Consiglio....
Anche l'assicurazione dell'auto con cui mi reco a lavoro è del Presidente del Consiglio, come del Presidente del Consiglio è l'assicurazione che gestisce la mia previdenza integrativa.......

Mi fermo tutte le mattine a comprare il giornale, di cui è proprietario il Presidente del Consiglio.
Quando devo andare in banca, vado in quella del Presidente del Consiglio.
Al pomeriggio, esco dal lavoro e vado a far spesa in un ipermercato del Presidente del Consiglio, dove compro prodotti realizzati da aziende partecipate dal Presidente del Consiglio.
Alla sera, se decido di andare al cinema, vado in una sala del circuito di proprietà del Presidente del Consiglio e guardo un film prodotto e distribuito da una società del Presidente del Consiglio (questi film godono anche di finanziamenti pubblici elargiti dal governo presieduto dal Presidente del Consiglio).
Se invece la sera rimango a casa, spesso guardo la TV del Presidente del Consiglio,con decoder prodotto da società del Presidente del Consiglio, dove i film realizzati da società del Presidente del Consiglio sono continuamente interrotti da spot realizzati dall'agenzia pubblicitaria del Presidente del Consiglio.
Soprattutto guardo i risultati delle partite, perché faccio il tifo per la squadra di cui il Presidente del Consiglio è proprietario. Quando non guardo la TV del Presidente del Consiglio, guardo la RAI, i cui dirigenti sono stati nominati dai parlamentari che il Presidente del Consiglio ha fatto eleggere. Allora mi stufo e vado a navigare un pò in internet, con provider del Presidente del Consiglio. Se però non ho proprio voglia di TV o di navigare in internet, leggo un libro, la cui casa editrice è di proprietà del Presidente del Consiglio.
Naturalmente, come in tutti i paesi democratici e liberali, anche in Italianistan è il Presidente del Consiglio che predispone le leggi che vengono approvate da un Parlamento dove molti dei deputati della maggioranza sono dipendenti ed avvocati del Presidente del Consiglio, che governa nel mio esclusivo interesse!!!!!!!!!!!!!
Per fortuna!

PS.: Tutte le persone che ricevono la presente comunicazione hanno l'obbligo civile e morale di trasmetterla ad almeno altre cinque persone. Non sia mai che qualcuno lo votasse di nuovo.

 
 
 

polizia di stato

Post n°139 pubblicato il 22 Marzo 2010 da re1233
 

COMUNICATO STAMPA
DEL 21 MARZO 2010
Oggetto: Il Pdl attacca la Questura di Roma sui numeri della manifestazione di ieri.


Maccari (COISP): “Questo Governo è una farsa senza precedenti… non perde tempo per pugnalare la Polizia alle spalle, si vergogni!”
Un Governo che sfila contro un altro potere dello Stato (visto che ieri a Roma abbiamo sentito solo slogan contro la Magistratura che è un potere dello Stato) e che smentisce i propri organismi (visto che stamattina gli organizzatori della manifestazione di Roma contestano i dati della Questura che, se qualcuno se lo fosse dimenticato, è composta da uomini della Polizia che si chiama di Stato…).
Questo è il paradosso kafkiano, il festival dell'assurdo che sta vivendo in questo momento l'Italia, probabilmente senza neanche accorgersi della gravità di quanto accade. Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp – il Sindacato Indipendente di Polizia - attacca duramente le osservazioni dei rappresentanti del Governo e lo stesso Premier che “nel tentativo di accreditare un altro suo fallimento - dice Franco Maccari - fa pronunciare ai suoi uomini parole dai contenuti pericolosissimi. Cosa spera di ottenere se Gasparri parla di un Questore in coma etilico e Cicchitto definisce la Polizia deviata? Glielo diciamo noi cosa otterrà - dice ancora Maccari - un violento scontro sociale senza precedenti in cui i mandanti, questa volta in maniera palese, (in altri tempi lo furono in maniera oscura), saranno proprio i rappresentanti del Governo che dovrebbero tutelare la società e non darla in pasto ai beceri istinti di chi, nel nome di un'impunità che sente arrivare dall'alto, si sentirà autorizzato a sbeffeggiare il lavoro di tutti quei Poliziotti impegnati nella tutela della sicurezza e della legalità”.

“Caro Presidente Berlusconi - dice ancora il Segretario Generale del Coisp - ci giunge voce, e non è solo una voce, che il suo coordinatore nazionale abbia inviato una lettera ai delegati abruzzesi per "intimargli" di raggiungere il numero di cinquanta pullman per Roma. Sa cosa significa questo politicamente? Significa che quella piazza la volevano in pochi, significa caro Presidente, che i primi a mettere in pericolo la gestione dell'ordine pubblico sono stati i suoi uomini intimando alla gente di partecipare. Questo Governo è la farsa di se stesso – conclude il leader del Sindacato Indipendente di Polizia - non una parola da quel palco è stata pronunciata in favore delle Forze dell'Ordine, non un provvedimento è stato annunciato sulla sicurezza nelle città. Eppure c'erano candidati alle presidenze di regioni “ad alto rischio” come la Calabria, che hanno fatto la parte dei servi sciocchi, cantando la canzone che il padrone aveva ordinato loro di cantare. Presidente il vero coma etilico è quello in cui Lei tenta di mandare questo Paese ubriacandolo di un vino di ultima scelta”.
Con gentile richiesta di pubblicazione e consueta attenzione giornalistica.

FONTE:http://www.coisp.it/detail.asp?iNews=8088&iType=23

 

 

 
 
 

stazione fantasma

Post n°138 pubblicato il 19 Marzo 2010 da re1233
 

                     

Questa notizia sarebbe esilarante se non annunciasse la tragicità della nostra situazione odierna.

Questa mattina, in un filmato di Rai news 24, è stata inquadrata la stazione di Matera. La struttura iniziata con soldi pubblici nel lontano anno  1980 risultava finita. Tutto era in ordine. Sala d’aspetto in buono stato, biglietteria pronta all’uso, ogni servizio necessario al funzionamento in ordine. L’impianto elettrico a norma. In poche parole tutto funzionante e pronto ad essere usato.

Cosa mancava?

Mancavano i….binari!

Sì i binari!

Non esisteva la linea ferroviaria atta ad arrivare in quel luogo!

Era stata iniziata la tratta che avrebbe dovuto collegare la linea provinciale a quella nazionale,ma dopo una spesa folle iniziale si erano incontrati ostacoli sulla costruzione delle gallerie ed avevano fermato i lavori. Non sono poi arrivati i fondi necessari a completare l’opera e tutto è ancor oggi fermo.

L’emblema, la bandiera, il vessillo di questa nostra nazione potrebbe essere cambiato inserendo un cranio aperto ed il cervello che evapora. Penso che ormai viviamo tutti in un involucro vuoto, se consideriamo che uno pieno dovrebbe contenere i nostri interessi, dove il nulla: cioè il desiderio di pochi amministra le nostre contribuzioni obbligatorie (parlo di dipendenti e pensionati se ancora hanno diritto di parola!).

Ritenevo di avere il dente avvelenato nel giudicare questi fatti, ma ora penso che tutti e trentadue siano tali. Il guaio è che non ci stupiamo più di nulla!! La verità è che siamo succubi di noi stessi e non troviamo accordo per reagire anche solo proponendo atti visibili in modo mediatico tutti uniti.

I Salvatori annunciati ci costringono a vedere solo nemici e ci chiedono di difendere la loro persona ma al di là delle parole non salvano proprio nulla, anzi distruggono quel poco di speranza che ci rimane.

Se potete.. serenità!

 

 
 
 

assurditā

Post n°137 pubblicato il 18 Marzo 2010 da re1233
 

                   ma dove ci hanno condotti???????

membri della lega invocano metodi da SS contro gli immigrati, Senza strascichi giudiziari

La condanna beffa nel Paese degli insulti

Sentenza (e appello) da record per aver detto "vergogna" a una giunta leghista. Accade in provincia di Treviso

membri della lega invocano metodi da SS contro gli immigrati, Senza strascichi giudiziari

La condanna beffa nel Paese degli insulti

Sentenza (e appello) da record per aver detto "vergogna" a una giunta leghista. Accade in provincia di Treviso

Su col morale: la giustizia sa essere velocissima. In una regione come il Veneto in cui la prima udienza di 44 processi civili è stata fissata dalla Corte d’Appello di Venezia nel 2017 (pazienza, pazienza...) un pubblico ministero di Treviso ci ha messo tre-giorni-tre a presentare appello contro l’assoluzione di una signora che aveva osato dire agli assessori comunali di Vittorio Veneto la parola «Vergognatevi!». Ai milioni di processi che impantanano i tribunali si aggiungerà anche lo strascico di questo. Quali siano gli esempi arrivati in questi anni dall’alto, li ricordiamo tutti. Una rinfrescatina? Oscar Luigi Scalfaro, all’epoca capo dello Stato, fu liquidato da Vittorio Sgarbi in piazza Montecitorio come «una scorreggia fritta». Roberto Maroni spiegò che «Bossi ce l’ha duro, Berlusconi ce l’ha d’oro, Fini ce l’ha nero, Occhetto ce l’ha in (censura) ».

Gianni Baget Bozzo tuonò in diretta televisiva che «il popolo deve molto a Berlusconi. E col cazzo che questa è adulazione». Il leghista Enrico Cavaliere si avventurò dai banchi della Camera a dire: «C’è puzza di merda in questo posto». Alessandra Mussolini mandò una lettera pubblica al Senatur in cui diceva: «Si’ proprio nu chiachiello e nun tien’ manch’e palle p’ffa na vera rivoluzione». Massimo D’Alema bacchettò Carlo Ripa di Meana con il suo tipico garbo: «Dice solo cazzate». Romano Prodi sibilò a Enrichetto La Loggia, in pieno dibattito parlamentare, l’invito «Ma vaffan... » seguito da un’interrogazione parlamentare dell’offeso: «Risponde al vero che lei mi ha mandato fanculo?». Quanto ai tempi più recenti, va ricordato almeno Silvio Berlusconi, che dopo aver precisato di avere «troppa stima per l’intelligenza degli italiani per pensare che ci possano essere in giro così tanti coglioni che possano votare a sinistra», se l’è presa con chi «sputtanando il premier sputtana anche l’Italia». E poi Antonio Di Pietro, che ad Annozero ha detto «col massimo rispetto, Berlusconi è un delinquente » per incitare successivamente a «buttar fuori Minzolini a calci in culo ». E ancora Gianfranco Fini («Chi dice che gli stranieri sono diversi è uno stronzo...») e Roberto Calderoli: «È stronzo anche chi li illude».

Per non dire di Tommaso Barbato e Nino Strano che, il giorno della caduta del governo Prodi, urlarono al Senato contro Nuccio Cusumano: «Pezzo di merda, traditore, cornuto, frocio!» e «Sei una checca squallida!». E via così: potremmo andare avanti per ore. Bene: in questo contesto, in cui una parte del Paese accusa l’altra d’avere le mani lorde di sangue dei crimini staliniani e l’altra metà risponde imputando agli avversari di essere golpisti e goebbelsiani, la signora Ada Stefan si è spericolatamente spinta a contestare una decisione urbanistica della giunta comunale leghista di Vittorio Veneto. La scelta di non demolire un complesso edilizio che avrebbe dovuto diventare un «polo sportivo d’interesse nazionale » con due campi di calcio, un impianto di pattinaggio a rotelle, tribune, foresterie, palestre, parcheggi e un sacco di altre cose compresi un po’ di «spazi commerciali accessori». Una cosa grossa. Edificata su un terreno per il quale il piano regolatore prevedeva fossero «ammessi solo gli impianti per il gioco, gli spettacoli all’aperto e le attrezzature sportive».

Scelta giusta o sbagliata? Non ci vogliamo manco entrare: non è questo il punto. Il fatto è che, essendo state costruite solo le strutture commerciali e non quelle sportive, un gruppo di abitanti della zona aveva chiesto alla giunta di smetterla con le deroghe e, dato che il progetto originale era stato stravolto e dunque risultava tutto abusivo, di procedere con le ruspe. Al che l’amministrazione aveva risposto che «l’esigenza del ripristino della legalità non è sufficiente a giustificare la demolizione richiesta, occorrendo comparare l’interesse pubblico alla rimozione con l’entità del sacrificio imposto al privato». Parole discutibili. Tanto più alla luce di una serie di sentenze di sette o otto Tar (veneto compreso) e del Consiglio di Stato presentate dal legale degli abitanti della zona, Daniele Bellot, tutte molto chiare: in casi del genere l’abuso va abbattuto. Ma neppure questo è il punto. Il punto è che, durante un consiglio comunale, esasperata dalle resistenze della maggioranza all’idea di demolire il complesso, la signora Ada Stefan sbottò: «Vergognatevi! ».

Un’offesa gravissima, secondo Mario Rosset, già segretario e consigliere della Lega. Al punto di meritare una denuncia. Denuncia finita sul tavolo di un magistrato trevisano. Il quale, incredibile ma vero, decise di emettere un decreto penale che condannava la signora «per avere offeso l’onore e il prestigio del consiglio comunale di Vittorio Veneto dicendo ad alta voce, rivolta al loro indirizzo, "Vergognatevi"». Un verdetto sconcertante. Che Ada Stefan decise di non accettare chiedendo di andare a processo. Processo aperto e chiuso giorni fa nel giro di pochi minuti: per il giudice Angelo Mascolo la signora andava assolta «perché il fatto non costituisce reato, ai sensi dell’art. 129 c.p.p.». Faccenda chiusa? Macché: tre giorni dopo (tre giorni: in un Veneto in cui i magistrati sono sommersi di arretrati e, stando alla relazione della stessa presidente Manuela Romei Pasetti, «trascorrono mediamente 272 giorni tra la sentenza di 1˚ grado e l’arrivo alla Corte d’Appello») il sostituto procuratore Giovanni Cicero impugnava l’assoluzione. Il processo andrà avanti: la signora Stefan, secondo lui, va castigata. Il tutto in una provincia come Treviso.

Dove il sindaco leghista Giancarlo Gentilini ha ordinato «la pulizia etnica contro i culattoni» ed è arrivato a invocare «il linciaggio in piazza». Dove il senatore leghista Piergiorgio Stiffoni si è spinto a dire: «Gli immigrati? Peccato che il forno crematorio del cimitero di Santa Bona non sia ancora pronto» aggiungendo che «l’immigrato non è mio fratello, ha un colore della pelle diverso». Dove il consigliere comunale leghista della città capoluogo Pierantonio Fanton ha teorizzato che «gli immigrati sono animali da tenere in un ghetto chiuso con la sbarra e lasciare che si ammazzino tra loro». Dove un altro consigliere leghista, Giorgio Bettio, è sbottato tempo fa urlando che occorreva «usare con gli immigrati lo stesso metodo delle SS: punirne dieci per ogni torto fatto a un nostro cittadino». Il tutto senza particolari strascichi giudiziari. E sarebbe un reato dire «vergognatevi»? Messa così lo diciamo anche noi: vergognatevi.

 

Gian Antonio Stella
18 marzo 2010

           che  squallore!!!!!!

 
 
 

moriremo per fame

Post n°136 pubblicato il 10 Marzo 2010 da re1233
 

                                         

Questo è un discorso serio, che tutti dovrebbero valutare perché li riguarda. All’inizio della mia esperienza di orticultore domenicale, volendo coltivare ogni genere di prodotti, acquistavo le bustine di sementi vendute in ogni supermercato. I fagioli borlotti, che amavo inserire nella mia alimentazione settimanale, erano venduti in una bustina cartacea al modico prezzo di un euro per cinquanta grammi di prodotto. Tale quantità permetteva di predisporre un solco di una decina di metri per la semina. Dopo alcuni anni mi accorsi che in commercio esisteva la confezione ad uso alimentare di 500 grammi di fagioli borlotti al prezzo di quattro euro e cinquanta. Questa quantità mi permetteva di aumentare di ben dieci volte il solco che prima utilizzavo. Direte che ho le “braccine corte” come si usa dire da qualche parte! Ma immaginiamo che le multinazionali che producono i fagioli borlotti abbiano ricercato e posto il brevetto su’l prodotto nuovo da loro scoperto. Immaginiamo che questo prodotto contenga più elementi necessari alla sopravvivenza dell’umanità, che abbia in sé elementi che contrastano l’azione di alcuni antibiotici usati normalmente contro diverse malattie umane……….Ma..Un signor Ma! Che abbia la caratteristica di non procreare, cioè di essere sterile! Ciò presuppone il fatto che gli unici a vendere tale semente siano solo loro! Non esiste modo di utilizzare un prodotto diverso. Se sei povero devi comunque COMPRARE la semente transgenica da loro inventata. Voi pensate che tutto questo ci darebbe tranquillità riguardo al futuro nostro e dei nostri figli?Le multinazionali nascono per fare soldi! E che soldi!!!!!!!Non si preoccupano della gente che muore per loro colpa! Abbiamo esempi clamorosi. Dall’industria del tabacco a quella degli ogm ( sterili) a quella dell’Eternit, a quella dei farmaci inutili o dannosi e via dicendo. Esse quindi non sono enti per la salvaguardia dell’umanità ma ambienti di speculazione fini a se stesse. Vorrei ora porre l’attenzione sulla patata ogm che, calcando ciò che ho detto a proposito dei fagioli borlotti,  ha coronato il sogno delle multinazionali, cioè rendere sterili i prodotti per poter vendere ( loro e solo loro, visto il brevetto) le sementi. Si sa che l’esclusiva di un prodotto dà la possibilità, a chi la detiene, di applicare il prezzo che vuole a dispetto del costo di produzione e distribuzione. Quindi  l’invenzione della patata ogm preclude alla vendita inalienabile delle sementi monopolizzate, dalla o dalle multinazionali, scopritrici di questo nuovo elemento. Se consideriamo che queste coltivazioni vengono poste in essere accanto a produzioni tradizionali si potrà capire come ci possa essere, quasi certamente, una contaminazione  nei campi adiacenti con successiva possibilità che le colture tradizionali subiscano la sterilità per impollinazione.  Questo fatto mi preoccupa per vari motivi:

per prima conseguenza concedo alla multinazionale il potere di alimentarmi oppure no! Seconda conseguenza riceve dalla mia mano un potere di controllo su di me che sfiora il controllo dei Faraoni nell’Antico  Egitto (il cibo). Terzo non potrò più avere le mie patate rosse che mi danno magnifici gnocchi per la loro qualità e sapore. Quarto, tutto il mondo sarà asservito al consenso o meno di chi dirige una multinazionale, padrone di sopravvivenza o di morte per fame.

Se ciò che dico vi parrà drastico e privo di fondamento provate a pensare cosa ha fatto una multinazionale nello sfruttamento del petrolio in tutto il mondo.

Oggi sono esagitato e penso che ormai siamo tutti  diventati indifferenti e non capiamo che il FUTURO sta nelle nostre mani e nella nostra voglia di combattere contro la speculazione, la prevaricazione, l’indifferenza, l’adeguamento, la concentrazione di potere.

ABBASSO LA PATATA TRANSGENICA STERILE!

Ne vogliamo una che possa copulare e trasmettersi anche se transgenica.

Il cavallo e l’asino si sono accoppiati ed hanno dato origine al mulo che è sterile e mi sta bene, ma il cavallo e l’asino sopravvivono per poter copulare e produrre altri muli ma ciò che è transgenico e sterile non ha questa possibilità!

Chiediamo alle multinazionali di produrre una patata transgenica con altissima possibilità di riproduzione.

Serenità!

 

 
 
 

il pettirosso

Post n°135 pubblicato il 06 Marzo 2010 da re1233
 

               

Un tenero batuffolo di piume dal quale sporgono due occhietti vispi ed un corto becco appuntito, il petto aranciato ed il dorso cenerino, è questa la descrizione del pettirosso. In questa stagione è compagno fedele nei miei lavori nell’orto. Se sposto una frasca od un sasso o rimuovo una zolla eccolo presentarsi a pochi metri da me. Un frullo d’ali ed a lui rivolgo lo sguardo, ormai consapevole della sua presenza. Due saltelli a debita distanza, un reclinare del capo verso il terreno, un’occhiata improvvisa al mio indirizzo,  al primo movimento un volo radente che lo allontana di pochi metri. Pare conoscermi! Appena mi presento nell’orto egli appare. Ora cinguetta sul melo, ora si avvicina sul pesco, poi osserva la terra smossa. Mi allontano di qualche passo e lui piomba improvviso a ghermire un vermicello che si contorce nella zolla rivoltata. Vorrei poterlo accarezzare, tenere in mano per qualche minuto, fargli sapere quanta serenità mi dona in quel momento! Ma per lui è solo questione di cibo! Non capirebbe! O forse sì??

Serenità!

 
 
 
 
 

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