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Messaggi di Aprile 2021
Post n°460 pubblicato il 29 Aprile 2021 da tombeurdefemme2010
Non potrò mai ringraziare abbastanza la vita stessa per avermi riservato un'infanzia serena, un'infanzia dove, quasi inconsapevolmente, sono cresciuto nella gioia e spensieratezza, un'infanzia come ognuno di noi, forse, avrebbe desiderato e come ogni bambino meriterebbe di avere. Ritornando con la memoria a quegli attimi di vita così lontani, ancora oggi mi stupisco per la forza con la quale essi richiamino in vita sensazioni che credevo di avere ormai perduto. Ecco allora l'aria profumata di cielo delle giornate di maggio quando, all'alba, spalancavo le verdi imposte della finestra della casa colonica dove abitavo. Per la verità non era la mia casa ma quella dei miei nonni dove, per sufficiente ostinazione, ho avuto la fortuna di abitare saltuariamente per molti anni. Ostinazione, dicevo, nei confronti dei miei genitori perché avevo capito già allora che proprio lì, e soltanto in quel paradiso fatto di niente, avrei imparato ad inventarmi la gioia. E mi ritrovo qui ora, riandando a quei ricordi, come un vecchio saggio che un simpatico ma insistente nipotino costringe a rivivere e a raccontare, come in una favola. Ma tu sai che non è una favola, e mentre racconti scopri di avere un groppo alla gola. A volte la gioia è così intrisa di malinconia che ti sembra impossibile che di gioia si tratti. Eppure, nel profondo del mio cuore, sento che è così e non potrebbe essere che così: la gioia passata è qualcosa che mi appartiene, è qualcosa che mi ha cambiato per sempre e che mi fa sentire vivo ora come lo ero allora. A rendermela, forse, così languida è soltanto la nostalgia di persone e di attimi di vita che se ne sono andati per sempre... |
Post n°459 pubblicato il 28 Aprile 2021 da tombeurdefemme2010
Per te, mia bellissima cerbiatta, mia struggente poesia , mia gioia infinita, mio unico respiro, che sai piangere e sorridere, che chiudi gli occhi per sentire, che sei sostanza dei miei miraggi, che dai colore ai miei sogni. Per te, sole che sorgi alle spalle dei monti ogni mattina e ti fai luce che mi coglie, come un attesa che si scioglie, come vita che s’accende e rende trascurabile ogni affanno. Per te, mio dolce e corposo calice di vino novello che mi inebria con il suo odore denso come il profumo delle tue cosce morbide e calde che in trepidante attesa aspettano i miei baci. Per te, mia sinuosa gazzella, alcova segreta d’ogni mio sospiro, sorgente infinita d’ogni mio intimo desiderio che pura e limpida risorge dalla fonte e tumultuosa e inarrestabile arriva fino al mare. Per te, che sei la notte quando non ho sonno, che sei l’alba ad ogni mio risveglio, il mio chiodo fisso tra le pieghe delle lenzuola, la mia smania tra le onde del piacere, tra le righe della luce che filtra dagli scuri. Per te, mio pane di grano appena sfornato, mio irresistibile frutto maturo che plachi ogni mia brama. Per te, mia tenera gemma di pesco, che sboccia al tepore della tua bocca quando fremente m’avvolge, col fiato che forma parole incomprensibili, che distinguo solo attraverso i brividi che mi scuotono la pelle mentre ci fondiamo e annulliamo in simbiosi ancestrale. Per te, che ti nutri delle mie parole, che fondo, cucio e ne foggio i suoni e la forma, e tu le conservi nella tua mente per poi riannodarle ricamandoci i fiori più belli.
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Post n°458 pubblicato il 23 Aprile 2021 da tombeurdefemme2010
Lisbona è avvolta sempre da una luce particolare, seducente, naturalmente bella, forse è anche il modo in cui i ciottoli del selciato scintillano come d’argento dopo essere stati bagnati dal mare o dalla pioggia o magari è la pura luce dell’Atlantico che inonda le chiese gotiche, le torri manueline e i tetti amaranto delle case che si fanno rosa chiaro e ocra come in una tavolozza di colori ad acquarelllo. Il romanticismo permea letteralmente ogni angolo della città, dalle colline che si innalzano dal mare, dalla Baixa al Bairro alto, dai giardini dell’Estoril alla kasbah con il suo dedalo di stradine e scalinate piene di taverne, cantine, osterie dove si gioca a carte sui tavoli all’aperto, sotto i pergolati d’uva nera e bouganville, sorseggiando Porto o vino rosso, al quartiere dell’Alfama dove si sente la nenia triste del fado che trapela dalle persiane nei vicoli che lo disegnano. Una miscellanea di umanità, un misto di culture d’anima fenicia, araba, romana, iberica e moresca, donne alte e statuarie, color ebano antico, portoghesi immigrate dall’Angola e Mozambico che accavallano ammiccanti le loro belle gambe lunghe o brasiliane vestite sensuali con le labbra rosse e i seni in bella mostra che ridono alla vita assaporando un moijito o una caipiroska alla fragola distillato alla canna o mangiando pesce fresco o Bacalhau à Brás con cipolla e olive nere . Passeggiare mano nella mano nei vicoli che salgono fino ai miradourosin, tra cortili appartati e vecchie funicolari e fermarsi ad ascoltare un uomo che recita i versi di Pessoa il piu grande tra i poeti lusitani, fare la fila di fronte alle vetrine delle Confeitaria de Belém per gustare poi in piedi, i Pastéis de Nata di leggera pasta sfoglia ripiena di crema alla vaniglia... sono certamente una cosa da provare. La notte del tredici giugno, il giorno della festa di Sant’Antonio nativo di Lisbona c’è la sfilata in costume degli innamorati, si mangiano sarde arrosto con una fetta di buon pane e un bicchiere di vino nei chioschi illuminati da luci colorate e le ragazze accettano il manjerico dal proprio fidanzato, una pianta di basilico da far crescere e curare, che equivale ad una proposta per una vita intera, per poi promettersi l’amore per sempre con un bacio, mentre il fiume scorre lento sotto la luce tenue della luna... |
Post n°457 pubblicato il 17 Aprile 2021 da tombeurdefemme2010
Le mie mani si fermano sul suo viso bellissimo, un po arrossato per il freddo e un po per l’emozione del momento. I miei occhi sono dentro i suoi, l’azzurro di lei si fonde al grigio dei miei, si mescolano i colori, come su una tavolozza di un pittore visionario, impaziente di trasferire le policromie caleidoscopiche dell’impasto sulla bianca tela. Un solo attimo, in cui i mesi, i giorni, le ore volano davanti ai miei occhi, l’incredulità tenera e tremante di lei. Ancora un istante per prendere fiato e poi….un bacio. Un bacio che attendeva da tanto tempo, un desiderio di sentire quel calore, quel tepore, quel gusto immaginato da sempre. Uno sfiorare di labbra delicato, quasi un chiedere permesso, una partenza che sembra colorarsi di un rosa tenue, ma che ben presto prende le tonalità dell’arancio, e poi del rosso scuro, nello schiudersi di quel petalo, nel donare sensazioni sognate sempre ma provate mai. Le bocche si cercano senza sosta e segnano i contorni più nascosti, come un marcare il perimetro di appartenenza, per poi mischiarlo e reinventarlo. Si abbandona a quel bacio come se concentrasse tutto il suo amore nella sua bocca. Un bacio lunghissimo, interminabile, che rende la sensazione di infinito, come infiniti sono stati quei mesi, quei giorni, quelle attese. E se un bacio lo si desidera davvero, come l’abbiamo desiderato noi, può lasciare la spossatezza di un amplesso divino, di una sublimazione della percezione. Le lacrime scivolano lungo il viso senza essere state chiamate, sicure e imperiose. L’emozione diventa un fiume in piena che straripa portando con se tutto ciò che di noi rimane in quell’abbraccio al quale si abbandona, nascondendo il viso nella mia spalla, cingendomi la schiena con tutte le poche forze che le sono rimaste. Poi appoggia la sua testa alla mia spalla, e piano mi sussurra: Ti amo. |
Post n°456 pubblicato il 14 Aprile 2021 da tombeurdefemme2010
Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce B. Pascal
In amore non c’è ragione, come quella che mi porta stanotte sotto il tuo balcone, come quella che da giorni aspetto chissà cosa, e fumo e guardo la tua finestra lassù nonostante piove a dirotto, e resto qui per ore incurante del freddo e della pioggia, vedo delle ombre attraverso la finestra, vedo un’altra sagoma, vedo un’altra forma, che giuro sia la tua, nonostante non abbia i seni, son convinto sia la mia ancora in quella casa. Frugherò nelle tue notti, cercherò nei tuoi tormenti anche se li porti altrove, anche se nelle tue camere albergano altre ore, altre frasi che riempiono i silenzi e le penombre, o forse son le stesse che fanno sempre lo stesso effetto, che riadatti all’occasione e che vanno dritte al cuore. Voglio tu comprenda che ho capito le parole, tutte tranne quella che mi chiamavi amore, anche le virgole e i punti, le pause più sofferte, anche se ora mi rendo conto non avevano alcun senso, se non per alleviare tutto il male che mi hai fatto, anche quelle mute, dette con gli sguardi, che da giorni riascolto, dentro il nastro della mente, ma non mi do per vinto, vedrai che ce la faccio, a cercare nel tuo cuore, il posto che mi spetta, anche se ora il buio fitto avvolge la mia anima, e nessuna frase scritta, potrà mai colmare il vuoto. Perché tu sei la musa d’ogni alba che mi sveglia, perché tu sei la rima d’ogni impulso che mi coglie, a cercare tra le pieghe un filo di speranza, perché io il tuo poeta o almeno mi dicevi, a dipingere di porpora l’emozione di un tramonto.
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