Invito alla politica

IL VIA AL PIANO CASA

(fonte:il messaggero)

ROMA (13 marzo) - Decolla il piano casa. Che oggi verrà esaminato dal Consiglio dei ministri e che dovrebbe mettere in moto - ma la stima è per difetto - oltre 60 miliardi di euro. Soddisfatto Berlusconi che  avrebbe preferito un decreto legge e che invece dovrà accontentarsi di un disegno di legge. Ieri è arrivato il via libera dalla Conferenza Governo-Regioni-Comuni al Piano nazionale di edilizia abitativa da 550 milioni. Il ministro per gli Affari regionali, Raffaele Fitto, ha spiegato che il governo finanzierà in un primo momento il fondo con 200 milioni per reintegrarlo fino ad arrivare a 550 milioni.
Ma il governo si muove su due fronti. Da una parte la semplificazione delle procedure per costruire, dall’altra, come detto, il piano finalizzato a realizzare 5.000 nuovi alloggi popolari. La semplificazione delle norme sull'edilizia prevede l'abolizione del permesso di costruire e la possibilità di ampliare le abitazioni del 20 per cento, o anche del 30-35 nel caso di edifici da abbattere e ricostruire. Le Regioni declineranno le nuove opportunità. Il primo obiettivo è comunque quello di realizzare 5.000 case popolari che potrebbero salire a 6.000 per le fasce sociali deboli. Parallelamente si vuole dare agli attuali inquilini la possibilità di riscattare a condizioni vantaggiose l'abitazione in cui vivono: un milione di persone potrebbero diventare proprietari. Sul piano c'è l'accordo degli enti locali. E dovrà passare per le Regioni (c'è già l'accordo di Veneto e Sardegna) anche l'altro grande capitolo dell'intervento, quello che si pone l'obiettivo di dare slancio all'edilizia. Ogni Regione dovrà approvare un proprio provvedimento, di cui il governo ha predisposto uno schema. La possibilità di ampliare gli edifici riguarderà sia gli edifici residenziali (fino al 20% di maggiore cubatura) sia gli altri (l'incremento del 20% sarà in termini di superficie coperta). La richiesta dovrà essere presentata ai Comuni entro il 31 dicembre 2010. Per favorire il rinnovamento del patrimonio edilizio si potranno demolire e ricostruire gli edifici costruiti prima del 1989. La possibilità di aumentare la cubatura o la superficie coperta, in deroga agli strumenti urbanistici, arriverà al 30%, o al 35 in caso di ricorso, nella costruzione, alla bioedilizia o alle energie rinnovabili. Gli ampliamenti dovranno avvenire nel rispetto dei vincoli ambientali e non potranno riguardare gli immobili abusivi.
Per incentivare questa scelta è prevista la riduzione del 20% del contributo di costruzione: lo sconto salirà al 60% se l'edificio è destinato a prima abitazione. Sparirà il permesso a costruire (la vecchia licenza edilizia) che sarà sostituito da una certificazione di conformità, presentata dal progettista. Saranno inoltre ampliati il ricorso alla Dia (dichiarazione di inizio lavori). Infine, saranno poi riviste le sanzioni per ampliare quelle riservate ai casi più lievi e inasprire invece quelle che scattano in caso di violazioni ambientali o paesaggistiche.