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IL RITORNO AL NUCLEARE
Post n°159 pubblicato il 20 Luglio 2009 da oleandro.rosa
[Le Monde] Approvata in via definitiva al Senato il 9 Luglio, la legge sullo sviluppo (sottotitolata ” Le grandi riforme per il rilancio dell’economia del Paese”) ha messo fine a più di venti anni durante i quali la penisola ha voltato le spalle all’energia atomica. Secondo il ministro dell’industria, Claudio Scajola, “la sensibilità dell’Italia è cambiata.” Il Partito democratico e L’Italia dei Valori hanno fatto presente la loro disapprovazione, evocando “un salto indietro di vent’anni”. Legambiente critica la scelta che “arriva troppo tardi”. Considerando che ci vorranno quasi due decenni per realizzare questo programma, i responsabili considerano che questo investimento avrebbe potuto essere meglio utilizzato nel campo della ricerca sulle nuove energie (solare, eolico etc.) Invece, Enel e Edison, i due principali fornitori di elettricità in Italia, così come il patronato hanno celebrato “una giornata storica”. Una “vittoria” ampiamente annunciata: senza aspettare il via libera definitivo del Parlamento il governo ha in effetti già firmato parecchi accordi di cooperazione, uno dei quali a febbraio con la Francia su tutta la filiera: ricerca, equipaggiamenti e ritrattamento dei rifiuti. Questo contratto prevede la costruzione da otto a dieci centrali per un ammontare di 40 miliardi di Euro. Quattro dovrebbero vedere la luce entro il 2020. Resta il problema dei siti e quello della formazione dei tecnici. Roma si è concessa sei mesi per pubblicare i criteri di scelta delle zone di insediamento tramite la creazione di un’Agenzia per la sicurezza nucleare. Questi sei mesi saranno utilizzati per convincere i responsabili locali ad accogliere i nuovi impianti. La configurazione geografica dell’Italia e la presenza di numerose zone sismiche limita la scelta del governo. In caso le controparti finanziarie non dovessero essere sufficienti per convincere i responsabili politici e gli abitanti dei siti scelti, il governo già ipotizza di dichiararle “zone di interesse strategico”. Un modo per collocarli direttamente sotto il controllo dello Stato e dell’esercito, come è già successo quando si è dovuto trovare un luogo per le discariche e gli inceneritori necessari per mettere fine alla crisi dei rifiuti a Napoli. Dopo ventidue anni di interruzione, l’Italia ha ancora a disposizione i tecnici e gli scientifici per far ripartire questa industria? Sì, Secondo Enel e Edison. Nonostante la scelta degli italiani, queste aziende non hanno mai smesso di far lavorare i propri dipendenti all’estero, dove si continua a produrre energia nucleare. In Spagna, in Slovacchia, in Romania e in Francia, Enel e Edison collaborano con gli operatori locali (Endesa, EDF etc.), così come in Cina e in Russia. |
SUFFRAGETTE,EMANCIPAZIONE FEMMINILE,DONNE IN POLITICA,DONNE AL POTERE,EPPURE PER STRADA,IN CASA,ALLA FERMATA DEL BUS,NON HANNO ANCORA IL DIRITTO FONDAMENTALE NON ESSERE TOCCATE.
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