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AL SENATO CASINI SCARICA FINI DAL TERZO POLO

Post n°956 pubblicato il 25 Febbraio 2011 da ponte.mammolo

Il terzo polo diventa un fantasma. Per ora, infatti, non ci sarà il gruppo unico in Senato, come voleva Gianfranco Fini, ma solo un coordinamento dei gruppi parlamentari di Udc, Fli e Api a Montecitorio e a Palazzo Madama. La decisione è stata presa ieri mattina in un vertice alla Camera tra Pier Ferdinando Casini, Francesco Rutelli e lo stesso Fini. Futuro e Libertà spingeva per il gruppo unico, specialmente in Senato, dove, dopo l’addio di quattro senatori, la compagine autonoma finiana non esiste più. Ma Casini su questo punto ha preferito frenare. L’Udc, infatti, con il recupero di Helga Tahler e Oskar Peterlini, va avanti con il suo gruppo di tredici senatori, insieme agli autonomisti e al Svp, con l’unica uscita di Adriana Poli Bortone. Per il momento, dunque, non ha interesse a fondersi con i finiani. «Il problema non è dar vita ai gruppi unitari o no, perché il progetto del terzo polo va avanti. Ma non essendoci elezioni politiche in vista, non abbiamo fretta», ha spiegato Casini, annunciando che comunque ci sarà «un coordinatore unico per i gruppi di Camera e Senato». In realtà, a quanto si apprende, i coordinatori saranno due. E quello di Montecitorio potrebbe essere proprio Adolfo Urso, che ieri ha rinunciato alla carica di capogruppo futurista a Montecitorio, dopo la disponibilità a fare un passo indietro da parte di Benedetto Della Vedova (che così oggi sarà eletto presidente dei deputati finiani).
La frenata di Casini sembra dettata anche dall’esigenza di non rompere completamente i rapporti con il PdL. A quanto si apprende, il leader centrista avrebbe gradito il rallentamento di Silvio Berlusconi sul rimpasto di governo. In questo modo, infatti, quei parlamentari centristi che ancora nutrivano velleità di governo saranno meno invogliati a cambiare casacca. «Berlusconi li ha presi tutti per i fondelli...», ha detto Casini riferendosi ai recenti transfughi centristi nel PdL.    E anche un paio di provvedimenti all’interno del decreto milleproroghe in favore delle banche sono stati letti come un favore al mondo imprenditoriale che ruota intorno al partito centrista.
Insomma, sembra che l’ex presidente della Camera voglia continuare ad alimentare un’ambiguità che gli consente di tenere aperte tutte le porte: andare avanti col terzo polo, ma senza rompere i rapporti con Berlusconi né con il Pd di Pier Luigi Bersani. «La frenata sul gruppo unico in Senato è clamorosa, perché si trattava di una richiesta precisa di Fini a Casini. E ora il rapporto tra i due rischia di infreddolirsi», racconta un deputato pidiellino con buoni contatti tra i centristi.
Ora ai senatori futuristi non resta che accomodarsi tra i banchi del gruppo misto, proprio quello che il presidente della Camera voleva evitare. Mentre ancora non si sa se Pasquale Viespoli e gli altri due ex finiani riusciranno a dar vita a un gruppo a sostegno della maggioranza a Palazzo Madama.
Tornando a Montecitorio, sembra rientrato lo scontro per il capogruppo Fli. Adolfo Urso, dopo aver ringraziato Della Vedova, ha deciso di rinunciare. Secondo i maligni la scelta è dovuta al fatto che non avrebbe avuto l’unanimità, come invece lui aveva preteso in un primo momento. «Della Vedova è una persona perbene e sarà un ottimo capogruppo, sperando che riesca a liberarsi dai condizionamenti di chi pensa che Fli sia cosa loro. Io non ho bisogno di poltrone, ma solo di passione politica e di idee», ha detto l’ex vice ministro. «Le idee di Urso sono le nostre. Spero che da domani si possa iniziare a lavorare insieme», la risposta di Della Vedova. Ma sul ruolo di Urso all’interno di Fli è ancora nebbia fitta: una possibilità delle ultime ore è il ruolo di coordinatore del terzo polo a Montecitorio. E anche Andrea Ronchi smentisce le voci sul suo rientro nel PdL. «Rimango per costruire la casa dei moderati, progetto in cui il PdL ha fallito», ha detto ieri dopo un lungo incontro con Fini. E bolla come «menzogne e veleni ignobili» le voci che lo davano rientrante nel partito berlusconiano per riprendersi la poltrona da ministro. 

 
 
 

MILLEPROROGHE PASSA ALLA CAMERA

Post n°955 pubblicato il 25 Febbraio 2011 da ponte.mammolo

Il travagliato cammino del Milleproroghe, in una giornata decisiva, supera il primo scoglio. Il voto di fiducia alla Camera chiesto dal governo sul maxiemendamento interamente sostitutivo del decreto leggo (nel quale vengono accolti parte dei rilievi sollevati dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano) ha avuto il via libera. I voti a favore sono stati 309, quelli contrari 287. Anche il premier, Silvio Berlusconi, è giunto a Montecitorio per esprimere il suo voto. Alle 14 sono previste le dichiarazioni sul voto finale sul provvedimento che è atteso al Senato sabato. La Commissione Bilancio di Palazzo Madama è stata convocata per le 18.
Il gruppo dei Responsabili aveva incontrato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, e aveva annunciato che avrebbe votato 'sì' alla fiducia. Inizialmente l'unico del gruppo a tentennare era l'ex Idv Domenico Scilipoti, ma dopo il colloquio tra Tremonti, Sardelli, Belcastro e Gianni, si è appreso che i Responsabili avrebbero votato compatti. Giorgio La Malfa, deputato del Pri, aveva chiuso invece la porta alla fiducia: "In un quadro di sostanziale paralisi delle Camere e con una maggioranza che non c'è più e una situazione che intorno a noi è drammatica, arriva un provveddimento pasticciato come il Milleproroghe, sul quale viene messa la fiducia perché la maggioranza è in dissoluzione. I repubblicani", aveva concluso , "voteranno no".
LA RADIOGRAFIA DEL VOTO - Sono stati trentaquattro i deputati che non hanno partecipato oggi al voto di fiducia alla Camera. A favore del governo si sono espressi 209 deputati, ma mancavano 7 esponenti del Pdl, due della Lega e il 'responsabile' Maurizio Grassano. Se tutti e dieci avessero votato, l’esecutivo avrebbe avuto una maggioranza di almeno 319 voti. Cinque le assenze nelle file di Fli: Giulia Bongiorno, Giulia Cosenza, Aldo Di Biagio, Francesco Divella e Enzo Raisi. Cinque le assenze anche nel Pd: non c'era Giovanna Melandri e non hanno partecipato, per gravi motivi di salute, neppure Margherita Mastromauro, Anna Rossomando e Mauro Fedi, Pasquale Ciriello. Tre gli assenti nell’Udc: Pietro Marcazzan, Ricardo Antonio Merlo e Domenico Zinzi.   Non hanno votato i due deputati dei Liberal democratici.  Daniela Melchiorre era assente, mentre Italo Tanoni non ha partecipato al voto. Nel Pdl, non hanno votato Giancarlo Abelli, Giuseppe Angeli e Luigi Muro. In missione i ministri Mara Carfagna e Franco Frattini, e il sottosegretario Stefano Saglia. Due le assenze nella Lega. Oltre al ministro Roberto Maroni, in missione, non c'era Giacomo Chiappori. Tra i 28 responsabili c'è stata solo una defezione, quella di Maurizio Grassano. Non hanno votato i due esponenti delle minoranze linguistiche, Sigfried Brugger (in missione) e Karl Zeller (assente). Non era alla Camera Ferdinando Latteri dell’Mpa, mentre i suoi colleghi di gruppo hanno votato contro la fiducia. Tre le assenze nell’Idv. Il capogruppo, Massimo Donadi, era in missione. Assente invece Gabriele Cimadoro. E, a sorpresa, non ha votato neppure Antonio Di Pietro: mentre i deputati sfilavano per pronunciarsi, il leader dell’Idv è andato in sala stampa per le dichiarazioni alle televisioni e quando è rientrato in Aula le due 'chiamè erano già finite. Di Pietro ha protestato, ma il presidente di turno Rocco Buttiglione ha chiarito di avere più volte, prima di chiudere la votazione, chiesto se vi fossero altri parlamentari che dovevano votare.

 
 
 

PER LA LIBIA POSSIBILE EMBARGO

Post n°954 pubblicato il 25 Febbraio 2011 da ponte.mammolo

Sono "migliaia" le persone che potrebbero essere state "uccise o ferite" nella repressione della rivolta popolare in Libia, dove giovedì si è consumata nuova strage. Lo spiega l’Alto commissario Onu per i Diritti umani, Navi Pillay. Secondo la Pillay, il governo di Tripoli sta reagendo in maniera sempre più aspra alla rivolta civile, in quella che viene bollata come un'"escalation allarmante". La comunità internazionale già pensa alla destituzione del Colonnello: "Il reato più presumibile che ipotizzo per Gheddafi è crimini contro l’umanità". Lo ha dichiarato Cuno Tarfusser, giudice alla Corte Penale internazionale. Intanto l'Unione Europea ha deciso di stanziare 3 milioni di euro per affrontare le esigenze umanitarie nel Paese.
 
ASSEDIO A TRIPOLI? - Intanto, i ribelli combattono sempre più vicino a Tripoli: per l'assedio della capitale potrebbe essere solo una questione di ore. Secondo quanto è trapelato, le milizie anti-governative avrebbero preso il controllo di Misurata, città situata a circa 200 chilometri da Tripoli. Il popolo sarebbe riuscito a respingere una violenta offensiva del Colonnello, sostengono fonti locali. Le notizie che arrivano da Misurata sono spesso contraddittori: gli oppositori al regime già giovedì avevano anncunciato di aver preso la città.
GUERRIGLIA - "I manifestanti hanno sconfitto le forze di sicurezza e preso il controllo di Misurata", ha raccontato un testimone. "La situazione ora è calma dopo quattro ore di intensa battaglia. Gli abitanti celebrano la vittoria, mentre i civili stanno organizzando il traffico, ispezionando la gente per cercare armi. Sono stati arrestati alcuni infiltrati che si ritiene povenissero da Tripoli". Questa sarebbe la situazione a Misurata. Inoltre, sostengono i media iraniani, il più giovane dei figli di Muammar Gaddafi, Saif al-Arab,  si sarebbe unito alla rivolta contro il regime guidato dal padre per 41 anni. Un altro dei figli del leader, invece, secondo il quotidiano inglese Telegraph, si troverebbe da due giorni sull'isola venezuelana di Margarita.
COLLOQUIO OBAMA-BERLUSCONI - Il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha avuto un colloquio telefonico con il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. I due leader, informa una nota di Palazzo Chigi, hanno avuto una lunga e cordiale conversazione nella quale hanno scambiato informazioni e valutazioni sulla situazione che si è creata in Libia.   Al termine, Berlusconi e Obama hanno concordato di continuare a tenersi strettamente in contatto, consultandosi e lavorando insieme, anche attraverso i rispettivi staff, per fronteggiare la crisi e le sue possibili conseguenze.
NAPOLITANO: "NO ALLARMISMO SUI PROFUGHI" - L'altro fondamentale aspetto della crisi libica riguarda l'emergenza profughi e immigrati. Per il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, "non bisogna cedere ad allarmismi e vittimismi". Il fenomeno, continua il Capo dello Stato, "impone l'esigenza di una forte solidarietà. Non è un problema solo dell'Italia, ma di tutta l'Europa".
PROVVEDIMENTI - Stati Uniti e Unione Europea sono al lavoro per coordinare la risposta da fornire per le stragi perpetrate da Gheddafi. Dopo le telefonate tra Barack Obama, e i principali leader del mondo, ci si attende che per venerdì vengano prese decisioni concrete. Al momento sono due gli scenari più pribabili: la creazione di una no fly zone sui cieli della Libia e l'invio di una missione militare umanitaria. Le due operazioni devono avere il via libera dell'Onu. L’Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza dell’Ue, Catherine Ashton, ha detto che occorre emanare "misure restrittive" nei confronti del regime libico di Muammar Gheddafi per fermare il bagno di sangue. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, al termine di un incontro con l'omologo tedesco Guido Westerwelle ha dichiarato: "L'Italia condivide l’opzione della adozione di sanzioni personali e patrimoniali mirate che dovessero essere proposte a livello europeo".
IPOTESI EMBARGO - Francia e Regno Unito hanno proposto un progetto che prevede "un embargo totale sulle armi", e di affidare al tribunale penale internazionale l'inchiesta per crimini contro l'umanità. A riferirlo è stato il capo della diplomazia francese, Michele Alliot-Marie. La Ue, inoltre, ha deciso di togliere il visto di ingresso in tutti i paesi della Ue e conglerà i beni detenuti sul territorio europeo di Gheddafi.

 
 
 

L'ITALIA DEVE ESSERE AIUTATA PER L'ONDA MIGRATORIA

Post n°953 pubblicato il 25 Febbraio 2011 da ponte.mammolo

Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, torna ad invocare l'aiuto dell'Unione Europea per contenere l'emergenza immigrati causata dalle rivolte in Nordafrica. "L'Italia è in grado di fronteggiarla", spiega, "ma non per tanto tempo". Il ministro, concordando con le stime riferite da La Russa nell'intervista con il direttore di Libero Maurizio Belpietro, ha sottolineato come ci siano "in arrivo un milione e mezzo di rifugiati".
Dall'Europa, continua il titolare del Viminale, "ci aspettiamo sostegno e solidarità, perché quanto sta accadendo non è un problema solo dell'Italia e dei Paesi del Mediterraneo, ma dell'Europa e del mondo intero", ha ribadito Maroni ai colleghi dei Ventisette riuniti a Bruxelles. Sulla possibilità di una redistribuzione degli immigrati in vari Paesi europei, ha continuato, "non mi faccio illusioni. Credo che il burden-sharing sarebbe una cosa giusta. Ma quasi tutti sono contrari".

 
 
 

IN LIBIA NON CI SARA' MISSIONE DI PACE

Post n°952 pubblicato il 25 Febbraio 2011 da ponte.mammolo

L'emergenza in Libia prende una piega sempre più drammatica. I morti potrebbero essere 10mila. L'esodo dal Paese potrebbe raggiungere proporzioni bibliche. In più, come aveva ricordato mercoledì il premier Silvio Berlusconi, la Libia potrebbe essere terra fertile per la crescita dell'integralismo islamico. Questi i temi al centro del colloquio tra il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, e il direttore di Libero, Maurizio Belpietro. L'intervista è stata trasmessa ne La Telefonata di Mattino 5.
Sono vere queste ipotesi sui possibili arrivi di profughi dalla Libia e da altri Paesi?
Sono sicuramente verosimili. già in condizioni normali il punto di partenza dei barconi è la Libia. Il flusso si era sostanzialmente interrotto grazie all'accordo con il Paese e alla mancata partenza. In questa situzione, oltre al flusso normale, vi potrebbe essere un flusso straordinario. In Libia, solo di stranieri, ci sono 2,5 milioni di persone. Una parte di queste potrebbe tentare di raggiungere l'Euorpa: dobbiamo essere pronti a migrazioni bibliche.
Ecco, è vero che la marina militare è stata attivata e sono schierate tre navi nel Mediterraneo per fronteggiare questa invasione?
No, è vero il contrario. E' stata mia iniziativa, mobilitare alcune navi, ma per essere pronte a portare soccorso ai nostri connazionali e, ove occorresse, ad altri cittadini italiani che volessero lasciare la Libia. Poi nel Mediterraneo vi è la presenza di navi abituali. Ma il movimento particolare di navi è stato determinato solo dalla volontà di essere pronti ad una eventuale evacuazione.
Si parla di mettere a disposizione dei siti militari per ospitare i profughi. E' vero?
Al ministro degli Interni con cui sono in costante contatto ho fornito un elenco di luoghi dove si possa immaginare di accogliere le persone che arriveranno. Il villaggio vicino a Sigonnella, sarà destinato a coloro che sono richiedenti asilo.
Ci svela i nomi dei siti?
No, non è il caso, non dipende da me decidere dove siano. E' inutile dare notizie che potrebbero poi non essere confermate. Comunque sono tutte non lontanissime, come regioni, dal luogo dello sbarco. Sono nel centrosud.
Il governo stanzierà dei fondi per quest'emergenza?
Temo di sì, ma il dato importante che molti tendono a sottovalutare è che c'è una forte azione italiana tesa a coinvolgere come responsabilità e quindi come risposta l'Europa, che si appresta probabilmente a mettere anche sanzioni che io considero comprensibili e giustificate, però deve in quel caso avere anche la responsabilità di contribuire alla soluzione. Immaginare che vi possa essere un'esecrazione generale alla quale partecipiamo, un desiderio di tutti che cessi questa condizione di violenza, ma poi non avere dall'Europa un appoggio fote in termini di risorse, se non addirittura come noi ci augureremmo di condivisione e di accoglienza, quindi di suddivisione delle persone che arrivano, ci sembra veramente un atto di debolezza, non di forza, da parte dell'Euorpa. 
Il presidente Usa ha detto che non ci si può fermare alle sanzioni, forse ha ipotizzato addirittura qualcosa di più. Si discute di una missione di pace?
Non credo che sarà ipotizzata perché non credo che siamo nelle condizioni per cui le missioni di pace sono mai state attuate. Però se la situazione si evolvesse tutto si può modificare. Al momento non la abbiamo mai preso in considerazione.
Secondo lei questo vento che percorre i Paesi del nordafrica, è di libertà o c'è il rischio che poi tutto precipiti in mano al fondamentalismo islamico?
Vede, essere troppo tranchant nelle valutazioni è una caratteristica che è consentita ai giornalisti e un po' meno ai politici. Ma se devo non essere reticente, credo che ci sia una somma di motivazioni. Sicuramente un anelito a maggior diritti di libertà c'è, lo si vede dal fatto che ci sono molti giovani. E, non solo per la Libia, c'è anche la povertà. L'altro elemento che ci preoccupa naturalmente, è l'infiltrazione dell'estremismo islamico. Questo c'è sicuramente nella Cirenaica, nella parte orientale della Libia, che secondo noi è già a forte rischio di influenza islamica. Addirittura si parlava di proclamazione dell'Emirato Islamico della Cirenaica. Non perché siano solo loro a scendere in piazza, ma perché i Fratelli Musulmani sono sicuramente la componente più strutturata e in grado di prendere il sopravvento. Quindi c'è una somma di motivazioni, molte nobili, ma alcune pericolose. Noi abbiamo il dovere, poiché la Libia è a un trio di schioppo, di essere prudenti e di non lasciarci andare a valutazioni troppo semplicistiche.

 
 
 

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