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GOURMET

Post n°92 pubblicato il 12 Febbraio 2017 da angi137
 

Masayuki Qusumi - Jiro Taniguchi

GOURMET - GOURMET 2

Planet Manga - Panini Comics

Traduzione Claudia Baglini (Gourmet) e Susanna Scrivo (Gourmet 2)

 

Stavo finendo di scrivere questa recensione quando mi è giunta la notizia della morte di Jiro Taniguchi, il mangaka disegnatore di Gourmet. La notizia mi ha colpito in modo particolare in quanto questo signore gentile e pacato mi era molto simpatico.

Ma che cos'è Gourmet? Con che cosa ci ha lasciato questo autore così giapponese e, insieme, così europeo? Come si è sposato il suo tratto particolare alle sceneggiature di Masayuki Qusumi? Insomma, perché ha avuto tanto successo?

Immaginiamo un piccolo imprenditore che viaggia per ottenere commesse alla sua ditta di importazioni. Viaggia in treno, in metropolitana, occasionalmente in auto, molto a piedi. Nei suoi piccoli e grandi viaggi si ferma per il pranzo cercando locali invitanti dove potersi rilassare, perché il nostro eroe è un autentico buongustaio e cerca sempre il cibo migliore, ma anche l'ambiente più confortevole e il prezzo più conveniente. Dotato di un buon istinto, di solito riesce a soddisfare il suo palato esigente con qualcosa di buono.

Ecco, la trama di Gourmet è tutta qui. Sembrerebbe noioso fino alla morte, eppure più si leggono le storie di Kodoku no Gorume (così in giapponese), più se ne vorrebbero altre. In questo piccolo universo dove passa gente ordinaria, ciascuno impegnato nelle sue piccole, ordinarie faccende e dove il massimo dell'avventura è rappresentato da un cliente ubriaco o da un gestore maleducato, il cibo diventa un modo di leggere la vita, delicato e discreto. Gocce che vengono lasciate cadere qua e là e risvegliano una frescura sopita: l'ombra di un antico amore a Parigi, un sogno in cui si rivede bambino col padre, alcune sequenze in cui rivela inaspettate doti di judoka, o un'acuta ironia e una pacata gentilezza d'animo. Ci si scopre a volerne sapere di più su questo personaggio schivo, solitario, un po' banale eppure acuto osservatore del mondo che lo circonda.

La cosa curiosa è che la seconda serie di Gourmet è uscita a vent'anni dalla prima e apparentemente non è cambiato quasi nulla. Ora il protagonista viaggia con un notebook, ma il completo da ufficio è sempre lo stesso. Anche le situazioni in cui si imbatte sono molto simili e se ora azzarda qualche incursione appena più ardita nella cucina straniera (pizza, cucina coreana, algerina, hamburger...) è comunque sempre alla ricerca di una grande ciotola di riso bianco con cui accompagnare le sue pietanze.

C'è da dire che forse la differenza con l'Occidente si notava di più vent'anni fa, quando nella prima serie si parla di novità (per quel tempo) come i walkman, i supermercati aperti tutta la notte o un ristorante in un centro commerciale: cose che potevano esserci a Tokyo o a New York, ma che in Italia erano ancora fantascienza. A volte invece si scopre il Giappone più provinciale, quello fatto di piccoli locali alla buona, di cucina casalinga, ma anche di pregiudizi, di obblighi opprimenti, di pettegolezzi... ciò nonostante il nostro eroe non vorrebbe vivere altrove, nemmeno a Parigi, perché è proprio questo Giappone schivo e testardo, ma anche accogliente e semplice, che lui ama. Poi, anche se qualche volta si rievoca il dolce fantasma di un amore svanito, non ci sono donne nella vita del nostro gourmet solitario, né incontri femminili. Quando mangia, mangia da solo e niente si deve mettere fra il cibo e il piacere di gustarlo. È un momento di intimità quasi amorosa, prima nell'aspettativa di quello che verrà servito, poi nella contemplazione e infine nel gusto che smuove sentimenti e ricordi. Sembra quasi di sentirlo il sapore di quei piatti così minutamente descritti e magistralmente disegnati.

Il tratto di Taniguchi, in questo, è insieme molto giapponese e molto occidentale, un po' fusion, come certa cucina, e il risultato sorprendentemente funziona.

 "Dopotutto è riso! E per noi il piatto principale è il riso, poi ci sono i condimenti e il brodo! Se ci sono queste colonne portanti sei in Giappone ovunque" esclama il protagonista pranzando in un ristorante algerino a Parigi nell'ultima tavola del manga. Ecco, questa è forse l'essenza.

Un poco di nostalgia, e una piccola felicità.

 

 

 

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