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Il blog del malcontento democratico

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Civati, Rutelli e quelli che non sanno perdere

Post n°342 pubblicato il 27 Febbraio 2014 da dott.nippur

Le cose in Italia cambiano abbastanza rapidamente. Siamo passati da un #staiserenoEnrico al nuovo governo Renzi senza quasi accorgerci. E Renzi in questi giorni sembra abbastanza attivo, insomma l'opposto di Letta nei suoi 300 giorni di governo.

Ma c'è una cosa che non cambia mai in Italia: la gestione del dissenso nel PD. E questo forse è il limite di un partito che ha al suo interno dei meccanismi forse fin troppo democratici. Sì perchè non è possibile che ogni volta che un candidato perde le primarie si senta obbligato a fare una scissione. No, davvero è una cosa che non si riesce a capire.

Ricapitoliamo. Da ormai una decina di anni nell'Ulivo prima e nel PD dopo si fanno le primarie per stabilire che sarà il segretario e il candidato premier. Generalmente a queste primarie partecipano personaggi di spicco, i leader del partito che si confrontano pubblicamente sui vari temi, presentano i loro programmi e lasciano alla totalità degli elettori di decidere quale sarà il segretario o il candidato premier. In un partito sano il perdente si adegua alla maggioranza, continerà ad esprimere il suo dissenso all'interno del partito, discuterà le varie scelte e si ripresenterà alle successive primarie tentando di vincerle. Nel PD da alcuni anni invece vige una nuova regola: se gli elettori non mi votano io esco dal partito e  faccio una nuova formazione politica. Ha fatto così Rutelli alcuni anni fa, fondando l'Api e cominciando una serie di giravolte politiche da far venire il mal di mare. Lo sta facendo Civati in questi giorni, minacciando un giorno sì e l'altro pure di uscire dal PD e di fondare un nuovo partito più a sinistra. Mi chiedo: ma perchè Civati si è presentato alle primarie se poi alla fine se ne va dal partito? Che senso ha?  

Forse le primarie stanno perdendo il loro originario scopo: cioè quello di far partecipare gli elettori alla scelta del leader. In realtà stanno diventando delle vetrine per lanciare politici che poi si impegneranno alle iniziative personali. E forse per questo comincio a pensare che non servano a nulla. E su questo comincerei a meditare se fossi nei dirigenti del partito.

 
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