Cerco l'incastro dei pensieri, come pezzi colorati di un puzzle, ma il colore a volte è un inganno... e il nero prende il sopravvento. Lo sentivo, lo percepivo nell'enfatizzare l'allegria, che era una maschera. La conosco bene, l'ho indossata tante volte e ogni volta le lacrime trapassavano perfino lei. E la maschera rideva beffarda insultando quel sordo dolore.
L'ho smessa, ma è sempre lì. Mi fissa.
Quante volte il suo richiamo mi ha stregata.
L'ho amata. L'ho odiata.
Ad un tratto ho avuto la forza di resisterle, ma non di liberarmene.
E odio questo senso di inadeguatezza, odio la falsa aristocrazia dei sentimenti, odio quei beceri luoghi comuni secondo i quali si debba pagare per le scelte altrui.
Risuona ancora una volta nella mente quel rombo tuonante e torna la voglia di fuggire via alla ricerca di quel tassello mancante, per rinascere come una fenice dalle ceneri del mio cuore.
Per ultimare il puzzle cerco un pezzo di cielo rasserenante, un prato verde bagnato di rugiada, per poter togliere le scarpe strette e camminare a piedi nudi, un soffio di vento che scompigli i capelli e giochi con il mio vestito, ricomponga la polvere residua dei sogni infranti contro la muraglia delle mia vita e me ne renda nuovamente la regìa.