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Lo strapiombo è una voragine ribollente, un tumulto che fa erompere all'improvviso una colossale fontana di rabbia esalata con ansiti fitti dalla terra e le immagini rampollano come cose tangibili a una velocità ebbra di pensieri e metafore che non danno modo di farsi registrare. Se prima gli occhi erano nutriti di rugiata mielata, ambrosia del paradiso ora... PROSPETTIVE CAPOVOLTE. In uno stato di fusione con l'anima del mondo. Angoscia senza fitte. Vacua, tetra e tenebrosa. Soffocante, dolente, inerte, angoscia. Il mio destino torna ad allinearsi a quelli di tanti altri, gente stretta alla gola da uno stupefacente inebetizzante. La mia poetica torna ad essere un'algebra, cifre i processi associativi. Giacere sotto la maledizione della noia invincibile, sgomentevole. L'esistenza torna ad essere un'oasi d'orrore in un deserto di tedio. Unico modo per tornare a sentire la vita è l'uscita dal mondo. Da un'inferno acquistato su richiesta senza merito. Da questo labirinto privato, entro una costruzione che prima o poi mi crollerà addosso. Una malattia tediosa e monotona e segreta. Resta un netto e vivo ricordo di abbaglianti splendori, vivaci particolari che si stagliano ancora in un chiarore sprezzante, beffardo. Come quando si copre un quadro ad olio con un vetro , i serbo. Per gustarli in seguito come stille preziose, custodite gelosamente. Per proteggerli dall'acido della realtà, di quel tergicristallo che spazza via dal vetro la pioggia .L'unico modo per avvertire la felicità è sedersi sulla soglia dell'attimo...obliando il passato, e forse anche il presente.
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