Creato da profumo_di_caffe il 14/01/2007
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Messaggi del 04/04/2012
Tarsem Singh finalmente a suo agio dentro i toni e i temi forti della fiaba più famosa del mondo
Marianna Cappi
Dopo la scomparsa del re magnanimo, la perfida regina ha rinchiuso la figliastra Biancaneve nel palazzo e ha preso il controllo del regno, sperperando il denaro del popolo e vessando corte e servitori. Il giorno del suo diciottesimo compleanno, però, Biancaneve esce di nascosto dalla reggia per andare a vedere con i propri occhi in che condizioni si trova il reame che il padre le ha lasciato, e s'imbatte prima in un ricco e giovane principe di passaggio e poi in sette nani briganti, che l'aiuteranno a trovare il coraggio di ribellarsi alla matrigna.
Tarsem Singh rilegge la fiaba più famosa del mondo in chiave divertente e per fortuna non troppo demente, realizzando quanto di più simile ad un film d'animazione si possa fare in live action.
I rimaneggiamenti della storia non sono pochi e riguardano principalmente la trasformazione dei sette nani in una gang del bosco, la presenza di una bestia misteriosa e la ridefinizione di Biancaneve in una sorta di Robin Hood cui non manca né la coscienza (autocritica) di classe né quella di genere. Tuttavia, il film non tradisce mai veramente il cuore della fiaba. Sintetizzato con maestria e traslato nel prologo il lungo sonno di Biancaneve, che viene a coincidere con la sua infanzia e dunque con l'età dell'inconsapevolezza sessuale, veniamo subito informati che lo spettacolo al quale stiamo per assistere è la "vera storia" di Biancaneve, come solo il punto di vista della regina può restituirla ("Mirror Mirror" è il titolo originale). Poi vedremo Julia Roberts e Lily Collins contendersi il principe, la prima a colpi di umorismo e cattiveria, la seconda a colpi di bastone e battiti del cuore. Anziché tradire, dunque, il racconto universalmente noto, il film esplicita una verità nascosta, poiché Biancaneve è sempre stato il racconto della gelosia di una "madre" per la figlia: di qui la sostanziale passività della giovane e la perfida attività della donna matura, terrorizzata dall'idea di invecchiare e periodicamente inghiottita dal proprio specchio come Narciso (un'altra immagine che il regista esplicita con efficacia).
Il fatto inequivocabile che Tarsem Singh sia decisamente più portato per l'arte dell'immagine che per quella della narrazione, inoltre, fa sì che Biancaneve si offra a lui come un palcoscenico ideale. Data per scontata la tenuta della sceneggiatura (che ha superato secoli di "test di gradimento", ricorda il film stesso), il regista può sbizzarrirsi in alcune sequenze visionarie (la migliore delle quali è quella dei burattini mossi dalla magia nera), per una volta senza apparire fuori tono o sopra le righe. Indispensabile, a questo scopo, la complicità dei suoi collaboratori fissi, Tom Foden alle scenografie e Eiko Ishioka ai costumi.
(www.mymovies.it)
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