Creato da lacky.procino il 07/05/2010

A MODO MIO

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Hitler, Mussolini, ebrei, boia di Sobibor e la mia insonnia.

Post n°421 pubblicato il 25 Maggio 2012 da lacky.procino
 
Foto di lacky.procino

Spesso la notte mi diventa nemica e, evitando di ricorrere a rimedi di tipo chimico-farmacologico, cerco di raffreddare il cervello.

Leggere e scrivere può rivelarsi un ottimo strumento aiuta-sonno.

Ed è cosi che mi sono trovata davanti ad argomenti complessi: Nazismo, razzismo, schiavitù, e la mia insonnia.

John Demjanjuk era uno dei protagonisti della mia nottata insonne.

Uno degli ultimi nazisti ancora al mondo.

Ha partecipato allo sterminio di 28 mila esseri viventi ed è morto a,

ben 91 anni di morte naturale in una tranquilla casa di riposo?

Azz.. Il boia è riuscito a farla franca per tutta la vita.

Questa cosa mi urta ma la testa mi parte e va in gira per poi fermarsi a Venezia.

il luogo dell'incontro storico tra due personaggi singolari: Mussolini e Hitler.  Hitler si presentò vestito con un impermeabile sgualcito.

Il duce e i suoi ministri in divisa, stivali, fasci littori e bandiere.

Mancavano solo gli schiavi africani con le trombe vestiti di pelle di leone.

Da allora Hitler decise di copiare tutto dal fascismo.

Tranne una cosa: l’albo professionale dei giornalisti creato da Mussolini nel 1925, unico al mondo, un albo nel quale si dovevano iscrivere i giornalisti.

L'argomento è interessante ma la mente mi parte di nuovo in viaggio e mi porta al quadro firmato da Michael D'Antuono ispirato all'omicidio del 16enne afroamericano Trayvon Martin.

Abbattuto da un vigilante a colpi di pistola mentre a piedi si recava a casa del padre.

La legge è stata invocata dal suo killer Zimmerman che ha affermato di essere stato costretto all’autodifesa perchè il ragazzino nero, senza ragione l’aveva preso a pugni.

Tanto è bastato perchè la polizia non lo fermasse nemmeno.

Assicurando cosi, lo scenario atavico di omicidio e impunità che forma gli incubi “razziali” dei neri americani.

Mi trovo circondata dai fantasmi della lunga e colpevole scia di neri impunemente assassinati sulla coscienza del sistema USA sociale ed economico basato sullo schiavismo.

Laddove,

le armi da fuoco sono uno stile di vita.

Un sentimento condiviso dalla moltitudine di americani per cui il diritto al porto d’armi è un articolo di fede.

Un sentimento fondante e passionale che si accorda con la visione manichea, individualista, paranoica e arcigna della vita collettiva.

Traccia tangibile di una cultura basata sulla prerogativa assoluta della polizia di chiudere con “forza letale” ogni episodio di “non-compliance”, di mancato rispetto degli ordini impartiti, che si tratti di fuga, movimento troppo brusco o portamento minaccioso.

La logica non fa una grinza:

la polizia degli USA è talmente letale che se la chiami, potresti rispondere di omicidio.

Di nuovo mi parte la testa e una vocina mi suggerisce di ascoltare un pezzo di jazz.

Il jazz mi porta a fare un giro nella storia.

Mi trasporta fino alle piantagioni di cotone dove nato il jazz.

Dove i neri, deportati negli Stati Uniti, esprimevano il loro allucinante dolore per essere stati strappati alla loro terra e trasformati in schiavi.

Con un senso di disgusto, la testa finalmente si ferma

e il resto è sonno.

 

 

 
 
 
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