Creato da lacky.procino il 07/05/2010

A MODO MIO

Guardo, Leggo, Sorrido E,

 

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Era la festa dei lavoratori. Ora è la festa dei disoccupati.

Post n°814 pubblicato il 01 Maggio 2015 da lacky.procino
 

Recessione dura, ma all'italiana.
Il calo della produzione equivale a un calo dell'occupazione.
Una recessione si traduce in centinaia di migliaia di posti di lavoro in meno.
In Italia l'occupazione salirà e scenderanno gli stipendi.
E' il trend degli ultimi anni.
Come funziona?
Si trasforma un lavoratore dipendente in precario.
Un terzo dello stipendio di prima, addio alla pensione e nessuna sicurezza sul lavoro.
L'equazione è semplice.
Più recessione = meno stipendio, più precari e più caduti sul lavoro.
Il numero di precari è arrivato a circa 3.315.580 nel 2012.
C'è spazio per migliorare l'intera popolazione italiana.
L'abolizione dell'articolo 18 di cui si discuteva, è in fondo, un aiuto alla crescita del precariato e dell'occupazione.
(E anche dei morti di fame) 
La recessione è mondiale ma, la coppa del mondo l'abbiamo già vinta noi.
Siamo gli ultimi degli ultimi, ma proposte reali per il rilancio del Paese non ci sono.
Il motivo è semplice: per cambiare vanno travolti gli equilibri sui quali si regge il Sistema.
Che da solo non si riformerà mai.
Quanti sono rimasti a produrre reale ricchezza in Italia?
Quanti sono i parassiti?
I primi diminuiscono, i secondi aumentano a vista d'occhio insieme ai precari, ai nuovi poveri, al debito pubblico.
Prima dell'euro si svalutava la lira, oggi si indebita, con allegria, la Nazione con nuove emissioni di titoli di Stato.
I problemi economici del Paese, per esempio l'Alitalia, si risolvono indebitandolo.
Ma la corda si spezzerà.
Nel 2008 abbiamo pagato circa 70 miliardi di euro di interessi sui titoli emessi.
Nel 2009 gli interessi erano di più, per tre motivi.
Il primo è che l'Italia a rischio e, per competere con i titoli di Stato degli altri Paesi deve garantire interessi più alti.
Il secondo è che il debito pubblico aumenta.
Il terzo è che la nostra produzione sta calando.
Alla catastrofe, ma con ottimismo.
Il primo maggio era la festa dei lavoratori.
Ora è la festa
dei disoccupati.

 

 
 
 
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