Psico-comunicazioneBlog del corso di psicologia della comunicazione |
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Post n°53 pubblicato il 18 Gennaio 2007 da dualcio
A esami finiti non ci resta che tenere aperto questo blog (almeno per non darla vinta a ispettorenardo!! ....ovviamente è una battuta, non polemizziamo!! ) Argomenti...mmm...non so, a me interessa il discorso della creatività e anche aumentare la consapevolezza del proprio stile...che ne dite? Possiamo usare questo blog per proporre delle piccole e semplici esercitazioni, così da non perdere le capacita che abbiamo ri-acquisito (faticosamente! ) in questo corso, e testare effettivamente l'efficacia dell'apprendiemnto on line...no? fate sapere che ne pensate claudio |
Post n°52 pubblicato il 09 Gennaio 2007 da dualcio
Ma non scrive più nessuno? a me piaceva l'idea di un blog su questi argomenti e sarebbe bello portarlo avanti, no? tutti pronti? siete carichi? è confermata l data del 16, no? Se dovesse leggermi psicocomunicazione pongo una domanda: le modalità sono le medesime dell'altra volta per noi frequentanti? ciao-ciao claudio Ps: un'ultima cosa: ma voi riuscite a prenotarvi per l'esame? Io non lo trovo sul sifa...uffa! |
Ecco il link alla versione inglese (praticamente identica a parte le scritte finali): http://www.youtube.com/watch?v=LV7mXtPjOks |
Cari ragazzi, come potete notare dal numero di views(per ora 87) youtube, il video sta iniziando a diffondersi, riscuotendo, a quanto pare molto successo. Mi fa davvero piacere, tra l'altro l'ho mandato ad Alessandra Pescetta,la regista con la quale collaboro e che a vinto l'hanno scorso il leone di bronzo al festival della pubblicità di Cannes per uno spot sociale sull'anoressia (lo potete vedere su www.alessandrapescetta.com alla voce "commercials" si chiama ass. FORUM CRISALIDE "Reverse") ex-aequo con Spike Lee(!) e mi ha detto che le è piaciuto davvero molto (vi assicuro che non ha gusti facili e che fa complimenti solo quando è convinta). Io e Barbara abbiamo pensato di farne anche una versione internazionale (con le scritte finali in inglese) e vediamo che succede... Complimenti ancora a tutti. Alessandro |
Post n°49 pubblicato il 15 Dicembre 2006 da psico_comunicazione
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Seguo il consiglio della nostra prof e metto il mio commento al messaggio sullo spot come post, così che possiamo dibattere un po' su questa tecnica comunicativa (a chi interessa ovviamente!). Lo posto così com'è perchè non sono ancora molto in condizione di riscriverlo... interpretatelo come commento! Claudio
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Post n°47 pubblicato il 14 Dicembre 2006 da ape_regina85
Ho fatto tanta fatica a capirlo e quando l’ho capito ho pensato a lungo a come spiegarlo…
Ma sarò ancora in tempo?? COMUNICAZIONE E SIGNIFICATO Il significato nella vita delle persone è molto importante, la comunicazione è intrisa di significati sia estrinseci che intrinseci. Ma la comunicazione non è solo lo scambio di parole tra un gruppo, tra due persone ecc, la comunicazione è fatta anche di espressioni, di gesti… Ma non tutte le persone colgono nelle parole, nei segni, nei gesti lo stesso significato;dobbiamo dire infatti che il significato cambia in base al contesto in cui è inserito
Pensiamo ad esempio alla croce…
Quante croci conosciamo? E’ stata utilizzata nell’antichità per diversi scopi soprattutto per martiri o affissioni di cadaveri, ed è stata rappresentata in diverse forme: Fino a pochi anni fa la croce era portata solo dai francescani, rappresenta tutt’oggi la loro devozione a Dio; Ora è diventato un segno ornamentale, infatti è un gioiello molto venduto. Questo è un caso nel quale il significato cambia in base al contesto. Infatti guardando una persona che indossa una croce non pensiamo che sia legata a Dio o alla chiesa, pensiamo alla croce come ornamento.
Ma le diverse culture come interpretano la croce?
Partiamo da noi: la nostra cultura associa alla croce, così come il cocrifisso, la morte di Cristo. Ma anche nella nostra cultura la croce può cambiare significato infatti per i credenti è considerata un simbolo per mezzo del quale sono state cacciate le tenebre ed è ritornata la luce. Dunque per i credenti la croce una risorsa veramente stupenda e impareggiabile diverso è il discorso per gli atei.
Per l’islam ad esempio la croce ha invece un significato sapienziale. Simbolo delle due direzioni dell'essere (verticale) e del fare (orizzontale) , l'una dell'Anima l'altra della psiche e della materia . Il centro è il Cuore. La psiche si manifesta nel mondano, nel corporeo, nella dimensione orizzontale dell'agire, della parola ma fa anche da ponte con l'Anima Divina nell'atto della introversione, della contemplazione, del sentimento che si raccoglie ricettivo sul mistero dell'Essere. La verticalità si riflette nell'orizzontalità come il cielo nel mare. In quest'ultimo tutto è forma e divenire ma specchio di un'unica Realtà.
Abbiamo potuto constatare uno stesso simbolo in due contesti e culture totalmente differenti. Ancora la croce può rappresentare il sole(che nell’antichità era considerato una divinità), la vita,come l’Ankh.
Si pensi ad esempio alla swastika, in alcuni disegni tibetani le braccia della swastika appaiono anzi sovrapposte in modo da simboleggiare la accoppiamento tra l'uomo e la donna, quindi il momento della creazione della vita. Anche il nazismo utilizza come simbolo la svastica e molti altri segni celtici infatti la cultura celtica è stata assorbita dal nazismo in generale.. i simboli come la croce celtica sono stati assorbiti dal nazismo in quanto simboli dei popoli del nord che loro giudicavano il punto di nascita della razza ariana e quindi erano i simboli dei padri fondatori ariani. Parlando di nuovo di simboli pensiamo alla croce rossa; Nel 1863, i delegati del Comitato Internazionale di Soccorso ai militari feriti - il futuro Comitato Internazionale della Croce Rossa - scelsero, in omaggio alla Svizzera, una croce rossa su fondo bianco, ottenuta invertendo i colori della bandiera della confederazione elvetica. Un simbolo semplice, universale, facilmente riconoscibile a distanza e conosciuto a tutti. Queste furono le vere ragioni che fanno oggi capire come non vi fosse alcuna volontà di dare all’emblema della croce rossa una connotazione religiosa ma comunque ben interpretata da tutti.
Pensiamo poi ai modi dire:
L’esclamazione mi ha messo in croce, significa letteralmente che la persona è stata crocifissa, ma nel contesto di una comunicazione potrebbe voler dire che ha passato una vita d’inferno!
Per concludere bisogna dire che il significato dipende sempre dal contesto, ed in base al contesto il messaggio può essere interpretato in tanti modi, infatti,non sempre viene recepito nel modo corretto. Bisogna considerare infatti il rapporto tra il mittente e il destinatario, la cultura e il contesto che è parte essenziale e integrante della comunicazione
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Post n°46 pubblicato il 13 Dicembre 2006 da dualcio
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Post n°45 pubblicato il 13 Dicembre 2006 da thebonini
Ecco a voi il link dello spot http://www.youtube.com/watch?v=Rk-I7Ql5NZM Considerando le riprese realizzate in fretta e furia ed il tempo di elaborazione dell'idea (10 minuti) credo che il risultato non sia male. Appena tornato a casa quando ho visto il girato temevo avessimo tralasciato qualcosa e che il messaggio non passasse. Poi, dopo aver cercato di sottolineare alcuni aspetti col montaggio ho fatto vedre la prima "bozza" a persone che non sapevano nulla dell'idea di base ed hanno colto immediatamente il messaggio (non è sempre scontato con i video). Ora vorrei sentire i vostri pareri sul video e sull'esperienza in sè. mi aspetto inoltre DA TUTTI riflessioni sulle diversità nell'eleborare un messaggio con un codice più complesso come quello audiovisivo... |
Post n°43 pubblicato il 06 Dicembre 2006 da ispettorenardo
rileggendo bene tutti i post, da osservatore esterno, ho notato che ci sono i lavoretti, fatti piu' o meno bene, che vi portano a casa i punticini extra, e poi una serie di languidi e mielosi elogi per la bellezza dei corsi, per quanto sia "interessante" (odioso e insignificante aggettivo) la materia trattata... poco altro. sono intervenuto io da esterno e ci fosse uno che mi ha risposto. solo perchè una risposta a me non da' punti? io non so se siete dei furbetti un po' pigroni o cos'altro, mi togliete questa curiosità? siete comunicatori? davvero? a me avete solo mostrato il silenzio e non venitemi a dire che il "silence speaks much louder than words" perchè in questo caso non ve la cavate così agevolmente... qual era la mia domanda? andate a cercarvela, almeno questo... buona giornata a tutti psychokiller |
Post n°42 pubblicato il 05 Dicembre 2006 da joel17
Ciao a tutti! Molto ma molto affascinante è stata la lezione sul linguaggio cinematografico. Era interesante entrare nei dettagli dove io non ero mai entrata.La cosa che mi è piacuta di più è stata quella di come cambia il significato di una immagine o sequenza diciamo cambiando la musica.Era interesante e secondo me si possono realizzare anche cose molto belle.Oppure di come un piccolo effetto o una ripresa un po diversa o particolare ti può dare un messaggio diverso. E noi,anche da non protagonisti possiamo provare a giocare un po con i filmatini e vedrete quante cose possiamo fare.Dai metetevi in prova :) |
Post n°41 pubblicato il 03 Dicembre 2006 da ispettorenardo
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Ciao ragazzi. Tutto bene?
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Post n°39 pubblicato il 24 Novembre 2006 da dualcio
Leggendo questo capitolo mi sono venuti
1 – il quadro di Magritte “Ceci
2 - la canzone di Fabrizio de Andrè
Entrambi questi prodotti mediali
Discorso simile si può fare con
Un uomo onesto, un uomo
Gli disse portami domani,
[...] Le vene ai polsi lui si
Gli disse lei ridendo
[...] Fuori soffiava dolce il
Non so se c'è
del brano perché
Il ritornello (tralalalalla
Insomma, per metterla in
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Post n°38 pubblicato il 21 Novembre 2006 da psico_comunicazione
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Post n°37 pubblicato il 20 Novembre 2006 da ilMaro
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Post n°36 pubblicato il 17 Novembre 2006 da joel17
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Post n°35 pubblicato il 16 Novembre 2006 da Kevorex
Quante cose nella vita ci appaiono in superficie semplici e scontate, e, per mancanza di tempo, voglia, o input adeguati, non ci soffermiamo un attimo ad esaminare più in profondità? Moltissime. Una di esse è il significato. Provate a fermare uno sconosciuto per strada e ditegli “ieri abbiamo potato l’erba”. Una frase banalissima no? L’azione che denota è chiara e comprensibile per chiunque, eppure il malcapitato probabilmente vi guarderà come se vi fossero spuntate le antenne. Tralasciando le implicazioni sociologiche che sono alla base di parte del suo stupore (ad es. la sorpresa e la diffidenza per la vicinanza con uno sconosciuto), il suo disorientamento iniziale è dovuto, nel caso della frase sopraccitata, a 1 – il soggetto sottinteso “noi” che non dà alcuna indicazione su chi abbia effettivamente compiuto l’azione di potare l’erba, e soprattutto 2 – il mancato inserimento della frase in un contesto. E’ principalmente sul secondo punto che desidero soffermarmi nella seconda parte di questa relazione. Ma vediamo ora altri simpatici esempi in cui il significato, per motivi di volta in volta differenti, è qualcosa di vago e assolutamente fraintendibile. Persino una semplice parola può essere, in casi particolari, oggetto di ambiguità, soprattutto qualora non sia inserita in un contesto chiaro (ma d’ora in poi eviterò di specificare ogni volta questo punto). Pensiamo ad esempio al termine “granata”… Non è un caso che l’abbia scritto in quel colore, dato che esso è, in effetti, il primo significato che la parola può assumere. Granata, però, è anche un sostantivo che può benissimo essere inteso come sinonimo di bomba, proiettile, ed è forse questo il significato più comune che gli viene attribuito. Non credo, infine, che molti conoscano la granata di saggina, che è un tipo particolare di quella saggina che viene utilizzata per realizzare le tipiche ramazze. Passiamo ora ad un esempio un po’ più complesso e, se vogliamo, pittoresco. “I vitelli dei romani sono belli” è una frase latina un po’ strana ma senza dubbio dal significato compiuto. Avete letto bene, latina. Tradotta in italiano diventerebbe “Vai, o vitello del dio romano al suono della guerra”… Certo è difficile immaginarsi una scena di questo tipo, ma il significato, perlomeno dal punto di vista meramente lessicale, non lascia spazio ad incertezze di alcun genere. Questo esempio molto particolare serve a capire che in alcuni casi persino la stessa frase (o meglio, lo stesso accostamento di sillabe) può comunicare, in due diversi idiomi, due concetti completamente separati. Continuando a cavalcare il binomio significato-idioma, ma passando ora ai giorni nostri, vediamo il caso, molto specifico ma altrettanto carino, dei cosiddetti modi di dire intraducibili. Restiamo nell’ambito dei modi di dire, ma tentiamo ora di esaminarne uno un po’ più approfonditamente. E’ chiaro a tutti ciò che si intende quando si afferma che qualcuno si sta “arrampicando sugli specchi”. E’ interessante però notare che chiunque pronunci questa frase non fa alcun riferimento (nemmeno mentale) al suo significato letterale, cioè il fatto di tentare materialmente di arrampicarsi su di una superficie riflettente, ma astrae inconsciamente da esso il concetto di manifesta inutilità di tale gesto per applicarlo al contesto attuale in cui è stato esclamato il modo di dire. In questo caso quindi, il significato letterale di ciò che si dice viene lasciato da parte, per cogliere invece solo il senso della metafora in questione e applicarlo di volta in volta a casi differenti, i quali non hanno ovviamente alcun legame con il senso letterale insito nelle parole “arrampicarsi sugli specchi”. Abbiamo accennato, all’inizio, all’importanza che rivestono il contesto e la sua relazione con il significato. Ritengo giusto sottolineare nuovamente quanto sia rilevante che un vocabolo, una frase, o un intero discorso, siano inseriti all’interno di un contesto ben chiaro e definito che ci permetta di coglierne appieno il senso. Il contesto dunque non è solo la cornice del significato, bensì il suo vero e proprio sfondo, senza il quale esso perde immensamente valore e, se vogliamo, colore. Riguardo a questo fondamentale aspetto della comunicazione vediamo un solo esempio, che spero però sia estremamente chiaro e non fuorviante.
“Silenzio, per favore”
Una frase semplicissima, vero? Anche il suo significato, in apparenza, è lampante e non lascia spazio a molte interpretazioni. Però… tanto per cominciare, provate un attimo a chiudere gli occhi e ad immaginare (se non l’avete già fatto) un contesto materiale all’interno del quale possano essere pronunciate queste parole. Sicuramente ognuno di voi avrà pensato a situazioni, luoghi molto differenti fra loro che però possono essere in ugual modo perfetti per la frase di cui sopra (o meglio, è la frase che si adatta molto bene ad essi). Inoltre, al variare del luogo concreto variano anche i soggetti ai quali la frase può essere rivolta, e questo non è affatto un elemento da sottovalutare in merito alla comprensione completa del suo significato. Ma le possibili differenze non sono finite: anche il soggetto che pronuncia questa frase ha un ruolo fondamentale, dato che essa può assumere, a seconda dei casi, il tono di una preghiera (immaginatevi un insegnante di scuola elementare esausto per le intemperanze infinite dei suoi alunni), di una richiesta più o meno garbata (il custode di una biblioteca che esige il rispetto della regola del silenzio), o di un’imposizione (non fatevi ingannare dal “per favore”, l’espressione può essere esclamata anche in maniera secca e scortese; pensate ad un individuo stressato che si reca al cinema per rilassarsi un paio d’ore, e si becca nei posti dietro al suo due ragazzini che non fanno altro che ciarlare, seppur a bassa voce, per tutta la durata del film…). E’ chiaro, insomma, che in questa frase così breve e così semplice, la quale non dovrebbe far nascere nessun dubbio di sorta, possono essere contenute talmente tante sfaccettature di senso - più o meno - differente che sarebbe folle tentare di trovarle ed elencarle tutte una per una.
In conclusione… Trovo suggestivo pensare che si possa rappresentare visivamente una frase di questo tipo come un lungo corridoio bianco in stile Matrix, con molte porte in apparenza identiche, su entrambi i lati, le quali però si affacciano su contesti estremamente differenti e che, una volta aperte, rivelano la presenza (o meglio, compresenza), prima nascosta, di molteplici significati, e permettono di raggiungerli. |
Post n°34 pubblicato il 15 Novembre 2006 da ilMaro
Significato
...Oggettivo o soggettivo? Nel corso degli anni il significato è stato spesso oggetto di studio, per riuscire a darne una definizione precisa, completa e per capire come si giunga a comprenderlo. In via più semplice, il significato di una parola o una frase può essere visto come dato dal collegamento tra il linguaggio e la realtà. Prendiamo ad esempio la parola matita: ad essa corrisponde un oggetto reale e quindi posso fare una rappresentazione mentale di tale oggetto, cioè la posso visualizzare nella mia mente. Il significato sarebbe dato proprio da questa relazione. Lo stesso vale per frasi più complesse, come ad esempio il cane è seduto, in quanto posso fare un rappresentazione mentale della realtà descritta dalla frase stessa. Inoltre si può anche fare riferimento ad un mondo possibile, che non rappresenta l'effettivo stato delle cose. Prendiamo ad esempio la frase il sole è azzurro: pur non essendo effettivamente reale, sono in grado di rappresentarlo mentalmente. Altra componente che partecipa alla formazione del significato è la lingua (intesa come sistema comunicativo), perché la struttura di una frase o di un testo ne vincola e modifica la rappresentazione mentale. Basti prendere la frase "La capitale del Tavindo è Lunesia": Tavindo e Lunesia non sono due parole esistenti, però dalla conformazione della frase si può capire lo stesso a cosa si riferiscono (Tavindo uno stato, Lunesia una città). Se ci fermassimo qui con la nostra analisi, si potrebbe affermare che il significato sia prettamente oggettivo. Però non non si possono tralasciare i processi mentali collegati alla comprensione del significato, perché il linguaggio è un'attività che non può essere considerata separata dalle altre funzioni della nostra mente. Quando una persona elabora un significato, inevitabilmente fa riferimento alle proprie conoscenze, alle proprie esperienze passate ed è influenzato dall'appartenenza ad una determinata cultura, dal contesto in cui ci si trova e dal tipo di relazione esistente tra i comunicanti. E'proprio questo particolare che dà una certa soggettività alla comprensione del significato. In conclusione, si può dire che il significato sia dato da tutti questi diversi aspetti, dei quali i più soggettivi si innestano su quelli più oggettivi per giungere alla definitiva comprensione. |
Inviato da: exetex
il 19/05/2008 alle 00:07
Inviato da: ispettorenardo
il 25/01/2007 alle 17:28
Inviato da: psico_comunicazione
il 25/01/2007 alle 11:36
Inviato da: dualcio
il 25/01/2007 alle 09:19
Inviato da: ispettorenardo
il 20/01/2007 alle 18:07