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« SI PUO' RAGIONARE SU DE...LA RIFLESSIONE DELLA SER... »

LA RIFLESSIONE, NON PARLO DI ELEZIONI, PARLO PERO' DI DISPREZZO, DI STORIA RECENTE, DI POLITICI,

Post n°7443 pubblicato il 28 Maggio 2013 da psicologiaforense

 IL GRANDE DISPREZZO

 

E' triste constatare che adesso il fatto di avere un pensiero politico possa venire considerato come una prigionia, una carcerazione, una detenzione, una privazione di libertà (come dicono i Grillini). Avere una convinzione politica è stato in passato motivo d'orgoglio, testimonianza d'impegno nella vita del Paese, segno di serietà e di passione civile: così come non avere alcuna convinzione era appunto sintomo di inerte qualunquismo o di futilità. L'insidioso grande disprezzo verso la politica e le sue istituzioni è cominciato tra la fine dei Sessanta e i Settanta nella contestazione giovanile dell'esistente, e non senza ragioni: per ragazzi che non fossero anime morte diventavano insopportabili i compromessi, le ipocrisie, le menzogne, le inettitudini, i modi da perdigiorno della politica. I comportamenti dei politici non migliorarono negli anni seguenti. Anzi. Unici momenti di sincerità furono quelli della paura: quando, per via del terrorismo, capi politici importanti e meno importanti scoprirono o riscoprirono il timore d'essere ammazzati, feriti, fatti prigionieri. Nella nuova cultura della sopravvivenza fisica, esercito e mezzi corazzati vennero impiegati in funzione d'ordine pubblico; la capitale si presentò spesso come una città in stato d'assedio (presidii armati difesero Camera, ministeri, sede del governo, Rai-tv, Senato, sedi dei partiti e dei sindacati, Palazzo di Giustizia, aeroporto e stazione ferroviaria); le case private della gente di potere apparvero munite come fortezze; gli agenti di polizia privata si moltiplicarono sino a superare il numero degli effettivi della polizia di Stato; il privilegio si capovolse in possibile premessa di morte o di sequestro. Altro che volantini spediti per posta prioritaria. Ma neppure l'esperienza dello spavento riuscì a cambiare comportamenti sempre più egocentrici e menefreghisti. Tangentopoli incoraggiò certezze o almeno sospetti d'una corruzione tra i politici talmente grave e diffusa da non poter quasi essere castigata... L'ingresso sulla scena politica di personaggi e movimenti che si facevano un punto d'onore di non appartenere alla tradizione dei partiti, che si proponevano in opposizione e in ostilità ai politici loro predecessori, hanno dato un bel contributo. Contestazione, terrorismo, Tangentopoli, antipolitica: e adesso siamo alla generalizzazione e genericità delle condanne contro la politica, all'idea diffusa che la politica sia sempre tutta sporca, renda schiavi e servi, impedisca l'autonomia di pensiero. Naturalmente si tratta di un'idea ignorante e ridicola: ma chissà quanto ci vorrà perchè venga cancellata... se mai accadrà.

 
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