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« QUI SI DA' CORPO ALLA S...VIOLENZA CONTRO LE DONNE... »

PREDE E PREDATORI

Post n°169 pubblicato il 25 Marzo 2007 da psicologiaforense
 
Foto di psicologiaforense

IL FATTO : ANCHE OGGI, COME SEMPRE, TUTTI I GIORNALI NOTIFICANO ORRIBILI STORIE DI STUPRI DI GRUPPO, DI VIOLENZA SESSUALE, DI ABUSI A DANNO DI BAMBINE............... 

IL COMMENTO:

Le donne sono state talmente abituate, da millenni, alla segregazione, al possesso maschile, all'abuso sistematico da arrivare a ritenere che gli uomini che le tengono prigioniere e le seviziano siano normali, magari solo un poco eccessivi. Quante  subiscono e tacciono?  La tristezza sta nell'avere impresso in queste giovani menti la convinzione storica che l'amore maschile si esprima nel suo meglio con la prepotenza, la violenza, l'abuso, l'invadenza, l'aggressività, il possesso. I romani non sostenevano che la vis è cara puellae, ovvero che la forza è bene accetta dalla fanciulla? E forzare vuol dire anche stuprare. È questo che intendevano i romani. Ma prima di loro lo sostenevano i greci. Sono stratifìcazioni storiche talmente arcaiche da aver creato nell'animo femminile delle vere e proprie incrostazioni inamovibili, delle convinzioni che vengono ritenute dettate direttamente dalla natura e non dalla consuetudine. Amare il proprio aguzzino signifìca pensare che la prevaricazione, la coazione al sesso, la brutalità quotidiana, la mancanza di libertà siano parte del processo amoroso.
Ti amo e quindi ti posseggo, ti amo e quindi ti tengo segregata, ti amo e quindi ti impedisco di uscire, ti impedisco di parlare, ti impedisco di essere libera. E non si tratta del pensiero aberrante di qualche, forsennato. È l'amore come è stato cantato, raccontato, scritto, dipinto dalla nostra cultura. Eppure ci sono dei momenti in cui la violenza contro le donne esplode come un uragano e ci si chiede sgomenti: ma perché proprio ora? Cosa sta succedendo?  La famiglia è diventata il luogo degli orrori? Cos'è che non funziona nel nostro pacifico convivere? Tutti gridano che bisogna fare qualcosa. Perché la polizia non interviene con più decisione? Perché la magistratura non è più dura coi colpevoli? Perché gli psichiatri non prevengono? Perché la politica non ferma gli extracomunitari che sembrano essere alla fine i maggiori responsabili di tutto questo? Ma se si ragiona a mente fredda si scopre che ciò che è veramente cambiato rispetto alla pratica della violenza sono gli strumenti di comunicazione.

Ogni notizia oggi corre, rimbalza, vibra, si ramifica; mette ali e si precipita dentro le nostre case come una catapulta. Siamo al centro di una rete di notizie che nella loro rapidità precedono la nostra capacità di ricezione e di analisi. Siamo travolti e storditi da tante notizie di violenze contro le donne, ma anche contro i bambini', in genere contro chi è più debole e considerato proprietà di chi è più forte, non solo,fìsicamente, ma economicamente, socialmente, culturalmente.  D'altronde l'iconografia simbolica che ci scaraventano addosso gli schermi televisivi a tutte le ore del giorno cosa esprime se non appunto la visione di una preda, di solito femminile, esposta, ammiccante, seducente, in attesa, e dall'altra un predatore astuto, eternamente allupato, pronto a prendere senza chiedere permesso quello che sembra alla portata del suo capriccio?
Molti infatti si difendono dicendo: ma se loro si spogliano vuol dire che vogliono essere non solo desiderate ma anche inseguite, ghermite, sottomesse. Non sanno le sciagurate che si travestono allegramente da preda  come gli sciagurati che ritengono loro dovere virile approfittare di ogni pancia scoperta, di essere turlupinati da una cultura che li vuole rendere simili, se non proprio uguali ai pesci da bancone, ai capretti appesi, ai cosciotti di maiale infilzati ad un gancio. Compri, mangi ed .... . A questo sembra essere ridotto il destino dell'essere umano in un mondo dove il pensiero, la riflessione, il sentimento, la cura contano sempre di meno e il rispetto per l'altro è arrivato al punto aberrante di apparire come una anomalia assurda, una cosa ridicola, definita stupidamente "buonismo inutile" e quindi gettata via.

 
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