Creato da: psicologiaforense il 14/01/2006
finchè vita non vi separi
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 791
 

Archivio messaggi

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

Contatta l'autore

Nickname: psicologiaforense
Se copi, violi le regole della Community Sesso: F
Età: 62
Prov: PD
 

umorismo e satira

 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 

Archivio messaggi

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 791
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

 

 
« CHI E' L'ITALIANO... Meredith Kerkher »

La ragazza che hai violentato...

Post n°360 pubblicato il 08 Novembre 2007 da psicologiaforense
 

Delitto di Perugia, Amanda sul web sesso, violenza e sangue: quasi una premonizione

«Conosci il suo nome, conosci il suo nome esattamente? La ragazza che hai violentato, Kyle. Conoscevi il suo nome?». Si parla di una sconosciuta, una ragazza qualsiasi, vittima designata, sacrificale, di una sorta di angoscioso rituale. «Una ragazza di nome Vittoria - è scritto più avanti - mi ha cercato oggi. Voleva parlare in particolare con me. Ha detto che tu l’hai drogata e violentata». Sono le frasi che compaiono sul web, in “Myspace”, tra i blog-communities più celebri al mondo. L’autrice? Amanda Knox, una delle tre sospettate di aver partecipato alla violenza sessuale e all’uccisione, nel corso di una folle notte, di Meredith Kercher, 22 anni, inglese, che aveva l’unica colpa di essere tornata presto a dormire, nella sua stanza, nella villetta sospesa sul crinale della collina degli etruschi, a Perugia.
E’ un breve racconto che Amanda pubblica sul web l’11 dicembre scorso. Oggi suona, lugubre e agghiacciante, come una cupa premonizione dell'omicidio di Meredith Kercher. Una decina di pagine, mozziconi di immagini, stanze spettrali, condivise angosce, improvvisamente un rasoio che qualcuno sta agitando «sul lato sinistro della sua faccia». Scorrono - leggendolo oggi - le immagini di Meredith, il sangue alle pareti, il letto sfatto, il vento di tramontana che risale la collina, la luce livida di un alba terribile.

La studentessa di lingua e scrittura creativa all’università di Seattle non scriveva soltanto pensieri e impressioni più o meno in libertà come la maggior parte dei “blogger”, ma anche storie. Quella che raccontiamo si intitola “Baby brother”, il fratello piccolo. Protagonisti Edgar e Kyle e una ragazza, Victoria, che Kyle ha drogato e violentato, prima di cercare Edgar per parlargli dell’accaduto. «Una ragazza di nome Victoria ha chiesto di me oggi - dice Edgar - Ha detto che l’hai drogata e rapita». Kyle cerca di difendersi («Come ti è venuta la pazza idea che possa aver violentato una ragazza?», «Penso che entrambi sappiamo difficilmente che “A” è una droga») ma la sua versione non convince. La scrittrice Amanda semina dubbi, descrive atmosfere. Poi ancora uno squarcio sulfureo: «Edgar assomigliava a un demone, con gli occhi rossi d’ardore e le membra viscose che si chiudevano in pugni arricciati». Passaggi, atmosfere. Ma anche, letti oggi, almeno dei presagi. Il comparire a esempio nella stessa stanza dove stanno i fratelli di due presenze femminili, Maya e Miss Sandra.
Con quest’ultima individuata nel ruolo di docente, «insegnante di terzo grado» (ironia della sorte, è la stessa dicitura utilizzata all’Università per stranieri). E poi altre cupe parole. Che alla luce della morte di Meredith fanno correre un brivido lungo la schiena. Poco prima del finale, eccola che registra come in un rantolo: «Cadde sul pavimento, sentì il sangue sulla sua bocca e lo ingoiò. Non poteva muovere la sua mascella e sentiva come se qualcuno stesse agitando un rasoio sul lato sinistro della sua faccia». «Edgar avrebbe lasciato Kyle nel suo spazio senza senso, con una macchia rosso porpora che aveva macchiato il tappeto della stanza che condividevano. Unico ricordo di quel pallido spirito tra di loro». Gli occhi arrossati, le lame, il rosso sul tappeto di una stanza “condivisa”: analogie? incubi in una mente persa dietro morbose fantasie?

fonte: il Messaggero, Meredith Kercher. 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963