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« LE FONTI DI ERRORE NELLA...NEL PROSSIMO POST: »

PUBBLICO  CON PIACERE  QUESTO COMUNICATO DEL MIO AMICO

Post n°225 pubblicato il 31 Maggio 2007 da psicologiaforense
 

PROF. G. GULOTTA . 
COMUNICATO CHE
CONDIVIDO E FACCIO MIO. 

In relazione ai molteplici dibattiti e discussioni radiotelevisivi suscitati dall'interesse esploso intorno alla vicenda di Rignano Flaminio, con la quasi totale assenza di accademici esperti della materia nonché dei firmatari della Carta di Noto - riconosciuta come il documento guida nei casi di sospetto abuso sessuale - esprimo alcune considerazioni, innanzitutto nella mia veste di psicologo, psicoterapeuta e Professore ordinario di Psicologia Giuridica - unica cattedra del Paese - e di avvocato che si è occupato, in qualità di difensore, di ben quattro casi di pretesi asili a luci rosse; due di questi si sono conclusi con l'assoluzione di tutti gli imputati, uno è ancora in fase di indagine e il quarto, per cui siamo inattesa della Cassazione, con l'assoluzione di 4 imputati e la condanna di un bidello. Oggi apprendiamo che a Rignano Flaminio il Tribunale del Riesame ha annullato le ordinanze di custodia cautelare in carcere di 5 indagati rimettendoli in libertà. Ritengo doveroso mettere al corrente il pubblico del come e del perché, nonostante i media diano ampio rilievo a dichiarazioni dei bambini e delle madri che di per sé sono inconciliabili con l'assoluzione degli imputati e con la loro scarcerazione, praticamente la totalità di questi processi si concludano con l'accertamento da parte della magistratura dell'innocenza degli stessi e con una conseguente sentenza assolutoria. Bisogna innanzitutto sgomberare il campo dagli equivoci: non si tratta di menzogne raccontate dai minori, né tantomeno di malafede da parte dei genitori che, in tutti i casi da me trattati professionalmente, non avevano alcun interesse e alcuna ragione di voler calunniare gli insegnanti. L’allarme diffuso intorno al fenomeno pedofilia può fare sì che un genitore, preoccupato ad esempio da manifestazioni di disagio del proprio figlio (si tratta molto spesso di sintomi assai comuni e frequenti tra i bambini, quali l'enuresi notturna, la comparsa di incubi, oppositività al momento di andare a scuola, ecc…) o da segni e sintomi fisici fino ad allora mai manifestati (ma anche questi altrettanto frequenti, quali emorroidi, arrossamenti in zona genitale, lividi su cosce e natiche, ecc…) si faccia l'idea che ciò possa essere riconducibile ad un'azione esterna. Nella maggior parte dei casi, invece, l'indagine psicologica, se ben condotta, rivela che il disagio psicologico del minore ha a che vedere con un perturbamento dell'equilibrio familiare, quale un conflitto tra i suoi membri, una separazione tra i genitori o anche semplicemente la nascita di un fratellino. Allo stesso modo, i segni e i sintomi fisici possono trovare la loro spiegazione nella stipsi, nella scarsa igiene, nell'essersi toccati le parti intime con le mani sporche o nell'aver fatto dei giochi sulla sabbia. I lividi, come è intuitivo, possono essere provocati da cadute e ruzzoloni nei normali giochi dei bambini. Il genitore spaventato dall'idea della pedofilia può a questo punto chiedere al figlio: "chi è stato a farti questo?", dando quindi implicitamente per scontato, almeno nella formulazione della domanda, che qualcuno deve avere provocato ciò di cui egli chiede conto al bambino. In questo modo egli induce nel figlio una risposta che non è solo una spiegazione, ma è anche una giustificazione. Costretto a indicare un colpevole, il minore - il cui bacino "sociale" è necessariamente molto limitato- potrà dire:
- mio fratello/sorella oppure il mio amichetto: in questo caso il genitore può accontentarsi della risposta;
- mio papà: e questo è assai rischioso - lo dico per ampia esperienza in casi di questo tipo- quando i due genitori siano in una condizione di separazione conflittuale;
- la maestra: e arriviamo a noi;
- nessuno: e arriviamo a noi.
Quando la madre non riceva la risposta paventata può convincersi che il piccolo sia reticente e così insiste finché il bambino ingenuamente la segue assecondandola nella sua ipotesi temuta. A questo punto la madre, ottenuta quella che lei reputa una rivelazione (si tratta in realtà di una ammissione pilotata!) innescherà il contagio tra gli altri genitori attraverso un'azione incontrollabile. Nel caso di Verona - uno di quelli conclusi con l'assoluzione di tutti gli imputati- la madre responsabile per così dire dell'innesco dell'intera vicenda giudiziaria, d'accordo con il proprio marito iniziò ad avvisare, nel cuore della notte, tutti i genitori degli altri bambini scatenando in loro, come è facile immaginare, quel terrore e quell'angoscia che a loro volta diedero vita agli interrogatori degli altri bambini (alcuni svegliati in piena notte perché raccontassero!). Nel caso di Bergamo (anche questo concluso con l’assoluzione delle imputate) l’innesco è provocato da una madre che trae la convinzione che il proprio bambino sia stato abusato all’interno della scuola materna dopo averlo esplicitamente interrogato con il ciuccio in bocca: interpretava i gesti e i cenni del bambino come affermazioni o disconferme alle sue domande. Ciò che più di ogni altra cosa la convinse del patito abuso era la mancanza di “indignazione” sul volto del figlio (un piccolo di appena 4 anni) rispetto alle domande oscene che lei gli faceva!In altro caso, abbiamo avuto la prova di come si reifichi il tema del cosiddetto segreto, fil rouge di tutti questi processi. I genitori non possono darsi pace del fatto di non essersi accorti di quanto accadeva al proprio bambino e soprattutto del fatto che il figlioletto, sempre così aperto con loro, non abbia fino ad allora riferito nulla su una cosa tanto importante. Scatta quindi immediatamente la convinzione che il piccolo sia stato indotto, anche attraverso minacce e punizioni, al mantenimento del segreto. L'interazione tipica è la seguente:
Mamma: “non me lo hai detto perché avevi paura, vero? Non temere, piccino, ti difende la mamma, e nessuno può fare male alla mamma..
Avevi paura perché ti hanno detto di non dirlo, altrimenti…?
Il bambino si adegua
PS: queste domande sono vietate nel processo ai propri testimoni (in ipotesi anche al capo di una famiglia mafiosa) perché troppo suggestive e quindi in grado di condizionare il testimone alterandone la risposta.
E si convincono quindi che il figlio - un bambino di tre anni - possa aver stoicamente dissimulato dolori e sofferenze inenarrabili (tra cui l'essere incatenato, legato, violentato, drogato, ecc.). Ecco la trappola cognitiva: se io non ho capito finora e il bambino ha finora taciuto non è perché non è successo, ma perché qualcuno gli ha detto di non dirlo. E questa richiesta deve necessariamente essere stata accompagnata da minacce. Nel caso di Verona abbiamo la prova registrata che è andata proprio così.
Dopo un po' di tempo il bambino conferma la bontà dell'intuizione materna. A questo punto intervengono gli psicologi incaricati di valutare i racconti dei minori e la loro attendibilità, ma anziché procedere secondo le indicazioni provenienti dalla più accreditata letteratura scientifica internazionale in materia, molti professionisti omettono di impiegare protocolli e metodologie corrette, necessarie quando si debbano raccogliere testimonianze così fragili come quelle dei minori, procedendo invece in maniera arbitraria e improvvisata. Molti sono addirittura ignari dei rischi di instillare nel minore, attraverso domande suggestive e interviste ripetute, le cosiddette false memorie, nonostante la copiosa letteratura in materia (sul punto vedi Gulotta, Cutica: Guida alla perizia psicologica, edito da Giuffrè). E' sperimentalmente dimostrato, anche attraverso una ricerca condotta da me, che è possibile indurre nel bambino - tanto più da parte del genitore, falsi ricordi relativi ai più disparati avvenimenti, in realtà mai esperiti. Tra gli altri: l'aver subito un attacco fisico da parte di un animale feroce o l'essere stati rapiti dagli alieni. Così mentre le madri ottengono ciò che temono, gli psicologi ottengono ciò che si aspettano.Poi i bambini ci mettono del loro: squali a Brescia (?), clown, pagliacci, pellerossa, ecc... Cosi, senza che in molti se ne rendano conto, ci si ritrova, anziché in un processo, in un cartone animato.
Torniamo ai sintomi di cui parlano i genitori e che vengono poi propagandati dai media come prova del patito abuso. I bambini hanno sì dei sintomi, ma fateci caso: i sintomi nascono dopo che è scoppiato lo scandalo. Non è che i genitori fino ad allora non li avessero visti; è che non c'erano o erano irrilevanti. I sintomi compaiono a seguito dello stress provocato nel minore dalla stessa investigazione: questi bambini vengono "sentiti" (traduzione corretta: interrogati) ripetutamente dalle madri, dalla polizia, dagli psicologi, dai magistrati. E' la profezia che si autodetermina, la costruzione del fattoide: la macchina della giustizia finisce col creare il mostro che crede di combattere. La prova: i sintomi dei bambini, anziché diminuire con l'allontanarsi dal momento del presunto abuso, aumentano parallelamente al procedere delle investigazioni. Memento la storia degli untori, delle streghe e ancora di più dello iettatore, un mostro costruito dalle parole dove però in molti sono pronti a giurare di avere le prove che egli porti davvero sfortuna. Oggi la tesi espressa da alcuni media, che evidentemente ignorano tutti gli studi di psicologia sociale e sociologici sulle dicerie e sulle leggende metropolitane, è che esista una banda organizzata di pedofili che si insidia nelle diverse scuole. Stranamente però, nonostante le accurate indagini di polizia, non vengono mai rinvenute né tracce dei contatti tra i vari membri della banda (eppure deve essere necessario accordarsi per portar fuori i bambini), né materiale video o fotografico (eppure si parla di riprese pedo-pornografiche, set cinematografici, ecc.), né anomalie sui conti bancari. E quello economico sarebbe l'unico movente sensato per spiegare la condotta di donne che per 30 anni hanno tenuto una condotta esemplare, e improvvisamente diventano complici di simili porcate. Già perché la pedofilia femminile, come tutte le altre parafilie (salvo il sado-masochismo) sono una prerogativa maschile. Così ragionando, migliaia di famiglie italiane che hanno i bambini all’asilo sono spaventate. A Vallo della Lucania si suppone che una novizia straniera riesca a convincere, non si sa come, delle suore che da molti anni gestiscono un asilo da cui è passata mezza città, a commettere abusi sui piccoli alunni dandoli addirittura in pasto a una banda di pedofili che sarebbe composta, nel caso di specie, da un fotografo e da un capomastro. Il sequestro dell’intero patrimonio fotografico del primo, così come l’esame dei reperti organici nell’abitazione del secondo (teatro, secondo l’accusa, del set cinematografico) hanno dato esito negativo. Desterebbe, poi, una certa inquietudine il fatto che nello stesso periodo racconti con contenuto analogo provengano da minori che abitano in luoghi diversi e lontani tra loro. La spiegazione è molto semplice: le mamme hanno le stesse paure e gli psicologi le stesse aspettative. Anche nei processi alle streghe e agli untori c’erano dei focolai apparentemente senza connessione. Sartre diceva che "le parole sono pistole cariche" e hanno la terribile forza di costruire la realtà. Già Bacone aveva identificato i limiti della mente umana (e Kahneman, psicologo premio Nobel, lo ha confermato sperimentalmente): quando abbracciamo un'ipotesi siamo portati a scartare e a sottovalutare tutti quegli elementi che la disconfermerebbero. La tendenza della mente è verificazionista. E pensate che né gli avvocati né i magistrati che tutti i giorni sono chiamati ad occuparsi di casi come questi, almeno stando al loro curriculum, non debbono aver studiato un rigo - dico un rigo - di psicologia.

 
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Commenti al Post:
agm28169
agm28169 il 01/06/07 alle 00:46 via WEB
bella spigazione e tutto conferma che anche in semplici situazione di affido è logico che il genitore non affidatario sia sempre in una condizione di imparzialita e rischi il fraintendimento. la caccia alle streghe è sempre piu lo sport dei nostri tempi sono convinto che se uscisse una notizia che il papa è stato visto in un orgia di sesso troverebbe parecchi seguaci. difficilmente una notizia atroce oggi trova difficile attacchimento nelle teste delle persone. a volte mi sembra ci sia la voglia di dire "a quella strage io c'ero" ma allora tutto porterebbe alla sempre piu alta voglia di esibizione. la voglia di essere qualcuno non importa se in bene o in male. capisco che una notizia brutta faccia piu effetto di una buona ma il risalto maggiore alle atrocita redo comporti un'escalation di eferatezze. anche in tv aumentano i telefilm con scene cruente io stesso ne sono seguace ma la gente riesce a distinguere dal reale e dal finto sa scegliere il bene e rifiutare il male?
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psicologiaforense
psicologiaforense il 01/06/07 alle 20:50 via WEB
CARISSIMO AGM28169, ottimo commento. In filosofia si dice : Il Male e il Bene sono concetti astratti, e tuttavia essi hanno pesanti ripercussioni anche nella sfera fisica, oltre che in quella mentale. Noi percepiamo nettamente tali concetti ma, spesso, non ne abbiamo una consapevolezza chiara e li avvertiamo più che altro per una sensazione che può essere o di forte disagio, o di grande gioia, con tutte le miriadi di sfumature che stanno tra un limite e l'altro di queste due sensazioni. COSI' IN FILOSOFIA. Invece , in modo più aderente, all'enunciato da te posto forse giova ricordare il pensiero di Edoardo Pittalis: La realtà si confonde col reality, così probabilmente puzza di meno. Forse in questo modo si accetta tutto, anche un programma nel quale è in palio un rene per un trapianto e 3 disgraziati dializzati sono in gara. Il cinismo mediatico assicura un trofeo per la sopravvivenza di un malato. Si consuma l'indifferenza al dolore, l'assuefazione alla tragedia. Il dolore è già diventato spettacolo. Anche la ferocia di quell'uomo che ha ucciso la moglie incinta, poi è corso davanti alla bara bianca per far vedere come deve piangere un vero vedovo. E qualcuno si è chiesto se era la realtà o solo un reality. L'unica differenza era nella folla che anziché applaudire, gridava "a morte". CIAO. A PRESTO. Poi passo a salutarti nel tuo blog!!!
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puppeapera66
puppeapera66 il 01/06/07 alle 02:34 via WEB
Un piccolo contributo, per avere un'ottica un pochino piu' ampia, a proposito degli scritti dell'avvocato difensore G. Gullotta...Una recensione interessante a mio parere... La collana “psicologia giuridica e criminale” diretta dall’Avv. Guglielmo Gullotta, non è rivolta ad un unico soggetto, se non a tutti i soggetti che, in un modo o nell’altro, in modo più o meno determinante, affrontano gli argomenti relativi al processo, in chiave psicologica. Ritenere che il processo, ma le stesse fasi dell’indagine preliminare, possano risolversi nella mera applicazione delle regole giuridiche, sottende un errore di fondo: quello di affidare alla forma del procedimento, prima, e del processo, dopo, la norma giuridica, quale parametro di riferimento per stabilire la qualità e la quantità della verità. In realtà, anche il processo ma, prima di questo, la stessa indagine preliminare, comporta una dialettica tra le parti, che necessita di essere conosciuta, per essere gestita. Ogni parte processuale, “recita”, in certo qual modo, il proprio ruolo di “attore principale”; per culminare poi, nel giorno di massima espressione “artistica”, durante il processo. Insomma, le parti in gioco, per quanto il gioco si faccia duro — ovviamente per l’imputato — necessitano non solo di avere fonti di prova da portare in dibattimento ma, di certezze in cui credere e di certezze in cui far credere. Si tratta di una tecnica, di una modalità espressiva, mediante la quale, tramite giochi di voci, di gesti, di atteggiamenti, è possibile convincere e convincerci della bontà, non tanto del contenuto della nostra affermazione, quanto, piuttosto di quanto noi, per primi, crediamo in quel contenuto. Quindi, una tecnica oratoria che, quanto più conosciuta, tanto più può essere utilizzata che supportare il nostro ragionamento, come smentire quello del nostro avversario processuale. In tal senso, il piano dell’opera comprende una parte introduttiva, che reca i principi della comunicazione; i fattori connessi alla comunicazione persuasiva efficace; le differenti tattiche persuasive; la rivisitazione del percorso argomentativo di una difesa. Ma questo volume, certamente, non è un volume teorico o squisitamente dottrinale ma, è senz’altro un manuale pratico operativo e tutto ciò è proprio dimostrato dalle numerosi voci alfabetiche dell’indice analitico che chiude il volume. G. Fontana
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psicologiaforense
psicologiaforense il 01/06/07 alle 19:38 via WEB
CARISSIMA puppeapera66, grazie per aver riportato la testimonianza di G.FONTANA che è un Grande. Ricordo, con piacere, che poco tempo fa abbiamo lavorato assieme nel contesto della polizia urbana. Lo rivedrò in luglio a Siracusa. GRAZIE!!!
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psicologiaforense
psicologiaforense il 01/06/07 alle 20:37 via WEB
P.S. Dimenticavo. Si chiama GUGLIELMO GULOTTA (senza rafforzamento sintattico della "l", quindi non GuLLotta). Non è corretto presentarlo come avvocato DIFENSORE (??). E', prima di ogni altra cosa, un famosissimo psicologo forense, psicoterapeuta e criminologo. E, come tale, Professore Ordinario di Psicologia Giuridica presso l'Università di TORINO, dopo aver insegnato a MI e all'UNIVERSITA' DI CAGLIARI (PSICOLOGIA SOCIALE). Ha pubblicato più di 200 lavori psico-giuridici quasi tutti tradotti in francese, inglese e spagnolo. Per la Giuffrè dirige i "QUADERNI DI PSICOLOGIA" e appunto come hai osservato la "COLLANA DI PSICOLOGIA GIURIDICA E CRIMINALE". IL PROF. GULOTTA svolge molto spesso l'attività di perito e/o di CTU o CTP nei tribunali italiani o esteri. E' chiamato anche all'impegno forense come AVVOCATO (a volte difensore altre volte per l'accusa (cioè avvocato di parte civile) altre volte ancora come civilista o come avvocato per la famiglia e per i minori. IMPORTANTE AI FINI CHE QUI RILEVANO IL CH.MO PROF. GUGLIELMO GULOTTA ha scritto un testo che io mi permetto di consigliare non solo ai miei 315 amici bloggatori ma anche ai quasi 100 mila amici che hanno visitato questo blog: GUGLIELMO GULOTTA (1995), La scienza della vita quotidiana, Giuffrè, Milano - testo che Non richiede specifiche competenze psicologiche e/o criminologiche -CARISSIMA puppeapera66 grazie moltissime perchè senza il tuo intervento non mi sarei soffermata sulle precisazioni che precedono e che invece avrei dovuto specificare non tanto perchè è un amico carissimo quanto piuttosto PER LA STIMA PROFESSIONALE E PERSONALE CHE GLI PORTO.
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alpha2007
alpha2007 il 01/06/07 alle 12:56 via WEB
Anch'io seguo il caso, come tutti, attraverso i media e sono perciò grata di trovare informazione illuminante come in questo blog. Una domandona: Perchè siamo tanto facilmente propensi a credere il peggio? Un'industria intera è alimentata da scandali e scandaletti veri o presunti. Ho visto le puntate di Porta a Porta, che pare sposare la difesa delle maestre, ma l'ultima puntata aveva ripreso una testimonianza di uno dei bambini, che racconta di una grande cucina rossa e nera in cui si trovava anche un letto. Nella puntata presedente Vespa ha fatto vedere una lunga intervista nella cucina della maestra imputata, che ha smontato i vari pezzi delle accuse, però nell'ultima puntata Vespa chiudo con un'altro pezzo della stessa intervista, dove si chiede la maestra se c'è un'altra cucina in casa sua. Lei afferma (già l'esistenza di una seconda cucina è una sorpresa) e concede di vederla. La seconda cucina effettivamente è particolarmente grande, come anche il tavolo, e c'è un divano letto!!! Non è rossa e nera, ma come si spiega la coincidenza del letto nella cucina. Non può essere inventato. Può una madre a conoscenza della casa aver suggerito una descrizione ambientale?
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psicologiaforense
psicologiaforense il 01/06/07 alle 23:34 via WEB
Secondo la mia diretta esperienza personale quello che tu paventi è caso, fortunatamente, eccezionale. Il prof. GULOTTA, in realtà, riporta alcuni esempi illuminanti in cui il genitore ha insufflato nel bambino dettagli, ecc... in particolare il PROF. GULOTTA qui sopra afferma: "Sartre diceva che "le parole sono pistole cariche" e hanno la terribile forza di costruire la realtà!!!". A MIO MODO DI VEDERE IO ESCLUDO CHE UNA MAMMA A RIGNANO ABBIA CERCATO DI "plagiare" (termine orribile, improprio da non utilizzare)il bambinetto raccontandogli storielle su arredi, corredi, stanze, mobilia, ecc...ecc... Nella realtà dei fatti le testimonianze dei minori coinvolti, come ha autorevolmente documentato il TRIBUNALE DEL RIESAME, sono generiche e quindi poco credibili (ad es. se io dico che si tratta di donna di mezza età con capelli non lunghi vestita prevalentemente di nero e poi si scopre che Veronica ha 45 a., capelli castani corti, e che, in effetti, nel guardaroba ha vari completi o vestiti neri... NON SIGNIFICA CHE VERONICA SIA UNA ASSASSINA) Sempre a mo' di esempio, parlando di Rignano e di cucine con letti, anch'io ho adibito una sala al piano superiore della mia abitazione, come fosse un monolocale (zona giorno con cucina/soggiorno, zona notte con letto, divano letto, TV, ecc... + bagno indipendente) per garantire ai miei ospiti, qualora lo desiderino, un minimo di autonomia... NON C'E' UNA CUCINA ROSSA E NERA come dice il bimbo a cui tu ti riferisci ma insomma...... CARISSIMA ALPHA2007 TI RISPONDERO' PIU' COMPIUTAMENTE NEL PROSSIMO POST. E' STATO UN VERO PIACERE LEGGERTI. CIAO, GRAZIE, A PRESTISSIMO!!
(Rispondi)
 
pippo_217
pippo_217 il 02/06/07 alle 00:03 via WEB
Ma un bimbo che cresce in questo modo, (cioè, nella quasi normalità, delle cose), sarà una persona costretta ad interpretare una parte, un ruolo non suo, quindi con sofferenza, malessere, disagio, oppure, crescerà così, vivendo in quella realtà, normalità indotta, come se fosse la sua natura ? Qualcosa, dentro di lui, percepirà, che sta vivendo un ruolo non suo, soffrendone, oppure no ?
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 03/06/07 alle 19:15 via WEB
Sono stati danneggiati in forma purtroppo irreparabile. Se sono stati abusati sessualmente hanno sofferto di una doppia violenza quella carnale e quella psicologica derivante da questa "indagine mediatica e distruttiva" . Se non sono stati oggetto di attenzioni sessuali criminali sono vittime di ferite psicologiche e relazionali che segneranno, cmq, la loro vita. Carissimo PIPPO grazie per l'intelligente quesito. Un abbraccio. BUONA SETTIMANA!!
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Irrrriverente
Irrrriverente il 02/06/07 alle 02:12 via WEB
Interessantissimo il tuo blog, sono lieto di averlo "scoperto". Purtroppo è notte fonda, gli occhi mi si incrociano un po', e tornerò a rileggerti con piu calma, soprattutto questo post. Mi trovi molto concorde su come le aspettative possano anche involontariamente influenzare le risposte. Il controllo delle aspettative del ricercatore è da sempre uno dei campi più controversi delle scienza sociali, e come insegna Garfinkel, la mente dell'individuo ha bisogno di certezze e verifiche in ogni circostanza. A presto, P.
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 03/06/07 alle 19:17 via WEB
Benvenuto tra noi. E'm verissimo quello che dici. A prestissimo, ciao!
(Rispondi)
 
fantasmapedofilo
fantasmapedofilo il 03/06/07 alle 02:37 via WEB
Alcuni bambini raccontano a distanza di tempo ciò che gli è accaduto perchè finchè vanno a scuola sono terrorizzati dalle minacce che hanno subito(uccisione dei loro genitori). Inoltre le denunce sono molto distanziate nel tempo perchè i bambini coinvolti non hanno frequentato tutti lo stesso anno scolastico. Un altro fattore che allunga i tempi, è il fatto che i bambini vengono prima sottoposti ad accertamento in centri specializzati nella diagnosi dell'abuso. Se il referto purtroppo è positivo, il genitore decide di denunciare. Per avere le cartelle cliniche, una volta terminato l'accertamento, bisogna attendere molti mesi. Per fare un esempio, le cartelle cliniche di chi ha terminato l'accertamento a dicembre, stanno arrivando adesso. Quindi le denunce non aumentano per contagio, ma perchè ogni bambino ha tempi di reazione diversi e per tutti i fattori elencati in precedenza. Questo non è scritto nei libri degli esperti che si divertono a commentare il caso di Rignano Flaminio. Saluti a tutti.
(Rispondi)
 
 
Irrrriverente
Irrrriverente il 03/06/07 alle 19:40 via WEB
Non credo che possa esserci molto "divertimento" da parte di nessuno, nel commentare casi come questo. Ma è fattore di estrema giustizia rispettare tutti i canoni della ricerca e dell'indagine distaccata. I pregiudizi e le aspettative spesso fanno molto piu delle testimonianze, anche in casi che riguardano adulti. Leggetevi "Innocente" di John Grisham, per esempio, e ci penserete due volte prima di fare 2+2...
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 03/06/07 alle 19:18 via WEB
E' ingenerosa questa critica a Gulotta e io mi dissocio fermamente.
(Rispondi)
 
freemaya64
freemaya64 il 06/06/07 alle 11:33 via WEB
Ogni tuo post desta il mio interesse, quindi ti faccio i miei complimenti. Non sono una psicologa e di conseguenza non ho i giusti elementi cognitivi per esprimere considerazioni obiettivamente giuste, però ho una personale opinione e dal mio punto di vista trovo esatta l'interpretazione dei fatti da te esposta. Ritengo, che ogni ipotesi di reato debba essere avvalorata da situazioni di fatto ampiamente accertate che ne designino un quadro completo. Hai disquisito in modo chiaro e facilmente comprensibile, cosa NON va preso in considerazione da parte di un genitore se si trova davanti a situazioni diverse dalla normalità, quindi i lividi , le anomalie fisiologiche del bimbo, ecc.. NON devono essere necessariamente imputate ad abusi, ma potrebbero avere cause diverse, a volte anche attribuibili a problematiche familiari e quindi bisognerebbe evitare allarmismi. Tutto ciò è vero e ineccepibile, ma allora, quali sono , invece, i veri sintomi che dovrebbero far insospettire un genitore? Come può fare una mamma ad accorgersi e a capire che il proprio figlio è vittima di un abuso? Qual è l’atteggiamento psicologico assunto dal bimbo che sta vivendo tale terribile situazione? Per ora le mie sono solo curiosità personali, ho un buon rapporto con le mie pupe, basato sul dialogo e sull'attenzione massima nei loro riguardi, però tutto può succedere e da biologa ritengo la prevenzione la miglior cura per evitare ogni spiacevole situazione patologica e psicologica della vita. Buona giornata. maya
(Rispondi)
 
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