Creato da: psicologiaforense il 14/01/2006
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« MALAGIUSTIZIA: IL CASO D...PEDOFILIA: L'INFERNO DE... »

SI E' UCCISO NEL SUO STUDIO A MILANO 

Post n°247 pubblicato il 09 Luglio 2007 da psicologiaforense
 

IL PROF. AVV. CORSO BOVIO
Avvocato penalista e pubblicista.
Iscritto all'albo dei giornalisti dal 1970.

E' STATO TROVATO MORTO POCHI MINUTI FA  NEL SUO STUDIO  DI MILANO. IL NOTISSIMO PROFESSIONISTA SI E' TOLTO LA VITA. GLI INQUIRENTI, ANCORA NON SI PRONUNCIANO, MA IL SUICIDIO E' CERTO. SUL POSTO, POLIZIA, CARABINIERI, MEDICO LEGALE,
SCIENTIFICA E IL P.M. DI TURNO.

non si hanno al momento altre notizie

Corso Bovio ( 59 ANNI) si è laureato in giurisprudenza con il massimo dei voti e lode nel 1971 presso l'Università Statale di Milano. E' diventato avvocato cassazionista per esami nel 1981. È titolare da molti anni di uno dei maggiori studi che si occupano di diritto all'informazione e di diritto penale. Ha assistito e assiste molte case editrici quali la R.C.S., Sole 24 Ore, la Società San Paolo ed altre. Collabora a svariate testate tra cui Famiglia Cristiana ed Oggi.Ha pubblicato con Selezione dal Reader's Digest una "Enciclopedia legale".
Ha curato per l'Ordine Nazionale dei Giornalisti varie edizioni del manuale "Diritto e informazione".
Pubblica diversi articoli su riviste giuridiche in particolare appunto sul diritto della stampa.
È' stato Consigliere Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti. Membro del Consiglio direttivo dell'Associazione Lombarda Giornalisti e della Federazione Nazionale della Stampa. Presidente del Circolo della Stampa dal 1990 al 1995.
Dal 2004 è presidente della Fondazione Amici Circolo della Stampa di Milano. Cura corsi di preparazione e di aggiornamento professionale per avvocati. Tieni corsi e seminari di diritto di informazione per giornalisti.
Insegna all'universita' di urbino e collabora con l'Università Bocconi in seminari di procedura penale.

Fra i suoi antenati celebri il filosofo Giovanni Bovio, suo bisnonno (nato  a Trani e napoletano d'adozione), e il nonno Libero Bovio, poeta, giornalista ed editore napoletano, paroliere di canzoni immortali come Reginella. Suo padre Giovanni, morto negli anni '70, era stato uno dei maggiori avvocati del foro di Milano.

 
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Commenti al Post:
giordana2007
giordana2007 il 09/07/07 alle 16:48 via WEB
E' sconcertante. Un uomo famosissimo, ricchissimo, nel pieno del successo personale e professionale ..........
(Rispondi)
 
giordana2007
giordana2007 il 09/07/07 alle 16:48 via WEB
depressione???
(Rispondi)
 
giordana2007
giordana2007 il 09/07/07 alle 16:49 via WEB
sospetto di essere affetto da malattia gravissima?
(Rispondi)
 
giordana2007
giordana2007 il 09/07/07 alle 16:49 via WEB
irrisolvibili problemi affettivi?
(Rispondi)
 
flozanussi
flozanussi il 09/07/07 alle 16:50 via WEB
Per darsi la morte basta molto meno.........
(Rispondi)
 
flozanussi
flozanussi il 09/07/07 alle 16:51 via WEB
A te Giordana, dall'esterno sembra così: ricchezza, successo, fama, realizzazione professionale, interessi molteplici, frequentazioni importantissime, amicizie , ecc...
(Rispondi)
 
flozanussi
flozanussi il 09/07/07 alle 16:52 via WEB
Ma è la tua impressione "esterna" lui come viveva tutto questo?
(Rispondi)
 
flozanussi
flozanussi il 09/07/07 alle 16:52 via WEB
Ciascuno di noi almeno una volta nella vita ha pensato ... di uccidersi.
(Rispondi)
 
flozanussi
flozanussi il 09/07/07 alle 16:52 via WEB
A me è capitato varie volte.........
(Rispondi)
 
doctorlegum
doctorlegum il 09/07/07 alle 16:55 via WEB
Suicidio, un atto innaturale se ne esiste uno, almeno nella visione corrente, visto che non sono mancate posizioni filosofiche che hanno attribuito a questo gesto una valenza positiva. In effetti è un gesto che richiede circostanze molto particolari, se si pensa alla potenza dei meccanismi che impediscono di togliersi la vita fisiologici (basta provare a smettere di respirare...) e anche psicologici (quante volte ci si risponde che alla fine non va poi così male). Per questo quasi sempre il concetto di suicidio viene incardinato a quello di malattia psichiatrica, a meno che non si sia di fronte al caso di chi è ormai condannato e sofferente. Quel che è certo è che è difficile fornire le dimensioni del fenomeno, e non soltanto per la cronica mancanza di dati italiana. Infatti molte morti possono sembrare incidenti, o per tali vengono fatte passare dai congiunti per timore del biasimo sociale, in molti casi poi tra le manovre messe in atto per togliersi la vita e il decesso, passa del tempo, e il rapporto causa-effetto si perde. Tra i pochi dati disponibili c'è quello che segnala la crescita costante dei suicidi dal 1965 al 1998, con una sostanziale stabilità da quella data in poi. Nell'anno 1991 si è stimato che i suicidi andati a effetto fossero poco più di 11 ogni 100000 uomini e 3,4 ogni 100000 donne. Risulta ancora più difficile stimare i parasuicidi, cioè i tentativi non riusciti. Lo studio più citato è del 1991 e parla di circa 56 donne e 38 uomini sempre ogni 100000. Ci sono anche altre differenze oltre a quella tra i sessi, per esempio suicidi e parasuicidi sono più frequenti tra 14 e 16 anni, ma la mortalità è superiore dopo i 65 anni, probabilmente anche per la maggiore resistenza fisica dei giovani o per la maggiore solitudine degli anziani.
(Rispondi)
 
doctorlegum
doctorlegum il 09/07/07 alle 16:55 via WEB
MA BOVIO NO!!!
(Rispondi)
 
doctorlegum
doctorlegum il 09/07/07 alle 16:56 via WEB
ANCH'IO COME IL PRESIDENTE DELL'ORDINE DEGLI AVVOCATI DI MI : " NON CI POSSO CREDERE"
(Rispondi)
 
doctorlegum
doctorlegum il 09/07/07 alle 16:56 via WEB
SE NON FOSSE PER LA LETTERA INVIATA ALLA MOGLIE ...GIUREREI CHE E' STATO UN BANALE INCIDENTE.........
(Rispondi)
 
doctorlegum
doctorlegum il 09/07/07 alle 16:57 via WEB
AVEVA PATROCINATO UNA CAUSA A PRATO QUESTA MATTINA......
(Rispondi)
 
bibiosa
bibiosa il 09/07/07 alle 16:59 via WEB
IO L'HO VISTO IN TV CON RICUCCI, forse un mese fa, non sembrava uno ........... MA CHI PUO' DIRLO?
(Rispondi)
 
bibiosa
bibiosa il 09/07/07 alle 16:59 via WEB
La diffusione dei suicidi è talmente alta fra i giovani nella fascia di età 15-25 anni da rappresentare la prima causa di morte. Una vera e propria emergenza, tema della Giornata mondiale di prevenzione del suicidio celebrata ieri. Allarmanti i numeri del fenomeno anche nel nostro paese, dove l'8% di tutti i decessi tra i ragazzi nella fascia di eta' 10-24 anni e' determinato dalla scelta consapevole di togliersi la vita e proprio il suicidio e' tra le prime cause di morte tra i piu' giovani. Nella scuola ad esempio, e' il monito degli esperti, veri programmi di prevenzione non sono mai stati attuati, mentre e' proprio tra i banchi che piu' chiaramente si possono manifestare i segni del disagio. Preoccupanti anche i dati europei, il suicidio e' statisticamente la seconda causa di morte tra gli adolescenti dopo gli incidenti stradali e, secondo l'Oms, il 40% dei ragazzi che non è riuscito nel primo intento, ripete il gesto.
(Rispondi)
 
bibiosa
bibiosa il 09/07/07 alle 17:00 via WEB
Non ci resta che una preghiera: "RIPOSI FINALMENTE IN PACE"!
(Rispondi)
 
bibiosa
bibiosa il 09/07/07 alle 17:00 via WEB
non sapevo degli antenati che tu psico hai citato: Fra i suoi antenati celebri il filosofo Giovanni Bovio, suo bisnonno (nato a Trani e napoletano d'adozione), e il nonno Libero Bovio, poeta, giornalista ed editore napoletano, paroliere di canzoni immortali come Reginella. Suo padre Giovanni, morto negli anni '70, era stato uno dei maggiori avvocati del foro di Milano.
(Rispondi)
 
agostino88
agostino88 il 09/07/07 alle 17:02 via WEB
DUE MINUTI FA. QUESTO LULTIMO LANCIO DI AGENZIA: L'avvocato Corso Bovio, uno dei più noti legali italiani, si è suicidato all'interno del suo studio a Milano, a pochi passi dal Palazzo di Giustizia, sparandosi colpo di pistola. Prima del gesto ha consegnato ad un suo collaboratore una busta indirizzata alla moglie. E'quanto è stato possibile ricostruire dalla parole del presidente dell'Ordine degli avvocati di Milano, Paolo Giuggioli, giunto negli uffici di Bovio. Corso Bovio era tornato da un viaggio di lavoro a Prato intorno alle 14 di oggi. "Era tranquillissimo e aveva fatto questo viaggio accompagnato da un suo assistente", ha spiegato Giuggioli aggiungendo però che l'avvocato aveva lasciato ad un suo assistente una lettera da consegnare alla moglie: "Da darle dopo successive istruzioni - ha spiegato ancora Giuggioli - ma sembrava un fatto del tutto normale". La moglie di Bovio, l'avvocato Rita Percile, è passata allo studio di via Podgora intorno alle 15.30 andando via poco dopo. Giuggioli, visibilmente commosso, spiega infine che Bovio "lavorava tantissimo sia come penalista che per i procedimenti interni all'Ordine degli avvocati". Ad avvertire i carabinieri, intorno alle 14.15 è stata la centrale del 118 che avvertiva che in uno studio legale in via Podgora numero 13 a Milano si era verificato un suicidio. In questo momento sotto lo studio si è radunata una folla di avvocati, giornalisti e anche magistrati, che si dicono tutti sgomenti per la morte di Bovio. Nessuno si aspettava un gesto come questo.
(Rispondi)
 
arza1
arza1 il 09/07/07 alle 17:05 via WEB
ECCO IL PRIMO COMMENTO DELL'ORDINE DEI GIORNALISTI
(Rispondi)
 
arza1
arza1 il 09/07/07 alle 17:06 via WEB
ANSA ORE 17.o5
(Rispondi)
 
arza1
arza1 il 09/07/07 alle 17:06 via WEB
IL SUICIDIO DELL'AVVOCATO CORSO BOVIO È UN FATTO "INSPIEGABILE" CHE LASCIA "SCONVOLTI E STUPEFATTI" I MEMBRI DELL'ORDINE DEI GIORNALISTI DELLA LOMBARDIA. SONO PAROLE DI FRANCO ABRUZZO, CONSIGLIERE E STORICO PRESIDENTE DELL'ORDINE, DI CUI BOVIO È STATO COLLABORATORE PER OLTRE TRENT'ANNI COME DOCENTE E AUTORE DELLO STATUTO DELL'IFG. "AVEVO APPENA RICEVUTO DA PARTE SUA UNA LETTERA GENTILISSIMA DI CONGRATULAZIONI PER LA MIA ELEZIONE CON L'INVITO A INCONTRARCI PRESTO", COMMENTA LETIZIA GONZALES, NEOPRESIDENTE DELL'ORDINE LOMBARDO. "LA NOTIZIA DELLA SUA MORTE - AGGIUNGE - MI HA LASCIATO SENZA FIATO. NON LO CONOSCEVO DI PERSONA, MA SO CHE ERA UN BRAVISSIMO PROFESSIONISTA SU TUTTI I PROBLEMI CHE RIGUARDANO IL DIRITTO DELL'INFORMAZIONE". "ERA UNA PERSONA MITE E CIVILISSIMA - AGGIUNGE ABRUZZO - E DA BUON LONTANO NAPOLETANO, VISTE LE ORIGINI DI SUO PADRE GIOVANNI, AVEVA IL GUSTO DELLA BATTUTA. MI VENGONO IN MENTE TUTTI GLI SCONTRI CHE ABBIAMO AVUTO, ANCHE A LIVELLO DISCIPLINARE, VISTO CHE ERA IL DIFENSORE DI TUTTI I DIRETTORI" NEI PROCEDIMENTI PROFESSIONALI SONO SENZA PAROLE".
(Rispondi)
 
arza1
arza1 il 09/07/07 alle 17:07 via WEB
TUTTI DICONO: "SONO SENZA PAROLE"
(Rispondi)
 
arza1
arza1 il 09/07/07 alle 17:08 via WEB
IL MISTERO DEL DARSI LA MORTE...........
(Rispondi)
 
deontologiaetica
deontologiaetica il 09/07/07 alle 17:10 via WEB
DICI BENE ARZA.............
(Rispondi)
 
deontologiaetica
deontologiaetica il 09/07/07 alle 17:10 via WEB
In realtà il suicidio, al di là di ogni interpretazione arbitraria, è la scelta di non scegliere perché,oggettivamente, significa eliminare il sostrato fisico necessario per ogni esercizio della libertà.L’incarnazione è la decisione di entrare nel contesto totale delle possibilità della libertà: suicidarsi è iltirarsene fuori, il rinunciare al compito evolutivo per l’assolvimento del quale ci siamo incarnati.Fa parte della libertà umana decidere di perdere la libertà: ma questa libertà, poi, la si perde davvero. E’un’illusione pensare di perdere la libertà restando intrinsecamente liberi! Possiamo meglio comprenderequesta prospettiva se riflettiamo sui diversi livelli di libertà presenti negli Esseri del cosmo:- la libertà umana, quella che ci permette di scegliere tra il bene e il male, è sempre passibile di venir persa eperciò non è perfetta; l’unico luogo dove l’uomo può rafforzarla, dove può procedere fino acompenetrarsene, fino ad ancorarvisi, è la Terra;- la libertà divina, invece, è perfetta, perché è costantemente una scelta tra bene e bene, è una libertà che siconferma sempre e dunque non è più perdibile;- la libertà di tutti gli Esseri del male è, infine, sempre una scelta fra male e male: un diavolo è un buondiavolo soltanto se tutte le sue decisioni sono per noi una costante sollecitazione
(Rispondi)
 
arza1
arza1 il 09/07/07 alle 17:11 via WEB
OTTIMO DEONTO. Sei brava!
(Rispondi)
 
auroraml
auroraml il 09/07/07 alle 17:13 via WEB
BELLO DEO. Di mio dico: Si tratta di una situazione estrema, capovolta, in cui l’esistenza normalmente aggrappata alla vita, valuta la morte più amica della vita; in cui la sofferenza spesso invisibile diventa violenza su di sé, in cerca di pace definitiva, per sottrarsi ad una violenza sorda. Il bisogno dei sopravvissuti di trovare comunque una causa denuncia soltanto la nostra incapacità, più razionalisti che pietosi, di stare davanti ad un mistero inafferrabile. Non è da escludere il caso in cui responsabilità di qualcuno ci sia, chiara. Ma, in generale, la morte chiamata a rimediare la vita è mistero più grande che mai.
(Rispondi)
 
auroraml
auroraml il 09/07/07 alle 17:14 via WEB
DAVANTI AL MISTERO DELLA MORTE CERCATA... c'è solo il S I L E N Z I O.
(Rispondi)
 
auroraml
auroraml il 09/07/07 alle 17:15 via WEB
PRO' NON PARLARNE SAREBBE PEGGIO!!!
(Rispondi)
 
auroraml
auroraml il 09/07/07 alle 17:16 via WEB
PARLIAMONE CON PROFONDO RISPETTO SENZA MAI GIUDICARE......
(Rispondi)
 
auroraml
auroraml il 09/07/07 alle 17:17 via WEB
L'avvocato Corso Bovio, uno dei più noti penalisti milanesi, docente di giurisprudenza, è stato trovato morto intorno alle 14.00 nel suo studio milanese, in via Podgora 13. Secondo le prime informazioni Bovio si sarebbe ucciso con un colpo di pistola. Corso Bovio, 59 anni, nato a Milano nel 1948, avvocato penalista e pubblicista era iscritto all'albo dei giornalisti dal 1970. Laureato in giurisprudenza Bovio era diventato avvocato cassazionista per esami nel 1981. Titolare da molti anni di uno dei maggiori studi che si occupano di diritto all'informazione e di diritto penale. Ha assistito molte case editrici quali la R.C.S., Sole 24 Ore, la Società San Paolo ed altre. Collaborava a svariate testate tra cui Famiglia Cristiana ed Oggi e pubblicato con Selezione dal Reader's Digest una «Enciclopedia legale». Corso Bovio aveva inoltre curato per l'Ordine Nazionale dei Giornalisti varie edizioni del manuale «Diritto e informazione», pubblicando diversi articoli su riviste giuridiche in particolare appunto sul diritto della stampa.
(Rispondi)
 
summainiuria
summainiuria il 09/07/07 alle 17:18 via WEB
LA NOTIZIA E' ARRIVATA COME UNA BOMBA.
(Rispondi)
 
summainiuria
summainiuria il 09/07/07 alle 17:19 via WEB
TUTTI GLI STUDI LEGALI QUI DA ME HANNO CHIUSO IN SEGNO DI LUTTO
(Rispondi)
 
summainiuria
summainiuria il 09/07/07 alle 17:28 via WEB
Tracciare un profilo del compianto PROF. AVV. GIORNALISTA DOTT. CORSO BOVIO non è compito facile, poiché attiene ad una persona di alto spessore. Il suo carisma,la rettitudine, la competenza, la disponibilità hanno segnato il suo percorso umano, personale, sociale e professionale..................
(Rispondi)
 
summainiuria
summainiuria il 09/07/07 alle 17:32 via WEB
Tessere, però, forbiti elogi, far cadere sul suo feretro anche un trofeo di fiori, nons ervirebbe a nulla se non fossimo convinti che il suo modo di amare la GIUSTIZIE E IL LIBERO DIRITTO ALL?INFORMAZIO sarà un fulgido esempio per tutti: avvocati, giudici, giornalisti e specialmente per tutti gli uomini che hanno a cuore la LIBERTA' E LA GIUSTIZIA!
(Rispondi)
 
elvia4
elvia4 il 09/07/07 alle 17:34 via WEB
CHE DIRE DI PIU'??????????
(Rispondi)
 
elvia4
elvia4 il 09/07/07 alle 17:35 via WEB
IL PALAZZO DI GIUSTIZIA DI MILANO : Dolore, incredulità e stupore nel palazzo di giustizia di Milano e non solo alla notizia della tragica morte dell'avvocato Corso Bovio. Proprio nel suo ufficio, secondo una prima ricostruzione, il noto penalista si sarebbe ucciso sparandosi un colpo di pistola. «Non ci posso credere, non ci posso credere»... continua a ripetere Luigi Cerqua, presidente della prima corte d'assise di Milano. «Sono sconvolto, l'avevo sentito, per l'ultima volta, quindici giorni fa quando mi aveva inviato uno scritto in versi molto simpatico sulla tutela dei diritti degli animali». Cerqua ricorda Bovio come «un uomo di grande spirito, capace di grande umorismo. Quando sono passato di qui, ho visto la gente in strada e ho pensato ad un incidente stradale. Poi mi hanno spiegato cosa era successo: ancora non ci posso credere...».
(Rispondi)
 
elvia4
elvia4 il 09/07/07 alle 17:36 via WEB
IL RICORDO DEI COLLEGHI AVVOCATI - Tra i primi ad arrivare nei presi dello studio Bovio anche l'avvocato Jacopo Pensa, anch'egli sconvolto. Aveva visto Bovio almeno cinque volte negli ultimi giorni. «Certo non era allegro, ma non era allegro - ha commentato - come non lo è uno a luglio, costretto a lavorare anche il sabato e la domenica. Certo che è pazzesco non sapere cosa passa per la mente dei nostri "fratelli"». MALAVENDA - «Per me era come un fratello. Era un grande uomo, un grande amico, era un grande professionista». Questo dice Caterina Malavenda, il legale che per anni ha affiancato Corso Bovio all'interno del suo studio legale. Per Caterina Malavenda, braccio destro nello studio, Corso Bovio «era una persona serena, tranquilla. Era un grande professionista».
(Rispondi)
 
elvia4
elvia4 il 09/07/07 alle 17:36 via WEB
STAMPA DEMOCRATICA - «Corso Bovio è stato un amico storico di Stampa Democratica. La tragica conclusione della sua vita ha lasciato senza fiato tutti noi che lo stimavamo e che abbiamo goduto per anni e anni dei suoi preziosi consigli»: lo afferma, in una nota, Mariagrazia Molinari di Stampa Democratica, commentando la morte del noto penalista. «È terribile scoprire che in un uomo sempre gentile e sorridente - aggiunge - capace di grande equilibrio di giudizio, l'angoscia si faccia talmente pressante da carpirne l'esistenza. Stampa Democratica, nel piangere la sua scomparsa, gli rende omaggio».
(Rispondi)
 
desnudamaia
desnudamaia il 09/07/07 alle 17:37 via WEB
SE MILANO E' IN LUTTO
(Rispondi)
 
desnudamaia
desnudamaia il 09/07/07 alle 17:42 via WEB
BIAGI, MORATTI,FO, IL CARDINALE DI MILANO CON IL PREFETTO E IL QUESTORE, IL PRESIDENTE DELL'ORDINE DEI GIORNALISTI, IL PRESIDENTE DEGLI ORDINI FORENSI, IL PRESIDENTE DEL TRIBUNALE DI MILANO, IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA, IL GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA , TUTTI, SENZA ECCEZIONI, TUTTI I DIRETTORI DEI GIORNALI ITALIANI
(Rispondi)
 
desnudamaia
desnudamaia il 09/07/07 alle 17:43 via WEB
QUESTI CHE HO QUI SOPRA INDICATO I PRIMA AD ESPRIMERE LUTTO, COMMOZIONE, CORDOGLIO, DOLORE E SCONCERTO.
(Rispondi)
 
educatrice2
educatrice2 il 09/07/07 alle 17:49 via WEB
DI ANONIMO: "I miei pensieri corrono. Cammino lentamente lungo il marciapiede pensando alla morte, al suicidio, e a tutte quelle volte che ho pensato anche io di compiere lo stesso gesto. Mi vengono i brividi, sono angosciato da tutto quello che mi circonda, la voglia è di scappare dalla sensazione di morte che avverto dentro di me. Ma non ci riesco, mi ha catturato. Mi guardo intorno, cerco nelle persone intorno a me qualcosa di vitale, qualcosa che possa aiutarmi a venir fuori dalla morte, qualcosa di vivo. Non trovo niente! Tutti sembrano stare nelle mie condizioni, però reagiscono parlando dei particolari del fatto, cercando qualche piccola sfumatura che possa assolverli dalla loro morte, che permetta di tenere lontana una brutta emozione. Io non ci riesco. In un attimo di lucidità penso che in queste circostanze essere con qualche amico o conoscente aiuta molto, si può parlare, e probabilmente anche io starei a descrivere i dettagli drammatici di quella tragedia. Continuo a cercare un nutrimento vitale. Mi accorgo però che lentamente è come se stessi diventando sordo, percepisco il mondo come tutto ovattato, soffocato. La distanza tra me e il resto aumenta e con lei la paura. Ad un certo punto il mio sguardo cattura una coppia. Anche loro sono visibilmente scioccati dalla morte. Lei forse piange. Si abbracciano si baciano, si stringono l'uno con l'altro e poi si baciano ancora. Mi accorgo che loro riescono a farmi stare meglio. Il loro amore sembra essere l'unico antidoto contro la morte, anche per me. Mi abbandono ai miei pensieri, al mio amore. Amare una persona ed essere amati è probabilmente l'unico modo per contrastare la morte. Non solo la morte della stazione, ma la morte che è dentro e fuori di noi. Possiamo sopravvivere amando ? Credo che sia l'unica possibilità che abbiamo. Nella vita si fanno tante cose, si combatte sempre il tempo come qualcosa che scivola via e ci conduce alla morte. Si pensa sempre al futuro, a quello che succederà domani. L'amore è il presente è quello che oggi so di avere. Da vita, e fa sentire la morte come qualcosa di meno opprimente, meno doloroso"
(Rispondi)
 
educatrice2
educatrice2 il 09/07/07 alle 17:49 via WEB
QUESTO BLOG E I SUOI "ABITANTI" STUPISCONO SEMPRE
(Rispondi)
 
educatrice2
educatrice2 il 09/07/07 alle 17:50 via WEB
LA NOTIZIA DELLA MORTE ( MA NON DEL SUICIDIO) era stata appena battuta dalle agenzie e qui
(Rispondi)
 
educatrice2
educatrice2 il 09/07/07 alle 17:51 via WEB
questo BLOG spiegava, alle 16.00, che si trattava certamente e senza alcun dubbio di suicidio
(Rispondi)
 
educatrice2
educatrice2 il 09/07/07 alle 17:51 via WEB
Le agenzie erano ancora dubitative........
(Rispondi)
 
educatrice2
educatrice2 il 09/07/07 alle 17:52 via WEB
che PSICO abbia fonti privilegiate è noto......
(Rispondi)
 
educatrice2
educatrice2 il 09/07/07 alle 17:52 via WEB
NON STUPISCE PIU' NE ABBIAMO AVUTO DECINE DI RIPROVE
(Rispondi)
 
educatrice2
educatrice2 il 09/07/07 alle 17:53 via WEB
fanno effetto gli amici BLOGGERS
(Rispondi)
 
educatrice2
educatrice2 il 09/07/07 alle 17:53 via WEB
I BLOGGERS HANNO DETTO QUI COSE CHE SUI GIORNALI NON SONO ANCORA STATE SCRITTE..............
(Rispondi)
 
summainiuria
summainiuria il 09/07/07 alle 17:56 via WEB
HAI RAGIONE EDUCATRICE!!!!!
(Rispondi)
 
summainiuria
summainiuria il 09/07/07 alle 17:56 via WEB
BLOG ECCEZIONALE E STRAORDINARIO
(Rispondi)
 
summainiuria
summainiuria il 09/07/07 alle 17:57 via WEB
VEDO INQUESTO MOMENTO L'ULTIMA AGENZIA. ECCOLA:
(Rispondi)
 
summainiuria
summainiuria il 09/07/07 alle 17:57 via WEB
Milano, suicida l'avvocato Corso Bovio Il legale, 59 anni, si sarebbe sparato con la sua pistola, intorno alle 14, nello studio in via Podgora. Prima di compiere il gesto estremo il penalista, tra i più conosciuti e apprezzati del capoluogo lombardo, ha lasciato una lettera indirizzata alla moglie Milano, 9 lug. (Adnkronos/Ign) - L'avvocato milanese Libero Corso Bovio si è suicidato intorno alle 14 nel suo studio di via Podgora a Milano. Secondo le prime indiscrezioni, confermate dai carabinieri, il legale si sarebbe sparato con la sua pistola. Restano ignoti i motivi che hanno portato l'avvocato, tra i più conosciuti e apprezzati a Milano, a compiere il gesto estremo. Poco prima di spararsi Bovio ha lasciato una lettera indirizzata alla moglie. Stando a quanto riferisce il presidente dell'Ordine degli Avvocati di Milano Giuggioli, il penalista si era recato in mattinata a Prato per una causa. Era rientrato in studio in compagnia di un collega. A quest'ultimo ha consegnato la lettera avvisandolo di recapitarla alla moglie nel momento in cui gliene avrebbe dato istruzione. Poi si è chiuso nel suo ufficio e si è sparato. Una piccola folla composta da giornalisti, carabinieri, avvocati e anche giudici, si è raccolta sotto lo studio dell'avvocato Bovio. ''Sono sconvolto. Era un avvocato di grande valore, capace di ironia e allegria'', ha detto Luigi Cerqua, il presidente della prima Corte d'Assise di Milano. ''Solo 15 giorni fa - prosegue Cerqua - gli ho parlato perché mi aveva mandato uno scritto simpaticissimo sulla tutela penale degli animali. Ci scambiavamo articoli allegri. Era un uomo di grande spirito. Ancora non ci credo''. Corso Bovio, 59 anni, nato a Milano nel 1948, avvocato penalista e pubblicista era iscritto all'albo dei giornalisti dal 1970. Laureato in giurisprudenza con il massimo dei voti e lode nel 1971 presso l'Università Statale di Milano, Bovio era diventato avvocato cassazionista per esami nel 1981. Titolare da molti anni di uno dei maggiori studi che si occupano di diritto all'informazione e di diritto penale. Ha assistito molte case editrici quali la R.C.S., Sole 24 Ore, la Società San Paolo e altre. Collaborava a svariate testate, tra cui 'Famiglia Cristiana' e 'Oggi', e ha pubblicato con Selezione dal Reader's Digest una "Enciclopedia legale". Bovio aveva inoltre curato per l'Ordine Nazionale dei Giornalisti varie edizioni del manuale "Diritto e informazione", pubblicando diversi articoli su riviste giuridiche in particolare appunto sul diritto della stampa. E' stato Consigliere Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti. Membro del Consiglio direttivo dell'Associazione Lombarda Giornalisti e della Federazione Nazionale della Stampa. Presidente del Circolo della Stampa dal 1990 al 1995. Dal 2004 era presidente della Fondazione Amici Circolo della Stampa di Milano. Ha curato corsi di preparazione e di aggiornamento professionale per avvocati, corsi e seminari di diritto di informazione per giornalisti. Collaborava con l'Università Bocconi in seminari di procedura penale.
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summainiuria
summainiuria il 09/07/07 alle 17:57 via WEB
NON DICE NULLA CHE IN QUESTO BLOG NON SI SIA GIA' DETTO
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servoarbitrio
servoarbitrio il 09/07/07 alle 18:02 via WEB
Corso Bovio, 59 anni, nato a Milano nel 1948, avvocato penalista e pubblicista era iscritto all'albo dei giornalisti dal 1970. Laureato in giurisprudenza con il massimo dei voti e lode nel 1971 presso l'Università Statale di Milano Corso Bovio era diventato avvocato cassazionista per esami nel 1981. Titolare da molti anni di uno dei maggiori studi che si occupano di diritto all'informazione e di diritto penale. Ha assistito molte case editrici quali la R.C.S., Sole 24 Ore, la Societa' San Paolo ed altre. Collaborava a svariate testate tra cui Famiglia Cristiana ed Oggi e pubblicato con Selezione dal Reader's Digest una "Enciclopedia legale". Corso Bovio aveva inoltre curato per l'Ordine Nazionale dei Giornalisti varie edizioni del manuale "Diritto e informazione", pubblicando diversi articoli su riviste giuridiche in particolare appunto sul diritto della stampa. E' stato Consigliere Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti. Membro del Consiglio direttivo dell'Associazione Lombarda Giornalisti e della Federazione Nazionale della Stampa. Presidente del Circolo della Stampa dal 1990 al 1995. Dal 2004 era presidente della Fondazione Amici Circolo della Stampa di Milano. Ha curato corsi di preparazione e di aggiornamento professionale per avvocati, corsi e seminari di diritto di informazione per giornalisti. Collaborava con l'Università Bocconi in seminari di procedura penale.
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servoarbitrio
servoarbitrio il 09/07/07 alle 18:11 via WEB
IO PIANGO QUESTO PROFESSORE DI CUI SONO STATA ALLIEVA...........
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servoarbitrio
servoarbitrio il 09/07/07 alle 18:12 via WEB
DOPO DIRO' DI LUI.............
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servoarbitrio
servoarbitrio il 09/07/07 alle 18:12 via WEB
ADESSO SOTTOLINEO LA NOTIZIA CON IL CUORE IN GOLA!!!
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servoarbitrio
servoarbitrio il 09/07/07 alle 18:13 via WEB
CHI SEMBRAVA NON DOVESSE MORIRE MAI...............
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servoarbitrio
servoarbitrio il 09/07/07 alle 18:13 via WEB
SI E' TOLTO LA VITA..............
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servoarbitrio
servoarbitrio il 09/07/07 alle 18:14 via WEB
AVEVA RAGIONE TRE ORE FA PSYCO.
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servoarbitrio
servoarbitrio il 09/07/07 alle 18:15 via WEB
S U I C I D I O ... premeditato, organizzato, pianificato, lucidamente........
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servoarbitrio
servoarbitrio il 09/07/07 alle 18:16 via WEB
LA LETTERA PER LA MOGLIE ERA STATA SCRITTA GIORNI FA
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servoarbitrio
servoarbitrio il 09/07/07 alle 18:16 via WEB
LA PORTAVA CON SE' E OGGI L'HA CONSEGNATA AD UN SUO COLLABORATORE.........
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servoarbitrio
servoarbitrio il 09/07/07 alle 18:18 via WEB
POI E' RISUONATO, AMPLIFICATO DAGLI AMPI LOCALI DEL PALAZZO, LO SPARO DI UNA PISTOLA. UN COLPO SOLO. DIRETTO. MICIDIALE. SPARATO DA CHI SAPEVA COME CI SI UCCIDE..........
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servoarbitrio
servoarbitrio il 09/07/07 alle 18:18 via WEB
Milano: si è ucciso Corso Bovio, l'avvocato dei giornalisti L'avvocato Libero Corso Bovio, uno dei penalisti italiani più conosciuti e apprezzati, si è sparato un colpo di pistola nel suo studio. Ha lasciato una lettera indirizzata alla moglie. Libero Corso Bovio, avvocato penalista, il maggior esperto in Italia di diritto dell'informazione (intere generazioni di giornalisti hanno studiato sui suoi libri per affrontare l'esame da professionisti) si è ucciso nel suo studio di Milano, in via Podgora, poco distante dal Palazzo di giustizia. IL FATTO. Corso Bovio oggi era arrivato attorno alle 14 da Prato. E aveva consegnato a un suo collaboratore una lettera indirizzata alla moglie, anche lei penalista. Poi aveva aggiunto: "Dopo ti spiego quando consegnarla". Era rimasto solo nella sua stanza nello studio, poi si è udito uno sparo. Un suo collaboratore poco dopo ha aperto la porta dello studio l'ha trovato in un lago di sangue. Corso Bovio si è sparato con un revolver 357 Magnum, arma di grossissimo calibro. Un solo colpo in bocca. È quanto si è potuto apprendere da fonti investigative, sulla base dei primi rilievi effettuati nello studio in cui è avvenuto il suicidio. Nessun dubbio, ormai, sulle cause della morte violenta del noto avvocato. Mistero invece, finora, sui motivi che hanno indotto Corso Bovio a togliersi la vita. Lo studio legale in cui si è suicidato l'avvocato è stato posto sotto sequestro. Il provvedimento è stato emesso dalla procura. Gli inquirenti che si occupano del caso dovranno esaminare parecchi documenti. Tra l'altro gli investigatori, tenendo conto di tutte le ipotesi, vogliono appurare se eventualmente fossero state recapitate al legale lettere minatorie. Si è appreso, inoltre, che Corso Bovio deteneva nel suo studio diverse armi, tutte regolarmente denunciate. Fonti investigative hanno anche confermato l'esistenza della lettera indirizzata alla moglie. CHI ERA. Corso Libero Carlo Bovio, nato a Milano il 5 maggio del 1948, era l'ultimo discendente di una grande famiglia di avvocati e giuristi napoletani. Fra i suoi antenati celebri il filosofo Giovanni Bovio, suo bisnonno (nato a Trani e napoletano d'adozione), e il nonno Libero Bovio, poeta, giornalista ed editore napoletano, paroliere di canzoni immortali come "Reginella". Suo padre Giovanni, morto negli anni 1970, era stato uno dei maggiori avvocati del foro di Milano. LA CARRIERA. Corso Bovio si occupava di diritto penale, in particolare di reati societari, ambientali, fallimentari e reati contro la pubblica amministrazione. Tra i massimi esperti di diritto dell'informazione e della stampa, Bovio ha tenuto per anni corsi e seminari all' Ifg dell'Ordine Giornalisti di Milano alla scuola di Giornalismo dell'Università di Urbino, contribuendo a formare generazioni di giornalisti. Ha curato per l'Ordine dei Giornalisti il manuale Diritto-Informazione, testo di preparazione all'esame di abilitazione professionale. Lui stesso era giornalista pubblicista dal 1970.
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adolfodgl5
adolfodgl5 il 09/07/07 alle 18:21 via WEB
In questo momento di dolore vorrei che giungessero a tutti i Familiari le piu sentite condoglianze.
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luigiarusso
luigiarusso il 09/07/07 alle 18:22 via WEB
La perdita subita e per noi motivo di dolore e di sincera commozione.
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luigiarusso
luigiarusso il 09/07/07 alle 18:24 via WEB
Abbonati a Panorama Panorama – ItaliaHome Canali Forum Gallery Edicola Archivio Login Info Feed RSS? Un cartello di cosche per gli appalti dell’A3, l’autostrada mai finita Panorama Canali Italia Suicida Corso Bovio: una vita tra stampa e tribunali, con il pallino della verità Suicida Corso Bovio: una vita tra stampa e tribunali, con il pallino della verità francesca.folda Lunedì 9 Luglio 2007 alle 17:08 Nessun commento Si è ucciso l’avvocato milanese Corso Bovio. Dopo aver lasciato una lettera alla moglie si è sparato un colpo di pistola nel suo studio a pochi passi dal Palazzo di giustizia: 59 anni, penalista e pubblicista era iscritto all’albo degli avvocati dal 1975 e a quello dei giornalisti dal 1970. Recentemente aveva avuto come clienti, tra gli altri, Impregilo, l’immobiliarista Stefano Ricucci, l’ex ministro della Sanità Girolamo Sirchia e il senatore Marcello Dell’Utri, oltre a numerose testate giornalistiche. Per l’Ordine Nazionale dei Giornalisti aveva curato il manuale Diritto e informazione, redatto lo statuto dell’Istituto per la formazione al giornalismo Carlo De Martino ed era stato docente nei corsi di formazione e aggiornamento professionale. Mentre i carabinieri di Milano avviano le inevitabili indagini e colleghi e magistrati rilasciano dichiarazioni piene di dolore e sgomento, Panorama.it lo ricorda con alcuni passaggi di un suo intervento, due anni fa, alla presentazione di un libro sulla morale dei giornalisti, nel quale, con la consueta ironia e incisività, aveva parlato di correttezza di giornalisti e avvocati. Dimostrando una volta di più la sua lungimiranza. Come si fa a vedere se un giornalista è corretto? Vi racconterò un detto degli americani: “Come si capisce se un avvocato dice bugie? Basta vedere se muove le labbra”. Io dico che gli avvocati hanno un debito di verità. Se presentano un testimone poco credibile non ci guadagnano. È nell’interesse del cliente raccontare sempre la verità. E dunque dico: quando un giornalista è corretto? Quando rende un buon servizio informativo al suo cliente, il lettore. Ma il sistema deontologico dei giornalisti è forse troppo autoreferenziale. Forse siamo poco aperti al pubblico, che invece deve poter segnalare e intervenire per verificare la qualità del prodotto. Una sfida simpatica per i mezzi di informazione potrebbe essere sottoporsi al controllo dei lettori, non per castigare questo o quel giornalista, ma per dare un bollino blu di qualità all’informazione. L’etica del giornalismo, la morale del giornalista, devono aprirsi alla costante verifica del pubblico
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luigiarusso
luigiarusso il 09/07/07 alle 18:25 via WEB
HO RIPORTATO L'AGENZIA SENZA TOGLIERE NULLA
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luigiarusso
luigiarusso il 09/07/07 alle 18:25 via WEB
ALLE 18,27 FA SPECIE CHE PSICO 3 h. fa aveva già detto tutto.
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luigiarusso
luigiarusso il 09/07/07 alle 18:26 via WEB
i media arrancano dietro a questo blog......
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luigiarusso
luigiarusso il 09/07/07 alle 18:41 via WEB
I FAMILIARI NON CREDONO AL SUICIDIO
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tramontodelgiorno
tramontodelgiorno il 09/07/07 alle 18:42 via WEB
SENTO ORA CHE ERA SANO
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CoMizia
CoMizia il 09/07/07 alle 18:43 via WEB
Non so se faceva uso di antidepressivi,ma spesso il farmaco che danno per la terapia è dannoso:porta al suicidio.Ricordo l'impressione che suscitò in me la morte della famosa Cecilia Gatto Trocchi.
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tramontodelgiorno
tramontodelgiorno il 09/07/07 alle 18:43 via WEB
IL SUO MDIC DI FIDUCIA ESCLUDE LA PRESENZA DI PATOLOGIE GRAVI, PARLA DI LEGGERO SOVRAPPESO, DI VITA SEDENTARIA, DI ASSETTO LIPIDICO NON OTTIMALE, insomma tutte cose che un professionista
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tramontodelgiorno
tramontodelgiorno il 09/07/07 alle 18:44 via WEB
un professionista di quasi 60 anni ha
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tramontodelgiorno
tramontodelgiorno il 09/07/07 alle 18:45 via WEB
NON PATOLOGIE CARDIACHE, NON PATOLOGIE ONCOLOGICHE............... gli acciacchi tipici di un sessantenne, professionista, che vive in uno studio, che ha poca possibilità di dedicarsi agli sport,
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tramontodelgiorno
tramontodelgiorno il 09/07/07 alle 18:46 via WEB
MA NULLA CHE MOTIVI IL SUICIDIO
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lasuocera0
lasuocera0 il 09/07/07 alle 18:47 via WEB
MILANO E' SOTTO CHOC
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lasuocera0
lasuocera0 il 09/07/07 alle 18:48 via WEB
MIO GENERO , AVVOCATO A MI PARLA ADDIRITTURA DI PERSONA "SUICIDATA"
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lasuocera0
lasuocera0 il 09/07/07 alle 18:48 via WEB
IN PROPOSITO RICORDA CARLI IL BANCHIERE DI DIO
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lasuocera0
lasuocera0 il 09/07/07 alle 18:49 via WEB
E DICE: Era il 18 giugno del 1982 quando, a Londra, il banchiere Roberto Calvi fu trovato impiccato sotto un ponte del Tamigi. Venticinque anni di indagini, 200 faldoni e 150mila pagine tra riscontri, inchieste, interrogatori e perizie, a quanto pare, non sono stati sufficienti a dare una risposta ai tanti quesiti che da un quarto di secolo ruotano intorno ad una morte misteriosa, frettolosamente liquidata dalla magistratura inglese come suicidio, ma che col suicidio aveva ben poco a che vedere. Chi ha ucciso il “banchiere di Dio” Roberto Calvi? Nessuno, a quanto pare. “Insufficienza di prove” è infatti la magica frase con cui la Corte d’Assise di Roma ha assolto i cinque imputati, accusati di concorso in omicidio volontario premeditato. Un nulla di fatto costato un anno e mezzo di processo e conclusosi con un bel “tana libera tutti” per il “cassiere” della mafia Pippo Calò, per l’imprenditore Flavio Carboni, per Ernesto Diotallevi, Silvano Vittor e Manuela Kleinszig, ex fidanzata di Carboni coinvolta nella vicenda fin dai momenti successivi alla scomparsa del banchiere. Tutti assolti in base al secondo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale, equivalente alla vecchia formula dell’insufficienza di prove. Roberto Calvi si era guadagnato il soprannome di “banchiere di Dio” grazie agli stretti legami che aveva intessuto con il Vaticano e, in particolare, con l’Ior, quell’“Istituto per le opere religiose” noto ai più come la banca centrale della Chiesa Cattolica Romana e azionista di punta del Banco Ambrosiano. Non è un caso, dunque, che lo stesso nomignolo sia stato affibbiato, sebbene per mansione e ordinazione sacerdotale, anche a monsignor Paul Marcinkus, morto nel febbraio del 2006 ed ex presidente dello Ior, coinvolto nel crack dell’Ambrosiano e ritiratosi nella diocesi di Chicago in accordo con i Patti lateranensi che gli lasciavano un valido passaporto vaticano. Lo stesso Ior di cui Calvi invocò la protezione quando, nel 1981, il castello di carte dell’Ambrosiano crollò fragorosamente al suolo. Ecco allora che la vicenda del banchiere Roberto Calvi si intreccia con la storia politica e finanziaria dell’Italia degli anni Settanta e Ottanta, fatta di speculatori e bancarottieri, di “faccendieri” e di Cosa Nostra, di alti prelati e di Opus Dei, di massoneria e di loggia P2. In quel giugno di venticinque anni fa, ci vogliono due giorni perché un passante si accorga del cadavere che penzola dal ponte dei Frati Neri sul Tamigi. Sul cadavere di Calvi vengono trovati, tra le altre cose, un passaporto intestato a “Roberto Calvini” e quasi quindicimila dollari in banconote da cento, e l’autopsia accerta che la morte è avvenuta “per asfissia da impiccamento”. La prima indagine londinese, così, si chiude rapidamente e con un verdetto univoco: suicidio. Sei mesi dopo, l’Alta Corte annulla la sentenza per vizi formali e sostanziali ed il giudice che l’aveva emessa viene incriminato per irregolarità. Il secondo processo britannico lascia aperta sia la porta del suicidio, sia quella dell’omicidio, e lo stesso fa una perizia collegiale disposta poco dopo dal giudice istruttore di Milano. I primi dubbi sulla morte del presidente del Banco Ambrosiano iniziano ad insinuarsi. Nel 1997, una nuova perizia medico-legale conclude che qualcuno, “stando in piedi alle spalle di Calvi, gli abbia rapidamente, e cogliendolo di sorpresa, fatto passare il cappio al di sopra del capo, stringendolo poi al collo”. Per raggiungere il punto dove e’ stata fissata la corda, il banchiere avrebbe dovuto passare dall’alto dell’impalcatura, perché al momento della morte il livello delle acque del Tamigi arrivava a coprire il greto del fiume di almeno tre metri, arrivando alle ascelle di Calvi. Un’ipotesi “inverosimile”, secondo i periti, in quanto il sessantenne banchiere non avrebbe potuto compiere tali acrobazie aggrappandosi ai tubi dell’impalcatura con cinque chili di zavorra addosso. Più plausibile che sia stata un’imbarcazione ad aver condotto Calvi fino al “traliccio” sotto il Blackfriars Bridge. Ed è questa infatti la tesi più battuta, che trova concordi gli esperti di Roma e gli investigatori della polizia londinese: Roberto Calvi fu strangolato da due o più persone e quindi impiccato. Una messinscena commissionata, secondo l’accusa, dall’ex boss di Porta Nuova Giuseppe Calò e che gli altri avrebbero collaborato a mettere in pratica. Una trama ordita ai danni del banchiere “per punirlo per essersi impadronito di notevoli quantitativi di denaro appartenenti alle organizzazioni criminali e, in particolare, all’associazione mafiosa denominata ‘cosa nostra’, recuperati (in tutto o in parte) prima del suo assassinio”, nonché “per conseguire l’impunità, ottenere e conservare il profitto dei delitti di riciclaggio posti in essere tramite il Banco Ambrosiano e le società collegate allo stesso” e per impedire al banchiere “di esercitare il potere ricattatorio nei confronti dei referenti politico-istituzionali, della massoneria, della loggia P2 e dello Ior, con i quali aveva gestito investimenti e finanziamenti di cospicue somme di denaro, anche provenienti da ‘cosa nostra’ e da enti pubblici nazionali”. Come ha ammesso il pentito Antonino Giuffré davanti ai magistrati che indagavano su Calvi, le disavventure del “banchiere di Dio” sono iniziate “quando ha investito senza oculatezza grosse somme di denaro di Giuseppe Calò e in seguito ai contrasti di natura economica con il gruppo di quest’ultimo. (...) A Calvi veniva imputato il fatto di non aver gestito bene i soldi che gli erano stati affidati e questa cattiva gestione aveva fatto fare una mala figura anche allo Ior. Ai rapporti tra quest’ultimo istituto e Cosa nostra anche i corleonesi, in particolare, avevano sempre tenuto”. Così, il rapporto di fiducia si era rotto, e “le cose di Cosa nostra si risolvono in un solo modo: con l’eliminazione”. Gli interessi mafiosi erano infatti ben radicati nell’Ambrosiano e nello Ior: a “investire” nei due istituti bancari, ricorda sempre Giuffré, non era solo Pippo Calò, ma anche Totò Riina, Francesco Madonia, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Francesco Messina Denaro e altri ancora. Per questo Calvi è stato ucciso. Come punizione suprema per i suoi errori e per “impedirgli di esercitare il potere ricattatorio nei confronti dei referenti politico-istituzionali, della massoneria, della loggia P2 e dello Ior, con i quali – aggiungono i magistrati – aveva gestito investimenti e finanziamenti di cospicue somme di denaro, anche provenienti da Cosa nostra e da enti pubblici nazionali”. E per questo, racconta sempre Giuffré, negli ambienti di Cosa nostra “si facevano delle grosse risate alla lettura dei giornali che riportavano la notizia della morte di Calvi come di un suicidio”. Roberto Calvi, uno dei più noti esponenti della cosiddetta “finanza cattolica”, non era certamente un santo. Ma, ancora una volta, il triangolo delle Bermuda Stato-Finanza-Malavita ha finito con l’inghiottire la verità. Lasciando insoluto uno dei tanti misteri della storia d’Italia.
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giordana2007
giordana2007 il 09/07/07 alle 18:50 via WEB
AVEVA PROCESSI IMPORTANTISSIMI
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giordana2007
giordana2007 il 09/07/07 alle 18:50 via WEB
GIRI DI MILIARDI DI EURO
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giordana2007
giordana2007 il 09/07/07 alle 18:50 via WEB
PERSONE " ECCELLENTISSIME"
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giordana2007
giordana2007 il 09/07/07 alle 18:51 via WEB
LO HANNO SUICIDATO O SI E' SUICIDATO?
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psicologiaforense
psicologiaforense il 09/07/07 alle 18:53 via WEB
CAPISCO!!!
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psicologiaforense
psicologiaforense il 09/07/07 alle 18:53 via WEB
ANCH'IO VORREI CON TUTTE LE MIE FORZE CHE NON FOSSE ANDATA COSI'
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arza1
arza1 il 09/07/07 alle 18:54 via WEB
cosa sai che noi non sappiamo???
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arza1
arza1 il 09/07/07 alle 18:55 via WEB
SE PUOI DIRLO OVVIAMENTE!!!
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psicologiaforense
psicologiaforense il 09/07/07 alle 18:56 via WEB
IL PUBBLICO MINISTERO SI CHIAMA MASSIMILIANO CARDUCCI ( ma non è parente………)
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psicologiaforense
psicologiaforense il 09/07/07 alle 18:58 via WEB
LA DINAMICA NON E' STATA RESA NOTA...CI SARA' UNA CONFERENZA STAMPA NELLA SERATA
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psicologiaforense
psicologiaforense il 09/07/07 alle 18:58 via WEB
però si può anticipare questo........
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psicologiaforense
psicologiaforense il 09/07/07 alle 18:58 via WEB
è solo anticipazione ma è affidabile
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psicologiaforense
psicologiaforense il 09/07/07 alle 18:59 via WEB
così mi assicurano
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psicologiaforense
psicologiaforense il 09/07/07 alle 19:00 via WEB
IL PROF BOVIO, dopo un processo a PRATO, è rientrato nel suo sdtudio a milano alle 14.
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psicologiaforense
psicologiaforense il 09/07/07 alle 19:00 via WEB
durante il viaggio ha guidato un suo assistente, come al solito
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 09/07/07 alle 19:01 via WEB
il prof BOVIO era tranquillissimo (almeno in apparenza), gentilissimo, cordiale.... tutto come al solito.
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psicologiaforense
psicologiaforense il 09/07/07 alle 19:02 via WEB
PRIMA DI ENTRARE IN STUDI HA SCAMBIATO ALCUNE BATTUTE CON IL SUO COLLABORATORE........
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psicologiaforense
psicologiaforense il 09/07/07 alle 19:03 via WEB
HA ESTERNATO IL SUO SENSO DELL'UMORISMO............. tutto NUOVAMENTE " NORMALISSIMO". IL PROF ERA ARGUTO, DIVERTENTE, IRONICO, SAPEVA COGLIERE IL LATO UMORISTICO DELLE COSE...........
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psicologiaforense
psicologiaforense il 09/07/07 alle 19:04 via WEB
E' ENTRATO, DA SOLO, NEL SUO AMPIO STUDIO, TUTTO IN PALISSANDRO E MARMO....
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 09/07/07 alle 19:05 via WEB
PRIMA DI CHIUDERE LA PORTA HA CONSEGNATO AL SUO ASSISTENTE UNA LETTERA DA INVIARE ALLA MOGLIE IN SEGUITO.............
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psicologiaforense
psicologiaforense il 09/07/07 alle 19:07 via WEB
SI E' AVVICINATO AD UNA VETRINETTA DOVE ERANO CUSTODITE VARIE ARMI..... MA NON LE HA TOCCATE.... ARMI TUTTE DENUNCIATE, TUTTE BELLISSIME, TENUTE COME GIOIELLI.
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 09/07/07 alle 19:11 via WEB
HA IMPUGNATO CON DECISIONE una Magnum 357.SE L' E' INFILATA IN BOCCA , RIVOLTA VERSO L'ALTO, E HA PREMUTO IL GRILLETTO. IL PROIETTILE HA TRAPASSATO IL PALATO , ATTRAVERSATO IL CERVELLO, E POI E' FUORIUSCITO DAL CRANI0 INFILANDOSI IN UNA PARETE. ERANO DA POCO PASSATE LE 14.00. IMPIEGATE E AVVOCATI SONO ACCORSI..........
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 09/07/07 alle 19:14 via WEB
ALLERTATI 118, 112, 113. IMMEDIATI I SOCCORSI. UNA GAZZELLAC DEI CARABINIERI CHE ERA IN SERVIZIO VICINO AL PALAZZO DI GIUSTIZIA E' ARRIVATA IN DUE TRE MINUTI......... il 118 poco dopo. IL PROF. BOVIO ERA DECEDUTO ALL?ISTANTE.............. C'E' POCHISSIMO ALTRO DA DIRE
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 09/07/07 alle 19:14 via WEB
I PARTICOLARI "macabri" non li ho scritti, ma forse li leggerete domani nei giornali
(Rispondi)
 
logica.vendicatrice
logica.vendicatrice il 09/07/07 alle 19:38 via WEB
GIUSTO VIRGILIO GIUSTI, PROFESSORE EMERITO TU COSA NE PENSI?
(Rispondi)
 
logica.vendicatrice
logica.vendicatrice il 09/07/07 alle 19:38 via WEB
SECONDO ME
(Rispondi)
 
logica.vendicatrice
logica.vendicatrice il 09/07/07 alle 19:40 via WEB
psico ha preso una topica colossale...... si è lanciata nel vuoto.........novella cassandra...... ha profetizzato..... solo per un caso ha azzeccato il discorso della lettera e della pistola (prima che i giornali ne parlassero).
(Rispondi)
 
logica.vendicatrice
logica.vendicatrice il 09/07/07 alle 19:41 via WEB
E' TUTTO SCONTATO........
(Rispondi)
 
logica.vendicatrice
logica.vendicatrice il 09/07/07 alle 19:41 via WEB
lettera di addio.............
(Rispondi)
 
logica.vendicatrice
logica.vendicatrice il 09/07/07 alle 19:41 via WEB
pistola....... con cosa doveva uccidersi con il tagliaunghie..........
(Rispondi)
 
logica.vendicatrice
logica.vendicatrice il 09/07/07 alle 19:42 via WEB
qui si dice che psico sapeva prima degli altri
(Rispondi)
 
logica.vendicatrice
logica.vendicatrice il 09/07/07 alle 19:42 via WEB
IHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIUJHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH
(Rispondi)
 
logica.vendicatrice
logica.vendicatrice il 09/07/07 alle 19:43 via WEB
cabale
(Rispondi)
 
LA_SAB
LA_SAB il 09/07/07 alle 19:45 via WEB
NON LO CONSCEVO. CHISSA' COME MAI SI è SUICIDATO, ANCHE SE PER SUICIDARSI A VOLTE, NON SERVONO PARTICOLARI MOTIVI....
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medicolegalerm
medicolegalerm il 09/07/07 alle 20:11 via WEB
Un solo colpo, in bocca, con un arma di grossissimo calibro, un revolver 357 Magnum. Corso Bovio, stimatissimo penalista milanese, ha scelto di togliersi la vita cosi', questo pomeriggio, nel suo studio, ora sotto sequestro. Nell'ufficio teneva anche altre armi, tutte regolarmente denunciate. I carabinieri, sotto la guida del pm Massimiliano Carducci, hanno portato via alcuni documenti che il legale aveva sulla scrivania per appurare se eventualmente gli fossero state recapitate lettere minatorie. Da quanto e' trapelato, il contenuto della lettera indirizzata alla moglie Rita potrebbe non avere attinenza con il suicidio compiuto da Bovio. A questa voce tuttavia manca qualsiasi riscontro ufficiale
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estinette
estinette il 09/07/07 alle 20:20 via WEB
Altri Milano, 9 lug. (Apcom) - Non c'è alcuna ipotesi, per ora, né indizi di alcun genere sui motivi che possono aver portato oggi pomeriggio uno dei più importanti e stimati avvocati milanesi, Corso Bovio, protagonista di molte tra le maggiori vicende guidiziarie italiane, a togliersi la vita nel suo studio, tra l'incredulità di amici e colleghi, con un colpo di magnum 357 in bocca. E nemmeno la lettera indirizzata alla moglie e che Bovio aveva affidato prima di suicidarsi ai suoi collaboratori conterrebbe, secondo indiscrezioni non ancora confermate, elementi o informazioni utili a spiegare il gesto. Il corpo di Corso Bovio è stato rinvenuto nello studio di via Podgora 13, poco lontano dal Palazzo di Giustizia. I collaboratori del legale sono accorsi nella sua stanza dopo aver udito lo scoppio di un colpo di pistola. L'avvocato era giunto nello studio attorno alle 14, dopo essersi recato a Prato per un processo accompagnato da un collega, a cui, al rientro, ha consegnato una lettera da recapitare alla moglie. Poco dopo lo sparo, con una 357 magnum. Attoniti e sgomenti gli amici, i colleghi, i familiari, che appena saputa la notizia si sono recati sotto lo studio dell'avvocato, in Corso Podgora 13 a Milano. "Tutti noi colleghi diciamo che è l'ultima persona della quale potevamo pensare una cosa del genere", ha sussurrato ai cronisti Iacopo Pensa ricordando Bovio, suo collega e amico; "L'ho incontrato due giorni fa, facevamo le battute sul fatto che eravamo a Milano al posto di essere in vacanza. Era un uomo di spirito, razionale, di stile, colto, riusciva a cogliere l'ironia nelle cose del mondo", spiega". "Nessuno di noi ha colto niente", ha proseguito l'amico, che ora si cruccia perché "magari lui un qualche segnale l'avrà anche mandato avrà avuto dentro qualcosa di drammatico ma noi non siamo stati in grado di coglierlo". E c'è chi, come la zia dell'avvocato scomparso, Gianna, è convinta che i motivi della sua morte non si conosceranno mai: "Lo conosco abbastanza per capire che nessuno lo saprà mai", ha detto la signora Gianna, sorella della madre di Corso Bovio, parlando dei possibili motivi della sua morte. La donna, ultraottantenne, ritiene che la sua scomparsa possa essere legato al suo lavoro. Corso Bovio, era nato a Milano nel 1948. Penalista e giornalista pubblicista era iscritto all'albo degli avvocati dal 1975 e a quello dei cassazionisti dal 1981. Laureato in giurisprudenza con il massimo dei voti nel 1971 all'Università degli Studi di Milano, era figlio di Giovanni, avvocato di origini napoletane. Per decenni è stato titolare di uno dei principali studi legali che si occupano di diritto all'informazione e di diritto penale avendo come clienti direttori di testate nazionali e case editrici di primo piano. Recentemente aveva avuto come clienti, tra gli altri, l'immobiliarista Stefano Ricucci, l'ex ministro della Sanità Girolamo Sirchia e il senatore Marcello Dell'Utri ed era impegnato nei processi Imi-Sir e Antonveneta.
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estinette
estinette il 09/07/07 alle 20:21 via WEB
C'E' DEL BUONO PER INSCENARE UN FALSO SUICIDIO????
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estinette
estinette il 09/07/07 alle 20:21 via WEB
A ME SEMBRA DI SI'
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estinette
estinette il 09/07/07 alle 20:21 via WEB
E LA LETTERA ALLA TERZA MOGLIE?
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estinette
estinette il 09/07/07 alle 20:22 via WEB
E' STATO "costretto" A SCRIVERLA......... UN GIALLO CON TRAMA FITTA E SORPRENDENTE, DA TOGLIERE IL RESPIRO
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ele_1_atica
ele_1_atica il 09/07/07 alle 20:23 via WEB
PSICO HA GIA' CHIARITO TUTTO.........
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ele_1_atica
ele_1_atica il 09/07/07 alle 20:24 via WEB
ORE !$ RIENTRA IN UFFICIO, IL LOCALE E' CHIUSO E DESERTO.
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ele_1_atica
ele_1_atica il 09/07/07 alle 20:25 via WEB
C'è unas unica entrata: studio e bagno. Davanti la scrivania della segretaria, poi gli uffici degli altri avvocati, delle segretarie, dei collaboratori
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ele_1_atica
ele_1_atica il 09/07/07 alle 20:26 via WEB
ORE 14.00. ENTRA IL PROF BOVIO NEL SUO STUDIO PRIVATO. LO VEDONO TUTTI.
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ele_1_atica
ele_1_atica il 09/07/07 alle 20:27 via WEB
E' SOLO, TRANQUILLO, SORRIDENTE. SI CHIUDE A CHIAVE LA PORTA ALLE SPALLE.
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ele_1_atica
ele_1_atica il 09/07/07 alle 20:27 via WEB
DOPO QUALCHE MINUTO LO SPARO
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ele_1_atica
ele_1_atica il 09/07/07 alle 20:28 via WEB
E' NECESSARIO ABBATTERE LA PORTA
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ele_1_atica
ele_1_atica il 09/07/07 alle 20:29 via WEB
poi l'orrore. IL PROF. si è sparato in bocca. GROSSO CALIBRO. sangue e materia cerebrale schizzato in giro. Sangue impregna il costosissimo e raro tappeto...............
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ele_1_atica
ele_1_atica il 09/07/07 alle 20:30 via WEB
CI SONO DUBBI?
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psicologiaforense
psicologiaforense il 09/07/07 alle 20:32 via WEB
CIAO ELE, GRAZIE!!!!
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psicologiaforense
psicologiaforense il 09/07/07 alle 20:33 via WEB
SONO LE 20.00 NON CI SONO ANCORA COMUNICATI UFFICIALI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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psicologiaforense
psicologiaforense il 09/07/07 alle 20:33 via WEB
QUESTI GLI "aggiornamenti" o se preferite le conferme: "Giallo a Milano, trovato morto noto avvocato Non c'è alcuna ipotesi, per ora, né indizi di alcun genere sui motivi che possono aver portato oggi pomeriggio uno dei più importanti e stimati avvocati milanesi, Corso Bovio, protagonista di molte tra le maggiori vicende guidiziarie italiane, a togliersi la vita nel suo studio, tra l'incredulità di amici e colleghi, con un colpo di magnum 357 in bocca. E nemmeno la lettera indirizzata alla moglie e che Bovio aveva affidato prima di suicidarsi ai suoi collaboratori conterrebbe, secondo indiscrezioni non ancora confermate, elementi o informazioni utili a spiegare il gesto. Il corpo di Corso Bovio è stato rinvenuto nello studio di via Podgora 13, poco lontano dal Palazzo di Giustizia. I collaboratori del legale sono accorsi nella sua stanza dopo aver udito lo scoppio di un colpo di pistola. L'avvocato era giunto nello studio attorno alle 14, dopo essersi recato a Prato per un processo accompagnato da un collega, a cui, al rientro, ha consegnato una lettera da recapitare alla moglie. Poco dopo lo sparo, con una 357 magnum. Attoniti e sgomenti gli amici, i colleghi, i familiari, cheappena saputa la notizia si sono recati sotto lo studio dell'avvocato, in Corso Podgora 13 a Milano. «Tutti noi colleghi diciamo che è l'ultima persona della quale potevamo pensare una cosa del genere», ha sussurrato ai cronisti Iacopo Pensa ricordando Bovio, suo collega e amico; «L'ho incontrato due giorni fa, facevamo le battute sul fatto che eravamo a Milano al posto di essere in vacanza. Era un uomo di spirito, razionale, di stile, colto, riusciva a cogliere l'ironia nelle cose del mondo -spiega -. Nessuno di noi ha colto niente - ha proseguito l'amico, che ora si cruccia perché «magari lui un qualche segnale l'avrà anche mandato avrà avuto dentro qualcosa di drammatico ma noi non siamo stati in grado di coglierlo». E c'è chi, come la zia dell'avvocato scomparso, Gianna, è convinta che i motivi della sua morte non si conosceranno mai: «Lo conosco abbastanza per capire che nessuno lo saprà mai«, ha detto la signora Gianna, sorella della madre di Corso Bovio, parlando dei possibili motivi della sua morte. La donna, ultraottantenne, ritiene che la sua scomparsa possa essere legato al suo lavoro. Corso Bovio, era nato a Milano nel 1948. Penalista e giornalista pubblicista era iscritto all'albo degli avvocati dal 1975 e a quello dei cassazionisti dal 1981. Laureato in giurisprudenza con il massimo dei voti nel 1971 all'Università degli Studi di Milano, era figlio di Giovanni, avvocato di origini napoletane. Per decenni è stato titolare di uno dei principali studi legali che si occupano di diritto all'informazione e di diritto penale avendo come clienti direttori di testate nazionali e case editrici di primo piano. Recentemente aveva avuto come clienti, tra gli altri, l'immobiliarista Stefano Ricucci, l'ex ministro della Sanità Girolamo Sirchia e il senatore Marcello Dell'Utri ed era impegnato nei processi Imi-Sir e Antonveneta. "
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psicologiaforense
psicologiaforense il 09/07/07 alle 20:34 via WEB
LA LETTERA ALLA MOGLIE E' STATA TRASCRITTA ( NON FOTOCOPIATA) ED ORA E' IN MANO AGLI UOMINI DEL RIS
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psicologiaforense
psicologiaforense il 09/07/07 alle 20:36 via WEB
LA SIGNORA BOVIO CHE HA LETTO LA COPIA AFFERMA CHE NEL DICTIM DEL MARITO NON SI RINVENIREBBERO MOTIVAZIONI ATTE A GIUSTIFICARE IL GESTO SUICIDA......... ( sono le 20,38)
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deontologiaetica
deontologiaetica il 09/07/07 alle 20:39 via WEB
MI PIACE RICORDARE IL BISNONNO.......... Giovanni Bovio "... E' unanimamente considerato uno dei personaggi più autentici del laicismo ottocentesco, venerato sia da coloro che ne condividevano il pensiero, fino all'esaltazione, sia da coloro che se ne consideravano avversari irriducibili; la sua onestà, la sua incorruttibilità fu un faro allorché la tensione unitaria sì era esaurita e i 'notabili' dell'Italia umbertina" .... " si abbandonavano ad ogni sorta di prevaricazione. Fu filosofo e giurista, militò nella sinistra democratica sedendo per lunghi anni a Montecitorio come rappresentante del collegio di Minervino Murge, e generalmente viene considerato uno dei più brillanti oratori politici della Nuova Italia..." (1). Fu massone: maestro per più generazíoni. Dirà di se stesso negli ultimi anni della sua vita: "Io sono un contemporaneo di Melchisedek, perché l'ideale è antico, ma sono anche contemporaneo con i più giovani, perché l'ideale vive tuttavolta, ed a contatto con quest'ideale gli anni mi cadono di dosso, la malattia si allontana dalle mie membra, ed io palpito, lotto e giovaneggio, e la mia stagione si rinnovella di giorno in giorno, ed in ogni ora si compie la mia resurrezione" (2). Egli "non fu chiamato santo perché i santi si creano e si venerano sugli altari dei templi della religione ufficiale: e l'unico altare, per Bovio, fu la sua coscienza e l'unico suo tempio, l'Universo"(3). Ai massoni napoletani, nel 1888, così esprimeva la sua concezione della libero-muratoria: "La nostra Istituzione, che è universale quanto l'umanità e antica quanto le memorie, ha le sue primavere periodiche perché da una parte custodisce le tradizioni e i riti che la legano al secoli, dall'altra si mette all'avanguardia di ogni nuovo pensiero e cammina con la giovinezza del mondo". "Affermiamolo, consacriamolo questo nuovo pensiero, facciamolo nostro integrandolo, trasformandolo negli inerti, confortandolo nei dubbiosi, alimentandolo di ora in ora nei violenti, trasferendolo, arditi e vigili, da' templi nella vita pubblica. Esso vuole liberare le nazioni, una l'umanità, elevate a dignità umana le classi diseredate, dominatrice degli intelletti la scienza, non occhio di prete tra l'uomo e la coscienza.(4) Informò tutta la sua vita perché l'uomo fosse libero. Operò fermamente convinto del principio per cui: "Il diritto senza dovere fa il padrone, il dovere senza diritto fa il servo; diritto e dovere equilibrati nella persona fanno l'uomo, non padrone o servo, non signore o suddito, ma l'uomo veramente, l'uomo libero" (5). La sua vita di lotte, di orazioni grondanti impegno dì uomo giusto, dal forte ingegno e con una carica eccezionale morale ed ideale; di lezioni da vero maestro impartite dalla sua cattedra presso l'Università di Napoli, ebbe una stagione particolarmente significativa durante il colera del 1884. Nel 1884 scoppiò a Napoli una terribile epidemia di colera. Dall'1 al 10 settembre furono riscontrati ufficialmente 3337 casi, di cui solo 349 riferiti ai quartieri dei ricchi e ben 2988 ai quartieri poveri e malsani. Dati impressionanti ma di cui non si può avere una chiara cognizione se non si tiene nel dovuto conto cos'era la Napoli dell'epoca. Giustino Fortunato, nel 1878, così l'aveva descritta: "Ricavo da un lavoro manoscritto dell'ufficio di statistica municipale, che, a fronte di 45.000 vani, Napoli possiede 54.000 bassi, dei quali ben 36.000 lungo le vie. E questi nondimeno, quantunque privi di luce, specialmente nei rioni della marina e su per i vicoli de' colli, umidi e muffiti, non sono il più abietto ricettacolo della plebe napoletana. Vi è qualche cosa di molto triste, vi sono i fondaci: cortili vecchi e luridi, vicoletti senza uscita, cui di solito si accede per un androne, chiusi da alte fabbriche e mezzo nascosti quà e là in tutte le dodici sezioni. Nel fondaco, le famiglie sono come ammucchiate in camere successive, le une accanto e su le altre; non più il vantaggio di una boccata d'aria o di un po' di spazio sul selciato della via; quasi non più l'idea della famiglia o della casa. E se ne hanno centotrenta di siffatti depositi di carne umana, dimore abituali del vizio e dell'abbrutimento, rifugi sicuri dei mestieri più nocivi, veri nascondigli della più squallida miseria; bolge in feste di quella dura eredità della plebe napoletana, la scrofola, che da sola, popola di tisici i due terzi dei nostri ospedali! " "Ma, se ciò relativamente è per la città in generale, si immagini ognuno quel che poi debba essere quella parte della vecchia Napoli, che ne è proprio il basso ventre". Una epidemia di colera, nella descritta realtà sociale e sanitaria, determinò il panico. Lo stesso Umberto I ritenne di dover lasciare una festa a Pordenone per accorrere "dove si moriva"; e se ne ebbe un monumento sulla cosiddetta Via Nuova di Capodimonte che Gioacchino Murat aveva realizzato alcuni decenni prima. L'atto del Re fu apprezzato quale gesto coraggioso ma determinò altri problemi: durante una epidemia di quella specie è opportuno evitare assembramenti, la presenza dei Re li favorì perché accorrevano anche coloro che ancora sani volevano dirgli "Maestà non è il colera è la fame". Senza creare assembramenti, chiamati dalla volontà di operare per il bene dell'umanità, nel mentre anche i preti noti trovavano di meglio che organizzare continue processioni, accorsero a Napoli volontari, massoni, socialisti, repubblicani, per soccorrere i colerosi. Le difficoltà di intervento erano enormi! Le condizioni di vita descritte portavano anche ad un relativo senso della morale, ad una eccezionale diffidenza nei confronti della medicina. E' utile evincerle da due testimonianze di memorialisti stranieri: "La prostituzione nelle infime classi è un mestiere come un altro; non ha nulla di particolare; permette persino di essere una buona madre di famiglia. Di giorno le prostitute vivono come tutte le altre donne: lavorano un po', ciarlano, hanno famiglia, hanno figli e sono sfuggite dalle altre. Il mestiere notturno è in coscienza loro onesto, quanto onesto furto". "E come possedere idee di moralità? Vivono nelle stesse camere varie famiglie, dormono nello stesso letto padre, madre, fratelli, sorelle. Al teatro anatomico, ove si sezionano i cadaveri dei poveri che non pagarono il mortorio, fra le ragazze dai dodici anni in su non si notò nessuna vergine ". Aveva scritto nel suo libro su Napoli nel 1877 White Mario, scrittrice inglese, moglie del Fratello Alberto Mario, che venuta in Italia negli anni '50 aveva partecipato alla congiura di Pisacane, del cui testamento politico fu depositaria, e che fu molto attiva nella spedizione dei Mille e nei successivi movimenti garibaldini di cui fu memorialista. Axel Munthe, medico e scrittore svedese testimonia: "Ho conosciuto un medico, al quale, ogni volta che egli apprestava una pozione al malato, si rivolgeva questa apostrofe: "bevete prima voi". Giovanni Bovio si prodigò per l'organizzazione e la razionalizzazione dell'intervento dei volontari. Cosicché i massoni, alla luce del sole con le tre stellette massoniche sul petto e la croce verde sul braccio, intervennero direttamente in soccorso della popolazione. Tra questi Luigi Musini, (massone, giornalista, garibaldino, socialista, già eroe di Villa Glori nel '67 ed entrato in Parlamento assieme ad Andrea Costa, entrambi rappresentanti del "nuovo socialismo" romagnolo staccatosi dall'anarchia) che lascia una cruda testimonianza nel suo libro "Da Garibaldi al socialismo". "Vidi Musini e Costa all'opera. Essi girano giorno e notte nei quartieri più infetti, il primo come medico il secondo come infermiere" dirà l'inviato del Messaggero di Roma in un resoconto di quel giorni. Andrea Costa, mito delle plebi romagnole, grande protagonista delle lotte operaie dell'epoca, accorse a Napoli. "Appena giunto a Napoli, si era presentato al Comitato della Croce Verde, formato da volontari appartenenti soprattutto alla Massoneria ed ai partiti estremisti e diretto da Giovanni Bovio. Vi erano con lui altri deputati: Cavallotti, Maffi, Musini. Giorno e notte percorreva le luride vie del Mercato e del Borgo, entrava nei tuguri infetti dal morbo: penetrava nelle stanze che parevano tane, portava medicinali, accompagnava i colerosi al lazzaretto, li assisteva. Attorno a lui cadevano, contagiati, i compagni: "Ilmorbo è gravissimo", scriveva agli amici di Imola,"Valdrè è morto. Egli è il secondo della nostra squadra". "Benché pedinato da un agente di polizia, "(grande eco ebbe sulla stampa in quei giorni la denuncia del pedinamento dei volontari intervenuti a soccorso dei colerosi) "Costa continuò il suo ministero, e anche quando Cavallotti e la squadra tosco-lombarda lasciarono Napoli il 25 settembre, volle rimanere sino alla fine. Si chiesero uomini da mandare nel vicino comune di Afragola, ma uomini coraggiosi che sapessero imporsi al contadini, i quali, retrogradi com'erano, non volevano saperne di cure e di disinfezioni. Egli fu tra i primi ad offrirsi". "Soltanto il 4 ottobre lasciò Napoli per tornare a Imola. Ma prima di partire Giovanni Bovio, Gran Maestro della Loggia napoletana, lo accolse nella setta. Quando egli lasciò Napoli, era il fratello Costa" (6). Durante questa epidemia massoni caddero, uomini liberi videro la luce.
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deontologiaetica
deontologiaetica il 09/07/07 alle 20:39 via WEB
le sei note non le ho mesdse, ma mi pare si capisca bene lo stesso..........
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igina85
igina85 il 09/07/07 alle 20:41 via WEB
io ricordo il nonno: Libero Bovio (Napoli, 8 giugno 1883 - 26 marzo 1942) è stato un poeta, scrittore, commediografo e giornalista napoletano, autore di testi di molte celebri canzoni in dialetto. Figlio di Giovanni, filosofo di idee repubblicane e Bianca Nicosia, maestra di pianoforte, si appassionò sin da giovane alla musica ed al teatro dialettale. Iniziò a frequentare senza troppa convinzione i corsi universitari di Medicina che dovette abbandonare alla morte del padre, per cercare un impiego. Fu assunto prima in un giornale locale Don Marzio e poi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, presso l'Ufficio Esportazioni, dove ebbe l'opportunità di scrivere molto, anche se non smise mai di dedicarsi alle sue vere passioni che rimasero la musica ed il teatro. Il suo talento di scrittore di testi di canzoni napoletane si espresse ai massimi livelli quando divenne direttore di case editrici musicali, come La Canzonetta e Santa Lucia. Grazie alle sue proficue collaborazioni con i musicisti più in voga del momento, intorno al 1915 confezionò canzoni come Tu ca nun chiagne, Reginella, Cara piccina. Terminato il periodo bellico, sposò, nel 1919, Maria Di Furia che gli darà due figli. Fu anche autore di opere teatrali, tra cui Gente nosta, 'O prufessore, 'O Macchiettista e anche di canzoni dai toni piu drammatici di quelle che gli avevano dato la fama, come Lacreme napulitane, Carcere, 'E figlie e Zappatore. Nel 1934 fondò una nuova casa editrice musicale, La Bottega dei 4, assieme a Nicola Valente, Ernesto Tagliaferri e Gaetano Lama. Nel 1941 si ammalò e il 26 maggio 1942 morì nella sua casa di Via Duomo, nel centro storico di quella Napoli che tanto amò dando lustro al suo dialetto ed alla sua tradizione musicale.
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santinazs
santinazs il 09/07/07 alle 20:42 via WEB
E IL PADRE?
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santinazs
santinazs il 09/07/07 alle 20:47 via WEB
GIOVANNI BOVIO FU AVVOCATO DI ECCELLENZA, SCRITTORE INSIGNE, GRANDE ESPERTO NON SOLO DI DIRITTO MA ANCHE DI UOMINI......... PURTROPPO LA SUA VITA FECONDA E RICCA SI SPENSE TROPPO PRESTO STRONCATA DA UN INFARTO..........
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santinazs
santinazs il 09/07/07 alle 20:50 via WEB
Libero Bovio (Napoli, 8 giugno 1883 - 26 marzo 1942) è stato un poeta, scrittore, commediografo e giornalista napoletano, autore di testi di molte celebri canzoni in dialetto. Figlio di Giovanni, filosofo di idee repubblicane e Bianca Nicosia, maestra di pianoforte, si appassionò sin da giovane alla musica ed al teatro dialettale. Iniziò a frequentare senza troppa convinzione i corsi universitari di Medicina che dovette abbandonare alla morte del padre, per cercare un impiego. Fu assunto prima in un giornale locale Don Marzio e poi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, presso l'Ufficio Esportazioni, dove ebbe l'opportunità di scrivere molto, anche se non smise mai di dedicarsi alle sue vere passioni che rimasero la musica ed il teatro. Il suo talento di scrittore di testi di canzoni napoletane si espresse ai massimi livelli quando divenne direttore di case editrici musicali, come La Canzonetta e Santa Lucia. Grazie alle sue proficue collaborazioni con i musicisti più in voga del momento, intorno al 1915 confezionò canzoni come Tu ca nun chiagne, Reginella, Cara piccina. Terminato il periodo bellico, sposò, nel 1919, Maria Di Furia che gli darà due figli. Fu anche autore di opere teatrali, tra cui Gente nosta, 'O prufessore, 'O Macchiettista e anche di canzoni dai toni piu drammatici di quelle che gli avevano dato la fama, come Lacreme napulitane, Carcere, 'E figlie e Zappatore. Nel 1934 fondò una nuova casa editrice musicale, La Bottega dei 4, assieme a Nicola Valente, Ernesto Tagliaferri e Gaetano Lama. Nel 1941 si ammalò e il 26 maggio 1942 morì nella sua casa di Via Duomo, nel centro storico di quella Napoli che tanto amò dando lustro al suo dialetto ed alla sua tradizione musicale.
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santinazs
santinazs il 09/07/07 alle 20:52 via WEB
CORSO BOVIO LASCIA OLTRE ALLA MOGLIE, L'AVVOCATO RITA PERCILE, SPOSATA IN TERZE NOZZE, LA MAMMA, UNA SORELLA E UNA NIPOTE. E' MORTO ALLA STESSA ETÀ IN CUI PERSE LA VITA IL PADRE PER UN INFARTO. L'AVVOCATO NEGLI ULTIMI ANNI SI SOTTOPONEVA, SECONDO QUANTO RIFERITO DALLA ZIA GIANNA, REGOLARI CONTROLLI CARDIOLOGICI MA NON SOFFRIVA DI MALATTIE CARDIACHE. CORSO BOVIO ERA SPECIALIZZATO, IN PARTICOLARE, IN REATI SOCIETARI, AMBIENTALI, FALLIMENTARI E CONTRO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. NEGLI ANNI OTTANTA AVEVA SOSTENUTO LA PARTE CIVILE NEL PROCESSO PER L'OMICIDIO DI WALTER TOBAGI, INVIATO DEL CORRIERE DELLA SERA UCCISO IL 28 MAGGIO 1980. PER IL DELITTO VENNE CONDANNATO A OTTO ANNI E SEI MESI DI RECLUSIONE MARCO BARBONE, USCITO DAL CARCERE CIRCA TRE ANNI DOPO PER LA LEGGE SUI COLLABORATORI DI GIUSTIZIA. BOVIO SCRIVEVA, COME COLLABORATORE, SU VARIE TESTATE TRA CUI FAMIGLIA CRISTIANA E OGGI. HA PUBBLICATO CON SELEZIONE READER'S DIGEST UNA "ENCICLOPEDIA LEGALE" E DIVERSI ARTICOLI SU RIVISTE GIURIDICHE IN PARTICOLARE SUL DIRITTO DELLA STAMPA. CURAVA I CORSI DI PREPARAZIONE E DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE PER AVVOCATI E GIORNALISTI. HA TENUTO CORSI E SEMINARI DI DIRITTO DI INFORMAZIONE PER GIORNALISTI OLTRE A SEMINARI DI PROCEDURA PENALE ALL'UNIVERSITÀ BOCCONI. E' STATO CONSIGLIERE NAZIONALE DELL'ORDINE DEI GIORNALISTI E MEMBRO DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DELL'ASSOCIAZIONE LOMBARDA GIORNALISTI E DELLA FEDERAZIONE NAZIONALE DELLA STAMPA. PRESIDENTE DEL CIRCOLO DELLA STAMPA DAL 1990 AL 1995; DAL 2004 IL PENALISTA SCOMPARSO ERA PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE AMICI CIRCOLO DELLA STAMPA DI MILANO.
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santinazs
santinazs il 09/07/07 alle 20:53 via WEB
STRANA QUESTA SINCRONIA CON IL PADRE..........
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santinazs
santinazs il 09/07/07 alle 20:54 via WEB
RIPETO: BOVIO/ PRIMA DI SUICIDARSI HA SCRITTO UNA LETTERA ALLA MOGLIE Il gesto al rientro da un viaggio di lavoro a Prato postato 4 ore fa da APCOM ARTICOLI A TEMA bovio/ consegna una lettera per la… trovato morto nel suo studio a milano… bovio/ lettera alla moglie non… Altri Milano, 9 lug. (Apcom) - L'avvocato Corso Bovio, uno dei più noti legali italiani, si è suicidato all'interno del suo studio a Milano, a pochi passi dal Palazzo di Giustizia, sparandosi colpo di pistola. Prima del gesto ha consegnato ad un suo collaboratore una busta indirizzata alla moglie. E'quanto è stato possibile ricostruire dalla parole del presidente dell'Ordine degli avvocati di Milano, Paolo Giuggioli, giunto negli uffici di Bovio. Corso Bovio era tornato da un viaggio di lavoro a Prato intorno alle 14 di oggi. "Era tranquillissimo e aveva fatto questo viaggio accompagnato da un suo assistente", ha spiegato Giuggioli aggiungendo però che l'avvocato aveva lasciato ad un suo assistente una lettera da consegnare alla moglie: "Da darle dopo successive istruzioni - ha spiegato ancora Giuggioli - ma sembrava un fatto del tutto normale". La moglie di Bovio, l'avvocato Rita Percile, è passata allo studio di via Podgora intorno alle 15.30 andando via poco dopo. Giuggioli, visibilmente commosso, spiega infine che Bovio "lavorava tantissimo sia come penalista che per i procedimenti interni all'Ordine degli avvocati". Ad avvertire i carabinieri, intorno alle 14.15 è stata la centrale del 118 che avvertiva che in uno studio legale in via Podgora numero 13 a Milano si era verificato un suicidio. In questo momento sotto lo studio si è radunata una folla di avvocati, giornalisti e anche magistrati, che si dicono tutti sgomenti per la morte di Bovio. Nessuno si aspettava un gesto come questo.
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psicologiaforense
psicologiaforense il 09/07/07 alle 21:03 via WEB
RISPONDO: 1: NO, NON AVEVA FIGLI; 2. Sì era sposato in terze nozze con l'AVVOCATO RITA PERCILE di Milano;3. NO , non si sa nulla del testamento;4. No il testo della missiva di commiato non è stato reso pubblico, lo stanno abnalizzando gli uomini del RIS;5. NO , io non credo affatto che questo suicidio copra un omicidio;6. NO, non sono a conoscenza di gravi patologie a carico del Professore;7. NO, non mi risulta avesse conflitti così gravi con la moglie da uccidersi;8. NO, non aveva debiti di gioco o altro. La sua situazione economica era florida e sicura;9. NO, non c'erano guerre guerreggiate con le ex mogli ............................CREDO DI AVERE RISPOSTO A TUTTI!
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elvia4
elvia4 il 09/07/07 alle 21:12 via WEB
RIPORTO LE REAZIONI: - "Sono sconvolto, non ci posso credere era un uomo di grande spirito, non solo un avvocato di grande valore". Lo ha dichiarato il presidente della prima corte d'assise, Luigi Domenico Cerqua, presente in via Pogdora sotto lo studio in cui si e' ucciso l'avvocato Corso Bovio. "Passavo di qui per caso, ho visto la gente e pensavo a un incidente stradale - ha proseguito Cerqua -. Ho parlato con l'avvocato Bovio una quindicina di giorni fa, mi aveva mandato uno spunto simpaticissimo sui pesci e la tutela penale animali. Gli ho detto: 'Guarda scriverò un articolo e citerò la fonte'. Mi ha risposto: 'Sono contento'". "Sono sconvolto, cinque minuti prima di sapere, avevo letto un suo telegramma per il lutto di mio padre". Così l'avvocato Jacopo Pensa commenta la morte del collega Corso Bovio, presente con numerosi avvocati in via Pogdora. "L'ho incontrato ieri o l'altro ieri, era tutto nella norma - prosegue il legale -. Certo non era allegro, ci siamo fatti la battuta: 'Siamo due coglionazzi qui a Milano con questo caldo'". "Pensare che si sia sparato mi pare una cosa di una assurdita' straordinaria". Cosi' il presidente dell'Ordine degli avvocati Paolo Giuggioli commenta la morte dell'avvocato Corso Bovio. "E' venuto da Prato con un assistente intorno alle due. Era tutto tranquillo. Ma ho saputo che aveva consegnato una lettera al collaboratore, dovrebbe chiamarsi Michele Facci, e dicendogli che poi gli avrebbe dato istruzioni per consegnarla più tardi. Poco dopo il collaboratore ha sentito lo sparo", ha ricostruito il presidente. "Ora i Carabinieri hanno chiuso la porta dello studio, perché stanno facendo i rilievi", prosegue Giuggioli, per poi ricordare: "Sabato doveva essere insieme a noi a Berna per un convegno, ma non e' venuto dicendo che aveva altri impegni". Giuggioli sostiene che Corso Bovio "non aveva problemi di salute. Certo era stressato perche' lavorava tantissimo. Non solo nel penale". Interpellato in merito alla pistola che il legale ha utilizzato, il presidente allarga le mani: "Facci diceva che aveva una pistolina per il tiro a segno, così per scaricare la tensione". E poi tra le lacrime commenta: "Io dico che Corso Bovio era straordinario, un grande difensore anche degli avvocati. E' una persona per bene, un grande avvocato". "Era un uomo di grande lealtà e correttezza che onorava, sul solco del padre, il Foro di Milano e quello italiano". Così il magistrato Nicola Cerrato ha ricordato la figura dell'avvocato di Corso Bovio. Cerrato è passato nello studio di via Podgora fermandosi per circa una ventina di minuti. "Era un grande uomo, un grande amico, era un grande professionista". Questo dice Caterina Malavenda, il legale che per anni ha affiancato Corso Bovio.Per Caterina Malavenda, braccio destro nello studio, Corso Bovio "era una persona serena, tranquilla. Era un grande professionista". "Ho in mente un fotogramma di un ragazzo giovane dietro a una grande scrivania che diventava ancor più grande nell'ereditare la professione del padre". A dirlo Giovanni Maria Dedola, avvocato, tra gli altri, anche di Consorte, davanti al civico 13 di via Podgora, sede dello studio legale di Corso Bovio. "Era una persona per bene - ha aggiunto Dedola - sempre galante. Era un vero signore napoletano, anche se da Milano e dai milanesi aveva preso molto". "Di lui -ha concluso il collega- mi ricordo un tavolo sempre pieno di carte e di lavoro".
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GDTeo
GDTeo il 09/07/07 alle 21:13 via WEB
e della sua vita privata? non contano i solidi e il prestigio se non hai nessuno da abbracciare se non torni a casa... ;)
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elvia4
elvia4 il 09/07/07 alle 21:13 via WEB
ANCORA REAZIONI E CHOCH: ''Sono attonito. La tragica morte di Corso Bovio spegne una delle luci piu' intense dell'avvocatura italiana ed interrompe una carriera esemplare anche nel giornalismo e nella sua rappresentanza''. Cosi' si e' espresso l'avvocato Vincenzo Siniscalchi, ex presidente dell'Ordine di Napoli, oggi componente laico del Consiglio Superiore della Magistratura ricordando l'amico che si e' suicidato nel pomeriggio nel suo studio. ''Ho condiviso con Corso Bovio - aggiunge Siniscalchi - difficilissimi impegni professionali e la vita degli organismi rappresentativi dell'Ordine dei giornalisti e della Fnsi. In tutte le sue attivita' si prodigava oltre ogni misura, profondeva il suo acume giuridico, la sua eccezionale capacita' organizzativa, la sua creativita' incessante''. Per Siniscalchi Bovio aveva continuato ''con grande stile, il tragitto esemplare gia' segnato dal padre Giovanni, maestro riconosciuto del Foro italiano e dagli antenati, grandi protagonisti della scuola filosofica italiana
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marietta1971
marietta1971 il 09/07/07 alle 21:14 via WEB
CONTINUO DOVE ELVIA SI E' FERMATA
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marietta1971
marietta1971 il 09/07/07 alle 21:15 via WEB
ALTRE REAZIONI:''Se c'era una persona davvero tranquilla, quella era lui''. La tragica morte del professor Corso Bovio suscita interrogativi angosciosi a Palazzo di Giustizia di Milano, e cerca di farsene interprete il presidente della Corte d'Appello, Giuseppe Grechi. Nulla faceva presagire una tragedia simile in una persona come Bovio: ''Perche' un uomo si tolga la vita, e' sempre un mistero'', osserva l'alto magistrato. Il segretario del Pri Francesco Nucara si unisce al lutto per la scomparsa del famoso penalista Corso Libero Bovio il quale, dal 2003, aveva avviato un'intensa collaborazione con l'organo ufficiale del Pri, la Voce Repubblicana: ''Voglio ricordare - ha dichiarato Nucara - come l'avvocato Corso Libero Bovio fosse discendente di uno dei piu' illustri repubblicani storici, Giovanni Bovio. E la stessa passione agli ideali fondanti del repubblicanesimo si intravedeva negli articoli che inviava con regolarita' all'organo ufficiale del Pri, da me attualmente diretto. Voglio esprimere alla famiglia le mie piu' sentite condoglianze per una cosi' grave scomparsa''.
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marietta1971
marietta1971 il 09/07/07 alle 21:15 via WEB
E ANCORA: Corso Bovio era "l'anello di congiunzione tra mondo dell'informazione e mondo giuridico". E' il giudizio di Pierfrancesco Gallizzi, segretario generale dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti e consigliere nazionale della Fnsi. "Solo Corso Bovio può farci capire come affrontare la questione" scrive Gallizzi in una nota citando una frase che, a suo parere, spesso ricorreva tra i giornalisti quando si tovavano di fronte ad un dubbio a metà tra la professione e l'aspetto giuridico. "Una frase che, forse meglio di ogni altra, inquadra il rapporto serio e sentito, che legava Corso Bovio al mondo del giornalismo e più in generale dell'informazione" scrive il segretario. "La notizia di oggi - conclude Gallizzi - ci riempie di tristezza, mai dimenticheremo la passione e l'impegno professionale con cui Corso Bovio affrontava ogni vicenda".
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marietta1971
marietta1971 il 09/07/07 alle 21:16 via WEB
DA ULTIMO: ''La tragica scomparsa dell'amico Corso Bovio ci lascia sgomento e profondamente addolorati'': cosi' il presidente dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti (Alg), Giovanni Negri, ricorda la figura di Bovio. ''Bovio e' stato - spiega Negri - un grande amico dell'Alg ed ha partecipato in prima persona alle attivita' sindacali e culturali promosse dall'Associazione: e' stato membro del direttivo dell'Alg e presidente del Circolo della Stampa''. ''Non possiamo dimenticare - aggiunge Negri - la grande stagione in cui ha messo a disposizione dei colleghi le sue eccellenti competenze di grande giuslavorista. L'Alg ricorda con profonda commozione e partecipazione la figura del grande professionista e dell'impareggiabile collega''. 'Solo Corso Bovio può farci capire come affrontare la questione'. "Una frase, questa, che spesso ricorreva tra noi giornalisti quando ci tovavamo di fronte ad un dubbio a metà tra la professione e l'aspetto giuridico. Una frase che, forse meglio di ogni altra, inquadra il rapporto serio e sentito, che legava Corso Bovio al mondo del giornalismo e più in generale dell'informazione". Pierfrancesco Gallizzi, segretario generale dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti e consigliere nazionale della Fnsi, ricorda così l'avvocato Corso Bovio e rivolge ai suoi cari le più sentite condoglianze. "La notizia di oggi - conclude Pierfrancesco Gallizzi - ci riempie di tristezza, mai dimenticheremo la passione e l'impegno professionale con cui Corso Bovio affrontava ogni vicenda". "Una persona perbene, equilibrata, mai sopra le righe, capace di ironizzare anche su Tangentopoli. Un vero signore napoletano". È questo il ricordo che Giovanni Maria Dedola, difensore di Giovanni Consorte ex numero uno di Unipol, fa del collega Corso Bovio che si è tolto la vita nel pomeriggio nel suo studio di Milano. Un suicidio, un solo colpo di pistola alla testa, che non trova "nessuna spiegazione" per Dedola che è accorso all'ingresso del suo studio di via Podgora 13, ora sotto sequestro. Di lui ricorda Dedola conservo "il fotogramma di un ragazzo giovane dietro una grande scrivania". Del padre, il legale Giovanni Bovio, aveva ereditato "la grande professionalità, la cultura e l'ironia".
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adolfodgl5
adolfodgl5 il 09/07/07 alle 21:17 via WEB
CONDOGLIANZE VIVISSIME E IL SENSO DELLA MIA PARTECIPAZIONE AI FAMILIARI DI UN COSI' ILLUSTRE MAESTRO.
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diego1930
diego1930 il 09/07/07 alle 21:21 via WEB
E' UN SUICIDIO INSPIEGABILE
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diego1930
diego1930 il 09/07/07 alle 21:21 via WEB
NON E' PERTINENTE MA MI VIENE IN MENTE : Nella notte fra sabato 1° settembre 1990 e domenica 2, a Prato allo Stelvio, in provincia di Bolzano, tre ragazzi si sono uccisi insieme convogliando i gas di scarico nell’abitacolo dell’auto e hanno lasciato come lettera d’addio un biglietto con scritto "Questa vita non ha prospettive"(1). Il tragico episodio ha avuto vasta eco — per lo più sensazionalistica — sulla stampa, che ha cercato di esaminarne le ragioni. Nelle settimane seguenti la stessa stampa segnalava quasi quotidianamente suicidi praticati con la medesima tecnica, e si è parlato ben presto di un’epidemia. Voci critiche hanno denunciato il pericolo che proprio un’eccessiva pubblicità data al fenomeno potesse influenzarne negativamente l’andamento e hanno invitato i mezzi di comunicazione a una certa prudenza nel fornire notizie di questo tipo. D’altra parte non sono mancati giornalisti che hanno sostenuto la tesi secondo cui la decisione di togliersi la vita non potrebbe essere influenzata da notizie di stampa. Il problema non è semplice. A volte certe circostanze possono dare un’immagine distorta di un fenomeno e creare "artefatti". Per esempio, secondo le statistiche ufficiali in Italia si verificano circa 3.800 suicidi all’anno, quindi con una media di circa 10 suicidi al giorno (2): solo di una piccola percentuale viene data notizia dai mass media nazionali, che ne trattano unicamente quando protagonisti del tragico episodio sono persone di qualche notorietà, di alcuni altri si fa talora cenno sui mass media locali e per lo più in forma molto laconica. Dopo l’episodio di Prato allo Stelvio i suicidi effettuati con gas di scappamento hanno incominciato a fare notizia. Le domande che ci si possono porre sono diverse: si è avuta l’impressione di avere a che fare con un’epidemia solo perché una parte dei suicidi che normalmente non vengono riportati dai giornali hanno "fatto notizia", cioè la stampa avrebbe solo documentato un fenomeno senza peraltro influenzarlo? Anche senza disporre di dati definitivi sembra possibile poter affermare che vi è stato senz’altro un aumento dei suicidi con i gas di scarico (3). Ci si può chiedere poi se questo aumento sia avvenuto a scapito dei suicidi con altre tecniche o corrisponda piuttosto a un aumento reale, in altre parole se persone che si sarebbero comunque uccise hanno scelto di farlo proprio con i gas di scappamento, influenzate dalle notizie pubblicate sui giornali, oppure se queste ultime hanno spinto al suicidio persone che altrimenti non avrebbero commesso un tale atto. Non è possibile affrontare in questa occasione in modo esauriente il problema della psicologia e della psicopatologia del suicidio, cioè della condizione psichica — nei suoi aspetti normali e patologici — della persona che ha deciso di togliersi la vita (4), ma si deve tener conto che nella maggioranza dei casi tale decisione viene presa solo nel corso di un processo, spesso molto travagliato, in cui possono essere distinte alcune fasi. Nella prima fase la persona inizia a prendere in considerazione il suicidio come soluzione dei propri problemi; nella seconda fase, definita dell’ambivalenza, vi è già un’intenzione suicida, ma che non è ancora definitiva e la persona oscilla tra idee di suicidio e volontà di sopravvivere; soltanto in una terza fase si arriva alla decisione e all’attuazione, ma si deve tener presente che un ripensamento è possibile fino all’ultimo. Se è difficile immaginare che una persona si tolga la vita unicamente per aver letto la storia di un suicidio, chi ha già preso in considerazione il suicidio viene influenzato in questo processo in misura maggiore o minore da fattori esterni. Tenendo conto che il numero dei suicidi non è costante, ma varia annualmente e oscilla nel corso dell’anno, solo disponendo dei dati statistici riguardanti tutto l’anno e con il confronto con i dati degli anni passati potrà essere possibile constatare o meno un incremento non usuale dei suicidi a partire dai primi di settembre. Si deve tener conto però che l’incremento può essere accertato statisticamente solo se presenta una certa dimensione: una variazione di 50 suicidi, ad esempio, corrisponderebbe a meno dell’1% della cifra annuale e sarebbe quindi difficilmente identificabile, ma se si verifica nell’arco di un mese corrisponde a circa il 16% della cifra mensile. Il problema dell’influenza sul suicidio della letteratura e dei mezzi di comunicazione non è nuovo, ma si è ripresentato numerose volte nel corso della storia. Uno dei precedenti più famosi è costituito dall’epidemia di suicidi verificatasi in Germania in seguito alla pubblicazione — nel 1774 — del romanzo Die Leiden des jungen Werther, "I dolori del giovane Werther", di Johann Wolfgang Goethe: il fenomeno raggiunse dimensioni tali da indurre i governi di alcuni paesi a proibire la diffusione del libro. Studiosi moderni del suicidio hanno chiamato "effetto Werther" l’influenza esercitata dai mass media sui comportamenti suicidi. Un effetto analogo lo si osservò in Italia dopo la pubblicazione — nel 1802 — del romanzo di Ugo Foscolo Le ultime lettere di Jacopo Ortis (5). L’effetto Werther presuppone che l’imitazione e la suggestionabilità possano avere un ruolo importante nella dinamica del suicidio. L’importanza del fattore "imitazione" venne però messo in discussione dal sociologo francese Émile Durkheim nella sua opera sul suicidio scritta alla fine del secolo scorso. Le sue tesi hanno avuto un largo seguito e vengono riportate anche in studi recenti, benché spesso in modo acritico. Infatti Émile Durkheim non nega che l’imitazione possa influenzare un certo numero di suicidi, ma come sociologo era interessato soprattutto al suicidio in quanto fenomeno sociale, quindi in pratica solo a quei fattori capaci di modificare il tasso annuo dei suicidi in uno Stato: "Taluni autori, attribuendo all’imitazione un potere che non ha, hanno chiesto che venisse vietata ai giornali la cronaca dei suicidi e dei delitti. È possibile che questo divieto riesca ad alleggerire di qualche unità l’ammontare annuo di questi atti. Ma è alquanto dubbio che esso possa modificarne il tasso sociale" (6). Questa affermazione del sociologo francese dovrebbe essere sottoposta a un’analisi accurata; mi limito a una sola considerazione: certamente è opportuno che la prevenzione dei suicidi dia la precedenza ai fattori più importanti, che incidono maggiormente sulle statistiche, però non si deve dimenticare il valore incommensurabile di ogni singola esistenza umana, per cui non bisogna neppure disdegnare provvedimenti capaci di "alleggerire di qualche unità l’ammontare annuo di questi atti". Gli autori che si richiamano all’opera di Émile Durkheim per negare l’importanza dell’imitazione non tengono poi conto dei cambiamenti intervenuti negli ultimi novant’anni, cioè del fatto che, per esempio, l’importanza dei mass media è cresciuta considerevolmente e che le trasformazioni sociali lasciano l’individuo maggiormente in balia di influenze esterne. Il tema dell’effetto Werther è stato ripreso a partire dalla fine degli anni Sessanta, soprattutto negli Stati Uniti. Lo psichiatra americano Jerome A. Motto ha cercato di conciliare le tesi di Émile Durkheim con il dato certo dell’incremento del 40% dei suicidi a Los Angeles nel mese successivo al suicidio dell’attrice Marilyn Monroe. Il fatto che dopo il suicidio dello scrittore Ernst Hemingway non si fosse osservato un analogo incremento dei suicidi portava Jerome A. Motto a sottolineare l’importanza, oltre alla notizia del suicidio in sé e al modo in cui è stata presentata, dell’identificazione con il suicida. Egli riteneva pure che l’imitazione potesse essere sì un fattore importante, ma non unico, che potesse attivare dinamiche già presenti in persone che si possano identificare con chi ha commesso il suici- dio (7). Nel 1974 David P. Phillips (8) ha confrontato il numero di suicidi negli Stati Uniti nel mese successivo al suicidio di una personalità — il criterio era la pubblicazione della notizia sulla prima pagina di The New York Times — con il numero di suicidi che ci si sarebbe dovuto attendere per quel mese, tenendo conto per quanto possibile di tutte le variabili. Fra il 1948 e il 1967 erano stati pubblicati 34 casi di suicidio rispondenti ai criteri suddetti: in 26 casi il numero dei suicidi era stato superiore a quello che ci si sarebbe dovuto attendere. Per escludere la possibilità che l’incremento dei suicidi fosse dovuto più alla scomparsa di una celebrità che alla notizia del suicidio, David P. Phillips esaminò con lo stesso metodo l’andamento dei suicidi dopo i decessi degli 8 presidenti degli Stati Uniti avvenuti fra il 1900 e il 1968: l’aumento non era statisticamente significativo, anche dopo l’uccisione di una personalità così popolare come John Fitzgerald Kennedy vi fu solo un lieve incremento dei suicidi. Secondo David P. Phillips interverrebbero due fattori: in parte sarebbe stata la notizia letta sui giornali a far anticipare l’attuazione di un proposito, che sarebbe comunque stato messo in atto, in parte però si sarebbe trattato di un incremento reale. Questa interpretazione avrebbe anche conseguenze per la prevenzione: se vi sono situazioni a rischio — come solitudine, alcolismo e tossicodipendenza —, queste non portano necessariamente al suicidio. Gruppi e associazioni particolari sarebbero in grado di aiutare a ritrovare il senso dell’esistenza e a uscire dall’isolamento, svolgendo quindi un’efficace azione preventiva. Mentre la diffusione di associazioni che si interessano di gruppi a rischio avrebbe ridotto il numero dei suicidi, questi verrebbero invece incrementati dalla pubblicità data al suicidio, soprattutto a quello di persone famose. David P. Phillips ritiene quindi che "il tipo di pubblicità dato al suicidio o alle possibilità alternative può influenzare il tasso dei suicidi" (9) e nota che "studi sulla suggestione indicano che un modello è più facile da essere imitato, se le sue caratteristiche sono simili a quelle di chi imita" (10). Successivamente David P. Phillips ha riscontrato anche un incremento di incidenti mortali d’auto (11) e d’aereo (12) dopo la pubblicazione di notizie di suicidi. In anni più recenti questi studi sono stati estesi alle trasmissioni televisive. Esaminando gli effetti di trasmissioni televisive sul suicidio e su altre forme violente di comportamento, nel 1982 David P. Phillips ha riscontrato un aumento dei suicidi di bianchi dopo trasmissioni di film televisivi con scene di un suicidio (13); in questi film si trattava sempre del suicidio di un personaggio bianco. Contemporaneamente si era registrato un incremento di incidenti d’auto mortali maggiore per quelli in cui il conducente viaggiava da solo, rispetto a quelli in cui il conducente era accompagnato da uno o più passeggeri. Queste tesi non restarono indiscusse; Ronald C. Kessler e Horst Stipp hanno messo in dubbio le interpretazioni di David P. Phillips e soprattutto l’importanza dell’imitazione basandosi principalmente su due argomenti: 1. non vi sarebbe stato un rapporto tra numero di suicidi e indice d’ascolto; 2. l’incremento di suicidi sarebbe stato registrato prevalentemente dopo telefilm con scene di suicidi di personaggi non giovani (14). Queste critiche semplificano indebitamente il problema, riprendendo peraltro anche alcune semplificazioni operate da altri autori per dimostrare l’effetto Werther. Il ruolo dell’imitazione non può essere ridotto a un fatto statistico-demografico, come se dopo una trasmissione con la scena di un suicidio potesse essere possibile calcolare l’incremento di suicidi nella varie fasce d’età solo in base all’età del protagonista e all’indice d’ascolto, senza tener conto di fattori, peraltro difficilmente quantificabili, come il modo in cui il suicidio è stato presentato, l’intensità del coinvolgimento degli spettatori nell’azione e dell’identificazione con il personaggio suicida; vi possono essere casi in cui l’identificazione dipende più dal ruolo di un determinato personaggio che non dalla sua età. Dopo aver analizzato i dati relativi a tre periodi di quattro anni dal 1973 al 1984, anche questi autori hanno riconosciuto un aumento dei suicidi almeno per il periodo dal 1973 al 1980, ma ritenevano di riscontrare un’inversione di tendenza per il periodo dal 1981 al 1984. Gli autori hanno spiegato questo mutamento con un preteso cambiamento nelle nuove generazioni, che sarebbero "più realistiche e con un atteggiamento più disincantato nei confronti del suicidio" (15). Tale giudizio sembra però un po’ troppo ottimistico se si tiene conto che nelle due settimane dopo cinque trasmissioni televisive che dovevano sensibilizzare giovani adolescenti al problema del suicidio nella regione di New York vi fu un aumento considerevole di suicidi e di tentativi di suicidio rispetto alle due settimane precedenti (16). Questi dati sono stati confermati da altri autori, mentre David P. Phillips e Daniel J. Paight non hanno potuto riscontrare lo stesso fenomeno in California e in Pennsylvania dopo la trasmissione di tre dei film in questione (17). Armin Schmidtke e Heinz Häfner (18) hanno studiato questo fenomeno in Germania. Nel 1981 e nel 1982 è stata trasmessa dalla seconda rete della televisione tedesca uno sceneggiato in sei puntate intitolato Tod eines Schülers, "Morte di uno studente". La storia — non realmente accaduta — del suicidio, apparentemente inspiegabile, di uno studente diciannovenne gettatosi sotto un treno viene esaminata in ogni puntata in rapporto a una problematica diversa: dietro un’apparente normalità compaiono gravi problemi nei rapporti con i genitori, con gli insegnanti, con gli amici, con la ragazza, e così via. Armin Schmidtke e Heinz Häfner hanno dimostrato che il numero di suicidi di persone che si erano gettate sotto il treno era aumentato nel periodo di settanta giorni durante e immediatamente successivo alla trasmissione del 1981. L’aumento era più elevato per i ragazzi in età fra i quindici e i diciannove anni, cioè +175%, mentre per le ragazze dello stesso gruppo d’età l’aumento era lievemente inferiore, cioè +167%. Donne al di sopra dei 30 anni e uomini al di sopra dei 40 anni non presentarono un aumento significativo di questo tipo di suicidio. In occasione della trasmissione del 1982 l’incremento dei suicidi fu minore, ma proporzionale alla diminuzione dell’indice di ascolto fra gli spettatori in età fra i 15 e i 29 anni. Dopo aver preso in considerazione diverse ipotesi gli autori sono giunti alla conclusione che si era trattato di un aumento reale dei suicidi, dichiarandosi convinti che "si è riusciti per la prima volta a dimostrare l’esattezza di un’ipotesi avanzata da lungo tempo, che l’impulso a commettere azioni suicide può essere appreso da modelli fittizi" (19). Gli studi citati e le considerazioni svolte possono aiutare a comprendere meglio la possibile influenza dei mezzi di comunicazione sul suicidio. Senza voler relativizzare la libertà dell’uomo non si deve neppure assolutizzarne l’autonomia, ma si deve tener conto che quando l’uomo prende una decisione lo fa anche in base a valori e a informazioni che gli sono mediate dall’ambiente per molte vie, dall’educazione alle mode culturali e, non ultimi, dai mass media. Per questi motivi un esperto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo aver ricordato il ruolo importante dei mass media nel "provocare o incoraggiare un comportamento suicida", raccomanda "nell’interesse della prevenzione dei suicidi che i mezzi di comunicazione esercitino estrema prudenza e riservatezza nelle notizie riguardanti suicidi, nella pubblicazione di articoli o nella messa in onda di programmi riguardanti casi di comportamento suicida. Dovrebbe essere stabilito che tale materiale e il modo di presentarlo dovrebbe essere discusso con esperti di comportamento suicida e di prevenzione prima di essere reso pubblico" (20). Questo appello è molto importante in quanto richiama chi lavora nel settore dei mezzi di comunicazione alla responsabilità derivante dall’influenza esercitata da tali strumenti sul comportamento umano, una responsabilità ricordata anche dal Sommo Pontefice Giovanni Paolo II secondo cui "la situazione nella quale vive l’uomo contemporaneo [...] è caratterizzata da una vasta e complessa condizione di schiavitù in campo morale. Il peccato dispone oggi di mezzi di asservimento delle coscienze ben più potenti ed insidiosi che nel passato. La forza contagiosa delle proposte e degli esempi cattivi può avvalersi dei canali di persuasione offerti dalla multiforme gamma dei mezzi di comunicazione di massa. Avviene così che modelli di comportamento aberranti vengono progressivamente imposti alla pubblica opinione non solo come legittimi, ma anche come indicativi di una coscienza aperta e matura. Si instaura così una rete sottile di condizionamenti psicologici, che ben possono assimilarsi a vincoli inibitori di una vera libertà di scelta. Il Vangelo di Cristo deve essere oggi annunciato dalla Chiesa come fonte di liberazione e di salvezza anche nei confronti di queste moderne catene che inceppano la nativa libertà dell’uomo" (21). Ermanno Pavesi (1) Cfr. il Giornale, 3-9-1990. (2) Nel 1988 i suicidi in Italia sono stati 3810, cioè 6.6 ogni 100.000 residenti; i tentativi di suicidio nel medesimo anno sono stati 2462, 4.3 ogni 100.000 residenti. Nel 1988 i suicidi di età compresa fra i 18 e i 34 anni sono stati 717 (4.7 su 100.000), e coloro che hanno tentato il suicidio della medesima età sono stati 1025 (6.8 su 100.000); cfr. ISTAT, Istituto Nazionale di Statistica, Statistiche dei suicidi e dei tentativi di suicidio. Anni 1984-88, Collana d’informazione, edizione 1990, n. 13. (3) Tra il 1° e il 12 settembre 1990 si sono verificati 14 casi di suicidio con i gas di scappamento: cfr. Corriere della Sera, 13-9-1990. (4) Per una trattazione più approfondita della condizione psichica precedente il suicidio, cfr. il mio Tentativi di suicidio e la loro prevenzione. La sindrome presuicida e la sua evoluzione, in Renovatio, anno XXV, n. 1, gennaio-marzo 1990, pp. 110-125. (5) Per una trattazione più approfondita dell’effetto Werther, cfr. Ermanno Pavesi e Claudio Pretari, Effetto Werther. L’influenza dei mass-media sul suicidio, in Tribuna Medica Ticinese, anno 55, aprile 1990, pp. 198-201. (6) Émile Durkheim, Il suicidio. Studio di sociologia, trad. it., Rizzoli, Milano 1987, p. 195. (7) Cfr. Jerome A. Motto, Suicide and Suggestibility. The Role of the Press, in The American Journal of Psychiatry, vol. 124, 1967, pp. 252-256. (8) Cfr. David P. Phillips, The Influence of Suggestion on Suicide: Substantive and Theoretical Implications of the Werther Effect, in American Sociological Review. Official Journal of the American Sociological Association, vol. 39, 1974, pp. 340-354. (9) Ibid., p. 352. (10) Ibidem. (11) Cfr. Idem, Motor Vehicle Fatalities Increase Just After Publicized Suicide Stories, in Science, vol. 196, 1977, pp. 1464-1465. (12) Cfr. Idem, Airplane Accident Fatalities Increase Just After Newspaper Stories About Murder and Suicide, ibid., vol. 201, 1978, pp. 748-749. (13) Cfr. Idem, The Impact of Fictional Television Stories on U.S. Adult Fatalities: New Evidence on the Effect of the Mass Media on Violence, in American Journal of Sociology, vol. 87, 1982, pp. 1340-1359. (14) Cfr. Ronald C. Kessler e Horst Stipp, The Impact of Fictional Television Suicide Stories on U.S. Fatalities: A Replication, in American Journal of Sociology, vol. 90, 1984, pp. 151-167; e Idem, Clustering of Teenage Suicides After Television News Stories About Suicides: A Reconsideration, in American Journal of Psychiatry, vol. 145, 1988, pp. 1379-1383. (15) Idem, Clustering of Teenage Suicides After Televison News Stories About Suicides, cit., p. 1383. (16) Cfr. Madelyn S. Gould e David Shaffer, The Impact of Suicide in Television Movies. Evidence of Imitation, in The New England Journal of Medicine, vol. 315, 1986, pp. 690-694. (17) Cfr. D. P. Phillips e Daniel J. Paight, The Impact of Televised Movies About Suicide. A Replicative Study, ibid., vol. 317, 1987, pp. 809-811. (18) Cfr. Armin Schmidkte e Heinz Häfner, Die Vermittlung von Selbstmordmotivation und Selbstmordhandlung durch fiktive Modelle. Die Folgen der Fernsehserie "Tod eines Schülers" [La mediazione di motivazioni suicide e di azioni suicide attraverso modelli fittizi. Le conseguenze della serie televisiva "Morte di uno studente"], in Nervenarzt, anno 57, 1986, pp. 502-510. (19) Ibid., p. 502. (20) René F. W. Diekstra, Towards a Comprehensive Strategy for the Prevention of Suicidal Behavior, in Acta Psychiatrica Scandinava, Supplementum n. 354, vol. 80, 1989, p. 22. (21) Giovanni Paolo II, Omelia nella Messa a conclusione del ritiro mondiale per sacerdoti, del 18-9-1990, n. 2, in L’Osservatore Romano, 20-9-1990.
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dianavera
dianavera il 09/07/07 alle 21:22 via WEB
Per togliersi la vita bisogna essere disperati e non vedere nessuna via d'uscita rispetto al dramma interiore che si vive nel proprio animo, che non si puo' raccontare a nessuno tantomeno alle persone che ci sono care e che stanno vicino. L'intelligenza, il successo, la professione, tre matrimoni evidentemente non bastano a trattenerti in un mondo che evidentemente non ami,non vuoi piu' continuare a farne parte. Anche se fosse possibile leggere nel pensiero nessuno potrebbe farci nulla, una volta deciso.
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igina85
igina85 il 09/07/07 alle 21:25 via WEB
FORSE E' INUTILE CERCARE UNA SPIEGAZIONE RAZIONALE. suicidio è un fenomeno complesso, multideterminato, processuale, del quale il tentativo finale è solo l'ultimo anello. Presente da sempre in tutte le culture, ad esso sono stati attribuiti significati, valori e disvalori assai differenti. Ci costringe ad interrogativi sulle motivazioni, sui paradossi, su alcune certezze della nostra esistenza e su molte semplificazioni della nostra cultura e, soprattutto, ad un contatto più diretto con la nostra mortalità. Le variegate condotte suicidarie pongono compiti gravosi ai clinici ed esigono da essi l'accettazione profonda di una certa paradossalità e bizzarria della vita. Pur partendo da una cultura clinica, l'autrice di questo volume vuole riflettere in modo ampio, contestuale e multiprospettico sulle interfacce dei comportamenti umani, leggerli nelle loro intersezioni che mettono in crisi la tradizionale suddivisione tra individuo e ambiente, cercare dei significati che trascendono il puro dato psicopatologico.
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summainiuria
summainiuria il 09/07/07 alle 21:59 via WEB
IL LUTTO E' DI TUTTI: Corso Bovio era "l'anello di congiunzione tra mondo dell'informazione e mondo giuridico". E' il giudizio di Pierfrancesco Gallizzi, segretario generale dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti e consigliere nazionale della Fnsi. "Solo Corso Bovio può farci capire come affrontare la questione" scrive Gallizzi in una nota citando una frase che, a suo parere, spesso ricorreva tra i giornalisti quando si tovavano di fronte ad un dubbio a metà tra la professione e l'aspetto giuridico. "Una frase che, forse meglio di ogni altra, inquadra il rapporto serio e sentito, che legava Corso Bovio al mondo del giornalismo e più in generale dell'informazione" scrive il segretario. "La notizia di oggi - conclude Gallizzi - ci riempie di tristezza, mai dimenticheremo la passione e l'impegno professionale con cui Corso Bovio affrontava ogni vicenda".
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bibiosa
bibiosa il 09/07/07 alle 22:01 via WEB
E' un atto di coraggio estremo e insieme di grande viltà": così commenta il suicidio la dottoressa Barbara Pinciara, dirigente dell'Unità operativa di Psichiatria dell'Azienda ospedaliera di Lecco. La cronaca dell'ultimo anno sembra abbia registrato un incremento dei casi di morte autoprovocata ed il continuo ripetersi di episodi di persone che volontariamente decidono di togliersi la vita desta grande preoccupazione. Da metà aprile ad oggi, già tre persone sono morte a Paderno. Venerdì 17 maggio le forze dell'ordine hanno recuperato il cadavere di un uomo che il giorno precedente si era buttato dal ponte San Michele, finendo sull'alzaia che costeggia l'Adda. Il 22 aprile invece una donna si è lasciata scivolare nel fiume all'altezza di Robbiate e la salma è stata recuperata solo a Cornate d'Adda, alla diga Esterle. Stessa sorte per un'altra signora che ha scelto di farsi inghiottire dalla corrente più o meno nello stesso punto. Solo di un mese fa invece la notizia di un anziano che impiccato ad una trave perché non riusciva a sopportare l'idea di aver perso la moglie. Il 26 marzo a Lecco si è tolto la vita un uomo di ottant'anni, un ex armiere che si è sparato un colpo di pistola alla tempia. Il 9 marzo a Garlate un quarantenne impiegato presso il Comune di Monza si è impiccato probabilmente perché indagato per omissione d'ufficio. La macabra lista potrebbe naturalmente proseguire ancora. L'anno del resto non è cominciato sotto i migliori auspici: il 16 gennaio un giovane di 24 anni è stato trovato morto nel suo appartamento in circostanze poco chiare, mentre il giorno seguente a Missaglia una dose eccessiva di eroina ha stroncato l'esistenza di un tossicodipendente. Il 25 gennaio un cinquantenne è stato trovato morto dai vigili del fuoco nel box del suo appartamento ad Airuno, riverso nell'abitacolo della sua auto collegato con una canna al tubo di scappamento. Tutto ciò senza contare i tentati suicidi. Lo stesso giorno che carabinieri e vigili del fuoco hanno recuperato la salma dell'uomo lanciatosi dal ponte di Paderno, i militari di via Gramsci insieme ai medici del 118 sono riusciti a salvare un giovane di Verderio. Il 6 febbraio a Vigano una donna incinta si è addirittura data fuoco, cospargendosi con liquido infiammabile dopo una lite con il convivente. Una signora di Cernusco Lombardone il 24 gennaio ha invece ingurgitato una quantità spropositata di farmaci e solo l'intervento del marito ha evitato l'ennesima tragedia. Le statistiche del 2001 circa i casi di suicidio non sono disponibili, come naturalmente quelle di quest'anno nella zona del meratese anche perché non esiste un osservatorio epidemiologico. Secondo Il Sole 24 Ore però nel 2000, nella sola provincia di Lecco circa quaranta persone si sono tolte la vita, con una media di 12,83 suicidi ogni 100mila abitanti, rispetto alla media nazionale di 14,86 gesti estremi. Il nostro territorio si colloca dunque al 59esimo posto delle zone dove si verificano più suicidi sulle 103 province italiane.
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bibiosa
bibiosa il 09/07/07 alle 22:02 via WEB
COMPLETA IL PRECEDENTE COMMENTO: Il fenomeno, almeno nei casi sopra citati è attribuibile soprattutto a malattie spesso i picchi aumentano in determinati periodi come avviene nelle gravi depressioni o nei disturbi bipolari Le cause del gesto estremo e le spiegazioni del fenomeno sono tuttavia molteplici, in alcuni casi imprevedibili, in altri con segni premonitori esistenziali. Nel caso di un malato grave che coscientemente chiede di staccare la spina ad esempio può esserci forma di dialogo, mentre di fronte ad un raptus nulla è possibile. Oppure in alcune forme di schizofrenia con allucinazioni, alcuni malati si infliggono la morte ne l tentativo di non soffrire più: è da manuale il caso di un individuo che si è aperto la pancia perché credeva che fosse invasa da topi che gli rodevano le viscere. Differente pure il modo di intendere il suicidio per i kamikaze che lo intendono come atto di sublimazione o per alcuni integralisti religiosi che lo interpretano come mezzo per raggiungere il paradiso. Fortunatamente è dal 1980 circa che non si verificano le così dette epidemie di suicidi legate a processi identificativi dettati da film od eventi mediatici. In Valtellina alcuni ragazzini, per emulare i protagonisti di film, persero la vita travolti da un treno in corsa: si erano sdraiati lungo i binari sfidandosi a schivare il convoglio il più tardi possibile. "L'argomento suicidio - spiega sempre la dottoressa Pinciara che insieme al responsabile di reparto dottor Giuseppe Zecca ci ha ricevuto per approfondire l'argomento - è molto complesso e non si può dunque banalizzare perché, pur essendo sempre legato a forme di disagio, ha origini, esiti e cause differenti .L'importante è parlarne e affrontare il tema. La gente infatti sembra esprimere la necessità di conoscere molto di più circa questi gesti estremi e la morte autoprovocata". Il male di vivere sembra dunque sempre più un male della società. "Non è retorica - precisa il Direttore DSM - Purtroppo la realtà in cui viviamo porta alla frustrazione a causa della differenza tra gli status symbol e quanto invece l'esistenza ci offre. Questo gap è percepito specialmente dai giovani, tra cui si stanno diffondendo in maniera realmente allarmante anche malattie alimentari quali anoressia e bulimia. Il suicidio in fondo non è altro che l'espressione estrema di un disagio da cui si crede di non poter più uscire. Purtroppo ci stiamo dimenticando tutti del dialogo e delle relazioni che sono l'elemento terapeutico ideale perché consentono di esprimere rabbia, affetti e le altre emozioni che altrimenti rimangono inespresse. La perfezione non esiste, ma esiste la relazione". Occorre quindi sfatare il luogo comune secondo cui chi tenta il suicidio più volte non ha alcuna intenzione di togliersi realmente la vita o che chi vuole davvero morire non possa essere fermato. "E' vero - conclude la dottoressa Pinciara - che ad esempio con le pastiglie si riesce a chiedere aiuto e quindi a tornare indietro, mentre se uno si lancia dalla finestra ha poche possibilità di scampo. Non bisogna mai sottovalutare le fantasie di suicidio né i tentativi nella misura in cui sono espressione di un malessere".
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mdardani
mdardani il 09/07/07 alle 22:04 via WEB
MI SONO DOMANDATO SPESSO
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mdardani
mdardani il 09/07/07 alle 22:05 via WEB
PERCHE' E' COSI' SPECIALE, STRAORDINARIO, DIVERSO DA TUTTI GLI ALTRI , QUESTO BLOG DI PSIFOR
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mdardani
mdardani il 09/07/07 alle 22:07 via WEB
PERCHE' l'autrice PSIFOR anticipa le notizie, perchè commenta con rigore scientifico, perchè documenta quello che dice, perchè è coraggiosa e dice sempre quello che pensa, perchè non ha paura di trovarsi in minoranza (vedi il caso rignano), perchè ha una esperienza competente, perchè accoglie tutti........ DEVO CONTINUARE???????????
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monnalisa100
monnalisa100 il 09/07/07 alle 22:23 via WEB
una persona cosi importante ...perche l'avrai fatto?chissa cosa ce sotto ...buona serata amica mia
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estinette
estinette il 09/07/07 alle 23:09 via WEB
POCO FA (23.00) è stato confermato quanto anticipato da PSICO. L'avvocato Libero Corso Bovio, uno dei più noti penalisti milanesi, nonché docente di giurisprudenza e autore di numerose pubblicazioni in materia, si e' suicidato nel suo studio milanese, in via Podgora 13. Bovio si e' ucciso con un colpo di pistola, un revolver 357 Magnum, arma di grossissimo calibro. Un solo colpo in bocca. Nessun dubbio, ormai, sulle cause della morte violenta del noto avvocato. Mistero invece, finora, sui motivi che hanno indotto Corso Bovio a togliersi la vita. Corso Bovio è stato trovato morto nella sua stanza dopo che i collaboratori avevano udito un colpo di pistola. Secondo quanto ha riferito il presidente dell'Ordine degli Avvocati di Milano, Paolo Giuggioli, accorso allo studio in via Podgora, Corso Bovio era arrivato attorno alle 14 da Prato con un suo assistente. Dopodiché ha consegnato al suo collaboratore una lettera indirizzata alla moglie. Quindi, dopo che era rimasto solo nella sua stanza nello studio, si è sentito uno sparo. "Onestamente pensare che si sia sparato è una assurdità straordinaria", ha commentato Giuggioli, a indicare di non poter credere che Bovio avesse intenzioni suicide. L'avv. Giuggioli ha riferito che Corso Bovio, dopo aver consegnato la lettera al collega indirizzata alla moglie, anche lei penalista, gli avrebbe detto: "Poi ti do istruzioni su quando consegnarla". Dopodiché si è sentito uno sparo che, secondo la testimonianza, sembrava simile a quello di una pistola giocattolo ad aria compressa. Un'arma che l'avvocato Bovio, secondo quanto si è appreso, teneva in studio per scaricare la tensione. Invece quando il suo collaboratore poco dopo ha aperto la porta dello studio l'ha trovato in un lago di sangue. UNA FAMIGLIA DI GRANDI GIURISTI Corso Libero Carlo Bovio, nato a Milano il 5 maggio del 1948, era l'ultimo discendente di una grande famiglia di avvocati e giuristi napoletani. Fra i suoi antenati celebri il filosofo Giovanni Bovio, suo bisnonno (nato a Trani e napoletano d'adozione), e il nonno Libero Bovio, poeta, giornalista ed editore napoletano, paroliere di canzoni immortali come 'Reginella'. Suo padre Giovanni, morto negli anni '70, era stato uno dei maggiori avvocati del foro di Milano. Iscritto all' albo degli avvocati dal 1975, patrocinante in Cassazione dal 1981, Corso Bovio si occupava di diritto penale, in particolare di reati societari, ambientali, fallimentari e reati contro la pubblica amministrazione. Era titolare da molti anni di uno dei maggiori studi che si occupano di diritto penale a Milano, strutturato in un' associazione professionale che opera sotto la denominazione 'Studio Legale Bovio e Associati'. Tra i massimi esperti di diritto dell'informazione e della stampa, Bovio ha tenuto per anni corsi e seminari all' IFG dell'Ordine Giornalisti di Milano alla scuola di Giornalismo dell'Università di Urbino, contribuendo a formare generazioni di giornalisti. Ha curato per l'Ordine dei Giornalisti il manuale Diritto-Informazione, testo di preparazione all'esame di abilitazione professionale. Lui stesso giornalista pubblicista dal 1970, Collaboratore del Corriere della Sera, Corso Bovio ha collaborato, pubblicando articoli e curando rubriche giuridiche, con svariate testate giornalistiche. SCONCERTO DI AVVOCATI E MAGISTRATI Subito dopo il diffondersi della notizia della morte dell'avvocato Bovio, sotto il suo studio in via Podgora si è formato un capannello sempre più folto. Tantissimi gli avvocati degli studi vicini, che si trovano nella stesa via o nelle altre attorno al Palazzo di Giustizia di Milano, oltre a qualche magistrato, cronisti e curiosi. L'ingresso dello studio è ovviamente presidiato dai carabinieri che stanno effettuando i rilievi nell'ufficio del legale. Luigi Cerqua, presidente della prima Corte d'Assise, si è trovato a passare per caso sotto l'ufficio del noto penalista proprio poco dopo il fatto. "Sono sconvolto - ha detto Cerqua -, gli ho parlato una quindicina di giorni fa e mi aveva mandato uno scritto simpaticissimo sulla tutela penale degli animali, in particolare i pesci. Non ci posso credere - ha proseguito Cerqua -, io voglio ricordarlo non solo come un avvocato di valore ma anche come un uomo di grande spirito". Tra i primi ad arrivare anche l'avvocato Jacopo Pensa, anch'egli sconvolto. Aveva visto Bovio almeno cinque volte negli ultimi giorni. "Certo non era allegro, ma non era allegro - ha commentato - come non lo è uno a luglio, costretto a lavorare anche il sabato e la domenica. Certo che è pazzesco non sapere cosa passa per la mente dei nostri 'fratelli'".
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estinette
estinette il 09/07/07 alle 23:10 via WEB
IL SUICIDIO E' CERTO LE CAUSE "INCERTE".
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igina85
igina85 il 09/07/07 alle 23:12 via WEB
SOCIOLOGIA DEL SUICIDIO, di ÉMILE DURKHEIM TRA EGOISMO E ANOMIA. Introduzione. Durkheim propone una prima e incompleta definizione: “si chiama suicidio qualsiasi tipo di morte che derivi mediatamente o immediatamente da un atto positivo o negativo compiuto dalla vittima stessa” (p. 63). Considerando l’intenzionalità una categoria sostanzialmente insondabile, Durkheim pone l’elemento del “sacrificio sicuro della vita”, con cognizione di causa, come tratto distintivo del suicidio. Può dunque proporre una seconda, e definitiva, definizione: “si chiama suicidio qualsiasi tipo di morte che derivi direttamente o indirettamente da un atto positivo o negativo compiuto dalla vittima stessa, la quale sapeva che esso doveva produrre tale risultato” (p. 65). Pertanto, la ricerca dello studioso esclude il suicidio degli animali, per via del fatto che la nostra limitata comprensione della loro intelligenza preclude la possibilità d’una rappresentazione, o d’una simulazione, dei processi della loro mente. Durkheim afferma, sulla base delle sue ricerche e delle sue indagini sul tasso di mortalità-suicidio, che “ogni società, in ciascun momento della sua storia, ha una determinata tendenza al suicidio” (p. 69). Esclude che questa tendenza derivi da una somma di stati individuali, o che sia uno stato sui generis dell’anima collettiva: e conclude affermando che, considerato che questa tendenza si verifica in ogni società, allora l’analisi di tale “predisposizione” dev’esser studio di competenza della Sociologia. L’obbiettivo dunque non è inventariare le condizioni compresenti nella genesi dei suicidi individuali: ma evidenziare quelle che costituiscono il “tasso sociale” dei suicidi. Il libro è strutturato in tre parti: la prima, “I fattori extrasociali”, è dedicata all’analisi dell’influenza delle cause extrasociali e delle cause propriamente sociali. La seconda, “Cause sociali e tipi sociali”, indaga la natura delle cause sociali e i loro rapporti con gli stati individuali corrispondenti alle diverse specie di suicidi. La terza, “Il suicidio come fenomeno sociale in genere”, ha carattere di sintesi e approfondimento dei rapporti tra suicidio ed altri fatti sociali, e propone un nuovo atteggiamento nei confronti del male del nostro tempo: l’anomia. I FATTORI EXTRASOCIALI Durkheim sostiene che due siano le cause extra-sociali alle quali si attribuisce, a priori, la capacità d’incidere sul tasso dei suicidi: le disposizioni organico-psichiche (costituzione individuale) e la natura dell’ambiente fisico (clima, temperatura e via dicendo). E queste cause, fondamentalmente, andrà indagando nella prima parte dell’opera. Durkheim giudica la follia una malattia e, in parte, un fenomeno sociale. È una malattia variabile, sensibilmente, a seconda dei popoli. Tuttavia, sulla base dei rilievi statistici campionati dallo studioso francese, è difficile stabilire una stretta connessione tra alienazione e suicidio. Non necessariamente l’alienato è suicida: del resto, non dobbiamo dimenticare che presupposto chiave della definizione di suicidio, per Durkheim, è – per così dire – la “presenza a se stesso” del suicida. Pertanto, al di là dell’opportunità o meno di forzare le interpretazioni dei dati, la ricerca di Durkheim non può che enfatizzare l’assenza di connessione tra quella che giudica una malattia (la follia) e il suicidio. Riferendosi alle categorie adottate da Jousset e Moreau de Tours nel “Dictionaire de médécine et de chirurgie pratique”, alla voce “Suicide”, classifica i suicidi degli alienati in quattro tipologie: Suicidio maniaco: dovuto ad allucinazioni o concezioni deliranti. Il malato si toglie la vita per motivazioni del tutto immaginarie. È una affezione contraddistinta da una straordinaria mobilità: alterazioni e rovesciamenti della mania sono improvvisi e considerevoli. Suicidio melanconico: legato a uno stato di estrema depressione. Accompagnato da allucinazioni ed idee deliranti, tendenzialmente non mutevoli. Carattere cronico, estremamente tenace. Suicidio ossessivo: dovuto all’idea fissa della morte, impadronitasi della mente del malato. Senza motivo alcuno, reale o immaginario che sia. Comporta ansia nel paziente che s’oppone al male: se rinuncia alla lotta, sembra apparentemente tornare alla calma. Suicidio impulsivo o automatico: non è motivato, né sembra avere alcuna ragione d’essere: è l’esito d’un impulso brusco e irresistibile. Nel caso dei non alienati, Durkheim riflette a proposito dell’incidenza della nevrastenia come – se non innesco – “humus” del suicidio. Considerando il dolore come “scossa troppo forte del sistema nervoso”, e il nevrastenico alla stregua d’un ipersensibile per via della sua peculiare fragilità, lo studioso non esclude che la nevrastenia possa contribuire al suicidio; tuttavia in maniera non determinante, o almeno non esclusiva. Infatti: “in una società, la cui organizzazione è definita, l’individuo può mantenersi solo a condizione d’avere una costituzione mentale e morale ugualmente definita. Questo è proprio quel che manca al neuropatico (…)”. (p. 92). Ovviamente, nell’ottica durkheimiana, è la società contemporanea – e la vita nelle grandi città, in particolare – ad aver determinato la proliferazione dei nevrastenici. Sulla base delle statistiche analizzate, lo studioso non manca di ricordare come il suicidio sia più diffuso nelle città che nelle campagne; che sia più frequente nelle classi più colte e agiate; particolarmente diffuso tra gli uomini (rapporto uomini-donne: 4 a 1); indipendente dalle stagioni, dai climi o dai mesi. Avviene, tendenzialmente, di giorno: a detta di Durkheim, ciò dipende dal fatto che le ore diurne sono destinate agli affari, alle relazioni umane, all’intensificarsi della socialità. Il malessere del potenziale suicida sembra esasperato per via della non integrazione o della non condivisione o della non partecipazione o del rifiuto operato dal “sistema”. Il suicidio è estraneo a qualunque concetto di “ereditarietà”. Il suicidio è una attitudine: una predisposizione dell’individuo innescata dall’ambiente famigliare e dalle vicissitudini della vita sociale. Durkheim non è insensibile al fascino del mimetismo. L’imitazione “non è un agire per rispetto o timore dell’opinione”. Uno è il sentire in comune, uno l’inchinarsi di fronte all’autorità, uno ripetere automaticamente. L’imitazione esiste “quando un atto ha per antecedente immediato la rappresentazione d’un atto simile, anteriormente compiuto da altri, senza che tra questa rappresentazione e l’esecuzione si interponga alcuna operazione intellettuale, esplicita o implicita, che si riferisca ai caratteri intrinseci dell’atto riprodotto”. In particolari condizioni sociali, modelli etici “deboli” possono costituire l’origine d’una degenerazione comportamentale. Non come “contagio”: se il suicidio è un fenomeno sociale, in particolari condizioni potrà divenire, paradossalmente, “pattern”. CAUSE SOCIALI E TIPI SOCIALI Nell’ambito dell’indagine sulle cause sociali, Durkheim, servendosi d’una quantità di dati impressionante, conclude, nella prima parte di questa sezione, che l’incidenza della società coniugale sull’immunità degli uomini sposati sia minima; e che siano invece la società religiosa, domestica e politica ad avere un’influenza moderatrice sul suicidio. A proposito delle religioni, di particolare interesse risulta l’analisi dei dati legati ai suicidi tra i protestanti. Durkheim paragona cattolicesimo, ebraismo e protestantesimo, e osserva come il cattolicesimo pretenda “una cieca sottomissione della coscienza” (p. 201), e come la variazione sia “in orrore” al suo pensiero; questo tratto distintivo è alieno allo spirito del libero esame di coscienza protestante. Quanto all’ebraismo, l’analisi potrebbe essere inficiata dalla cultura originaria dello studioso, figlio e nipote e pronipote di rabbi: tuttavia, considerando il suo problematico rapporto con la fede originaria, è encomiabile percepire e riconoscere l’equilibrio e il primitivo distacco nell’interpretazione dei suicidi tra i suoi fratelli. Suggestiva e tragica l’interpretazione che vuole che ridotto sia il numero dei suicidi, tra gli ebrei, per via della solidarietà derivata dalle barbare persecuzioni dei cristiani. Fascinosi gli excursus legati alla sostanziale assenza di norme riservate al suicidio nella Bibbia. L’Islam è nominato altrove, nella parte terza del libro. Considerando tuttavia le recenti propagande mediatico-governative occidentali, a proposito dello scontro di civiltà (petrolifera) e via dicendo, ritengo opportuno integrare il frammento in questione in questa pagina: per una comune, e più serena, riflessione. <<Le società maomettane non proibiscono meno energicamente il suicidio: “L’uomo”, dice Maometto, “non muore che per volontà di Dio, in base al libro che fissa il termine della sua vita”. “Quando il termine sarà arrivato, essi non sapranno né ritardarlo, né avanzarlo d'un solo istante”. “Noi abbiamo decretato che la morte vi colpisca a turno e nessuno potrebbe prevalere su di noi”. Nulla, infatti, è più contrario del suicidio allo spirito generale della società maomettana: in quanto la virtù messa al di sopra di tutte le altre è l’assoluta sottomissione alla volontà divina, la docile rassegnazione “che fa sopportare tutto con pazienza”. Atto d'insubordinazione e di rivolta, il suicidio non poteva dunque essere guardato che come una grave mancanza al dovere fondamentale”>>. *** Tre sono i tipi di suicidi analizzati in questa seconda parte del libro: il suicidio egoistico, il suicidio altruistico, il suicidio anomico. Il suicidio egoistico deriva da un’eccessiva affermazione dell’io individuale a danno dell’io sociale: è un segno del nostro tempo, contraddistinto da un eccessivo individualismo. Il suicidio altruistico è diviso in tre varietà: “il suicidio altruistico obbligatorio, il suicidio altruistico facoltativo, il suicidio altruistico acuto, di cui il suicidio mistico è il modello perfetto. In queste tre diverse forme, esso contrasta, nel modo più impressionante, col suicidio egoistico. L’una è legata alla dura morale che ritiene cosa da nulla quello che interessa solamente l’individuo; l’altra è solidale a quell’etica raffinata che mette così in alto la personalità umana da non volerla subordinata a nulla. Fra le due varietà vi è perciò tutta la distanza che separa i popoli primitivi dalle nazioni più colte” (p. 279). Il suicidio anomico è il rovescio della medaglia del suicidio egoistico. Non dipende da come gli individui entrano a far parte di una società: ma da come ne sono sottomessi. Dipende dal disordine della nostra società: non dalle crisi economiche o dalle fasi di recessione, ma – più in generale – dalle fasi di trasformazione e di frantumazione dell’equilibrio sociale. Da tutto quel che turba l’ordine collettivo: scrive Durkheim: “ogni rottura d’equilibrio, anche se apportatrice di un maggior benessere e di aumento della vitalità generale, spinge alla morte volontaria” (p. 300) In conclusione: “il suicidio egoistico deriva dal fatto che gli uomini non trovano più una ragion d’essere nella vita; il suicidio altruistico, dal fatto che questa ragione gli sembra al di fuori della stessa vita; il suicidio anomico, dal fatto che la loro attività non è più regolata, e ne soffrono” (p. 315). Non possiamo parlare, in sostanza, di “un suicidio”: Durkheim è persuaso che molteplici, complesse e spesso antitetiche siano le cause dei suicidi. Rimedi non ne esistono: argini, probabilmente sì. Ma: “solo il contatto diretto delle cose può dare agli insegnamenti della scienza quella precisione che non hanno. Una volta stabilita l’esistenza del male, in cosa esso consista e da cosa dipenda, quando conosceremo, di conseguenza, i caratteri generali del rimedio ed il punto in cui dovrà esser applicato, l’essenziale non è aver formulato un piano che prevede tutto: l’essenziale è mettersi risolutamente all’opera” (E. Durkheim, 1897). -------------------------------------------------------------------------------- EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE David Émile Durkheim (Epinal, Lorraine, 1858-1917), filosofo francese. È considerato il fondatore della Sociologia moderna. Émile Durkheim, “Sociologia del suicidio”, Newton Compton, Roma 1974. Traduzione di Jean Luis Morino. Introduzione di Giovanni Cattanei. L’autore fornisce un’utile bibliografia speciale degli argomenti trattati all’inizio d’ogni capitolo, quando giudica sia necessario. Prima edizione: “Le Suicidie. Étude de Sociologie”, 1897. Approfondimento in rete: The Durkheim Pages / The Emile Durkheim Archive / Emile Durkheim.com -------------------------------------------------------------------------------- Lankelot Franchi, maggio del 2004. --------------------------------------------------------------------------------
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tramontodelgiorno
tramontodelgiorno il 09/07/07 alle 23:14 via WEB
Corso Bovio, uno dei massimi esperti di diritto dell’informazione in Italia, era nato il 5 maggio 1948 e proveniva da una notissima famiglia di giuristi e avvocati campani. L’insigne penalista, tra i piu’ celebri del foro milanese, si era laureato alla facolta’ di Giurisprudenza dell’Universita’ Statale di Milano nel 1971, a soli 24 anni e con il massimo dei voti. Intenso il suo rapporto con il mondo del giornalismo: oltre ad essere l’avvocato di riferimento delle piu’ importanti case eidtrici italiane, come il Sole24 Ore, Rcs, e la societa’ San Paolo, Corso Bovio collaborava con diversi testate, tra cui Famiglia Cristiana e Oggi. L’avvocato milanese e’ stato punto di riferimento per diverse generazioni di aspiranti giornalisti, che, per prepararsi all’esame di Stato, partecipavano alle sue lezioni sul diritto dell’informazione, organizzate dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia. Tra le sue pubblicazioni, ha avuto un notevole successo il manuale ‘Diritto e informazione’, conosciuto dai giovani giornalisti semplicemente come il ‘Corso Bovio’ e pubblicato in diverse edizioni. E’ stato anche membro del consiglio della Federazione nazionale della Stampa e presidente del circolo della Stampa di Milano dal 1990 al 1995. (
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arza1
arza1 il 09/07/07 alle 23:16 via WEB
Qualche considerazione conclusiva sul tema affrontato nei precedenti post, quello del suicidio. Riporto a grandi linee il contributo della ricerca sociologica, che mi è sempre parso particolarmente significativo ai fini della comprensione del fenomeno. Sin dalla prima metà dell'800 è istato infatti controverso che il suicidio fosse davvero un atto commesso solo da malati di mente ed è proprio in questo periodo che le cause del suicidio iniziano ad essere ricercate fuori dall'individuo e nella società. Se la psicoanalisi e le interpretazioni di ordine psicodinamico hanno contribuito a chiarire il significato e le ause intrapsichiche del comportamento suicidario, la ricerca sociologica ha particolarmente cercato i evidenziare le cause sociali del suicidio. Lo studio di Emile Durkheim sul suicidio viene tuttora considerato il più completo e valido tentativo di analisi sociologica del fenomeno. Gli aspetti più rilevanti e quelli che maggiormente si prestano a correlati che potremmo definire di ordine psico-sociale sono i seguenti: Durkheim descrive tre "modalità sociali" di suicidio, che sono: 1) il suicidio egoistico; 2) il suicidio altruistico; 3) il suicidio anomico. Il suicidio egoistico è tipico dell'individuo che si è estraniato dal gruppo sociale cui appartiene,entrando in uno stato di isolamento e di smisurata individualizzazione. Il suicidio altruistico, al contrario, è determinato da una eccessiva socializzazione, da una eccessiva integrazione, che rende l'individuo depersonalizzato. Nella terza forma di suicidio, quella anomica, l'influsso degli squilibri sociali è particolarmente evidente. Il termine "anomia" indica una condizione di mancanza, o di grave insufficienza, dei sistemi di norme e di valori che regolano la vita collettiva di un gruppo. Durkheim ritiene che la tendenza al suicidio sia inversamente proporzionale al grado di integrazione dei gruppi sociali di cui l'individuo fa parte. Il fattore "appartenenza ad un gruppo" teorizzato da Durkheim rimarrà poi al centro dell'indagine sociologica successiva. Henry Wechsler ricondurrà infine alla disgregazione sociale la causa fondamentale del suicidio ponendo come intermedia la condizione depressiva che da tale disgregazione deriva e che al suicidio conduce.
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agostino88
agostino88 il 09/07/07 alle 23:17 via WEB
BELLI QUESTI DUE CONTRIBUTI SOCIOLOGICI
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adolfodgl5
adolfodgl5 il 09/07/07 alle 23:18 via WEB
E' una giornata di lutto non solo per giornalisti e operatori del diritto ma anche per tutti gli uomini di cultura
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auroraml
auroraml il 09/07/07 alle 23:20 via WEB
Chi può spiegare i misteri della mente umana..... un grande professionista, di faqmiglia famosa, famoso a sua volta, pieno di vita e di interessi
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auroraml
auroraml il 09/07/07 alle 23:21 via WEB
OGGI ha voluto onorare i suoi impegni in tribunale A PRATO, poi con la lettera in tasca per la moglie è arrivato a mi , ha scelto la pistola che aveva già predisposto e tutto è finito in un decimo di secondo
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educatrice2
educatrice2 il 09/07/07 alle 23:22 via WEB
178 commenti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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educatrice2
educatrice2 il 09/07/07 alle 23:23 via WEB
Quando muore un uomo di cultura tutti ci impoveriamo, quando si uccide restiamo attoniti e sentiamo dentro di noi la pochezza del nostro essere....
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educatrice2
educatrice2 il 09/07/07 alle 23:24 via WEB
Oggi in figura domani in sepoltura
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educatrice2
educatrice2 il 09/07/07 alle 23:25 via WEB
UN LUTO E UN VUOTO INCOLMABILI
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claude887
claude887 il 09/07/07 alle 23:26 via WEB
UN LU T T O educatrice ( sic)
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claude887
claude887 il 09/07/07 alle 23:26 via WEB
non dovresti fare errori di ortografia e dovresti, invece, rispondere ai miei messaggi
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dottoresottile
dottoresottile il 09/07/07 alle 23:28 via WEB
Si vive, si muore. Quale ruolo ha la volontà in tutto ciò? Pare che ci si uccida nello stesso modo in cui si sogna. Non è un problema morale quello che poniamo: Il suicidio è una soluzione?
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dottoresottile
dottoresottile il 09/07/07 alle 23:29 via WEB
No, il suicidio è ancora una ipotesi. Pretendo di avere il diritto di dubitare del suicidio come di tutto il resto della realtà. Bisogna, per il momento e fino a nuovo ordine, dubitare spaventosamente (ad essere precisi) non dell’esistenza, ciò che è alla portata di chiunque, ma della vibrazione interiore e della sensibilità profonda, degli atti, della realtà. Io non credo a niente se non a ciò da cui sono raggiunto attraverso la sensibilità di un cordone pensante e come meteorico; e io manco ugualmente un po’ troppo di meteoriti in azione. L’esistenza costruita e sensibile di ogni uomo mi fastidia, e con risoluzione aborro tutta la realtà. Il suicidio non è che la conquista favolosa e lontana dei benpensanti, ma lo stato [l’ètat] propriamente detto del suicidio è per me incomprensibile. Il suicidio di un nevrastenico è privo di ogni valore di rappresentazione, ma è lo stato d’animo d’un uomo che avrà ben determinato il proprio suicidio, le circostanze materiali, e l’istante del meraviglioso disinnesto. Ignoro cosa siano le cose, ignoro ogni stato umano, niente del mondo gira per me, non gira in me. Io soffro terribilmente della vita. Non c’è stato [ètat] che io possa raggiungere. E sicuramente sono morto da molto tempo, io sono già suicidato. Mi si è suicidato [On m’a suicidè], per meglio dire. Ma cosa pensate voi di un suicidio anteriore [suicide antèrieur], di un suicidio che ci farà are dietrofront, ma dall’altra parte dell’esistenz, e non dalla parte della morte. Solo questo tipo di suicidio avrà per me un valore. Non sento appetito della morte, io senso l’appetito del non essere [du ne pas être] di non essere mai caduto in questo detratto di imbecillità [dèduit d’imbècillitès], d’abdicazioni, di rinunce e d’ottusi incontri che sono l’Io di Antonin Artaud, molto più debole di lui. L’Io [Le moi] di questo infermo errante e che ogni tanto propone la sua ombra sulla quale lui stesso ha sputato, e da tempo, questo Io zoppo e trascinatore, questo Io virtuale, impossibile, e che si trova ugualmente nella realtà. Nessuno come lui ha sentito la propria debolezza, che è la debolezza principale, essenziale dell’umanità. Da distruggere, da non esistere [à detrire, à ne pas exister].
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doctorlegum
doctorlegum il 09/07/07 alle 23:32 via WEB
CHISSA' SE LO PORTERANNO AD URBINO PER L'ALZA BARA. LUI AVREBBE VOLUTO. MA FORSE HA DATO DISPOSIZIONI PRECISE PER I SUOI FUNERALI.
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pippo_217
pippo_217 il 09/07/07 alle 23:32 via WEB
A volte un uomo, interiormente, non corrisponde più all'immagine pubblica che si ha di lui.La sua immagine cammina per ben curati sentieri, appare, saluta, coltiva seri e probi interessi, relazioni. Mentre l'uomo, si discosta, da quei sentieri, e comincia a vedere siepi, alberi, paesaggi selvaggi, che vanno oltre, verso nuovi orizzonti, verso fulgidi, tramonti. Inciampare, strapparsi il vestito, è umano. E quando l'uomo non possiede che un vestito strappato, come può farsi riconoscere, per quello che la sua immagine, racconta...? Onoriamo l'immagine, e rispettiamo l'uomo, a prescindere.
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doctorlegum
doctorlegum il 09/07/07 alle 23:33 via WEB
COSI' L'ULTIMA AGENZIA DELLE 23.35
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doctorlegum
doctorlegum il 09/07/07 alle 23:33 via WEB
Milano: l'avvocato Corso Bovio morto nel suo studio: "suicidio"News del 09-07-2007 Corso Bovio, uno dei massimi penalisti del Paese, si e' ucciso nel primo pomeriggio nel suo studio di via Podgora, nel 'cuore' di Milano, a poche decine di metri da Palazzo di Giustizia: il perche', per ora, resta un mistero. Chi lo ha incontrato nei giorni scorsi tra colleghi, giudici, amici non ha notato nulla di strano, nessun segnale che potesse far prevedere una simile tragedia. "Era stanco e affaticato come lo e' chiunque costretto a lavorare nel caldo afoso milanese a meta' luglio", dice ad esempio l'avvocato Jacopo Pensa, tra i primi ad accorrere sotto l'ufficio del penalista subito dopo la diffusione della notizia. Di certo, assicura Caterina Malavenda, il legale che da anni affiancava nella professione Corso Bovio "era sereno, tranquillo". Quel che gli pesava nel cuore e nella testa Corso Bovio l'ha tenuto ben nascosto, almeno fino ad oggi. Poi, con un gesto estremo, il legale ha deciso di farla finita. Di certo, in questa tragedia, c'e' ben poco. Di sicuro il legale si e' recato questa mattina a Prato per una causa, al fianco di un collega. In aula, durante la mattinata, ha tenuto il cellulare spento. Poi e' rientrato a Milano, in auto, sempre in compagnia del collega. Poco prima delle 14 si trovava nel suo studio. Le sue ultime parole sono quelle pronunciate ad uno dei legali dell'ufficio al quale ha consegnato una busta: una lettera indirizzata alla moglie Rita Percile, anche lei legale, sposata in terze nozze. Al suo interlocutore Corso Bovio ha detto di consegnare la busta alla moglie quando avrebbe ricevuto istruzioni da lui. 'Istruzioni' che, purtroppo, non hanno tardato ad arrivare. Poco dopo le 14 Corso Bovio si e' chiuso le porte alle spalle del suo ufficio. Pochi istanti e chi era in studio ha sentito uno sparo ma, pare, non forte. "Non era una grande esplosione" racconta un testimone. Al punto, dice uno dei legali che si e' subito precipitato nello studio di via Podgora, da poter essere quasi confuso con il rumore della pistola giocattolo ad aria compressa che Bovio teneva con se', e con la quale giocava ogni tanto per scaricare la tensione. Il colpo, questa volta, l'avvocato l'ha sparato con una 357 Magnum rivolta su di lui, in bocca. E chi e' entrato in quell'ufficio lo ha trovato riverso per terra, in una pozza di sangue, ormai senza vita. Tempo un'ora e sotto l'ufficio di via Podgora, ora sotto sequestro, si e' raccolta una piccola folla composta da giornalisti, telecamere, avvocati increduli e sconvolti, giudici, amici. Qualcuno, come il procuratore aggiunto Nicola Cerrato, o il sostituto procuratore generale Gaetano Santamaria Amato, si spinge fin nello studio del penalista per uscirne ancora piu' sconvolto rilasciando brevi dichiarazioni sulla statura del legale. Intanto il lavoro dei carabinieri all'interno dell'ufficio per i primi rilievi, le acquisizioni, le testimonianze, prosegue per ore, dalle 14.30 circa fino a poco dopo le 18 quando anche la salma dell'avvocato e' stata trasportato fuori dalla palazzina ormai circondata da persone. Palazzo di Giustizia e' sotto chock. L'incredulita' e lo stupore dei primi minuti, quando la notizia della tragedia ha cominciato a farsi sentire, ha lasciato subito il posto al dolore e a mille domande che, al momento, restano senza risposta. Tutti lo conoscevano, e non solo per la sua grande capacita' ed esperienza. Tutti ricordano di lui l'umorismo, l'ironia, la compostezza, l'equilibrio. Il coro dei commenti diventa cosi' una sola voce che di Corso Bovio ricorda la simpatia e la capacita'. Non c'era inchiesta di rilievo, nella cittadella giudiziaria milanese, e non solo, che non lo vedesse comparire al fianco di assistiti 'illustri' come Silvano Larini ai tempi di Tangentopoli, o Giorgio Vanoni, manager Fininvest, nei primi processi che hanno coinvolto Silvio Berlusconi, o la famiglia Rovelli, nelle cause che hanno riscritto la vertenza Imi-Sir, per arrivare a Stefano Ricucci, che Bovio ha assistito all'inizio dei suoi guai giudiziari. Nato a Milano il 5 maggio del 1948, Corso Bovio era discendente di una famiglia di avvocati e giuristi napoletani. Il suo bisnonno, Giovanni Bovio, era un filosofo. Suo nonnno, Libero Bovio, era poeta, editore, giornalista e anche paroliere di canzoni quali 'Reginella', tra i brani che sono e resteranno un'icona della musica leggera napoletana. Suo padre, Giovanni, morto negli anni '70, era stato uno dei maggiori avvocati del foro di Milano. Laureato in giurisprudenza con il massimo dei voti nel 1971 presso l'Universita' Statale di Milano, Corso Bovio era diventato nel 1981 avvocato cassazionista. I suoi rapporti con il mondo dell'informazione erano strettissimi. E' stato consigliere Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti e membro del Consiglio direttivo dell'Associazione Lombarda dei giornalisti e della Federazione Nazionale della Stampa. Per cinque anni, dal 1990 al 1995 e' stato presidente del Circolo della Stampa. Dal 2004 Corso Bovio era presidente della Fondazione Amici Circolo della Stampa di Milano. Ha assistito diverse case editrici quali la Rizzoli-Corriere della Sera, il Sole 24 Ore, la Societa' San Paolo. Collaborava anche a diverse riviste come 'Famiglia Cristiana', 'Oggi', e aveva prubblicato una nota 'Enciclopedia legale' con Selezione del Reader's Digest. Collaborava con l'Universita' Bocconi in seminari di procedura penale. Ma soprattutto curava, da anni, i corsi di preparazione e di aggiornamento professionale per avvocati, e corsi e seminari di diritto di informazione per i giornalisti. Scriveva piccole dissertazioni giuridiche 'insolite' come quella sulla tutela penale degli animali e, in particolare, dei pesci. Un pezzo inviato una quindicina di giorni fa al presidente della Prima Corte d'Assise di Milano, Luigi Cerqua. "Uno scritto simpaticissimo che -ricorda Cerqua- gli avevo promesso che avrei fatto pubblicare sulla rivista della 'mia' Recanati. E anche questo era un articolo di grande spirito, simpaticissimo. Come lui", dice Cerqua, incredulo davanti alla tragica notizia, anche lui come altri sotto lo studio di via Podgora dove lo aveva portato la curiosita' per quello che "sembrava solo un'incidente". Poi la realta' e, ancora una volta, lo stupore e il dolore. ( ° fonte Adnkronos)
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educatrice2
educatrice2 il 09/07/07 alle 23:35 via WEB
PERO' le agenzie
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educatrice2
educatrice2 il 09/07/07 alle 23:35 via WEB
NON DICONO NULLA IN PIU' DI QUANTO DETTO
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educatrice2
educatrice2 il 09/07/07 alle 23:36 via WEB
OTTO ORE FA DA PSICO. ALLE 16.00 QUESTO BLOG
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educatrice2
educatrice2 il 09/07/07 alle 23:36 via WEB
QUESTO BLOG AVEVA DOCUMENTATO TUTTO CON PRECISIONE
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educatrice2
educatrice2 il 09/07/07 alle 23:37 via WEB
NEPPURE UNA SBAVATURA, GIA' OTTO ORE FA, POCHI MINUTI DOPO IL SUICIDIO!!!
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elvia4
elvia4 il 09/07/07 alle 23:38 via WEB
E' sorprendente ma vero. quello che si doveva dire Psico l'ha detto nel primo pomeriggi......
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flozanussi
flozanussi il 09/07/07 alle 23:39 via WEB
PSICO E'PERSONA DEL TUTTO ECCEZIONALE....
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bettyshort
bettyshort il 09/07/07 alle 23:42 via WEB

Salve,ogni volta che transito in questo blog,noto qualcosa di strano,
pura intuizione,per carità,niente di oggettivo e dimostrabile,ma
c'è qualcosa che non mi torna...
A parte il solito commento del profilo di turno che rimarca come
psicologiaforense anticipa le notizie, commenta con rigore scientifico
ecc ecc. All'università questi benefattori
di complimenti vengono chiamati in gergo &quot;portaborse&quot; e sono visibili,
concreti e ahimè hanno i loro interessi,nello spettacolo vengono chiamati clap,
sul web non so come sono chiamati;sono però invisibili e duplicabili in dieci cento e mille.
Qualcosa mi dice che molti di questi profili sono puramente inventati,
si va dall'adolescente incallito all'anziano con nipotini,la tipologia
è varia,ben costruita come campione.Molti di questi non rendono noto
il loro profilo,certo liberissimi,altri il profilo lo hanno,ma costruire un
profilo è abbastanza semplice.Sono tutti&nbsp; pronti a commentare,
finito uno arriva pronto subito l'altro e tutti molto preparati in
materia.I commenti non sono inseriti in un'unico spazio ma per ogni frase
c'è un messaggio,in questo post è abbastanza evidente.
Questo porta a salire i commenti,ad aumentare la visibilità,ad
essere nei post più commentati in prima pagina.Per cosa mi chiedo?
Mi sfugge il senso di tutto questo e un pò sinceramente mi fa
tristezza.Saluti a tutti Bettyshort

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servoarbitrio
servoarbitrio il 10/07/07 alle 00:13 via WEB
IL NOTO PENALISTA HA LASCIATO UNA LETTERA ALLA MOGLIE L'AVVOCATO CORSO BOVIO SUICIDA A MILANO L'avvocato milanese Corso Bovio si è suicidato intorno alle 14 nel suo studio di via Podgora a Milano. Secondo le prime indiscrezioni, confermate dai Carabinieri, il legale si sarebbe sparato con la sua pistola e poco prima di togliersi la vita avrebbe lasciato una lettera indirizzata a sua moglie. Stando a quanto riferisce il presidente dell' Ordine degli Avvocati di Milano Giuggioli, Corso Bovio si era recato in mattinata a Prato per una causa. Era rientrato in studio in compagnia di un collega. A quest'ultimo ha consegnato una lettera avvisandolo di recapitarla alla moglie nel momento in cui gliene avrebbe dato istruzione. Poi il noto penalista si è chiuso nel suo ufficio e si è sparato. Stando a quanto si è potuto apprendere da fonti investigative, sulla base dei primi rilievi effettuati nello studio in cui è avvenuto il suicidio, Bovio si è sparato con un revolver 357 Magnum, arma di grossissimo calibro. Un solo colpo in bocca. Nessun dubbio, ormai, sulle cause della morte violenta del noto avvocato. Ancora fitto, invece, il mistero sui motivi che hanno indotto l'avvocato a togliersi la vita. LA SCHEDA - Corso Bovio, 59 anni, nato a Milano nel 1948, avvocato penalista e pubblicista era iscritto all'albo dei giornalisti dal 1970. Laureato in giurisprudenza con il massimo dei voti e lode nel 1971 presso l'Università Statale di Milano Corso Bovio era diventato avvocato cassazionista per esami nel 1981. Titolare da molti anni di uno dei maggiori studi che si occupano di diritto all'informazione e di diritto penale. Ha assistito molte case editrici quali la R.C.S., Sole 24 Ore, la Società San Paolo ed altre. Collaborava a svariate testate tra cui Famiglia Cristiana ed Oggi e pubblicato con Selezione dal Reader's Digest una «Enciclopedia legale». Corso Bovio aveva inoltre curato per l'Ordine Nazionale dei Giornalisti varie edizioni del manuale «Diritto e informazione», pubblicando diversi articoli su riviste giuridiche in particolare appunto sul diritto della stampa. E« stato Consigliere Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti. Membro del Consiglio direttivo dell'Associazione Lombarda Giornalisti e della Federazione Nazionale della Stampa. Presidente del Circolo della Stampa dal 1990 al 1995. Dal 2004 era presidente della Fondazione Amici Circolo della Stampa di Milano. Ha curato corsi di preparazione e di aggiornamento professionale per avvocati, corsi e seminari di diritto di informazione per giornalisti. Collaborava con l'Università Bocconi in seminari di procedura penale.
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servoarbitrio
servoarbitrio il 10/07/07 alle 00:16 via WEB
La notizia di un suicidio lascia sempre un senso di smarrimento in chi la riceve. E la domanda spontanea che ci si pone è Perche? Vari sono le motivazioni e provvederemo ad analizzarle una ad una Innanzitutto và detto che solo in pochi casi la persona che si suicida lo decide in maniera repentina ed improvvisa. Ciò avviene solo in persone che hanno un grave disturbo psichiatrico (ad esempio depressione) o si trovano ad affrontare situazioni di vita che ritengono estreme ed insopportabili (ad esempio un’improvvisa carcerazione). Il più delle volte il suicidio è la conclusione di un vissuto interiore personale, doloroso e dilaniante, in cui frequenti sono i dubbi sul porre in essere o meno il suicidio. Questo vissuto interiore può essere descritto come una serie di passaggi che descriverò di seguito. La morte intesa positivamente. In un primo momento la persona che soffre comincia a prendere in considerazione l'idea di suicidarsi, non in maniera veramente intenzionale, ma come una possibile soluzione ai propri problemi ed al proprio dolore. Il suicidio viene visto come un’ultima via di fuga da percorrere nel caso che gli eventi e la propria situazione precipitasse. Ciò da la possibilità d’iniziare ad immaginare la propria morte in maniera positiva. Non si ha più paura di essa, ma la si vede come un’”amica” che ci darà conforto e sollievo. A volte si prendono anche ad esempio suicidi celebri, che hanno rivestito un alone romantico nell’immaginario collettivo. Non da ultimo ci s’immagina come le persone a noi più care e vicine vivranno la nostra morte. Si considerano aspetti positivi e negativi del suicidio Successivamente, quella che è un’idea di suicidio incomincia a prendere le sembianze di una vera e propria intenzione di porre termine alla propria esistenza. Si valutano pro e contro della scelta finale ci si trova a combattere contro sentimenti opposti , fra la voglia di vivere e quella di morire, fra disperazione e speranza. Ciò viene particolarmente vissuto dalla persona che soffre di depressione. Decisione finale. Infine, viene presa la decisione di suicidarsi. Spesso, però, anche se si è decisi e determinati, succede che all’ultimo momento l’istinto di sopravvivenza prevale e si ritorna indietro sulla propria decisione. Motivazioni del suicidio Varie sono le motivazioni che possono spingere una persona a suicidarsi. Il suicidio come scelta "esistenziale" Taluni ad in certo punto della loro vita non riescono più a trovare un senso alla propria esistenza, non provano più desiderio od emozione per niente. Hanno una vita normale o addirittura soddisfacente, ma è solo apparenza, dietro c’è una profonda insoddisfazione. Queste persone non credono più in niente e in nessuno: si sentono ciniche, disincantate, senza più sogni, soprattutto non provano più amore. Non c’è una grave depressione dietro questo ma uno stato di latente malessere, che nasconde uno stato depressivo diffuso e non conclamato. Ma, mentre nella depressione classica rimane un anelito di protesta e di ribellione verso la propria situazione, in questo caso l' aridità della propria esistenza viene accettata come l'emblema della condizione umana. La persona in questo stato non soffre più, perchè non si lascia più coinvolgere in niente, non si sente più delusa, perché non spera più niente. Il suicidio come "reazione". In questo caso la persona che pensa di suicidarsi, reagisce ad una situazione che ritiene disperata. Ha subito un trauma, ha perso una persona cara, ha avuto una delusione professionale o personale. A volte i motivi del suicidio possono sembrare banali soprattutto quando posti in essere da un giovane che si può suicidare per una bocciatura a scuola, per una delusione sentimentale o altro. Quello che è importante non è tanto l'evento in sé, ma il significato che questo assume per la persona che sta male. Perciò, può succedere che quello che agli occhi del mondo può apparire come un piccolo insuccesso, abbia un effetto devastante sull' autostima in costruzione del giovane. Un fallimento scolastico diventa allora la prova che si è dei falliti, una delusione d'amore diventa la prova che si ha un carattere poco amabile e che nessuno potrà mai amarci. Si può essere depressi, anche senza che ci sia stato un evento esterno scatenante. Alla base di molte depressioni c'è la mancanza d'amore : chi prende in considerazione il suicidio, sente che a nessuno importa se lui vive o muore. La persona depressa fa un bilancio totalmente negativo della sua esistenza che non offre nessun prospettiva di miglioramento : il futuro sarà orribile come il presente o anche peggio. Il suicidio appare, allora, come l'unico mezzo per porre fine alle proprie sofferenze che vengono vissute come intollerabili. Alcune volte, il suicidio può avere un fine "altruistico": chi si toglie la vita, è sinceramente convinto di essere un fallito e di aver deluso le aspettative degli altri. E' persuaso di essere un peso per i propri cari ed è convinto che gli altri starebbero meglio senza di lui o di lei. Il suicidio come "vendetta". Spesso le persone che pensano al suicidio non si sentono amate e considerate. Il suicidio diventa l'unico modo per essere finalmente visti e apprezzati dalle persone che li circondano. L'aspirante suicida è convinto che solo con un gesto estremo come quello di togliersi la vita, potrà far sì che gli altri si accorgano finalmente di lui. Il suicidio diventa un modo per vendicarsi dell'indifferenza o della cattiveria di amici e parenti:costoro saranno costretti a vivere tutta la loro vita, portandosi dietro il peso insostenibile della colpa e del rimorso. Spesso, con la propria morte, il suicida vuole colpire la persona che più l'ha fatto soffrire in vita. Ma dietro alla rabbia, c'è sempre una richiesta d'amore: l' aspirante suicida spera di ottenere con la sua morte quell' affetto e quella considerazione che non è riuscito ad ottenere da vivo. Il suicidio per "amore". Quando si perde una persona (sia come morte che come distacco) che si è amato tanto, la mancanza ed il dolore può essere così forte da decidere di porre fine alla propria esistenza. Ciò è particolarmente vero se si era anche dipendente affettivamente dall’altro. Il suicida non desidera realmente morire: vuole solo porre fine ad un dolore insopportabile. Ma quando si è disperati, non si vedono le cose in un modo obiettivo: si pensa che perché il passato è stato brutto e il presente è duro, il futuro sarà altrettanto solitario e privo di amore. Ma nella vita tutto può cambiare, non bisogna mai perdere la speranza. Chi pensa al suicidio vede nella morte la soluzione ai propri problemi, ma il suicidio non è la risposta.
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servoarbitrio
servoarbitrio il 10/07/07 alle 00:17 via WEB
PUO' ESSERE CHE IL VERO MOTIVO DI QUESTO SCONCERTANTE SUICIDIO NON SI SAPPIA MAI
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santinazs
santinazs il 10/07/07 alle 00:18 via WEB
E' VERO. SONO LE 0.23 HO ASCOLTATO TUTTI I TG E NON SI SA NULLA
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santinazs
santinazs il 10/07/07 alle 00:19 via WEB
C'è un bisogno rassicuratorio, tranquillizzante, confortante di sapere......
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santinazs
santinazs il 10/07/07 alle 00:20 via WEB
Ahhhhhhhhh si è ucciso x un male incurabile, per paura della miseria, per una donna, per un disagio psichico che sapeva celare molto bene, per...........
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santinazs
santinazs il 10/07/07 alle 00:22 via WEB
Non ha importanza per cosa, basta saperlo! TUTTO COSI' RIENTRA IN UNA TRANQUILLA NORMALITA' SE INVECE SI E' UCCISO SENZA MOTIVO........ ALLORA POTREBBE FARLO CHIUNQUE...... ANCH'IO E IL PANICO ASSALE....
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arza1
arza1 il 10/07/07 alle 00:24 via WEB
TI CAPISCO SANTINA.... SAREBBE MEGLIO SAPERE.........
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arza1
arza1 il 10/07/07 alle 00:25 via WEB
PURTROPPO SARA' DIFFICILE
(Rispondi)
 
arza1
arza1 il 10/07/07 alle 00:25 via WEB
«NESSUNO SAPRA' MAI I MOTIVI» - I motivi della morte dell’avvocato Corso Bovio non si conosceranno mai. Ne è convinta la zia di Corso Bovio, il penalista trovato morto nel suo studio a Milano. «Lo conosco abbastanza per capire che nessuno lo saprà mai», ha detto la signora Gianna, sorella della madre dell'avvocato scomparso. La signora Gianna dichiara di essere scettica in merito all'ipotesi del suicidio, che forse con il suo lavoro «c’era qualcuno a cui l’avvocato Bovio poteva dare fastidio», ma che non è in grado di fare alcuna ipotesi. In ogni caso, spiega, «conoscendolo si sarebbe seccato se qualcuno avesse indagato sulla sua morte».
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arza1
arza1 il 10/07/07 alle 00:26 via WEB
L'avvocato Libero Corso Bovio, uno dei più noti penalisti milanesi, nonché docente di giurisprudenza e autore di numerose pubblicazioni in materia, è stato trovato morto intorno alle 15.00 nel suo studio milanese, in via Podgora 13. Secondo le prime informazioni si tratterebbe di un suicidio. Bovio si sarebbe ucciso con un colpo di pistola. L'uomo è stato trovato morto nella sua stanza dopo che i collaboratori avevano udito un colpo di pistola. I carabinieri, che indagano sul caso, non avrebbero al momento elementi che portino ad altre piste oltre quella del gesto volontario. I collaboratori di Bovio si trovano tuttora nello studio dell'avvocato in via Podgora, a due passi dal Palazzo di Giustizia.
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agostino88
agostino88 il 10/07/07 alle 00:27 via WEB
C'è la lettera alla moglie, è lì il centro di tutto.........
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agostino88
agostino88 il 10/07/07 alle 00:28 via WEB
LETTERA ALLA MOGLIE - Ad accreditare l'ipotesi del suicidio sarebbe una lettera indirizzata da Bovio alla moglie. Stando infatti a quanto riferisce il presidente dell' Ordine degli Avvocati di Milano Giuggioli, Corso Bovio si era recato in mattinata a Prato per una causa. Era rientrato in studio in compagnia di un collega. A quest'ultimo ha consegnato una lettera avvisandolo di recapitarla alla moglie nel momento in cui gliene avrebbe dato istruzione. Poi Corso Bovio si è chiuso nel suo ufficio. Dopodichè si è sentito lo sparo. Stando però ad alcune voci, a cui mancano riscontri ufficiali, il contenuto della lettera indirizzata all'attuale moglie Rita, sposata in terze nozze, potrebbe non avere attinenza con il presunto gesto suicida compiuto da Bovio.
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agostino88
agostino88 il 10/07/07 alle 00:28 via WEB
Bovio (Ap) MILANO - L'avvocato Libero Corso Bovio, uno dei più noti penalisti milanesi, nonché docente di giurisprudenza e autore di numerose pubblicazioni in materia, è stato trovato morto intorno alle 15.00 nel suo studio milanese, in via Podgora 13. Secondo le prime informazioni si tratterebbe di un suicidio. Bovio si sarebbe ucciso con un colpo di pistola. L'uomo è stato trovato morto nella sua stanza dopo che i collaboratori avevano udito un colpo di pistola. I carabinieri, che indagano sul caso, non avrebbero al momento elementi che portino ad altre piste oltre quella del gesto volontario. I collaboratori di Bovio si trovano tuttora nello studio dell'avvocato in via Podgora, a due passi dal Palazzo di Giustizia. LETTERA ALLA MOGLIE - Ad accreditare l'ipotesi del suicidio sarebbe una lettera indirizzata da Bovio alla moglie. Stando infatti a quanto riferisce il presidente dell' Ordine degli Avvocati di Milano Giuggioli, Corso Bovio si era recato in mattinata a Prato per una causa. Era rientrato in studio in compagnia di un collega. A quest'ultimo ha consegnato una lettera avvisandolo di recapitarla alla moglie nel momento in cui gliene avrebbe dato istruzione. Poi Corso Bovio si è chiuso nel suo ufficio. Dopodichè si è sentito lo sparo. Stando però ad alcune voci, a cui mancano riscontri ufficiali, il contenuto della lettera indirizzata all'attuale moglie Rita, sposata in terze nozze, potrebbe non avere attinenza con il presunto gesto suicida compiuto da Bovio. L'ARMA - Sulla base dei primi rilievi effettuati nello studio in cui è stato trovato morto Corso Bovio, l'arma da cui è partito il colpo che ha ucciso il penalista è un revolver 357 Magnum, di grossissimo calibro. Il particolare non lascerebbe dubbi sulle cause della morte violenta del noto avvocato, che si sarebbe sparato in bocca. Restano invece molti dubbi sui motivi che avrebbero indotto Corso Bovio a togliersi la vita. Lo studio di Bovio a Milano (Fotogramma) STUDIO SOTTO SEQUESTRO - Sotto sequestro intanto lo studio in cui l'avvocato è stato trovato morto. Il provvedimento di sequestro è stato emesso dalla procura. Gli inquirenti che si occupano del caso dovranno esaminare parecchi documenti. Tra l'altro gli investigatori, tenendo conto di tutte le ipotesi, vogliono appurare se eventualmente fossero state recapitate al legale lettere minatorie. Si è appreso, inoltre, che l'avvocato Corso Bovio deteneva nel suo studio diverse armi, tutte regolarmente denunciate. «ERA TRANQUILLISSIMO» - «Era tranquillissimo, ci siamo abbracciati affettuosamente. Era arrivato ieri sera e ci eravamo visti per discutere della causa: era tranquillo». Così l'avvocato Gaetano Berni ricorda Corso Bovio con il quale lunedì mattina a Prato ha difeso il commercialista Annibale Viscomi.
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ele_1_atica
ele_1_atica il 10/07/07 alle 00:31 via WEB
Il penalista esperto di diritto dell'informazione si è sparato in bocca con una 357 Magnum nel suo studio di Milano dopo aver consegnato una lettera per la moglie MILANO. Intere generazioni di giornalisti hanno studiato sui suoi libri per affrontare l'esame da professionisti. Oggi Libero Corso Bovio, avvocato penalista, il maggior esperto in Italia di diritto dell'informazione, si è ucciso nel suo studio di Milano, in via Podgora, poco distante dal Palazzo di giustizia. LA NOTIZIA Era arrivato attorno alle 14 da Prato. Aveva consegnato a un suo collaboratore una lettera indirizzata alla moglie, anche lei penalista. Poi aveva aggiunto: "Dopo ti spiego quando consegnarla". Era rimasto solo nella sua stanza nello studio, poi si è udito uno sparo. Un suo collaboratore poco dopo ha aperto la porta dello studio l'ha trovato in un lago di sangue. Corso Bovio si è sparato con un revolver 357 Magnum, arma di grossissimo calibro. Un solo colpo in bocca. È quanto si è potuto apprendere da fonti investigative, sulla base dei primi rilievi effettuati nello studio in cui è avvenuto il suicidio. Nessun dubbio, quindi, sulle cause della morte violenta del noto avvocato. Mistero invece, finora, sui motivi che hanno indotto Corso Bovio a togliersi la vita. Lo studio legale in cui si è suicidato l'avvocato è stato posto sotto sequestro. Il provvedimento è stato emesso dalla procura. Gli inquirenti che si occupano del caso dovranno esaminare parecchi documenti. Tra l'altro gli investigatori, tenendo conto di tutte le ipotesi, vogliono appurare se eventualmente fossero state recapitate al legale lettere minatorie. Si è appreso, inoltre, che Corso Bovio deteneva nel suo studio diverse armi, tutte regolarmente denunciate. Fonti investigative hanno anche confermato l'esistenza della lettera indirizzata alla moglie.
(Rispondi)
 
ele_1_atica
ele_1_atica il 10/07/07 alle 00:32 via WEB
LA B I O G R A F I A .........
(Rispondi)
 
ele_1_atica
ele_1_atica il 10/07/07 alle 00:34 via WEB
QUESTI I DATI BIOGRAFICI CHE MI PIACE QUI RICORDARE IN MEMORIA DEL GRANDE MAESTRO. LA BIOGRAFIA Corso Libero Carlo Bovio, nato a Milano il 5 maggio del 1948, era l'ultimo discendente di una grande famiglia di avvocati e giuristi napoletani. Fra i suoi antenati celebri il filosofo Giovanni Bovio, suo bisnonno (nato a Trani e napoletano d'adozione), e il nonno Libero Bovio, poeta, giornalista ed editore napoletano, paroliere di canzoni immortali come "Reginella". Suo padre Giovanni, morto negli anni 1970, era stato uno dei maggiori avvocati del foro di Milano. Secondo la biografia pubblicata sul sito della scuola di Giornalismo di Urbino, Corso Bovio si era laureato in giurisprudenza con il massimo dei voti e lode nel 1971 presso l'Università Statale di Milano. Era diventato avvocato cassazionista per esami nel 1981, ed era titolare da molti anni di uno dei maggiori studi che si occupano di diritto all'informazione e di diritto penale. Aveva assistito molte case editrici quali la Rcs, Sole 24 Ore, la Società San Paolo ed altre, ed aveva collaborato con diverse testate. Consigliere nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, e membro del Consiglio direttivo dell'Associazione Lombarda Giornalisti e della Federazione Nazionale della Stampa, dal 2004 era presidente della Fondazione Amici Circolo della Stampa di Milano, di cui era stato presidente. Curava corsi di preparazione e di aggiornamento professionale per avvocati, corsi e seminari di diritto di informazione per giornalisti. Lui stesso era giornalista pubblicista dal 1970.
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ctuctp
ctuctp il 10/07/07 alle 00:35 via WEB
HAI FATTO BENISSIMO ELE A DELINEARE LA VITA DI BOVIO
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ctuctp
ctuctp il 10/07/07 alle 00:35 via WEB
MOLTO BEN SCRITTA E DOCUMENTATA
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ctuctp
ctuctp il 10/07/07 alle 00:37 via WEB
SEMPRE IN RICORDO DEL PROF. BOVIO io voglio dire qualche SULLE PRIME LE REAZIONI. Sgomente e sbigottite le reazioni di colleghi, amici e conoscenti. Davanti all'abitazione del legale, in via Podgora 13, si è radunata una piccola folla di addetti ai lavori, giornalisti e curiosi. Uno dei primi a commentare l'accaduto è il presidente della prima Corte d'Assise di Milano, Luigi Cerqua: "Sono sconvolto, non ci posso credere, 15 giorni fa mi aveva mandato uno scritto in versi molto simpatico sulla tutela dei diritti degli animali". Cerqua continua: "Era un uomo di grande spirito, capace di umorismo. Quando sono passato di qui e ho visto la gente in strada pensavo a un incidente stradale. Ancora non ci posso credere". Il presidente dell'ordine degli avvocati di Milano, Paolo Giuggioli, ha riferito: "Bovio era tornato oggi da Prato dove aveva una causa insieme a un suo collaboratore. Ha consegnato al suo collaboratore una lettera e gli ha detto: 'dai questa lettera a mia moglie quando ti darò indicazioni io'". «Conosciamo tutti l’avvocato Corso Bovio, oltre ad essere un grande avvocato, era anche una persona di grande lealtà e correttezza. Era uno degli avvocati che onorava, nel solco del padre, il foro milanese e italiano» è il commento del procuratore aggiunto di Milano Nicola Cerrato che è accorso oggi pomeriggio nello studio dell’avvocato Corso Bovio. Il suicidio dell'avvocato Corso Bovio è un fatto "inspiegabile" che lascia "sconvolti e stupefatti" i membri dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia, commenta Franco Abruzzo, consigliere e storico presidente dell'Ordine, di cui Bovio è stato collaboratore per oltre trent'anni come docente e autore dello statuto dell'Ifg. "Avevo appena ricevuto da parte sua una lettera gentilissima di congratulazioni per la mia elezione con l'invito a incontrarci presto", commenta Letizia Gonzales, neopresidente dell'Ordine lombardo. "La notizia della sua morte - aggiunge - mi ha lasciato senza fiato. Non lo conoscevo di persona, ma so che era un bravissimo professionista su tutti i problemi che riguardano il diritto dell'informazione". "Era una persona mite e civilissima - aggiunge Abruzzo - e da buon lontano napoletano, viste le origini di suo padre Giovanni, aveva il gusto della battuta. Mi vengono in mente tutti gli scontri che abbiamo avuto, anche a livello disciplinare, visto che era il difensore di tutti i direttori" nei procedimenti professionali Sono senza parole".
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lasuocera0
lasuocera0 il 10/07/07 alle 00:38 via WEB
ANCORA NESSUNO HA PARLATO DEL SUO "LASCITO"
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dottoresottile
dottoresottile il 10/07/07 alle 00:39 via WEB
HAI RAGIONE, FALLO TU........
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lasuocera0
lasuocera0 il 10/07/07 alle 00:40 via WEB
IL SUO LASCITO Si ricorda tra gli altri il suo intervento ironico e lungimirante alla presentazione del libro su La Morale dei Giornalisti: "Come si fa a vedere se un giornalista è corretto? Vi racconterò un detto degli americani: “Come si capisce se un avvocato dice bugie? Basta vedere se muove le labbra”. Io dico che gli avvocati hanno un debito di verità. Se presentano un testimone poco credibile non ci guadagnano. È nell’interesse del cliente raccontare sempre la verità. E dunque dico: quando un giornalista è corretto? Quando rende un buon servizio informativo al suo cliente, il lettore. Ma il sistema deontologico dei giornalisti è forse troppo autoreferenziale. Forse siamo poco aperti al pubblico, che invece deve poter segnalare e intervenire per verificare la qualità del prodotto. Una sfida simpatica per i mezzi di informazione potrebbe essere sottoporsi al controllo dei lettori, non per castigare questo o quel giornalista, ma per dare un bollino blu di qualità all’informazione. L’etica del giornalismo, la morale del giornalista, devono aprirsi alla costante verifica del pubblico".
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luiginoluigina
luiginoluigina il 10/07/07 alle 00:42 via WEB
COMPLIMENTI SUOCERA, QUESTA VOLTA HAI COLTO VERAMENTE NEL SEGNO ..... ( se permetti riscrivo il tuo commento perchè abbia maggiore visibilità)
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luiginoluigina
luiginoluigina il 10/07/07 alle 00:43 via WEB
ECCO IL SUO "LASCITO" LO RIPREBDO DA SUOCERA.........
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luiginoluigina
luiginoluigina il 10/07/07 alle 00:43 via WEB
IL SUO LASCITO SI RICORDA TRA GLI ALTRI IL SUO INTERVENTO IRONICO E LUNGIMIRANTE ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO SU LA MORALE DEI GIORNALISTI: "COME SI FA A VEDERE SE UN GIORNALISTA È CORRETTO? VI RACCONTERÒ UN DETTO DEGLI AMERICANI: “COME SI CAPISCE SE UN AVVOCATO DICE BUGIE? BASTA VEDERE SE MUOVE LE LABBRA”. IO DICO CHE GLI AVVOCATI HANNO UN DEBITO DI VERITÀ. SE PRESENTANO UN TESTIMONE POCO CREDIBILE NON CI GUADAGNANO. È NELL’INTERESSE DEL CLIENTE RACCONTARE SEMPRE LA VERITÀ. E DUNQUE DICO: QUANDO UN GIORNALISTA È CORRETTO? QUANDO RENDE UN BUON SERVIZIO INFORMATIVO AL SUO CLIENTE, IL LETTORE. MA IL SISTEMA DEONTOLOGICO DEI GIORNALISTI È FORSE TROPPO AUTOREFERENZIALE. FORSE SIAMO POCO APERTI AL PUBBLICO, CHE INVECE DEVE POTER SEGNALARE E INTERVENIRE PER VERIFICARE LA QUALITÀ DEL PRODOTTO. UNA SFIDA SIMPATICA PER I MEZZI DI INFORMAZIONE POTREBBE ESSERE SOTTOPORSI AL CONTROLLO DEI LETTORI, NON PER CASTIGARE QUESTO O QUEL GIORNALISTA, MA PER DARE UN BOLLINO BLU DI QUALITÀ ALL’INFORMAZIONE. L’ETICA DEL GIORNALISMO, LA MORALE DEL GIORNALISTA, DEVONO APRIRSI ALLA COSTANTE VERIFICA DEL PUBBLICO
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alpha2007
alpha2007 il 10/07/07 alle 00:49 via WEB
Il suicidio sconcerta sempre... e indipendentemente da ciò che i giornali scriveranno, per rendere comprensibile l'insondabe di quel gesto, anche una decisione così estrema merita rispetto.
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fmolinari
fmolinari il 10/07/07 alle 00:54 via WEB
PERDERE UN AVVOCATO DIFENSORE DI COSI' GRANDI CAPACITA' E' UNA TRAGEDIA CHE CI COLPISCE TUTTI, SPECIALMENTE QUELLI COME ME.....
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Nemesis1965
Nemesis1965 il 10/07/07 alle 01:11 via WEB
Suicidarsi forse equivale alla frase "non vedo altra via d'uscita" ? Se così fosse considerando l'agiatezza e la stabilità di vita di Corso Bovio azzarderei un'ipotesi "suicidarmi è l'unico mezzo che ho per preservare l'incolumità dei miei amati cari". Se avesse avuto dei seri ed irrevocabili problemi di salute la notizia sarebbe già emersa, anche al solo ed unico scopo di preservare e giustificare un tal atto agli occhi del mondo. Purtroppo non ho più tanto tempo a disposizione per collegarmi ma ti seguo ugualmente con estrema attenzione. un caro saluto Dany
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desnudamaia
desnudamaia il 10/07/07 alle 01:46 via WEB
Non c'è alcuna ipotesi, per ora, né indizi di alcun genere sui motivi che possono aver portato oggi pomeriggio uno dei più importanti e stimati avvocati milanesi, Corso Bovio, protagonista di molte tra le maggiori vicende guidiziarie italiane, a togliersi la vita nel suo studio, tra l'incredulità di amici e colleghi, con un colpo di magnum 357 in bocca. E nemmeno la lettera indirizzata alla moglie e che Bovio aveva affidato prima di suicidarsi ai suoi collaboratori conterrebbe, secondo indiscrezioni non ancora confermate, elementi o informazioni utili a spiegare il gesto. Il corpo di Corso Bovio è stato rinvenuto nello studio di via Podgora 13, poco lontano dal Palazzo di Giustizia. I collaboratori del legale sono accorsi nella sua stanza dopo aver udito lo scoppio di un colpo di pistola. L'avvocato era giunto nello studio attorno alle 14, dopo essersi recato a Prato per un processo accompagnato da un collega, a cui, al rientro, ha consegnato una lettera da recapitare alla moglie. Poco dopo lo sparo, con una 357 magnum. Attoniti e sgomenti gli amici, i colleghi, i familiari, che appena saputa la notizia si sono recati sotto lo studio dell'avvocato, in Corso Podgora 13 a Milano. "Tutti noi colleghi diciamo che è l'ultima persona della quale potevamo pensare una cosa del genere", ha sussurrato ai cronisti Iacopo Pensa ricordando Bovio, suo collega e amico; "L'ho incontrato due giorni fa, facevamo le battute sul fatto che eravamo a Milano al posto di essere in vacanza. Era un uomo di spirito, razionale, di stile, colto, riusciva a cogliere l'ironia nelle cose del mondo", spiega". "Nessuno di noi ha colto niente", ha proseguito l'amico, che ora si cruccia perché "magari lui un qualche segnale l'avrà anche mandato avrà avuto dentro qualcosa di drammatico ma noi non siamo stati in grado di coglierlo". E c'è chi, come la zia dell'avvocato scomparso, Gianna, è convinta che i motivi della sua morte non si conosceranno mai: "Lo conosco abbastanza per capire che nessuno lo saprà mai", ha detto la signora Gianna, sorella della madre di Corso Bovio, parlando dei possibili motivi della sua morte. La donna, ultraottantenne, ritiene che la sua scomparsa possa essere legato al suo lavoro. Corso Bovio, era nato a Milano nel 1948. Penalista e giornalista pubblicista era iscritto all'albo degli avvocati dal 1975 e a quello dei cassazionisti dal 1981. Laureato in giurisprudenza con il massimo dei voti nel 1971 all'Università degli Studi di Milano, era figlio di Giovanni, avvocato di origini napoletane. Per decenni è stato titolare di uno dei principali studi legali che si occupano di diritto all'informazione e di diritto penale avendo come clienti direttori di testate nazionali e case editrici di primo piano. Recentemente aveva avuto come clienti, tra gli altri, l'immobiliarista Stefano Ricucci, l'ex ministro della Sanità Girolamo Sirchia e il senatore Marcello Dell'Utri ed era impegnato nei processi Imi-Sir e Antonveneta.
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diego1930
diego1930 il 10/07/07 alle 01:50 via WEB
RICORDATE LA STORIA DI TENCO?
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diego1930
diego1930 il 10/07/07 alle 01:54 via WEB
Il caso Tenco è chiuso. «Non scrivete nulla più di questo. Per la procura di Sanremo è stato un suicidio». Il procuratore Mariano Gagliano esce alle 18,15 dalla camera mortuaria dell’ospedale di Acqui Terme. Dietro di lui la bara con il corpo del ragazzo timido che quando seppe dell’eliminazione dal Festival di Sanremo si sparò un colpo alla tempia destra con la sua Pkk, pistola con proiettili calibro 7,65. Lo dicono adesso gli esperti dell’Ert, la scientifica della polizia: «C’è un foro di entrata e uno di uscita nella testa. Elementi che non contrastano con l’ipotesi del suicidio, ma la confermano. Un suicidio da ‘’manuale’’». Una certezza, finalmente, dopo quasi quarant’anni, cercata dai nipoti e dalla cognata (la vedova del fratello Valentino) del cantante che ieri sono arrivati alle nove al cimitero di Ricaldone accompagnati dall’ avvocato Silvio Romanelli e dal medico legale - perito di parte - Renzo Celesti, responsabile dell’Istituto di medicina legale di Genova, lo stesso della perizia sui resti di Fabrizio Quattrocchi, ostaggio ucciso in Iraq. Ieri era il giorno della verità, il giorno triste della riesumazione del corpo di Luigi Tenco, l’ultima puntata di un giallo dove non si sapeva se cercare o meno un assassino. «La verità. Ci aspettiamo la verità». Questo ha detto Vincenza Liviero, responsabile della sezione medicina legale della questura di Roma, prima di varcare il cancello del camposanto chiuso per un giorno. I colpi di piccone iniziano verso le dieci, il procuratore arriva venti minuti prima. Un telo rosso davanti alle lapidi della tomba di famiglia cerca pietosamente di nascondere quest’ultima fatica, quasi un oltraggio per alcuni. Esce la bara. Un po’ di silenzio. Una carezza, l’ultima, quella dei parenti su quel sarcofago di legno con il nome e il crocifisso. Poi il carro funebre se ne va verso l’ospedale di Acqui, e sono da poco passate le undici e un quarto. La ricognizione sul cadavere inizia subito, perché il procuratore vuole che tutto sia finito - e per sempre - in giornata. I misteri dei proiettili I misteri da chiarire rimasti nell’ombra da quella notte del ‘67 sono tanti. Primo tra tutti la pallottola che ha ucciso il cantautore, che non si è mai trovata e che tutti - o quasi - sono convinti sia rimasta nella testa di Tenco. La bara viene aperta che è quasi mezzogiorno. Ed è una sorpresa: il corpo è intatto, «sembra sia morto tra i sei mesi e un anno fa. E’ lui, solo un po’ più magro», racconteranno più tardi medici e avvocato. Si chiama coliquazione: il corpo è stato preservato per qualche capriccio della chimica. Tenco era stato sepolto con un completo nero, camicia bianca, e la cravatta - che non metteva mai, dicevano gli amici - forse la stessa che gli prestò Gino Paoli per presentarsi alla platea elegante del Festival. Ma la pallottola non c’è. Svanisce così la prova che avrebbe cementato le certezze della procura, cioè l’esame balistico per confrontare il proiettile con la pistola di Tenco. Perché c’era chi diceva che era stato assassinato con una calibro 22. Invece no: il calibro 7,65, quando entra nel corpo, lo trapassa e se ne va da qualche altra parte. Forse il proiettile è rimasto nel muro dell’albergo di quella notte, e assieme all’albergo se ne è andato sotto i colpi della demolizione. Forse invece è andato perduto: e il procuratore farà un ultimo sforzo per cercarlo. «Accerteremo dove si trova questo proiettile, magari in una bustarella abbandonata nei cassetti». Tra i tanti errori, dalla perizia medico legale che non trova il foro di uscita, alle indagini, al corpo prima portato via e poi rimesso nella camera della tragedia per darlo in pasto ai fotografi, c’è quello della conta dei proiettili nei verbali. Un conto che non torna. Nel verbale di sopralluogo sta scritto «trovati un caricatore con sei proiettili; una scatola con 12 proiettili; un bossolo e un proietto». L’ultimo verbale Tutto questo sparisce nel verbale di riconsegna alla famiglia, che si vedrà arrivare solo la Pkk e per posta, con la dicitura «pistola di Tenco». «Bossolo e proietto» potrebbe essere quello che ha ucciso il cantautore, ma non c’è più. Rimane la storia di un ragazzo fragile e timido, ucciso forse da un cocktail di alcol e antidepressivi che l’hanno spinto a spararsi. E c’è ancora il mistero di Dalida. Nel fascicolo aperto a dicembre la procura di Sanremo scrive: «Emergono una serie di contraddizioni sulle testimonianze che portano a ipotizzare la presenza di Dalida al momento del suicidio». Dalida entra, vede Tenco distrutto e con la pistola in mano. Lui la guarda e si spara. Il caso Tenco è chiuso.
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diego1930
diego1930 il 10/07/07 alle 01:55 via WEB
SE NE E' PARLATO FINO AD OGGI! ACCADRA' COSI' ANCHE PER QUESTO "SUICIDIO", COME IL BANCHIERE DI DIO?
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educatrice2
educatrice2 il 10/07/07 alle 11:05 via WEB
«Adoro Libero Bovio fino alla settima generazione (rami cadetti compresi)» . La vignetta-dono di Staino, che accoglieva in studio nella saletta d'attesa i clienti di uno dei più stimati avvocati penalisti d'Italia, è datata 1999 ma parla(va) in effetti a nome di una folla di imputati, grandi imprese, giornali e giornalisti, giuristi, colleghi avvocati, collaboratori, magistrati, amici e persino conoscenti: tutti conquistati dalla sapienza lieve, dotta ma ironica, profonda ma disincantata, di un uomo brillante, colto, arguto, pozzo di sapienza nel suo mestiere e tuttavia puntualmente in grado di surclassare chiunque con lui si trovasse a parlare di quasi ogni angolo di scibile che a un avvocato capiti di incrociare nella varietà delle cause affrontate.
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educatrice2
educatrice2 il 10/07/07 alle 11:06 via WEB
Espressione della migliore «scuola» forense (giuridica ma al tempo stesso filosofica) napoletana, Bovio, nato il 5 maggio 1948, aveva nutrito la sua ecletticità personale e vivacità intellettuale in una famiglia dove il bisnonno Giovanni, filosofo scomunicato per un suo corso di filosofia, aveva battezzato i figli Libero e Corso (e il detto popolare attendeva anche Filosofia per una femmina). Un altro avo fu poeta, editore, giornalista, ma per la storia del Paese soprattutto paroliere di pietre miliari della canzone partenopea come «Reginella». E con il mito di suo padre, Giovanni, morto negli anni '70, uno dei più spettacolosi avvocati del suo tempo, forse il più celebrato per virtù oratorie, fin da giovane Corso si era dovuto misurare. Laureato in giurisprudenza con il massimo dei voti nel 1971 alla Statale di Milano, Bovio non aveva mancato di pagare il suo pedaggio all'immancabile Italia del non-merito, incredibilmente venendo bocciato la prima volta che, giovanissimo, aveva affrontato l'esame da «cassazionista» (lo sarà dal 1981).
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doctorlegum
doctorlegum il 10/07/07 alle 11:07 via WEB
«Se uno mi chiede di parlare della nostra vita qui, non posso farlo senza parlare per forza anche di Bovio», sussurrava ieri a una sua collega il pm Ilda Boccassini appena appresa la notizia. E di tutte le attestazioni piovute ieri da una (quantomai rara) unanimità di avvocati, come pure dai più altri gradi della magistratura, in questa frase c'è indirettamente una verità di 30 anni di giustizia italiana. Non c'è un processo, una vicenda, uno snodo giudiziario che non abbia visto Bovio protagonista. Gli anni del terrorismo, con la parte civile al processo per l'omicidio dell'inviato del Corriere Walter Tobagi. La parte civile, per il Comune di Milano, nei processi per la strage di piazza Fontana. Ma anche tutta la saga di Mani pulite nel 1992-1994, con mille incarichi (da Necci a Ferrè, da Troielli a Berruti) e, fra gli altri, la difesa di Silvano Larini nel momento in cui l'uomo di fiducia del leader socialista Craxi scelse di tornare in Italia, consegnarsi e rivelare i segreti ventennali del «conto Protezione ». Fino ai processi a Silvio Berlusconi, visti dall'oblò dei fondi esteri di competenza del manager Fininvest Giorgio Vanoni; a quelli di Marcello Dell'Utri; a quelli di Cesare Previti nell'interminabile sequela di dibattimenti per le tangenti Imi-Sir, dalla parte della vedova e del figlio di Nino Rovelli. E poi, più di recente, le inchieste sulle scalate bancarie, con l'iniziale difesa di Stefano Ricucci. Eppure, più di tutto, Bovio era l'avvocato per antonomasia del diritto dell'informazione, che deve alle sue cause non pochi dei propri spazi di libertà. Avvocato storico del Corriere della Sera, collaboratore di rubriche di Famiglia Cristiana e Oggi, ex consigliere nazionale dell' Ordine dei Giornalisti, per 5 anni presidente del Circolo della Stampa, quasi ogni giornalista aveva studiato sui suoi corsi. E ne aveva sperimentato, accanto alla bravura, la cortesia del gentiluomo che non si negava al cronista dell'ultimo foglio come al direttore del grande giornale.
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doctorlegum
doctorlegum il 10/07/07 alle 11:08 via WEB
Grande oratore, impareggiabile divulgatore di ostrogoto «giuridichese», alle persone in cui ravvisava quella curiosità intellettuale che ne sosteneva la verve, era solito spedire piccole dissertazioni giuridiche che, sui temi più disparati e in un registro stilistico sfolgorante da far invidia a molti scrittori, affidava proprio solo agli amici: così, per sfizio, per gusto intellettuale, per divertimento colto. L'ultima per commentare la legge sulle intercettazioni, e provocatoriamente proporre piuttosto «l'Iput (imposta sulle pubblicazioni delle trascrizioni) di 1 euro a parola» come soluzione per «costituire un nuovo tesoretto». Ma si capiva che si era divertito di più qualche articoletto prima, quando, all'esito di una singolar tenzone gastronomico-storico-giudiziaria, aveva trasmesso agli amici «gli atti del processo alla polpetta. Speravo di vincere almeno questa causa facendo l'accusatore e mettendo il pm Robledo nell'angolo del difensore, e invece ha vinto lui...». «C'è grande stupore e costernazione», mormora il presidente dei penalisti italiani Oreste Dominioni. In studio, proprio accanto alla vignetta di Staino, Bovio aveva fatto incorniciare un quadretto di sornione humor: «Non promuovere mai lite contro un giudice. La causa sarà decisa a gradimento suo (Ecclesiastico, 8.14)» . Proprio come ieri la misteriosa «lite » interiore, intentatagli nell'anima da qualche insondabile trasalimento che, per la prima volta, l'ha sorpreso senza più parole d'arringa.
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arza1
arza1 il 10/07/07 alle 11:09 via WEB
In studio, proprio accanto alla vignetta di Staino, Bovio aveva fatto incorniciare un quadretto di sornione humor: «Non promuovere mai lite contro un giudice. La causa sarà decisa a gradimento suo (Ecclesiastico, 8.14)» . Proprio come ieri la misteriosa «lite » interiore, intentatagli nell'anima da qualche insondabile trasalimento che, per la prima volta, l'ha sorpreso senza più parole d'arringa.
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marietta1971
marietta1971 il 10/07/07 alle 11:12 via WEB
Corso Bovio verra' commemorato questa mattina alle 11 dall'Assemblea della Camera Penale di Milano. La cerimonia in memoria dell'avvocato milanese, che ieri si e' tolto la vita nel suo studio con un colpo di pistola, si terra' nella sala Ambrosoli al Palazzo di Giustizia di Milano e sara' aperta anche ai magistrati.
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EbastaUominiBrutti
EbastaUominiBrutti il 12/07/07 alle 06:38 via WEB
scusate ma se non fosse stato un così famoso avvocato ect ne avreste parlato così tanto?...prendere la vita e gettarla nel wc credo meriti davvero poco rispetto!
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La_FigliaDelCapitano
La_FigliaDelCapitano il 12/07/07 alle 08:43 via WEB
Rimango sempre un pò sconvertata nel non riuscire a capire il suicidio.....in professionisti che hanno raggiunto il livello massimo nella propria professione.....che hanno e possono chiedere tutto dalla vita... Chiedersi soprattutto "sarà davvero un suicidio"? Solo una depressione conseguente a una malattia grave diagnosticata di recente potrebbe far pensare che il prof e avv bovio abbia optato per il suicidio. Vedremo. lFdC
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silvia.to
silvia.to il 13/07/07 alle 21:39 via WEB
SARO' BREVE l contrario di tutti voi, ma che avete mangiato la TRECCANI .Io mi domando perchè per a lui hanno fatto i funerali in chiesa e per Welby li hanno rifiutati? Silvia
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