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IL CORSIVO DEL MATTINO, PADRI E FIGLI, SENTENZA DI CASSAZIONE

Post n°3651 pubblicato il 01 Febbraio 2010 da psicologiaforense

IL CORSIVO DEL MATTINO

Il padre conserva il diritto di riconoscere il figlio

 

Un'assenza di tanti anni e una paternità cercata solo tardivamente non sono motivi idonei a negare a un padre il riconoscimento del proprio figlio minore. Lo sancisce la Cassazione, confermando una sentenza della Corte d'appello di Firenze con la quale, nel 2006, era stato dato il via libera al riconoscimento, da parte di un uomo, del proprio figlio naturale di ormai 9 anni. I giudici avevano ritenuto che il padre «aveva significativamente cercato di instaurare un rapporto significativo con il figlio, dopo la iniziale difficoltà avvertita di ricoprire il ruolo genitoriale, dovuta alla giovanissima età dello stesso, appena diciottenne all'epoca della nascita del bambino». 
A opporsi a questa pronuncia era stata invece la madre del bambino, secondo la quale la Corte di merito avrebbe attribuito, nella propria decisione, «valore preminente al diritto del genitore di riconoscere il proprio figlio rispetto a quello del minore al riconoscimento». Necessario, secondo la donna, sarebbe stato invece indagare sulle «eventuali ripercussioni che la intermittenza dei rapporti tra padre e figlio, e la ricomparsa del primo a distanza di anni, nella vita del figlio potesse avere sullo stesso, sì da incidere sul suo sviluppo psico-fisico». Per la Suprema Corte (prima sezione civile, sentenza n. 4) il ricorso della madre non può essere accolto: «L'interesse del figlio minore infrasedicenne al riconoscimento della paternità naturale – scrivono gli "ermellini" – è definito dal complesso dei diritti che a lui derivano dal riconoscimento stesso e, in particolare, dal diritto all'identità personale nella sua precisa ed integrale dimensione psicofisica». Pertanto – continua la Cassazione – «in caso di opposizione al riconoscimento da parte dell'altro genitore che lo abbia già effettuato, il mancato riscontro di un interesse del minore non costituisce ostacolo all'esercizio del diritto del genitore richiedente, in quanto il sacrificio totale della genitorialità può essere giustificato solo in presenza di gravi e irreversibili motivi che inducano a ravvisare la forte probabilità di una compromissione dello sviluppo del minore, e in particolare, della sua salute psicofisica». Nel caso di specie, la Corte di merito ha accertato che il padre «non è affatto una figura perturbante e negativa». Eserciti dunque il suo ruolo di padre.

 
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Commenti al Post:
verouomo_2010
verouomo_2010 il 02/02/10 alle 05:12 via WEB
padre è chi può star vicino pari passo della vita sia dall'infanzia all'adolescenza ed anche in una sua maturità,ma sele amministrazioni,ci si mettono avolte di mezzo perchè persone adulte con senplici calugna diffamatoria ed inveritiera sul soggetto padre,ecco che il padre perde il diritto d'incontro,col propio figlio,educhiamo i nostri figli con le menzogne fin dall'infanzia ,si perchè maturi non si è nessuno,siamo solo in un circolo viziosi di genti incapaci di intendere evolere,sulla vita reale di un bambino,sarà solo cresciuto dove tira il vento del tutore o tutrice creandogli un mondo ,quasi sempre falso nei confronti di un ex cognuge,i figli saranno sempre loro a pagare,..e cosi via..i figli dei figli..perchè la catena dell'ignoranza ormai non si potrà più spezzare,si parlerà ancor di amore,siii..la troveremo scritta sui muri o su un vocabolario,Distinti saluti andrea.
(Rispondi)
 
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