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« EDITORIALE DELLA NOTTE, ...CRIMINOLOGIA, CRONACA, A... »

COPPIE INSANGUINATE, CUORI INFRANTI, AMORI CRIMINALI, FAMIGLIE DI SANGUE, OMICIDIO, SUICIDIO, PSICOLOGIA FORENSE,

Post n°4705 pubblicato il 24 Settembre 2010 da psicologiaforense

CRIMINOLOGIA, PSICOLOGIA FORENSE, SOCIOLOGIA

VIOLENZA E MORTE NELLA COPPIA

Separazione e morte. Un amore che inciampa, si disgrega, si trasforma in lotta feroce, coinvolge dolorosamente – quando ci sono – i figli, e finisce in tragedia.




Capita sempre più spesso. L’altro ieri a Brescia, dove un padre ha ucciso la figlioletta di 3 anni e, poi, si è tolto la vita. Nei giorni scorsi in Veneto, in Toscana, in Piemonte. Troppi casi di incomprensione e di sangue tra (ex) coniugi perché non ci si soffermi a riflettere, a mettere in fila dati e pensieri.

E la realtà, a guardare i numeri per quello che sono, fa paura. Se è vero che nove volte su dieci le cosiddette "tragedie della separazione" nascono da un matrimonio fallito, non possiamo rimanere indifferenti al fatto che nell’Unione europea il numero annuo dei divorzi sia pari alla metà dei matrimoni e che due terzi delle famiglie siano ormai senza figli. Tanti divorzi e pochi bambini. Ingredienti esplosivi che rischiano di trasformare la fisiologica fragilità di una coppia in conflittualità latente, in rabbiosa solitudine, in forme patologiche di rivendicazione.

Oggi in Europa ci sono 55 milioni di persone che vivono sole, dopo il fallimento di un rapporto di coppia. Non tutte, per fortuna, a "rischio tragedia", ma le statistiche non sono un’opinione. Al di là della retorica buonista sulle "nuove" famiglie, sulle famiglie "allargate", diventa sempre più chiaro che, se cresce in modo indiscriminato il numero di coloro che si lasciano, si riprendono, si "ricompongono", cresce parallelamente il lungo, insidioso filo delle incomprensioni, dei rancori, delle situazioni sospese ad alto rischio.

«Cuori infranti», si diceva una volta con un pizzico di ironia, quasi a ribadire che le questioni amorose devono rimanere private e confinate tra le pareti di casa, per essere risolte lì, a quattr’occhi.  Al contrario, il matrimonio è per sua natura  fatto sociale. Anzi, se si potesse fare una classifica, la "più sociale" delle decisioni perché modifica in profondità la vita delle persone, perché dalla coppia si allarga alle famiglie di origine, ai figli, ai parenti, agli amici, alla società, in una catena di intrecci e di sovrapposizioni ampia e feconda.

Ecco perché una coppia che va in crisi e si frantuma passa troppo spesso dall’entusiasmo della tenerezza alla delusione dell’odio, con le conseguenze dolorose che ogni giorno la cronaca ci offre. E sono fatti che riguardano tutti, a cominciare dalle istituzioni civili ed ecclesiali. Se è vero, statistiche alla mano, che il numero dei fatti di sangue è direttamente proporzionale alla crescita delle separazioni, dei divorzi, delle cessazioni delle convivenze, l’impegno dovrebbe essere finalizzato proprio a cementare la coppia, a contenere il dilagare delle incomprensioni e delle rotture

 
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Commenti al Post:
gattoficcanaso
gattoficcanaso il 24/09/10 alle 07:55 via WEB
EGOISMO :la causa prima ed assoluta del degrado non solo nel matrimonio ma anche nei rapporti civili. Un'assoluta mancanza di rispetto persino per le persone che si amano a favore dei propri comodi ed interessi. "IO" prima di tutto e di tutti, ed allora ecco i risultati.....
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 24/09/10 alle 09:30 via WEB
GRAZIE GATTOFICCANASO!!!Si dice che: l'egoismo non consista nel vivere secondo i propri desideri, ma nel pretendere che gli altri vivano a quel modo che noi vogliamo. L'altruismo consiste nel vivere e lasciar vivere..... Sotto questo profilo hai proprio ragione. Io tecnicamente preferirei parlare anzichè di "egoismo" (termine moraleggiante e troppo vago) di "ipertrofia narcisistica dell'io", di "deliri di possesso", di "immaturità", di "disturbi di personalità", ecc... CIAO!!!
(Rispondi)
 
scoglioisolato
scoglioisolato il 28/09/10 alle 02:02 via WEB
Gli omicidi-suicidi e la cattiva gestione della separazione. Occorre agire - di Aurelio Grimaldi Ho sempre seguito, con attenzione e apprensione, i casi più dolorosi, sconfortanti, eclatanti, di violenze domestiche, e mentre rileggevo questo mio articolo, si consumava un altro terribile caso di omicidio-suicidio di un padre e della sua bambina. Sì: una striscia che appare colpevolmente infinita. Le cronache si dilungano molto sui gesti omicidi. Poco clamore invece per l’altra faccia della medaglia: il suicidio di tanti padri ipocritamente rubricato alla voce ‘fragilità esistenziale o depressione’: dove non fa notizia. Destino cinico e baro? La separazione familiare è archiviata dagli psicologi (alcuni ne hanno fatto, con ambizioni scientifiche, una classifica: con un calcolo percentuale di ‘quantità di disagio’) come la seconda massima causa, nella vita di un essere umano, di disagio/squilibrio. Al primo posto sta la morte inattesa di un genitore o figlio, ma con breve distanza ‘numerica’ dal trauma della separazione al secondo posto. Le altre cause di disagio esistenziale veleggiano lontane, dal terzo in poi. Parlo di una ricerca seria e documentata: uno sforzo accurato per ‘misurare’ la quantità di stimolazione eversiva, sul sistema nervoso umano, da parte di fattori esterni aggressivi e maligni. Che la morte improvvisa e inattesa di un genitore o di un figlio sia un trauma spaventoso e indelebile, è impossibile negarlo. Ci può invece forse stupire che la tanto universalmente diffusa separazione familiare sia una causa di trauma eversivo talmente violento: i genitori ‘separandi’ tendono sempre, con un sorriso conciliante sulla bocca, a minimizzarne l’effetto sui propri figli (‘Ci sono così tanti figli di separati… Non è morto mai nessuno… E poi hanno così tanti compagni nelle loro stesse condizioni…’) esattamente come tendono a minimizzare all’esterno le proprie sofferenze abissali: che difatti emergono non certo dalle loro dichiarazioni a giudici, avvocati, psicologi, bensì dai loro comportamenti estremi: tra i quali, appunto, omicidi e suicidi costituiscono la punta dell’iceberg di milioni di violenze quotidiane apparentemente ‘minori’ ma ugualmente annientatrici. Accanto al lutto devastante del ‘gesto’ della separazione (che è causa di disagio/squilibrio, ricordiamolo sempre, anche nella persona che la separazione ha voluto), è però solo la ‘gestione della separazione’ che produce i due scenari pericolosamente antitetici: o la lenta ma sicura ‘elaborazione del lutto’, o la sua patologica cronicizzazione. Troppo pochi sono i casi di madri separate che uccidono il proprio ex-marito o i figli, o che si uccidono per il peso di una maternità negata dal coniuge. I padri che uccidono o si uccidono (e consideriamo questi gesti come ugualmente tragici) sono dunque la parte più debole e disperata. Le società civili affrontano questo tema con troppa lentezza; ma lo fanno; lo devono fare. Le incertezze politiche restano imperdonabili. ADIANTUM ha notiziato l’evento assai confortante di una delle più grandi nazioni del mondo, secondo motore di crescita economica del pianeta dopo la Cina, nonché capitale dello Sport e della Cultura di questo nuovo decennio – il Brasile -, che ha approvato una legge contro la Sindrome di Alienazione Genitoriale (l’ormai famigerata PAS) in quanto forma di abuso sui minori: un rinforzo stupefacente nella battaglia culturale planetaria in favore della bigenitorialità e contro la patologica tendenza di alcuni genitori - per motivi biologico-culturali quasi tutte madri - di appropriarsi ‘violentemente’ dei propri figli. L’Italia resta, anche in questo settore, agli ultimissimi posti. La figura del Mediatore Familiare, chiave di volta di tutte le legislazioni avanzate sul tema – negli ultimi anni l’approvazione, in Argentina, di una legge sulla mediazione familiare obbligatoria ha fatto crollare ai minimi termini il numero delle separazioni giudiziarie in favore di separazione consensuali bi genitoriali -, è stata cassata dalla legge 54/06 per l’opposizione di alcune potenti lobbies (avvocati, in primis), sfortunatamente maggioritarie tra le professioni dei parlamentari italiani. Il business del tribunalificio viene dunque prima delle decine di vittime di esseri umani uccisi e suicidi per separazioni irrisolte, ma prima anche delle centinaia di migliaia di figli e genitori che si massacrano nella psiche per la loro incapacità di bloccare il nefasto passaggio di un Amore Finito che qualcuno trasforma mostruosamente in Odio Infinito. Questo increscioso passaggio sarebbe facilmente (e sottolineo questa mia scelta di avverbio) superabile con l’istituzione, alla maniera argentina, di una mediazione familiare obbligatoria. Il mediatore riuscirebbe nel suo compito (e già sappiamo che questo avviene spesso), oppure no: nel qual caso stenderebbe una relazione accurata dove poter evidenziare, finalmente, chi tra gli ex-coniugi non ha colpevolmente favorito la mediazione, o se non l’hanno favorita entrambi. Sulla base di questa relazione il giudice stenderebbe la propria ordinanza, tenuto conto del diverso grado di disponibilità alla consensualità tra i due ex-coniugi. Chi, tra di loro, ha raggiunto (con l’aiuto di un Mediatore) un accordo consensuale bigenitoriale, non uccide né si uccide. I figli limiteranno al massimo i disagi della frantumazione della loro famiglia. I loro genitori potranno affrontare con mente più sgombra il ricostruirsi di una propria nuova vita senza interminabili cause giudiziarie, senza guerre sanguinose, senza figli allibiti, umiliati, offesi. Con buona pace delle lobbies contrarie, occorre battagliare perché questa infamità politico-sociale venga superata. È una battaglia culturale dura ma necessaria. Tutti, e ADIANTUM in prima fila, dobbiamo essere promotori di iniziative infinite perché si ricordi in tutte le sedi sociali e istituzionali che le lacrime di coccodrillo contro i padri assassini, e il silenzio assordante contro i padri suicidi, gridano riscatto sociale. E soprattutto azioni. Aurelio Grimaldi
(Rispondi)
 
francesconapoli_fn
francesconapoli_fn il 28/09/10 alle 13:17 via WEB
E' che il male penetra nella coppia a causa che il bene viene logorato dalla coppia stessa. Senza fede in Cristo, si è facilmente soggetti al male.
(Rispondi)
 
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