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WEB, HAITI ANNO ZERO,

Post n°3523 pubblicato il 15 Gennaio 2010 da psicologiaforense

Il web supera il black out del terremoto

 

 

La rete dei social network ha vinto ancora una volta la sfida del black out informativo, imposto dai regimi autoritari o, come a Haiti, causato da una catastrofe naturale.

 

 

La rete dei social network ha vinto ancora una volta la sfida del black out informativo, imposto dai regimi autoritari o, come a Haiti, causato da una catastrofe naturale: a poche ore dalla tragedia che ha colpito l'isola, migliaia di persone hanno potuto organizzare i primi soccorsi, lanciare appelli per trovare i propri cari, avviare gare di solidarietà per gli aiuti grazie a strumenti come Twitter, Facebook e Skype. I social network hanno consentito al giornalista dj Carel Pedre o all'operatrice umanitaria italiana Fiammetta Cappellini di raccontare la tragedia di Port-au-Prince al mondo.

Il musicista Richard Morse ha 'twittato' le immagini agghiaccianti della gente nel panico, che si faceva strada tra detriti e cadaveri. Strumenti tecnologici che hanno oramai superato tutte le barriere, anche quelle istituzionali: è grazie a Skype che l'Ambasciata di Haiti in Italia riesce a mantenersi in contatto con l'isola.

E la rete 'tradizionale' non rimane certo a guardare: in poche ore il web ha iniziato a sfornare pagine e blog per segnalare "Io sono vivo" ai propri cari, vicini e lontani. Insomma, ancora una volta, internet ha garantito un flusso di informazioni altrimenti indisponibile, con le linee telefoniche interrotte e i televisori distrutti. Immediata è scattata anche la gara di solidarietà: su Facebook il gruppo "Haiti ha bisogno di noi, e noi di Haiti", ha sfondato in 10 ore la soglia dei settemila iscritti, in un rush che non sembra avere fine.

Si susseguono le iniziative per la raccolta di generi di prima necessità da inviare sull'isola. Sul social network che spopola in tutto il mondo non sono mancati, e non mancano, gli appelli di persone che a Haiti hanno perso contatto con i propri cari: "Qualcuno ha notizie di danni nella zona di Belleville?", ripete diverse volte un belga, parole simili a quelle di altri europei, francesi e tedeschi in testa, ed americani che a Port-au-Prince hanno un fratello, un amico, una fidanzata. Twitter è letteralmente sommerso dagli appelli e dai messaggi, tanto che il network è oberato dai contatti e spesso non risulta raggiungibile. "Ho appena sentito mio fratello, sta bene.

Le mie preghiere per Haiti", scrive BlackiceStudios. Molti segnalano il funzionamento di questa o quella linea telefonica, di questo o quel collegamento internet: "Chiamate ora i vostri cari - avvertono i messaggi - tra poco le linee potrebbero cadere di nuovo". E su Twitter c'é un nuovo "ribbon", il 'nastro' che gli utenti appongono sulla propria immagine: è la bandiera di Haiti in segno di solidarietà.

 
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Commenti al Post:
massimocoppa
massimocoppa il 15/01/10 alle 09:21 via WEB
Verissimo. E' la conferma dell'esistenza e della forza del "citizen journalism", che fece il suo esordio con le Torri Gemelle. Tutti devono farci i conti: giornalisti, politici, istituzioni.
(Rispondi)
 
deontologiaetica
deontologiaetica il 15/01/10 alle 23:21 via WEB
massimocoppa hai veramente ragione
(Rispondi)
 
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