MARCO PICCOLO

L'OPINIONE 

LA GIOCONDA,  IPOTESI SUL CAPOLAVORO:
LE LABBRA DISEGNANO LE NATICHE DI UN EFEBO

Sorride da  cinque secoli e il suo sorriso ineffabile, appena una timida increspatura sulle labbra, ha scatenato la fantasia di re, imperatori, intellettuali e psicanalisti. Milioni di appassionati d' arte, guardandola, si sono chiesti e si chiedono: ma chi era, perchè mai (per chi mai) sorride la Gioconda di Leonardo da Vinci? Decine di artisti l' hanno emulata (da Raffaello a Ingres da David a Corot); decine ci hanno fatto dell' ironia: da Warhol a Botero, da Leger a Duchamp. E legioni di critici hanno tentato di svelarne il  mistero. Una studiosa canadese, Suzanne Giroux  dice: “…fate ruotare il quadro di 90 gradi, a destra o a sinistra, e vi appariranno le belle natiche di un efebo, uno di quei giovinetti che Leonardo, grande appassionato di nudi maschili, amava immortalare”.
Che l' artista fosse omosessuale non è un  mistero. A 24 anni fu addirittura accusato di sodomia, “colpa” per cui si poteva anche finire sul rogo. Ma quando comparve davanti al tribunale di Firenze, il 9 aprile 1476, l' artista fu assolto “per mancanza di prove”.

Ma torniamo a Suzanne che,  dopo anni di studio,  finalmente “vede”. Cosa? Un lungo solco verticale che si inarca e poi sparisce tra due rotondità carnose. E ci sono anche, guarda, guarda, i muscoli della schiena finemente cesellati, e un pezzetto di braccio. Meraviglie di uno sguardo malizioso. Ma come, viene da chiedersi, la bocca più carismatica del mondo, quella che ci ammicca negli spot, sulle cartoline, sui poster, che sorride sotto i baffi di Duchamp, null' altro è che un paio di natiche? Tinto Brass sarà contento, qualcun altro penserà: la Gioconda ride di noi, Leonardo ci ha preso in giro.