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Messaggi del 14/12/2009

 

MIO EDITORIALE, ATTUALITA', CULTURA, SOCIOLOGIA, PSICOLOGIA, SOCIOLOGIA, ANTROPOLOGIA CULTURALE

Post n°3373 pubblicato il 14 Dicembre 2009 da psicologiaforense

L' EDITORIALE

IL LUPO CATTIVO OGGI VIVE FRA LE MURA DOMESTICHE

Tante circostanze ci dicono che ormai non c'è bisogno che Cappuccetto Rosso si addentri nel bosco per incontrare il Lupo, e se non è vero che il tempo delle favole sia del tutto tramontato è pur vero che assai spesso la metafora si spoglia della sua retorica e crolla il limite che separa l'invenzione dalla realtà.
Ma più grave è che il «lupo» non cerchi più macchie per nascondersi, ombre di foreste; il suo agguato lo prepara al sole e – come avviene – persino nel terreno insospettabile della pace domestica: madri che uccidono i loro fanciulli, genitori che violentano le proprie creature, vendette che si consumano sopra vite innocenti.
E se vogliamo estendere l'azione a quella dell'orco, figli che uccidono i genitori, mariti che ammazzano le mogli, nipoti che opprimono i nonni, gli zii.
La cronaca dilaga ed evidenzia la tendenza a spostare l'insidia dall'ambiente fisico a quello psicologico, per cui il nemico non sta più fuori ma dentro di noi, e la violenza, che per il lupo e per l'orco è istinto naturale, diventa contro natura.
Il problema è quello dei sentimenti, o meglio, speculando all'interno del loro modo di essere, degli affetti.
Infatti, sapendo che l'affetto è un sentimento di viva benevolenza, laddove, invece, si manifesta il suo contrario a esprimersi è il peggio del male.
Siamo di fronte ad aspetti di una società deformata, dove la diffusione esercitata dai mezzi di comunicazione, priva di qualsiasi elemento di riflessione, pare che determini un fenomeno di emulazione sempre crescente.
Una società che qua e là perde la certezza dei suoi riferimenti, nel dramma della propria paura, sfoga il suo istinto nella follia: che però è lucida, è razionale, camuffata.
Più che un nascondimento (il compito di riportare tutto all'obiettività spetta infatti agli inquirenti) è il tentativo assurdo di veicolare il delitto nell'alveo della naturalità: il lupo è venuto da fuori, l'orco ha scavalcato la finestra. Solo che il lupo e l'orco non conoscono i termini della tragedia e chi invece li conosce tenta in tutti i modi di sviarli.
In questa società borghese postcapitalistica, l'utile è dannoso e nella valutazione dei comportamenti il giudizio del «tutto è possibile», o, ancor peggio, del «tutto è lecito» non sta al passo con l'imperativo categorico del non tutto è possibile e ancor meno lecito.
Qui non ci sono da scomodare filosofi, da Aristotele a Kant, ma c'è da fare i conti, assai pedestramente, con una aberrante realtà che va risistemata.
Sarà anche il caso di appellarsi a progetti di risanamento sociale, ma porrebbe in essere una ulteriore illusione; di per sé il «progetto» implica dei calcoli, è un fatto tecnico, artificioso, mentre va riguadagnata la coscienza a livello innanzi tutto individuale.
Il problema è morale, di valori da recuperare come necessità individuale a tutti i livelli, perché il lupo ritorni a essere quello della favola.

 
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RIFLESSIONI, PENSIERI, COMMENTI, OPINIONI, CULTURA, COSTUME E SOCIETA' , PATRIMONIO EREDITARIO,

Post n°3372 pubblicato il 14 Dicembre 2009 da psicologiaforense

 LA RIFLESSIONE DEL GIORNO

RICCHEZZA  NON  FA RIMA CON FELICITA'

A rileggere la "richiesta di chiarimenti" avanzata dai legali della signora Margherita Agnelli  sembra di ritornare nei secoli bui. Le istanze rivolte, che i comuni mortali chiamerebbero accuse, aprono uno spaccato sull'infelicità procurata dal denaro.
Anche in altre casate, le liti ereditarie sono diventate un costume e stanno a indicare appunto come i troppi soldi da dividere non sempre procurino serenità. Anzi, sempre più spesso sono all'origine di dissapori familiari e, talvolta, di lotte senza quartiere. Se taluni hanno ragione a sostenere che la vicenda degli Agnelli – come altre analoghe – è un affare privato, egualmente non sbagliamo noi a ritenerne la rilevanza emblematica. Proprio la notorietà dei protagonisti autorizza a trarre l'ovvia, ma sempre utile, conclusione che il denaro non è tutto in questo mondo. Vale poco quando mette gli uni contro gli altri genitori, figli e fratelli.
Forse, noi figli di famiglie "normali" riusciamo ancora a custodire e onorare la memoria dei nostri genitori e accettare con riconoscenza le poche cose che sono riusciti a trasmetterci. Riusciamo a onorare le loro decisioni e a riconoscerle in nome loro. Tanti extraricchi non hanno sempre il piacere di amarsi e sono pronti a dimenticare la comune origine, pur di salvare questo o quel pacchetto di partecipazione azionaria. Francamente, li osserviamo con tristezza, quando si scatenano per questioni del genere. Un tempo, le contese familiari si risolvevano mandando in convento i fratelli minori e gli imbecilli. Oggi, vengono varcate le "comuni" soglie dei Tribunali. Meglio così. Anche se sembra che le ragioni di fondo non siano cambiate.

 
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IL CORSIVO, A MARGINE DELL'ATTENTATO A BERLUSCONI, PENSIERI, RIFLESSIONI, MALATI DI MENTE, DISAGIO PSICHICO,

Post n°3371 pubblicato il 14 Dicembre 2009 da psicologiaforense

Tragedie sulla pelle dei disabili, gesti terribili ma chi ha cercato di prevenire?

Le famiglie che devono gestire un figlio con grave disabilità sono sempre più a rischio di scoppiare.
Prendere in carico un soggetto  con "disagio psichico" significa lavorare non solo sul paziente ma con la famiglia, con la scuola, con il nucleo sociale, non spettatori ma protagonisti attivi del progetto riabilitativo. Non bastano certo i farmaci, utili a ridurre in qualche caso i «comportamenti problema», ma occorrono una serie di interventi strutturali complessi che devono essere coordinati, condivisi e mirati agli stessi obiettivi.
Le famiglie, archiviate, le vecchie teorie che le colpevolizzavano, non trovano ancora oggi nelle strutture socio-sanitarie la risposta adeguata.
Di strada nella ricerca scientifica e nella conoscenza dei meccanismi patogenetici della malattia ne è stata fatta tanta.
Occorre far capire che prevenzione, diagnosi precoce, terapie adeguate, non sono un costo ma una risorsa e un guadagno in questa sanità che non può continuare a ragionare con la logica del supermercato.

 
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LA NOSTRA FEDERICA PELLEGRINI TRIONFA, VENEZIA, PADOVA E VERONA IN FESTA

Post n°3370 pubblicato il 14 Dicembre 2009 da psicologiaforense

FEDERICA PELLEGRINI: LA PIU' GRANDE NUOTATRICE DEL MONDO

LA NOSTRA  Federica Pellegrina è immensa: ha trionfato agli Europei in vasca corta nei suoi 200 sl con un fantastico 1’51"17 che polverizza il precedente limite di 1’51"85 di un anno fa a Fiume realizzato naturalmente da lei, dopo l’oro olimpico e le ansie. Una gara accorta, saggia, matura per via di una condizione fisica che non poteva essere certo al topo dopo la perdita del suo allenatore, Alberto Castagnetti. Una gara che nella seconda parte si trasformava in crescendo spettacolare, necessario per respingere le velleità dell’ungherese Evelyn Verraszto che ha chiuso in 1’52"51, e l’olandese Heemskerk 1’54"20.

Resasi conto del mondiale, appena giratasi dopo il tocco, Fede ha mandato un bacio in cielo, indirizzato al suo "alter ego", come chiama ormai Castagnetti morto due mesi fa a Verona, dove si allena l’olimpionica, capace di arrivare a 21 anni all’undicesimo record mondiale in carriera. E’ il primo trionfo dopo la doppietta mondiale di Roma, e un po’ di questo titolo appartiene anche al successore Stefano Morini che ha ereditato il lavoro tecnico lasciato troppo presto. Per Federica, eletta miglior nuotatrice al mondo, un finale felice velato solo dalla tristezza per quella perdita enorme. "Son sicura che da lassù lui sarà orgogliosa di me, forse mi avrebbe mazzolato perchè non ho gareggiato bene...", fa Fede commossa anche nel ricordo della nonna materna Ines che le manca tanto.

 
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PICCHIA UN BANCHIERE

Post n°3369 pubblicato il 14 Dicembre 2009 da psicologiaforense

 

Londra, rabbia contro superbonus City? A ruba videogioco "picchia il banchiere"

Grande successo, in una sala giochi situata sul molo di Southwold in Suffolk, dell'attrazione "Picchia un banchiere", nel quale la gara sta nel martellare sulla testa figure di banchieri che spuntano dal terreno, sulla falsariga del gioco "Colpisci la talpa".

Si pagano 40 pence (50 centesimi di euro) per colpire quanti più banchieri in 30 secondi. Quando un concorrente vince, una voce annuncia: «Hai vinto, noi andiamo in pensione. Grazie ai contribuenti per aver pagato le nostre pensioni».

 
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