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Messaggi del 17/12/2009

 

DELITTO DI GARLASCO, CHIARA POGGI, IL MOSTRO SBATTUTO IN PRIMA PAGINA..NON E' TALE, ASSOLTO ALBERTO STASI

Post n°3392 pubblicato il 17 Dicembre 2009 da psicologiaforense

Scheda sul giallo di Garlasco:
tutti gli 'errori' dell'inchiesta
Il cadavere da riesumare perchè a nessuno, carabinieri e pm, era venuto in mente di prendere le impronte digitali della povera Chiara. La centralina dell’antifurto sequestrata quando ormai era troppo tardi perchè i dati interessanti erano scomparsi. Il telefono cellulare di Alberto Stasi, l’unico indagato, mai sequestrato.Impronte degli inquirenti sulla scena del delitto, persino - si dice - lo scivolone di un carabiniere sul sangue della vittima.E ancora, un gatto lasciato scorazzare tra le stanze di villa Poggi e il tacco del pm Rosa Muscio stampato sul pavimento. Una bicicletta nera ignorata nonostante un testimone ne abbia parlato poche ore prima coi giornalisti, poi coi carabinieri per ribadirlo ancora in aula durante il processo.Errori, dimenticanze, «lacune», sintetizza il giudice dell’udienza preliminare Stefano Vitelli. Ma l’errore più grossolano, quello che pesa di più sulla credibilità delle indagini, è dei carabinieri che, curiosando nel computer portatile del ‘biondino', involontariamente cancellarono le tracce di salvataggi che oggi, ritrovate, risultano essenziali per confermare l’alibi di Alberto.
 Riavvolgiamo allora il nastro di due anni di indagini. Nessuno sa spiegarsi come sia potuto accadere che, dopo i funerali di Chiara, le impronte della ragazza mancavano all’appello. Si racconta, ed è arrivata solo qualche conferma ufficiosa, che per rimediare, esperti medico-legali, accompagnati dai carabinieri, abbiano riesumato nottetempo la salma e riparato alla «dimenticanza» in tutta fretta. Con molta meno solerzia si andò invece nell’ officina del padre di Alberto Stasi a sequestrare l’impianto d’allarme.
Non era difficile immaginare che Alberto potesse essere andato lì a nascondere l’arma e gli abiti sporchi di sangue, a ripulire la bicicletta. Ma l’accertamento è stato fatto solo a ottobre, quando era inutile perchè la centralina teneva in memoria solo i dati dei trenta giorni precedenti. 
 Nemmeno è stato fatto nessun controllo scientifico a casa di Alberto. Sì, sono stati portati via oggetti, indumenti, scarpe, computer. Ma nessuno ha mai effettuato ricerche minuziose nelle stanze, nel giardino.
Eppure Alberto è sempre stato il solo indagato. Poi c’è la questione della famosa «bicicletta nera» indicata da una testimone la mattina dell’omicidio alle 9.10 davanti alla villetta di Chiara. Nelle loro deposizioni sia Alberto sia i suoi genitori dicono che a casa Stasi ci sono tre biciclette, una delle quali nera. Ma la procura non le sequestra. Porta via solo la ‘Umberto Dei bordeaux’ sul cui pedale sarebbe stato rilevato il dna di Chiara.
Infine le impronte rilevate dalla scientifica a casa Poggi. Molte di Alberto Stasi, com’era ovvio aspettarsi, dieci del fratello di Chiara, due del padre, tre di un falegname che aveva lavorato nella villetta pochi giorni prima dell’omicidio. E poi solo tracce di «estranei». Quattro del capitano Gennaro Cassese, che guida la compagnia di Vigevano, una è del colonnello Giancarlo Sangiuliano, comandante provinciale di Pavia. Sono gli stessi Ris in una delle prime relazioni a scrivere che il divano del salotto è stato spostato con pochi riguardi per la scena del crimine e parlano di «tracce di suola a carro armato» riconducibili alle «calzature militari».

 
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IL FATTO DEL GIORNO,FOTO, DELITTO GARLASCO: CHI HA UCCISO CHIARA POGGI? ALBERTO STASI... NO! STASI NUOVA FIDANZATA, FOTO

Post n°3391 pubblicato il 17 Dicembre 2009 da psicologiaforense

il ragazzo, ovviamente,  non ha salutato i genitori di Chiara Poggi

In tribunale la nuova fidanzata di Stasi

Non era in aula al momento della lettura del verdetto, ma quando è uscito Alberto lo ha abbracciato commossa

 

MILANO - C'era anche anche una ragazza ( la nuova fidanzata?) di Alberto Stasi in Tribunale a Vigevano nel giorno in cui il giudice Stefano Vitelli ha deciso di assolvere il ragazzo con la formula che, secondo il vecchio codice, era l'insufficienza di prove. La ragazza, di nome Serena, non era in aula al momento della lettura del verdetto, ma appena si è spalancata la porta dell'aula magna dell'ex convento ha abbracciato Alberto commossa. Anche il ragazzo, alla lettura del verdetto, è scoppiato in lacrime.

STASI USCITO IN FRETTA - Dopo la sentenza il giudice è sgusciato via dribblando telecamere e giornalisti senza dire una parola, mentre sono rimasti dentro i genitori di Chiara che hanno salutato i due pm. Il professor Giarda, uno dei difensori di Stasi, ha stretto loro la mano. Alberto invece non si è avvicinato ai genitori dell'ex fidanzata, ma ha lasciato in fretta il tribunale, così come il pm Rosa Muscio che con il collega Claudio Michelucci ha condotto le indagini e sostenuto l'accusa: scuri in volto, si sono chiusi nei loro uffici.

 
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ALBERTO STASI ASSOLTO

Post n°3390 pubblicato il 17 Dicembre 2009 da psicologiaforense

ultimissima: 17 dicembre, ore 18:00

OMICIDIO GARLASCO: ALBERTO, SONO USCITO DA UN INCUBO

"Non ha ucciso la fidanzata Chiara"


 Alberto Stasi è stato assolto. Il gup di Vigevano Stefano Vitelli, al termine della camera di consiglio durata cinque ore, ha assolto il giovane accusato dell'omicidio della fidanzata Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007 a Garlasco, in provincia di Pavia.
L'accusa aveva chiesto per l'unico imputato trent'anni di carcere, ma al termine del processo celebrato con rito abbreviato e durato 24 udienze, oggi è arrivata la sentenza del gup.

La sentenza di assoluzione è stata emessa in base all'articolo 530, secondo comma del codice di procedura penale, il quale stabilisce che deve essere pronunciata sentenza di assoluzione «quando manca, è insufficiente o è contraddittoria la prova» che l'imputato abbia commesso il fatto.
UN PROCESSO CHE NON SI DOVEVA FARE 

Diciamoci la verità: se a Vigevano fosse stato applicato davvero il codice di procedura penale, sarebbe stata la Procura della Repubblica a chiedere l'archiviazione dell'indagine a carico di Alberto Stasi. Perché in questo paese - almeno in teoria - quando il pubblico ministero si rende conto che non ci sono le prove sufficienti a processare un indagato, ha egli stesso il dovere di chiedere che l'inchiesta a suo carico sia archiviata.
Certo, ci sarebbe voluta una bella dose di umiltà, dopo il pirotecnico arresto dell'indagato ad un mese dall'uccisione di Chiara Poggi. Quella svolta fasulla (tanto fasulla che la presunta prova che incastrava Alberto, le tracce di sangue sui pedali della sua bici, è progressivamente svanita anche dagli argomenti dell'accusa) venne venduta ai media come la fine del film, la soluzione del giallo, la «pistola fumante» che incastrava il perfido assassino dagli occhi troppo chiari. I media abboccarono quasi in blocco. Dal giorno dei funerali, d'altronde, i carabinieri di Vigevano non facevano altro che soffiare all'orecchio dei cronisti indizi veri o fasulli che portavano tutti in direzione di Alberto. Un'opinione pubblica scandalizzata e un po' morbosa si trovò con il suo mostro confezionato e servito in diretta.
Da quel momento in avanti, la Procura della Repubblica di Vigevano è rimasta sempre più prigioniera del mito che essa stessa aveva creato, e vi si è avviluppata sempre di più, seguita - anche se con qualche incertezza, qualche distinguo - dai media.


 
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DELITTO DI GARLASCO, TRA POCO LA SENTENZA

Post n°3389 pubblicato il 17 Dicembre 2009 da psicologiaforense

Attesa per oggi la sentenza
per l'omicidio di Chiara Poggi

Dopo le repliche della difesa di Alberto Stasi alle parole della parte civile, il giudice si ritirerà in camera di consiglio e nel pomeriggio è atteso il verdetto. Era il 13 agosto 2007 quando Chiara fu uccisa nella sua villetta di via Pascoli, a oltre due anni la giustizia dirà se esiste un colpevole

 
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RIFLESSIONI, PENSIERI,COMMENTI, OPINIONI, IDEE, SUGGESTIONI, .... PER UN NUOVO GIORNO

Post n°3388 pubblicato il 17 Dicembre 2009 da psicologiaforense

LA RIFLESSIONE DELLA SERA

Siamo “in equilibrio” con le nostre malattie. In un certo senso, le amiamo. Guarire è un lusso che non possiamo permetterci.

A  guardare le statistiche pare che chi sta male (specialmente i bambini: uno su cinque) sia perché non è amato, o è punito, o ignorato, o sfruttato. Ma quella percentuale di malati-bambini è la stessa che si riscontra (parola dell'attuale ministro) tra gli adulti: dunque, è la società che ammala. I bambini sono come noi, la nostra continuazione: perciò stanno male. Lo scopo della nostra civiltà (di noi europei, noi occidental) non è “avere più salute”, o “avere più felicità”, ma “avere di più”, semplicemente: la salute è uno dei tanti beni che sacrifichiamo per quello scopo. Quarant'anni fa si pensava che questa società ammalante sarebbe entrata in crisi per l'assedio delle società sane, rimaste fuori dal modello occidentale, nevrotico, aggressivo, ossessivo. Sartre diceva ai giovani africani: «Rifiutate il modello europeo». Adorno e tutta la scuola di Francoforte: «La civiltà dei consumi consuma l'uomo». Moravia scappava nel cuore del continente nero più volte all'anno, per «guarire dai mali dell'Europa».

E oggi che succede? Gli africani vengono qui da tutto il continente, confessando: «Europa, nostra unica alternativa». Maghrebini e neri corrono qui per «guarire dai mali dell'Africa». Il secondo, terzo e quarto mondo vogliono soltanto una cosa: produrre e consumare come noi.
Appena nati i bambini entrano in un ritmo di misurazioni e controlli che sono finalizzati a farli “rendere di più”, prima come bambini, poi come ragazzi, infine come uomini: noi li consideriamo “felici” e “sani” se reggono questo ritmo, e i disturbi e le malattie che il ritmo comporta. Li consideriamo disturbati e bisognosi di cure se escono da questo ritmo, se rifiutano la scuola, o la famiglia, o la religione, o il lavoro, o la casa, insomma anche una sola delle istituzioni che impongono il ritmo e lo mantengono alto, a livello competitivo. I bambini si ammalano perché li amiamo e gli diamo il massimo, e nel massimo c'è tutto questo. Pochi giorni  fa, si è letto sui giornali che ci sono in Italia dieci milioni di sofferenti di disturbi nervosi o psichici, cioè trenta-quaranta per scuola, centinaia in una media azienda, migliaia in una grande... e non sono solo figli della nostra civiltà, nati qui, ma anche figli di altre civiltà, venuti qui: entrando nel nuovo ambiente, ne contraggono i virus, le malattie, e si creano gli anticorpi. Son venuti qui apposta per spartire tutto questo: l'oro che cercano (il cibo, la casa) è chiuso nella ganga di queste malattie. Siamo “in equilibrio” con le nostre malattie. In un certo senso, le amiamo. Guarire è un lusso che non possiamo permetterci.

 

 
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ATTUALITA', CURIOSITA' DAL MONDO, A SENI NUDI.....

Post n°3387 pubblicato il 17 Dicembre 2009 da psicologiaforense

 

A seni nudi tra le auto: neozelandese
investita e multata

 

Qualche bicchiere di troppo con le amiche e la scommessa: mostrarsi a seno nudo tra le auto. Il “gioco” le è costato una condanna e un ricovero in ospedale. E' accaduto in Nuova Zelanda dove una diciottenne è stata condannata per turbamento della quiete pubblica, dopo essere stata investita da un automobilista che per guardarla si era distratto dalla guida. Cherelle May Dudfield, di 18 anni, si è dichiarata colpevole del reato quando è comparsa davanti alla corte distrettuale di Invercargill, ed e stata condannata a una multa pari a 130 euro.

Secondo l'accusa lo scorso 27 settembre la giovane, sfidata dalle amiche dopo abbondanti bevute, si è esibita in un'isola spartitraffico in mezzo ad una strada a quattro corsie. Quando un'auto si è diretta verso di lei, ha cercato di attraversare ma è stata investita, finendo sul cofano e incrinando il parabrezza con la testa, prima di cadere sull'asfalto. La ragazza è stata ricoverata in ospedale con lievi lesioni.

 
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SENTENZA DI CASSAZIONE, GELOSIA

Post n°3386 pubblicato il 17 Dicembre 2009 da psicologiaforense

Cassazione: rubare il cellulare
per gelosia non è reato

 

 

Non è reato sottrarre il cellulare al rivale in amore che, via sms, corteggia la fidanzata altrui. Lo sottolinea la Cassazione che ha definitivamente assolto un ragazzo romeno di 28 anni, Cristian N., che aveva rubato il cellulare del suo connazionale Sorin D., dopo essersi accorto che il giovane «insidiava con corteggiamenti, tramite messaggini, la sua fidanzata».

Contro l’assoluzione di Cristian pronunciata dal tribunale di Pesaro, il 19 maggio 2008, la Procura di Ancona ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che il comportamento di Cristian è un furto bello e buono, anche se non lo aveva fatto per trarne un vantaggio economico, ma una «utilità di natura non patrimoniale»: solo, cioè, per evitare che il rivale contattasse la sua ragazza. Ma la Cassazione - con la sentenza 47997 - ha respinto la tesi della Procura, sottolineando che questo genere di furto non costituisce reato perchè la condotta era finalizzata solo a «creare difficoltà alla vittima per inviare sms alla ragazza dell’imputato».

 
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