una storia
poesia,utopia,sogno,colore..« Messaggio #94 | si chiama mir » |
Pace per tutte le terre e tutte le acque.
Cosi’ canta Neruda. Gia terra e acqua, ingredienti sui quali e’ nata la nostra civilta’ contadina, le nostre radici. La terra dei dossi rimodellati dalla storia e dal lavoro umano ormai ridotta a poche zone di pura testimonianza; l’acqua , i suoi reticoli , l’impianto che ne regola i flussi sognato e messo giu’ da quel genio di Leonardo.
Pace per tutte le terre e per tutte le acque ..
e….. per le aurore che verranno/ pace per il ponte,/ pace per il vino/ pace per le parole che mi frugano più dentro/ e che dal mio sangue risalgono /legando terra e amori /con l'antico canto,
e ancora e ancora ….. pace per le città all'alba/ quando si sveglia il pane,/ pace al fiume Mississippi, fiume delle radici/ e pace per la veste del fratello/ pace al libro come sigillo d'aria, /pace per il gran kolchoz di Kiev.
Terra come quella che mi ha raccontato un volta un caro amico, Moreno Locatelli, un pacifista bresciano, ucciso sul ponte Vrbanja a Sarajevo da un cecchino mentre alzava al cielo un grande pane , simbolico gesto di pace in quella barbarie che fu la guerra iugoslava svoltasi a pochi chilometri da casa nostra. In quello strano ottobre del 1993.
Una Terra che lui, piu’ o meno , raccontava cosi’ Non molto tempo fa un amica la quale sapeva quanto io amasi viaggiare , mi ha chiesto se potevo portarle una manciata di terra dei luoghi dove sarei passato.
E’ cosi ho scoperto la terra o meglio le terre, poiche’ ogni paese ha piu’ terre, diverse tra loro per consistenza, colore e per la stessa origine.
Mi sono sporcato le mani con la terra dei campi , con l’argilla delle grotte, con l’humus delle foreste e la ghiaia dei viali nei giardini delle piu’ belle citta’ d’Europa.
Ho imparato a guardare dove metto i piedi , ad andare al di la dell’asfalto, a cercare la terra.
Arrivato qui a Sarajevo non ho fatto fatica a trovarle la terra, E cosi’ ho raccolto tre terre ed ogni volta con piu’ dolore e con piu’ rabbia.
La prima terra raccolta e’ stata quella della ragnatela di canali che la gente scava , con i mezzi piu’ rudimentali, per potersi allacciare agli impianti del gas ed avere in casa una possibilita’ in piu’ di riscaldamento per affrontare l’inverno.
La seconda terra e’ quella delle radici. Non c’e’ piu’ legna a Sarajevo e la gente , dopo avere tagliato gli alberi, ora rivolta la terra e apre enormi buche intorno alle radici degli alberi , nei parchi e lungo i viali e cosi’ strappa alla terra anche la speranza dei germogli.
La terza terra e’ la terra dell’orrore, una terra intrisa di lacrime , la terra delle tombe, preparate in anticipo perche’ non c’e’ tempo, ma soprattutto preparate in anticipo perche’ si sa che serviranno.
Io passo, mi chino , raccolgo una manciata di terra e penso alla violenza, alla tortura che e’ quella fossa gia pronta per dei cuori costretti ad accettare l’assurdo d’un gesto che anticipa la morte…
”
Ma si, pace per tutte le terre e per tutte le acque: ritorna la suggestione.
.. pace al portalettere/che entra di casa in casa come il giorno/ pace per il regista che grida nel megafono rivolto ai convolvoli/ pace per il boliviano segreto come pietra nel fondo d'uno stagno, / pace per tutte le segherie del Bío-Bío,/ pace per il piccolo Museo di Wyoming, dove la più dolce cosa è un cuscino con un cuore ricamato….
Gia l’acqua. L’oro blu, quella che non consideriamo piu’ di tanto. Perche’ ci sembra inesauribile nelle nostre case. Un gesto meccanico e l’acqua e’ li, dolce, pulita, rassicurante.
…pace per il fornaio e i suoi amori,/ pace per la farina,/pace per tutto il grano
che deve nascere,/ pace per ogni amore che cerca schermi di foglie,/
pace per tutti i vivi,/ pace per tutte le terre e per le acque….
Mi sveglio dal sogno. A furia di percorrere le strade del sogno si finisce per crederci e si ha voglia di abbandonare la strada larga e rassicurante di sempre. Quella che ci fa diventare tutti , cosi amava ricordare don Tonino, notai dello status quo dell’esistente, nel momento in cui ci stanchiamo o non osiamo inseguire i cieli nuovi e le terre nuove.
Corro alla finestra , non ci sono buche nel mio giardino, salvo quelle che un cane irrequieto e dispettoso si ostina a scavare per organizzare il proprio supermarket invernale..E anche la mia radio quando parla della sabbia che salta laggiu’ in terra irakena cambia tono, diventa velata, soffusa, impercettibile. Corro in cucino apro tutti i rubinetti , un vortice di acqua mi accoglie , mi saluta, mi rassicura; nel mio frigo sorridono le bottiglie di minerale che Lachelli mi ha appena lasciato davanti all’uscio di casa.
Non c’e nulla di cui preoccuparsi , nulla da risolvere, lo diceva infine anche l’amico poeta.
…Io qui non vengo a risolvere nulla./ Sono venuto solo per cantare e per farti cantare con me.
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Inviato da: vuitton0
il 19/06/2010 alle 00:12