Creato da raccontiitaliani il 08/02/2011
Racconti Italiani Online - Edizione Virtuale

Area personale

 
 

Archivio messaggi

 
 
 << Ottobre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 31      
 
 

Cerca in questo Blog

 
  Trova
 

FACEBOOK

 
 
 

Ultime visite al Blog

 
sadurnyLaSuperAletoby50altre_veritamaurizio.saricaLa_Gabrielasuperego82davekunLadyBikerGnusarascrittricecriveronachiaracarboni90brici_asemprepazzales_mots_de_sable
 

Ultimi commenti

 
Bella la poesia su Antiparos!
Inviato da: chiaracarboni90
il 31/05/2011 alle 11:36
 
 

Chi puņ scrivere sul blog

 
Solo l'autore puņ pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

 

 
« RACCONTI ITALIANI ONLINE...RACCONTI ITALIANI ONLINE... »

RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - SCELTA DI POESIE ITALIANE MODERNE IN LINEA - MARCELLO MOSCHEN

Post n°17 pubblicato il 08 Febbraio 2011 da raccontiitaliani

Vedi, qui tutto è già accaduto.

Gli uomini stanno provando

a rilassarsi. Il giorno ha gli occhi

aperti e il sole è un istante.

Fa stare tutti zitti.

Come se davvero non esistessi.

Vedi, anche tu sei distante

e involuto. Irritante, mentre

firmi il tuo patto. Come se

non mi vedessi, come se io

fossi la notte, esatta e perversa,

introversa, come l’unghia del gatto.

Vedi, tutte le parole vivono

ormai lo sfratto, come se

davvero non esistessi, come se

mai avessimo avuto un senso

e qualcuno da sempre

provasse a contarci.

(D’un tratto penso

che se riuscissi a emergere

diventerei pulsante.

Prova a pensarci. Avresti

due cuori. Come tua madre

prima che tu nascessi)[…]

*

Ma è tua o è mia la maschera

bianca, la maschera inquieta

di Arianna?

*

Stanotte ti ho sognato, tu

eri bianco e mi toglievi

il trucco con le mani.

Mani da luna, mani

da ladro. Svegliandomi

ho sentito in me

un respiro, come se

un altro mi vivesse

nel respiro. Così

ho pensato al nostro

piano, al filo appeso

al chiodo del bancone,

come previsto.

Fine del labirinto, fine

del fato.

Ho detto: non puoi

aver perso il filo

del discorso. Il copione

andava letto, non recitato.

*

Che cosa abbiamo sbagliato?

(Lo chiedo anche adesso

al mio fiato mentre cospiriamo)

*

Darti del tu, così.

Non è strano?

Non sono strani anche

i gatti che fuggono,

qui, dentro di me,

e mi dicono: E’ ora?

Ci sono consigli stupendi,

a volte, negli occhi

dei gatti.

E’ ora di andare, lo so.

Ma dove? Qui non ci sono

porte.

Andare dove?

Io non sono la morte.

*

Hai mai pensato

di essere Dio?

Io sì, sempre,

se il filo intrecciato

che la vita

degli uomini omette

è la scrittura infinita.

Tu lo sai, perché come

gli altri lo hai saltato.

Il filo che tiene

e salva la vostra

sortita di marionette

sono io.

Sono io costretta

all’attesa, l’impercorribile,

la dipanata

che anche

se letta è da sempre

saltata.

*

Tu ladrone poeta.

Tu lo sapevi da sempre

che in questa pagina

saltata

è la tua vita.

*

Antonio?

*

Tu con il viso infuriato…

sul bancone dei libri.

Tu ragazzo

distratto

e represso…

*

Antonio…

 

Dove sarai

adesso?

 

 

NCE, 1996 (2° ed. I Quaderni del Battello Ebbro-L’Albatro Edizioni, 2000)

 

 

da Infinita

 

 

I.

Stanotte abbiamo parlato

di gesti diversi,

di possibili creazioni,

immersi nello spazio

udibile, tra i corpi

assorti nel sonno.

Ho respinto l’idea

di un desiderio mai sazio,

che imponga ribellioni,

Tu hai fatto un cenno

con lo sguardo alla ragazza

che ci dorme accanto

e che tenta verso il confine

l’impossibile richiamo.

"Elena rischia di perdersi",

hai detto infine, e il tuo

disegno di donna

si è mosso (già assonnato)

nella luce del faro

che scivolava: il nostro

è stato un sonno agitato.[…]

III.

Ecco la valle: non confonderla

con uno spazio d’intese,

dove il verde e il giallo

formano canali da percorrere.

Senti ancora impensabile

la strada da qui a lì

e i traguardi parziali

che nessuno di noi

ha ancora colto.

Tutto è vulnerabile

per questa via; gli stessi

sguardi che incontrano

animali (in volo o in fuga)

o un volto.

IV.

Cediamo perfino la nostra

distrazione alla conca

dai grandi raggi,

alla tensione di formule

in ascolto, ai nostri passi.

Nascosti dentro i sessi,

ci confondiamo con i giorni

per credere che siano

noi stessi, inventiamo forze

sconosciute per ritrovare

i vicoli, le baracche.

Entriamo con tanti altri

nudi, nelle docce.

V.

Cediamo i nostri giuochi

di marionette ai cunicoli

di sabbia ed erbe

o alle rocce.

Ripetiamo i nomi delle cose

perché intendiamo e

essere tra queste.

E dall’alto senti impensabili

le nostre stesse risposte,

se ciò che si rinserra

senza minacce

noi lo dobbiamo ripetere.

Senti ancora attendere

la voce, mentre hai

tra le mani frutta

di terra e mi guardi

e credi di sorridere.

NCE,1990

 

 

da Albergo a ore

 

 

L’albergo non ha finestre. Né potrebbe averne, mi pare.

Percorri da anni le buie ringhiere e sali o scendi

gli innumerevoli piani.

 

 

CORRIDOIO

Non comprendo ancora

il nostro significato.

Se camminiamo

tra porte

inseguite

da porte,

ripenso (ridendo)

a ciò che siamo.

Tu aspetti il boato,

le fiamme,

l’odore del gatto

bruciato, la nostra

vera sorte.

Io non so dove

ci conduciamo.

*

Forse davvero tavoli

e sedie parlano

un linguaggio

cifrato, oltremondano.

Io non so se il tempo

ha già tracciato

le svolte,

se il cammino

che resta

non sarà illimitato.

*

Sono pensieri, Sara,

che non ti ho mai

confessato.

Ma se camminiamo

sfiorando le braccia

alla donna sudata,

all’omino fissato,

se nel buio inseguiamo

(oltre al gatto)

la traccia

del bambino scocciato

che ruba le scarpe,

puoi pensare anche tu

alla formula usata

per stanare di fatto

l’inquilino assediato.

*

Il cliente è da sempre

sfrattato. Lo dice

il contratto.

Noi possiamo seguire

l’eterna sfilata

e sorridere appena

dei tanti

che non hanno sporcato.

E’ la solita scena

e non ha significato.

I garanti lo sanno

che anche il nostro

sorriso fa parte

del giuoco.

*

Forse davvero dovremmo

fermarci in un unico

corpo abbracciato,

bloccare il trasloco,

produrre dissensi.

Diranno che nulla

è mutato?

*

Sara, che ne pensi?

 

NCE, 1992

 

 

translations

 

 

OVERLOOKED

 

 

 

Overlooked. I’ve been

overlooked. One night

he will talk about me,

he will say: what a pity, I

never met her,

and will drink French wine

forgetting my life

once again.

He will laugh, telling

about other books and women

lost in the Ocean.

He will not regret me.

Me that could have changed

his life.

He simply

ignored me.

He quickly skimmed

the page next to me

(fierce look on his face)

abruptly closing

the precious book

in which I was born.

*

I wish I’d

never been in there.

In the wind that opened me

(chased me)

I chased another page

(in the air)

that became, like me,

an inviolated

unnecessary thing.

*

And yet I could have changed

his story. Improvise it.

Inside me the joy, the sibylline

understanding that save us,

inside me the wish

for waiting (inside me)

inside me our story.

*

Inside me.

*

Inside me the joy,

the silent road

with no way out.

Don’t go. Don’t go.

Once upon no time…

*

You taught youths

craziness. Maybe that’s why

you strove to make believe.

You dreamed of aphasic verse,

a little library

to hold tight, a dream

of metal, full of frames.

You had understood you were

unheard, you were living

like the sounds of roots

or the sense of the horse’s

run, toward the endless

world. You had no friends,

but the thunder and the rooms

where you sometimes created yourself,

or the furious yellow

in Euridice’s eyes

and the bag where you stowed

revolts and dances.

You weren’t looking for happiness.

*

Sometimes you dreamed of deep

into the skin, deep into it

tenderly, coldly.

Like the rain

going deep into the sea.

Because like the sea

you felt you were September,

you felt you protected odour

of the rebellious animal,

slipping away in the luminous water.

You weren’t asking for love. You dreamed

of chasing it in the suspicious

air of the land of the Name,

among silent things,

where once you slept

like a colour.

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963