Creato da raccontiitaliani il 08/02/2011
Racconti Italiani Online - Edizione Virtuale

Area personale

 
 

Archivio messaggi

 
 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

Cerca in questo Blog

 
  Trova
 

FACEBOOK

 
 
 

Ultime visite al Blog

 
sadurnyLaSuperAletoby50altre_veritamaurizio.saricaLa_Gabrielasuperego82davekunLadyBikerGnusarascrittricecriveronachiaracarboni90brici_asemprepazzales_mots_de_sable
 

Ultimi commenti

 
Bella la poesia su Antiparos!
Inviato da: chiaracarboni90
il 31/05/2011 alle 11:36
 
 

Chi puņ scrivere sul blog

 
Solo l'autore puņ pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

 

 
« RACCONTI ITALIANI ONLINE...RACCONTI ITALIANI ONLINE... »

RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO E CONTEMPORANEO

Post n°109 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani

da Simmetrie

 

L'idea di stare

dentro un immenso vuoto,

affardellati di niente,

nel niente incespicando.

*

Cercarsi, nemmeno accostarsi.

Domande. Mai chiuse risposte.

Pure qui l'ora, il giorno.

Quale voce accompagna ?

quale mano conduce ?

Un grumo ogni storia residua.

*

Desiderio è mancanza.

Indifferenti stelle

dentro abissi insondabili,

sperse divinità

in limbi senza nome.

Altra la soglia, la stanza

poco avanti lasciate,

altro il momento, il percorso,

lo sguardo sorpreso allo specchio.

Non v'è ritorno,

     soltanto l'andare e l'addio.

 

 

 

 

 

Parole come gesti che additano il percorso,

innervate, veloci, da sottrarre al silenzio.

Parole che dissaldano segreti,

che disfano la trama

spessa della paura.

Leggere come foglie,

aguzze come lame,

usurati strumenti

ma chiamano l'attesa, la salvezza.

Corsa breve di sillabe, universo

ricomposto di scaglie,

involucro, confine,

di un'impresa insoluta.

Mappa, specchio reclino,

porta schiusa di un sogno,

e cercarvi la voce

che finalmente adduca

dal nome al corpo.

Fiato, grido, sussurro,

e ritrovarvi il segno

lieve, solo il lacerto di un motivo

che un poco ferma, un pocoaccompagna.

Parole del tornare nell'addio.

 

 

 

 

 

Il canto, al dunque,

per sopraggiunto spasimo

incaglia, s'arresta,

anche dove s'inerpica

e l'ebbrezza

cede assillo, insipienza.

 

- come se, chiamandosi per nome,

avesse tentato un gesto

e fosse giunto al centro

di un vuoto illimitato :

di là, muovendo braccia o branchie,

trattiene il lembo

di una terra friabile.

 

- come se il fiato venisse

da reticoli mai esplorati

( e lui, il cantore,

andasse viscere e piedi )

per un bene che non ha più nome

o un male che di quel bene

affama e respira.

 

- come se la voce

fosse un dio solitario

senza più seggio né faretra

e va per luoghi cancellati

in cerca di altre misure.

 

- come un vortice

attorcendo si disfa

in un'ansa

di vetro imponderabile.

 

 

 

(Poesie inedite in volume)

 

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963