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RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO E CONTEMPORANEO
Post n°138 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani
LE IMPRONTE MINERALI
Se è morta la poesia professionista, non è facile la risposta non hai provato davvero a creare la rapsodia che pure potevi non abbastanza, cose popolari, vita sonora, canzoni indirette canzoni sfiorate nei loro attacchi tridimensionali gasati esilarati sebbene di lei poesia sappiamo soltanto il nome e la sintassi e le pause, e nei momenti migliori hai pensato, io credo io credo che il potere non esista questo lo devi ammettere io credo che il potere non esista, in realtà
RICORDO D’UNA RIVIERA
Semplice storia, ricordo d’una spiaggia di sassi sipario d’alghe e verzure di mare appena prima delle campagne vuote semplice corpo d’amore lungo sulle colline come strade di terra come il linguaggio puro dei caratteri che non pensavano lirica se non in un silenzio in penombra e troppo difficile ospite come la sera in case di angeli poveri. Una scala di casolare che monta verso la sera una strada di borgo che sale verso la sera ignara una preghiera per suoni se cade come rose d’ombra nel petto e conoscenza d’un bene ignoto pronunciata nei bassi d’una voce crepata, nella luce a partire dal cielo, e per la gioia ombrosa d’un crepuscolo padre, prima, nell’ora prima del tempo dell’oro delle campagne senza paura di silenzi selvaggi per l’abbandono degli uomini e dell’addio di musiche di sassi, fino ad ora l’estate. E gelate impossibili nelle notti d’estate stupite d’effemeridi accanto al gioco scuro d’una donna e d’etichette alcoliche, profumi come cipria di grano su di una moto in corsa senza occhiali come un pezzo di jazz molto nervoso in un mezzogiorno d’estate o come una preghiera di giorno, una simulazione. Queste campagne hanno un’acustica buona un motivo sonoro malinconico, assorto una ragione elegiaca difficile, qualcosa come l’arte acrobatica una grazia estrema nel corpo e nello sguardo obliquo d’una donna una vita possibile di fantasie animate fuggite in larghi d’orizzonti marini e alcuni di questi luoghi hanno vedute alte e lunghe all’infinito, profonde e indefinibili, come creazioni del mondo in crepuscoli caldi e come fari d’auto se bucano l’estasi e l’ombra di alcune notti. In uno dei pomeriggi la prima ragazza d’un gruppo è entrata ballando in una taverna in collina accennava passi di danza in penombra qualcosa come la luce più vera la luce della campagna, un uomo anziano al bancone l’ha guardata d’istinto ha guardato in esterni a una finestra ha detto piano qualcosa in poesia esteriormente ha sorriso
MISTER LEOPARDI E LA LUNA
Di tante derive aeronautiche svendite di memorie e almanacchi da inverno a inverno rimane un ologramma della luna nel cielo disperato e impossibile come un inchiostro. E l’irrealtà plebea delle tue sere della scrittura fredda delle lune ordinarie è una mano di donna che stringe alla gola, un assurdo. La perfezione dei viaggi del pensiero aeromobili del novecento da una città a un’altra città dove espiare e smarrire poesia è simile al nonsenso fantastico dei tuoi pastori asiatici e del tuo tu alla luna all’argomento fantastico d’un’anima che chiede d’incarnarsi nella seconda replica d’un vespro teatrale nel matrimonio serale di due storie volgari. Sai cos’è il tuo destino una vicenda d’addii di viaggiatori al confine d’un borgo metafisico e inanimato per poco un’elegia di ombre che si sapevano meravigliose e rinnegate, irriconoscibili in un paese selvaggio senza l’amore del vuoto il bagliore delle stelle del nulla
BLUE IN GREEN
Se tu non fossi che un’immagine blu su di uno sfondo blu d’una notte daresti questo tuo solo colore, questa tua sola luce, alla tua sola notte alla tua sola alba, alla tua sola preghiera, alla tua sola poesia il perdersi nel breve infinito, nel breve spazio infinito nel breve tempo infinito, sarebbe solo il blu d’un notturno solo un nightglow, soltanto un sorriso del suono blu del jazz, è che il cuore mimetico nella luce dei giorni non può essere solo del colore degli occhi della malinconia, del colore degli occhi del mai è verde, e il verde non è quasi mai selvaggio, è innocente ma può fare del male, e allora impara dagli occhi del blu un omaggio di verde allo spazio, un colore di flora perenne e di mare. L’estate s’è persa a volte in un gioco leggero di venti e il vento scomponeva i colori in una storia folle, appena folle il blu, il verde e gli altri colori, e svelava il dolore del bianco il dolore cieco del bianco, con una grazia cui non volevi credere e a cui credevi, forse, così vedevi un altro gioco, nel tempo e il bianco virava nel giallo d’un mezzogiorno distratto, atonale forse pensavi ancora senza senso parole pure, e il giallo virava in blu |
Inviato da: chiaracarboni90
il 31/05/2011 alle 11:36