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RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POESIA ITALIANA MODERNA IN LINEA - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE

Post n°13 pubblicato il 08 Febbraio 2011 da raccontiitaliani

POESIE ITALIANE

 

 

Le nuvole

 

1.

Racchiuse nella città invisibile

le nuvole non hanno frctta

c'è sempre una slogatura

per la lucentezza di chi scrive,

con quel verde che inonda le porte

mentre guarda un oracolo

inconcludente.

Se quello è il luogo

in cui filtra la storia,

quando con sicura disperazione

ritorna primavera,

un pensiero in distanza

scende con la speranza di un giorno:

quei gesti di una identità personale

si associano ad un rumore di fondo:

in quelle linee che ricoprono il corpo,

muore anche l'amicizia.

2.

Le nuvole olandesi non sanno dove cadere, vivono sempre nei cieli larghi,

quando smettono di ragionare

occupano strati di cielo

approfittando della forza del vento:

si dispongono in file trasversali

come una idea teologica:

credono in dio mentre rimbalzano

verso l'orizzonte: come quei mulini

sibilanti; spesso sono scure,

liricamente corrotte,

giungono dove nessuno presume di essere:

e ci sarà sempre un incanto

nella loro forma

come una profonda rimozione.

3.

Per quel segmento che riporta

il punto al luogo di partenza

volano nuvole rimosse:

avere l'anima negli occhi

è il loro sogno continentale:

aporia degli alberi

come una cassaforte che esercita l'ingegno sgomentando grigi pallidi:

(tutto dovrà ricominciare

quando si sveglierà fra le pietre

l'angelo del mattino).

4.

Ci sono nuvole di sabbia

(momenti di un idillio fra primavera

e ceneri del novecento)

e la sintesi delle stagioni

afferma ehe non ci saranno più guerre:

due volte l'uomo assomiglia alla luna,

i boschi non mandano splendore

quando tutto è falsopiano;

il corpo, è noto, è pesante

si installa al centro del fumo

facendo rieorso alle arti

della convenzione:

fra quei portoni la malinconia rapina il corpo

con una lunga prefazione

che parla del sogno.

5.

Quando sono alte le nuvole

perdono ogni diritto,

grondano sudore e rabbia

sui boschi cheospitano dei parassiti:

di nuovo a loro agio in quel eorridoio

guastano la varietà

di un lato geometrico:

una scena rapida

come una catena mentale:

è un poema ehe si apre

con l'insicurezza della mano:

ogni nuvola dice che

l'uomo è sempre meno disabitato:

mentre ritornano sui propri passi

dimenticano le parole che si possono scrivere

in una città d'estate dai gesti caricaturali.

6.

 

Le nuvole si allontanano dall'aria

la loro perdita è ai limiti

della riscrittura, sfiorando tetti d'inverno bloccano quel pensieri

veloci come la retorica:

la passività del volo

è ai limite del rimorso,

giungono dove esiste una formulazione precisa:

attraverso aspre assonanze,

i segmenti travestono

la loro elemosina:

è per conoscere il passato

senza chiedere a nessuno l'età del mondo.

 

POEMETTI

DORA MARKUS E I SUOI ATTORI

Molti inverni sono trascorsi

con una sensazione generale:

nelle biografie si vedono i diavoli

stesi fra i fili del cortile:

la loro insana allegria sfiora

i capelli grigi: Dora Markus

in un giorno disadorno

suonava il piano con sottigliezza esistenziale.

Vivevano lungo argini fioriti

e delicate disfatte i ragazzi viennesi

col gibus e scarpe di seta:

un pattinatore scivola fra quelle cianfrusaglie agitando gli oggetti di sua proprietà.

La mente cerca immagini a caso:

non vorrei che facessero

la loro descrizione.

Per tutto il pomeriggio abbiamo navigato

in un rito europeo: l'aria colpisce

una zona desena e traccia attorno

alle figure una luce

metafisica e un po brilla.

Il ciabattino del teatro

risponde che siamo usati per vivere:

batte le mani ai poeti provenzali,

li ha condotti sin qui fra delicate perifrasi.

Per la continuità della specie

le rose non hanno né inizio né fine:

brucia un sassofono nel paese

dove nessuna opera è spiegabile:

si parla badando a non far scricchiolare l'alfabeto: i suoi capelli sono un cliché,

ardono al centro della terra.

Ha dovuto affrontare nemici ben piu forti.

Anche lo schema di una nuvola

sfiora il selciato: fra nostalgia e vissuto

una donna al caffé è una semplice idea:

con i capelli ingialliti

accende le candele di Natale:

la sua casa conosceva l'avanguardia

ma la claque di un racconto d'inverno

ha reso esatta la sua violenza.

Il suo volto era apparso

fra grandi palazzi:

ora guarda i vestiti sulle sedie,

vi sono giorni scarni come tempeste

che non lasciano niente d'intatto:

forse la biografia

sbiadisce con un nome particolare,

e con la magia degli occhi

la sequenza di un sillogismo

si riflette nell'ombra dei vetri.

Fra una distesa di rami verdi

cantano i poeti elisabettiani:

siamo alle origini della luce,

l'errore del vento sospinge una coscienza religiosa, le radici crescono

come lingue che abbiano indossato

i vestiti migliori.

I fori sono gli attori

che meditano una parte difficile

crescono per strane visioni

e fra spazi leggeri la vita

diventa segno di malizia:

giungono alle soglie di un laboratorio

dove la luna presta il segno preferito.

Con lo scarno distacco dalla parte

il vento alloggia gli emigranti.

Se scrivere è il segno che avevano pensato nessuno puo chiedere alla poesia

di essere simile a quel segno.

Uno specchio si appanna

riflette angoli falsi,

prima di fare un ragionamento

si crede orribile o folle.

Gli attori recitano con nuove citazioni,

cigolano le porte delle scale

e nelle pozzanghere risplende mezzogiorno.

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