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RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO - CONTEMPORANEO

Post n°54 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani

Da Orto e nido

Orto e nido, XXXIII

Non esiste, non qui almeno,

il vetro, l'ultima teca a misura

del suo corpo, del nulla insinuante

ch'è il suo corpo.

È entrato, ora, sussulto

e prodigio, il folletto dei canali,

più che zanzara, libellula

 

anima in forse anima incostante –,

e quante mani, per questo, in agguato

verso la sua paura che su ali strette costeggia

il girasole…

Anche le anime emerse

dalle occhiaie di un fossato lo sentono,

il magnetismo del fuoco, perfino nella penombra

dove un fiore, distratto ossa e pupille

dalla sua arcana pece, un po' patisce

il suo primo giorno di terraferma.

1979

Orto e nido, XLII

Non c'è profanazione, si consacrano

tutti in orbita i significati,

la cometa fa strada, non la possono

incantare preghiere qualsiasi.

È per questo

che profaniamo noi un senso compiuto,

il nostro "come eravamo" (ma poi: come?), sfidando

in aria di lacrime l'inaspettata marea,

il surf ormai quasi in punta di secolo

su tavole imporrite da un'estesa

disattenzione, dal digiuno e dal buio,

e al primo urto si è già più che perduti,

disfatti.

1979

 

Da L'arte del primo sonno

*

L'universo in quattro battute, è questo che mi domandi,

non più di una per elemento (e credi

sia troppo). Così barcamenandomi

tra aria e cibo, fuoco e sonno, fo torto

a tutte le altre pietre, te ne stacco

quattro appena per dedica:

il tempo di Venezia senza spigoli,

il riso di un vassoio senza smalto,

noi due nature vive nel giardino dei morti,

le arance tutta buccia di Rialto.

1980

*

Le mani vivono intere sul piccolo piano di fòrmica,

le mani felicemente distolte

dalla scrittura. Dorme la tortuosa

intelligenza, dorme la prima parola

con l'ultima nel moto delle mani

così attente così implacabilmente

illetterate.

Le mie mani: preparano

il presente, cucinano stelle

d'arte povera, hanno due figli,

li scoprono pieni di mani, di voglia

d'inventare e inventarsi mescolando le carte

e gli elementi: non tutti finiti

nel volo di una tovaglia che plana sul piano di fòrmica –

il volo forse del tappeto magico

d'ogni sera, che saprebbe portarci

in qualche altro occidente e non lo fa.

1980

 

Da In piena prosa

*

Il più nuovo messaggio, come altre volte, non ha bisogno di voce:

è la postilla di Dio, sorride più che in passato

nei due scesi di casa a salutarmi,

ventitré anni a sommarli, distribuiti

secondo un equilibrio di bilance terra-cielo,

il leone e la vergine,

ed è bene che io non mi appoggi su nessuno dei due, quand'anche visibili, piatti e segni:

debbo equilibrarmi io in me stesso, resistendo ai colpi di freno, di coda, dell'autobus

che ormai è mosso,

reggere i colpi bussati da dentro

e intanto non tralasciare finché siete nel fuoco della mia poca pupilla,

di accennarvi, senza che mai vi pesi, Giuliano, Silvia, l'amore

come un regalo di quelli che sorprendono quanto più attesi

e di cui, con un po' d'imbarazzo, si usa dire: – non ho parole –

ecco, tutto questo vi tocca durante la cenere

del pensiero d'un lungo viaggio…

1980

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