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RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO - CONTEMPORANEO

Post n°84 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani

Ad gallicinium

 

Penso ai vostri giardini

lucenti e lontani, figlie della notte, Esperidi,

custodi dei frutti d’oro,

e alle onde

che battono pensose sulle rosse

sponde d’Africa, grani sciamanti

fra ombre di scuri satelliti

nel tepore di questa sera. Ma per noi

ora si annuncia un pensiero

più forte, celato in un sonno

molle di palpebre, mentre

il pianeta volge le sue ultime rotte

verso l’alba, e io

resto con voi, solo, nomi e scie

razzanti, povere polveri

del tempo che si accomiata

nella febbre di un’aurora già calda

e vi lascia

sospesi come fiammanti cimbe

nella bonaccia del mondo, sopra

ringhiere di luce e di nubi,

a una spanna dal nulla, in una

vertigine di scuro male,

nell’urna di un sonno claustrale.

 

Vi chiedo, spiriti del luogo

1

Quando

la polvere dei pomeriggi si scalda

in un fuoco quieto di rame, o quando

fiamme antiche crepitano alle

soglie del cuore ombroso,

in una sorte di agosto che tocca

gli ardori della Vergine, voi

restate qui, chiusi, celati

in un legno più forte del tempo.

2

Vi chiedo, spiriti del luogo,

di serbare segreto ogni nome.

Non c’è, vi dico,

luce più lunga del giorno

che si consuma semplice

nella sua ara chiara,

in un rogo devoto.

 

 

Al lettore

 

Viandante, che trai il tuo passo

per caso presso questo

margo appartato,

tra i fichi, i peschi, le ombre

odorose della grande estate

pensa che qui sovrastano,

ai confini di un campo assediato,

cieli più intensi e profondi

del tempo che infierisce con

orrendi oh non più presagi, ma

con fionde, con ferite, clangori

e lenti affioramenti

di miasmi e di occhi

infelici, lesi, tra soglie invase

che nessuno più onora

perché il tempo non è che la metà

brutale, paurosa dei pensieri

che sfiorano in questo mese

di agosto che avanza le nere

capitali del mondo colpito

dove anche tu, già ormai oltre

il cancello mortale dei miei versi,

appari tra la fine di un secolo scuro

e un altro ancora ignoto, troppo, per noi

viventi e non viventi

nel legno minaccioso delle stanze

quando ancora premono le forze

della vita che chiama, chiama

e dice: resta, non fuggire,

guarda!

 

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