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RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO E CONTEMPORANEO

Post n°102 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani

da Poesie 1975-1995

Vigilati i timori, le voglie,

resta un'urgenza misteriosa,

muove i risvegli, manda

per camere, strade..e ancora

il tempo dell'insufficiente ragione,

dell'errore inconsulto. E l'amore.

Per riposta intenzione

navigando destini

su una nave insicura

sprovvista di scialuppe e di radar,

seguitando festini

lungo il mare che muta.

Promessi abbrivi, rade

di dove non conta partire,

dove scade l'attesa,

stanze d'aria, intesa

di respiri, di facce

- la terrestre famiglia.

Ma, consumare il viaggio

rinviando lo sbarco

- stretti cieli chiusi,

 

acque di naufragi-

quasi basti l'evento

del resistere in pena,

quasi l'unica meta

scemi nel desiderio:

imprecisato nome,

improbabile luogo,

goccia nell'onda aperta,

ombra nell'ombra chiusa.

- Quando, la nave scende

verso l'ora che schiara,

dentro la notte fonda,

ed è il posto, la casa,

una luce in cammino,

un segnale che avanza,

ed è qui il paradiso

dove è dato abitare

ed è caro e tremendo;

qui si confonde il sintomo

del presente e dell'essere col sogno,

qui nutre e affama amore.

 

 

 

 

 

L'occhio mai sazio percorre la veglia e il sonno,

scende voragini, apre nell'ombra l'abbaglio,

cerca nell'occhio l'incauta risposta del sempre..

La mano tenta carezze, nega promesse,

addita l'ora dell'alba, il ramo che polla,

conta i passi obbligati della salvezza..

Il piede incespica...Il niente sfalda l'attesa...

Il molto da cui venimmo è un punto minuscolo..

L'occhio, il piede, la mano, il molto, il niente,

chiusi nei segni di una mappa intricata

dove ruota e beccheggia un mondo dipinto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il caso di starsene muti in una ressa di voci,

gesti, progetti intesi anzitutto a drizzare

intrichi di muri, da abitarvi per poco

fino alla guerra- cancellazione temuta,

forse sperata..

l'errore di annettersi l'ombra di un'ombra

in mezzo a un niente che pure comporta fatiche

" Chiamatelo sogno, non cambia"

intanto patire attese e le ore del sonno

e quelle ugualmente torpide della veglia..

 

 

 

 

Prima di essere re

e pane e flauto e barca

fui uccello dei cieli,

fiamma che guizza, vento:

io che il giorno degli ansimi

che la notte dei sogni,

mai non conosco quiete,

né mai smetto l'inganno

- uomo dai piedi lenti-

di ridurre la fine

dei mondi rotolanti,

delle stelle infinite,

alle poche stagioni

della mia voce esile.

 

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