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Post n°106 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani
da Poesie per la madre Io non sapevo, no, quando cantavi - forse d'aprile, nella stanza azzurra- che tu eri la madre, ch'ero il figlio. T'ascoltavano i monti e le pianure, le rondini acquietate nelle gronde e io incantato sul cuscino bianco. Nel tuo canto s'aprivano le attese del confuso presente, le mestizie di tutti gli improbabili futuri. Compresi allora ch'eri la compagna di un viaggio di asprezze, di tormenti, al di là delle mura e delle porte. Lungo molte stagioni quell'inganno dentro mi crebbi e mi finsi colui che nella notte cammina davanti. Stasera dici con voce di pianto - sale nel cielo la luna di agosto- che andasti sola per le strade buie.
da Congedi
Il sogno, non quello che a notte assai di rado conduce per inattesi Eldoradi, invece inserra porte, stringe cunicoli, confonde alfabeti, lega i piedi alla fuga; (torna mio padre e mi offende come mai fece da vivo; parte per non più tornare chi a fianco mi dorme fedele) il sogno, che accompagna la veglia -fantasma d'amore- salute- ferma allegria, e converte i passi, falsamente consola, sdoppia l'istante in uno specchio ingannevole: una tale spaventosa chimera dobbiamo ucciderci dentro. ...Andava il delfino veloce nell'acqua azzurra portando la prima voglia di esistere.
da Recinto d'amore Da sempre aborro le armi, non so se per superbia o per paura, e quanto ai cavalieri preferisco i cavalli. Amo invece l'amore e seguito a cercarlo bestemmiando e soffrendo, come non mai sapessi d'essere in un servaggio. |
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