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RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO E CONTEMPORANEO

Post n°107 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani

Ti vidi, andavi fra tanti

- nell'aria filtravano ombre,

in fondo alla piazza giardini

di alberi spogli - ti vidi:

eri tu chi aspettavo.

Andammo, insieme, parlando

- il buio avvolse le case,

s'alzò dal fiume un gabbiano-

quale parola, fra tante,

quale gesto mancammo?

Ora io so che quel tempo

fu solo un lungo patire,

pure a volte mi chiedo:

" Quale parola fra tante,

quale gesto mancammo?"

Un dio nemico ci tenne

fermi, sopra un abisso.

 

 

 

 

La luna apparve, tonda, e ci distrasse

(nella finestra, in cima alla magnolia),

stavo per dire:" Non sei tu, l'amore.

Io voglio solo prenderti, tenerti

per un eternità che non misuro".

Corsero i giorni, la luna riapparve

(nel vento lieve, sopra la magnolia)

e mi dicesti:" Partirò domani.",

con la voce di chi non vuol ferire,

intanto caccia nel ventre un coltello.

 

 

 

 

 

Chi potrà mai, mai più darmi quel bene

che m'aspettavo come un nutrimento?

Che m'accadrà, ora che a un guscio vuoto

assomiglio il mio giorno, la mia sorte?

Non vedo, non ascolto, m'incammino

per una lunga strada, senza mappa,

e non lascio segnali per tornare:

incontro al buio avanzo dal buio.

 

 

 

 

 

Altro non ho che la disperazione

e una confusa voglia di sparire:

nessuna voce che venga a chiamarmi

nel pozzo vuoto in cui sto rannicchiato.

E' morte questa che già mi rinchiude.

La memoria è disfatta. Ci fu un tempo

( a chi appartenne se niente rimane?)

quando attendevo che tu ritornassi

e pativo, chiamavo, e tu apparivi

molto ridendo di quel mio penare.

 

 

 

 

 

" Vorrei che mi guardassi e m'ignorassi.",

chiedi. Tu sei vigore e sfinimento.

Arde l'estate, seguitiamo i passi

di un inatteso accordo, di un intento

che al sempre il sempre aggiunge e vi disvela

un'antica promessa da fermare.

Nell'orizzonte trascorre una vela:

immenso desiderio da chiamare.

Presso gli scogli la medusa attende

l'incauto che s'accosta. Ti disciogli

dall'acqua azzurra. Sulle case scende

il sole, come un gioco che si compie,

come la sola suprema risposta.

 

 

 

 

 

Hai sognato il tuo gatto che affogava.

E' mattino sui monti, nella stanza

trapela un fresco sole, mi domandi:

( esiti prima, ti guardi le mani

lievi, sottili come foglia o vetro,

attendo un poco ansioso, ti sorrido)

" Ora, promettimi di essere eterno".

La tua voce pretende una risposta.

Io dico:" Eterno è questo che viviamo.",

dico che t'aggrediscono fantasmi

dissennati nel mezzo della gioia.


Ma nelle mie parole v'è il morire

che ci spetta, la brevità del tempo

che ci fu dato in oscura misura,

v'è la passione che non sa durare

oltre il fievole battito del cuore;

v'è la sconfitta e, pure in questa, il bene

di restare nel sole del mattino,

di traversare strettamente insieme

l'ora della stagione ed il destino.

 

 
 
 
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