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RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO E CONTEMPORANEO

Post n°127 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani

Roma '97.

 

 

 

L'allegria della fine

Se la vita sta finendo

è una strana allegria

che mi cattura,

le cose da fare saranno

ancora per oggi infinite,

già domani si conteranno,

poi, dopo domani verrà

dato l'orario delle partenze.

L'ansia di fare la valigia

la conosco dalgli inizi

del viaggio, quando si partiva

per il mare,

combacia la valva che s'aprì

col coperchio solo un poco consumato,

e forse troverò due parole

in rima per chiudere la mia vita.

Ah, preziosa calma

di questi giorni,

ci si può riposare

guardando la via percorsa

e far somme e sottrazioni

di anni, e godere

delle date misteriose stelle

di un cielo che ruotava

senza che sentissimo il vento

degli astri.

Girando con la terra,

senza sosta, occupati a riempire

la durata del viaggio,

non porgevamo orecchio

alla musica e al silenzio,

del cosmo non avevamo sentimento.

 
 
 

RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO E CONTEMPORANEO

Post n°126 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani

Il campanello suona

Chi mi cerc, chi?

Corro su e giù verso la porta

Ma non c'è nessuno.

Eppure suona ancora,

lascio che si tradisca

in una voce, non mi muovo.

Chi sei?

Avevo paura di saperti

Di là dalla parete sveglio,

a spiarmi, da bambino.

Oggi sono io quel che eri tu,

mi sono messo una barba

bianca al collo,

un bambino truccato da vecchio

ti aspetta,

ma non resta molto tempo,

spegni il mio orgoglio.

Ho passato la vita a sognare

L'incontro che la spezza in due,

ecco che suoni ancora alla porta,

cosa faccio?

Se ti corro incontro non ci sei,

se attendo qui fermo

non ti accorgi di me,

Dio, apri la porta,

non tardare

(tanto so che sei tu)

Roma, giugno 1997.

 

 

 

Le ali

Mi mancano le ali

eppure l'ansia di riaprirle

m'accompagna notte e giorno.

M'insidia il desiderio,

mi cattura sul ramo più basso

dove matura la mia vista.

Sogno il nido laggiù,

l'uscita, il varci, il ritorno.

Le parole sono piume disperse,

antiche prove di volo,

invidia delle creature terrestri.

Qualcuno le spaventò,

disse che il canto le caccerà

non appena mi riscresceranno

le mie ali.

 

 

L'osso del numero

Ho nostalgia dei numeri dimenticati

nei conti minuti della spesa

da conservare nelle tombe dei vivi,

delicati deperibili segnali,

meridiani e paralleli della sete,

geografie della fame,

proiezioni di Mercatore

e linee di data del caldo,

fine del freddo,

calcoli di sonno e veglia,

temperature di febbre,

metrica di accenti e sillabe

da togliere alla carne

per darla al numero,

osso spolpato che rimane

ma posso dimenticare

il suo colore degli occhi,

il suo timbro della voce,

lassù in alto

dove i capelli scherzavano

al vento sulla testa.

 

Roma '97.

 
 
 

RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO E CONTEMPORANEO

Post n°125 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani

La stretta

Impara da me, così veloce

A catturare la preda;

vivi due volte,

il sogno della cosa

e il gesto della presa

- all'atto di stringere però,

avrai già un principio

di affanno, lasciala... -

 

 

Al risveglio

Mi sveglio e dall'altra parte

del mondo se ne vanno a dormire.

C'è sempre qualcuno in viaggio

per entrare dove sto uscendo,

come la compagnia di musicanti

che ho sognato, dal Nord

in cammino verso il Sud.

Appena li ho salutati

la dolcezza della lingua

mi ha tradito:

ero il paese dov'erano

felici di svegliarsi

insieme a tutti i paesi

addormentati di questa

metà del mondo.

Sono una cava di sogni

ancora da sfruttare

per i lavoratori della notte,

un campo di grano

per chi questa notte

ha fatto il pane.

 

 

Alla morte

Se la morte fosse la mano gentile

che chiude gli occhi,

la coperta che avvolge un corpo

e lo protegge dal freddo,

un gesto rubato di assenso,

un sì lasciato cadere

a una muta domanda,

un patto privato, un passaggio

segreto, una tregua

rinnovata di anno in anno

fino a dimenticare l'esattore

distratto che non s'accorge

se convenga risvegliare la creatura

che gli si era affidata,

se la morte fosse un visita,

un viaggio, una vacanza,

traditi da un'amnesia

delle parole per tornare a casa,

un passaporto scaduto,

un'autorità che non firma

permessi, né rinnova visti

per una rivoluzione che ha sospeso

la legge, se la morte non fosse

cattiva, se fosse buona,

la morte?

 
 
 

RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO E CONTEMPORANEO

Post n°124 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani

Silenzio

Santo santo santo è il silenzio

amore tre volte purificato

dal fuoco dal vento,

frutto del deserto

maturato dalle tenebre

per mani chiuse in cerca dell'alba.

 

Gli orologi di Ferrara

Due orologi battono dalle torri

le stesse ore a prudente distanza.

L'inutile ripetizione cerca

l'orecchio più duro

per convincerlo che il tempo

passa davvero

o è l'orecchio

che distorce il tempo e ripete

l'ora nella camera vuota della mente?

 

 

La mattina

La mattina non è ingrata,

difficile è la sera

addormentarsi senza qualcuno

che racconti e negli occhi

risusciti il risveglio

della mattina.

 

La voglia

E questa voglia antica

che mai si spegne

col passare degli anni,

come farò come farò domani?

Chi di un vecchio ancora ragazzo

perdonerà l'antica brama?

 

 

Il fiume

E nasce un tempo nuovo

Di quest'amore nascosto

come un pesce sotto i ciottoll

nelle pozze d'acqua fino a sparire.

Là sotto la voglia di tradirti

è solo la forza di saltare

da una pozza d'acqua

a un'altra, verso la perduta

corrente, nel fiume grande

dove c'eravamo trovati.

 

 

Paura del mare

Potessi risalire la corrente

riuscire a una sorgente...

Sono un pesce di fiume

che teme di perdersi nel mare

e ne ode lontanissimo il destino.

 

In volo verso la Sicilia

O vita mia che ti vuoi restituita

Solo a forze consumate,

vita che mi conduci veloce al finale,

alla rovina del mio corpo,

vita che mi hai chiuso in questa carne,

ti guardo da questi occhi,

nel mio odore di uomo

che occupa un'aria leggera

e lasxcia nel vuoto la forma

di un desiderio.

Passo dove passarono i corpi

Che formano quel vuoto,

aspiro l'aria che fu loro,

sono io, ora, il loro deposito

da consegnare

a chi non conoscerò.

Così intimo è il contatto,

così impudica la successione

negli atti, testamento mai scritto

di beni che non rimarranno

a nessuno. Perché alla fine

nessuno mi erediterà, nessuno

avrà i beni del primo

di questa catena di lasciti,

tutto ritornerà al primo possessore.

Siano rese grazie agli dèi

Che mi vollero sterile,

ma brucia la volontà di consistenza,

la fame di porti e di ospitalità

in enciclopedie dove i nomi

scorrono in successione diversa,

come re di Francia spossessati

del nome per un numero,

come l'aria che si sposta

al mio passaggio, ma non mi tiene,

non mi lega, non mi stringe,

mi lascia al male e al bene

del mio svanire.

 

 
 
 

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Post n°123 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da raccontiitaliani

Lettera da Ferrara a un amico romano

Mi hai chiesto al telefono

perché non vengo ad abitare a Roma,

che ci sto a fare qui.

Ma qui si guarisce più in fretta,

si vede la vita calare a vista d'occhio.

Sapessi come occorre poco, un niente,

per una così lunga malattia,

sapessi come passa presto una giornata di nulla

davanti a un cortile dove non passa mai nessuno,

con le acacie i colombi i camini le statue ...

(vivere è superare un esame,

accumulare giorni bianchi,

le prove dell'innocenza).

 
 
 
 
 

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