Creato da Utopista88 il 09/05/2007
Istruitevi perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza. Agitatevi perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi perché avremo bisogno di tutta la vostra forza. (Antonio Gramsci)

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L'Italia s'è rotta

Post n°46 pubblicato il 30 Agosto 2010 da Utopista88
 

 

 
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Considerazioni militanti 2 mesi dopo il voto

Post n°44 pubblicato il 01 Agosto 2009 da Utopista88
 
Foto di Utopista88

Nonostante il nostro impegno la lista che abbiamo appoggiato (PRC – PdCI) non ha superato il quorum del 4%.

Possiamo dispiacerci, strapparci i capelli, lamentarci per la mancata alleanza con altre forze della sinistra o per le inutili, dannose e continue scissioni.

Però dobbiamo essere realisti e muoverci considerando due aspetti fondamentali: da una parte prendere atto dei nostri errori pubblicamente; dall’altro osservare attentamente la realtà.

Per quanto concerne il primo punto riconoscere i nostri errori significa innanzitutto prendere atto della nostra profonda “diversità” dalle altre forze politiche parlamentari e di conseguenza l’incompatibilità nel governare con forze politiche che operano per mantenere lo status quo, che foraggiano il Capitale (banche & imprese) attraverso politiche dannose per i lavoratori, per l’ambiente e per le popolazioni del Terzo Mondo. Il nostro essere anticapitalisti dovrebbe impedirci di stringere alleanze (se non in contesti particolarissimi) con forze liberali come l’Italia dei Valori o il PD (per quanto riguarda quest’ultimo anche per essere venuto meno in molti casi alla “questione morale”).

Per quanto riguarda l’altro punto (osservare la realtà) penso ci sia nulla di nuovo sotto il sole.

L’Italia per innumerevoli ragioni è sempre stata un Paese di destra. Stupirsi di questo a pare mio sarebbe già un errore. Il punto è che questa destra (questa nauseabonda miscellanea di mafia-P2-neofascismo verde) è completamente diversa dalla destra tradizionale (conservatrice e liberale). L’aria che si respira è quella di un fascismo latente, di un berlusconismo esasperato, di un omologazione che sta colpendo molti, troppi giovani, anche di sinistra; la paura di dire “No, io non la penso così”.

L’accettazione di questa situazione da parte della maggioranza degli italiani è tanto più grave quanto più inconsapevole. I diritti fondamentali (quelli sanciti dalla nostra Costituzione) vengono scavalcati quotidianamente senza che l’opinione pubblica si mobiliti attivamente. Perché questo?

Parlare di coscienza di classe oggi provocherebbe fastidio a molti (anche a chi è stato comunista): ma secondo me è proprio qua che siamo stati culturalmente sconfitti. Se prima c’era una sorta di orgoglio di classe, di fiero antagonismo al potere borghese da parte della classi subalterne, ora pare ci sia una sorta di volontà di emulazione, un “volere essere come loro” (conformismo?). Insomma, nonostante gli squilibri di reddito permangano (e forse addirittura si moltiplichino) manca da parte delle classi lavoratrici una volontà di cambiamento radicale. Ed anzi si spera di potere essere un giorno come “loro” e di potere godere allo stesso modo degli stessi privilegi. Detto in parole povere, la società del benessere ha reso tutti più individualisti, più egoisti ed ha appiattito i nostri orizzonti culturali. Ed è per questo che abbiamo l’obbligo (umano prima che politico) di invertire la rotta.

Come possiamo dunque lavorare per opporci a questo stato di cose?

Innanzitutto non possiamo permetterci il lusso di sperare che siano altri a risollevare le sorti di un sistema di valori che è entrato in coma (ma non è ancora morto!). Parafrasando l’“Ode alla vita” di Pablo Neruda mi permetto di dire che l’essere comunisti richiede uno sforzo maggiore che il semplice fatto di votare.  Dobbiamo impegnarci ad essere la prova concreta che l’Utopia è possibile. Uno dei modi può essere quello di praticare stili di vita alternativi  a quelli che il consumismo ci impone.

E poi ognuno di noi deve “fare politica” nei luoghi dove si svolge la propria vita quotidiana: scuola, università, associazioni, fabbriche. È necessario ora come non mai l’impegno di tutti.

Continuiamo a crederci!

 

 
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Lettera a Obama di Jacopo Fo

Post n°43 pubblicato il 30 Luglio 2009 da Utopista88
 
Foto di Utopista88

Ohh! Mister Obama, io ti prego! Solo tu puoi aiutarci.
Mister Obama, noi siamo qui in Italia, alla periferia dell'Impero e ti scrivo perche' solo tu puoi aiutarci.

Qui sta succedendo qualche cosa che non va. Bush, quella strana persona, ha deciso di costruire vicino a Vicenza una immensa base militare. Ce n'era gia' una ma gli sembrava piccolina.

La gente di Vicenza e molti italiani sono scesi in piazza a manifestare. Nonabbiamo proprio bisogno di una nuova base militare, un nuovo monumento allo spreco di denaro, alla paura e all'odio. Non ci servono missili piu' grossi carichi di bombe nucleari.

La tua elezione alla carica di Presidente degli Stati Uniti d'America ha segnato un punto di svolta nella storia di questo pianeta. Ora possiamo immaginare un'epoca di pace, di comprensione, di comunicazione. Un'epoca nella quale non ci si uccida piu' per il petrolio e si prenda l'energia dal sole, dal vento e dagli oceani.

E allora, Presidente, che c'entra con questo sogno una nuova luccicante base militare? Veramente vuoi buttare tutti questi soldi in nuovi bunker sotterranei, rampe di lancio, bombe?
Se qualcuno impazzisse potrebbe gia' adesso lanciare missili a testata nucleare sufficienti a distruggere mille volte questo pianeta. Quale potenza aggiuntiva potrebbe portare questa nuova base militare? Quando l'avrete costruita potrete distruggere il mondo milleuno volte?
Ne vale la pena?
Ne avete proprio bisogno?
Con i soldi che si risparmierebbero rinunciando a questo progetto potreste dare da mangiare e una scuola a un milione di bambini.
Se tu domani mattina facessi questo annuncio al pianeta, la gente direbbe: "Vedi, questo presidente vuole veramente cambiare il mondo." E questo proteggerebbe l'America molto piu' di cento basi militari. E poi a cosa servono oggi nuove basi militari?

L'Unione Sovietica non esiste piu' e sta lentamente aprendosi al progresso.
La guerra con la Cina per il petrolio non ci sara' perche' tu stai aumentando dieci volte la velocita' della transizione all'economia delle fonti rinnovabili con i grandi investimenti che stai realizzando.
Una base militare nuova non servira' contro i nemici della tua patria che sono terroristi difficili da colpire con una bomba atomica.
Anzi, costruendo questa follia darai forza ai nemici degli Stati Uniti d'America che diranno: "Vedi, gli americani, parlano di pace ma costruiscono la guerra."
Non conviene a chi ama il sogno di un mondo nuovo, investire denaro e intelligenza nel costruire, ancora, cattedrali del terrore irte di cannoni e filo spinato.
Abbiamo bisogno di segnali d'amore.
Yes we can!
Fermiamo i cani della notte.
Ieri a Vicenza, ancora una volta, questo sogno oscuro di potenza ha causato altri feriti e altro dolore.
Gia' ora questa base militare sta armando le mani di chi conosce solo l'odio.
Tra i manifestanti pacifici si infila gente che vuole la guerra. E invita a nozze chi nelle forze dell'ordine rimpiange l'uso di massa dei manganelli e dei lacrimogeni.
Ti prego Obama, ti prego.
Compi l'impossibile, l'inaspettato.
Un gesto d'amore, un gesto di fiducia, una preghiera per l'anima degli
uomini.
Ferma questa follia.
Noi stiamo lottando e gridando, da anni contro questa malvagita' insensata.
Ma le nostre proteste vengono calpestate, ignorate.
Viviamo in un pezzo di mondo strano, dove il buon senso, momentaneamente e' svenuto.
Noi abbiamo lottato con tutte le nostre forze, sinceramente, ma stiamo perdendo.
Noi non possiamo fermare questo ingranaggio, siamo uno Stato vassallo,  alla periferia dell'Impero.
Si sta eseguendo quel che Bush ha deciso per noi e nessuno qua potra' mai
opporsi. Ci sono trattati, accordi, impegni presi dai nostri strani governanti.
Noi non possiamo vincere da soli questa battaglia della civilta' della pace contro quella della guerra.
Tu puoi farlo.
Solo tu puoi farlo.
Se tu agisci noi saremo con te, siamo sempre stati con te.
Insieme possiamo farlo.

Jacopo Fo

 
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