Creato da paolikkja il 02/10/2004
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Post N° 75

Post n°75 pubblicato il 15 Novembre 2004 da paolikkja
Foto di paolikkja

Ho fatto il test.


Io, DROGATA di test, non potevo sottrarmi. E per il rigore che deve contraddistinguere una pseudo-donna di scienza o una donna di pseudo-scienza, a seconda dei punti di vista, sono obbligata a citare la fonte. Tiztiz, post n° 25 del 4 novembre 2004.

Questo test mi ha turbato. Non tanto per il responso da sciamano, che sì, mi ha intristito perché sono risultata essere la creatura più algida e noiosa dell’universo, un mostro di logica, coerenza e principi, che nemmeno Catone il Censore... ma per le domande. E forse anche per le mie risposte.

Sono domande che mi hanno spiazzato. E mi sono ritrovata a riflettere su certi miei atteggiamenti forse per la prima volta.

In particolare una domanda più delle altre si è insinuata nei meandri della mia mente, già devastata da stress da superlavoro. “Sei costretto ad un viaggio di tre giorni sulla transiberiana… Qual è il minore fra i due mali: trovarsi in una carrozza piena di gente o in una carrozza completamente vuota?” Ci ho pensato. E ho pensato alle mie ininterrotte lamentele sul silenzio e la riservatezza dei finlandesi, e su quanto sono noiosi, tristi e ammuffiti, e che mi sarei dovuta portare i panni swiffer per togliere via tutta la polvere che li ricopre, e che io sì che mi so divertire, e che viva l’Italia, pizza pizza e mandolino, e che quando ritorno in Italia sai i fuochi d’artificio… e che cosa ho risposto?

Una carrozza completamente vuota.

E devo dire che sono anche stata contenta della mia risposta. Perché è la pura verità.

E stasera, dopo aver accompagnato la mia mascotte italiana del laboratorio a comprarsi le scarpe da trekking, e aver fatto un po’ la cabarettista per tirarle su il morale perché ha avuto una giornataccia, sono salita sul mio mesto trenino, da sola e mi sono seduta accanto a due nonnine, con la busta della spesa poggiata a terra tra le gambe. Mi sono tolta il cappello. Un guanto. Poi l’altro. Stancamente. Con tutta la lentezza del mondo. Ho iniziato a fissare fuori. Uno sguardo perso nel nulla. Nell’abisso scuro fuori dal vetro schizzato dalla pioggia. E ho pensato quello che temevo.

Che non sarei mai più voluta scendere da quel treno. Quel treno che era diventato la Transiberiana. E che avrei visto scendere tutte quelle tristi e uggiose persone, una dopo l’altra. Per restare da sola, accucciata sulla poltrona vicino al finestrino. Per vedere scorrere tutto. Fuori. Lavato via dalla pioggia e dalla neve. Pietrificato e frantumato dal gelo. Un desiderio fortissimo di volere guardare il mondo da fuori.
E qui la mia mente si è fermata. Perplessa. Voler guardare il mondo scorrere, quando appena un mese fa quello che mi stava distruggendo era proprio l’essere costretta a essere spettatrice passiva. Stasera, sul trenino della linea M, io *volevo* essere tagliata fuori dal mondo. Mi sono ripiegata su me stessa. Sulla mia anima. E ho sentito tanto freddo, lì giù. E mi sono spaventata. Perché ho capito che quello che mi sta logorando, che sta corrodendo le pareti del mio stomaco è qualcosa che affonda le radici nel mio orgoglio, nella mia testardaggine, nella mia razionalità. Ha affondato le radici e si è totalmente avviluppato a tutto ciò che mi poteva impedire di riconoscerlo, di dargli un nome. E’ un qualcosa che si è mimetizzato con tutti i peggiori lati del mio carattere, che conosco da tempo e che so essere lì, a cuccia, domati, quando più quando meno. Non mi sono preoccupata di scoprire se si era sedimentato nel tempo qualcosa di nuovo.


….e guardando fuori dal finestrino della Transiberiana ho capito cos’è questo mostro a tre teste. Il suo scheletro è paura. Di dover ammettere che caparbiamente ho fatto per tutti questi anni qualcosa che non volevo fare. I muscoli sono fibre di debolezza. Le sue due teste sono insicurezza e rimpianti.

Il mostro si è nascosto nella cantina della mia mente da tempo. Ogni tanto ho intuito le sue forme nell’ombra. Ho provato ad illuminarlo, per capire di quale strano animale si trattasse. Per capire come stanarlo e ucciderlo. In molte occasioni è stato molto più semplice chiudere la porta della cantina, e riderci su, come fosse solo un’allucinazione.

Ad Helsinki, la porta della cantina si è aperta, e non sono più riuscita a richiuderla. E le luci che sono stata costretta ad accendere per vedere meglio in queste tenebre sono riuscite a rischiarare anche gli antri polverosi del sottoscala. Ho iniziato a vedere la Paura. Di aver sbagliato. Di essere andata avanti per anni ad inseguire un sogno solo perché avevo DECISO che quello era il mio sogno. Ma quello che ero veramente… quello che SOGNAVO veramente… dove lo avevo nascosto? Quello che mi avrebbe fatto sorridere leggera alla vita, quello che mi avrebbe fatto aprire gli occhi FELICE perché un’altra giornata sarebbe iniziata… dove lo avevo riposto? In qualche vecchia scatola. In un baule, forse. Senza neanche accorgermene. “Roba vecchia”. Sciocchi sogni da bambina.


…e tutto il mio amore per l’arte, per la letteratura, per il teatro…. tutto messo sugli scaffali insieme ai libri del liceo, insieme alla grammatica greca e al libro degli autori latini, insieme a Novalis, a Baudelaire e Montale, insieme alle monografie su Picasso e Schiele. E i miei copioni di Camus? I miei appunti, i miei accenti, i movimenti in scena? L’abito della Madre, la conchiglia da cui ho sentito il rumore del mare su quelle tavole di legno, di fronte alle poltrone di velluto rosso?

Non posso fare a meno di stringere gli occhi, di serrarli fortissimo, e di ripetermi che ho fatto la scelta giusta. Che il mio desiderio era quello di entrare nella Polizia Scientifica... desiderio che poi, scoprendo la potenza e la bellezza della chimica, si è trasformato nell'incontrollabile volontà di errare nei laboratorio del mondo per fare qualcosa che potesse servire a qualcuno. Per dare tutta me stessa per fare qualcosa di utile per il mondo.


Quante balle.


Ma a chi servono queste quattro misure sceme che sto facendo mummificata davanti a uno spettrofluorimetro?? Ma a chi servono??



COSA VOGLIO IO DALLA VITA?


 


COSA VOGLIO IO DA ME STESSA?

 
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