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Post N° 93

Post n°93 pubblicato il 02 Dicembre 2004 da paolikkja

4. IL COTTAGE

Il momento surreale non si esaurisce con il paesaggio. Ci fermiamo in un angolo di nulla, circondati da abeti e fiumi ghiacciati. Usciti dalla macchina, la Meraviglia delle Meraviglie.

Una casina di legno chiaro con il tetto a punta. Un portico. Una vetrata enorme. Varcata la soglia, il Sogno. Pareti completamente foderate di legno. A terra, parquet e tappeti artigianali dai colori caldissimi. Un grande camino. Un tavolo sotto la finestra e cuscini, cuscini coloratissimi ovunque. E scale, scaline, scalette. Tutto un soppalco sotto il tetto a punta.

Continuo a vagare in giro per la casa con lo sguardo perso e felice, con la bocca aperta per lo stupore. Rido felice e non faccio altro che ripetere: bellissimo, bellissimo!!

Sistemiamo la spesa e i bagagli. La cavalleria del padrone di casa ci regala l’unica camera dotata di porta, nonché unica dotata di letto matrimoniale. Gli altri vengono distribuiti sui vari materassi nei sottotetti.

Subito camino. Poi caffè per riscaldarci. Corretto con la Grappa. Precisazione superflua?

Ma fuori, al vita vera è fuori. Continuiamo a guardarci intorno in silenzio. Solo stupore misto a felicità. Non c’è posto per altro.

Pensavamo che potesse bastare….e invece da sotto un telo verde, esce lei. Dal fascino antico ma irresistibile. Nera, lucida, seducente. E lei, che mai nella vita avrei pensato di riuscire a vedere da così vicino.

La Motoslitta.

Il Lappone balza su con fare spigliato. Un giro di ricognizione è d’obbligo. Poi. Il giro d’onore. Alle donzelle.

Io e Ka saliamo su da passeggere, sistemandoci alla bell’e meglio. Prima curva per uscire, breve rettilineo per immettersi nella strada principale, che in realtà era assolutamente identica alla secondaria. Poi, motore spalancato. E via. Via. Via. Aria ghiacciata sul viso, il rumore del motore vetusto ma ancora gagliardissimo. Vento, e ancora vento. Solo un grido dalle nostre gole raggianti ogni tanto, in curva o saltando su qualche asperità del terreno. E intorno, il bianco che scorre veloce. E il gelo che fende, spietato. Ma nulla importa. Nulla importa perché siamo solo noi rapidissimi sui viottoli innevati, noi che arriviamo di fronte a una vallata illibata, silente e maestosa, mentre il sole tramonta tra i monti che la incoronano e la luna fiera abbraccia i nostri occhi.

Il cottage di nuovo, con la mente sazia di assenze di colore mai conosciute.

Felicità. Incontenibile. E risa. Quante risa.

Nessuno sfugge all’impeto di gioia che si è impossessato di noi. Inizia la guerra. Tutte le palle di neve che non sono mai state lanciate ora viaggiano nell’aria contro tutto e contro tutti. La timidezza all’inizio ha la meglio. Ma poi nulla può più frenare questo rito iniziatico. Si colpisce, senza pietà. Donne contro uomini, uomini contro uomini, donne contro donne. E come bambini in gita ridiamo e ci vendichiamo, ci rincorriamo e lanciamo, facciamo agguati e scivoliamo ridendo ancora. E’ spensieratezza ciò che si respira insieme all’aroma di legna arsa, genuina allegria ciò che viene lanciata insieme alla neve ghiacciata sul viso e dentro il collo.

Quando ogni muscolo ha smesso di reagire ai nostri comandi prendiamo fiato e assistiamo alla creazione delle candele nella neve, Tronchi di legno incisi a stella conficcati nella neve. Sulla estremità emersa, intagliata, si posiziona una candela e la si cosparge di benzina. Poi, fuoco. E la fiamma che timida aveva iniziato ad alzarsi dalla cera, rapidamente penetra all’interno degli intagli del legno, tenace ma non aggressiva. Fiamme che fuoriescono dagli intarsi, che sinuose danzano riflettendosi nel bianco che le sostiene.

Fuoco e ghiaccio. Tutto inizia lì. E tutto finisce.


In piedi, circondiamo le Candele. Fissiamo le fiamme, rapiti. Nel silenzio più assoluto di un angolo di mondo lontano da tutto, solo il vellutato fruscio del fuoco. Ci guardiamo per un attimo. Alziamo la bottiglia di birra. E strappati alle nostre vite, sorseggiamo muti, senza pensare.

 
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