Creato da riacevacanze il 09/05/2008
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Post N° 1

Post n°1 pubblicato il 09 Maggio 2008 da riacevacanze

Il mare di Riace a 200 mt dagli appartamenti...

CASA VACANZE “ACHILLE” 3 camere: fino a 7-9 posti letto

(con aria condizionata)

La terrazza...

CASA VACANZE "ULISSE"   2camere: fino a 4-5 posti letto

CASA VACANZE "PENELOPE"  1camera: fino a 2-3posti letto

1 letto matrimoniale+1letto singolo oppure su richiesta 3 letti singoli

Il bagno

Per gruppi di persone che non si conoscono è prevista la sistemazione con una persona per camera o come meglio preferite.

Sono  disponibili ulteriori appartamenti siti sempre a Riace Marina e tra i 30 e 300 mt dal mare.

 
 
 

Il Museo Nazionale di Reggio Calabria

Post n°3 pubblicato il 11 Maggio 2008 da riacevacanze
 

 

Conosciuto come il Museo della Magna Grecia, è l’obiettivo principale del visitatore della città di Reggio Calabria: si tratta,in effetti, di uno dei più celebri musei del mondo.

Fu edificato da Marcello Piacentini e si deve alla volontà

dell’archeologoPaolo Orsi,scopritore delle antichità

più significative della Calabria.

L’edificio ospita reperti archeologici provenienti da tutto il territorio

calabrese e datati soprattutto all’epoca della Magna Grecia,

ma anche ad epoche precedenti, alla preistoria, alla protostoria,

all’epoca romana e bizantina.

 

Nel seminterrato si trova la sezione di archeologia subacquea,

che ospita :

-una ricca collezione di ancore in pietra e in piombo, anfore greche di

epocaarcaica (IV-II sec. a.C.) e di epoca imperiale (II,III sec. d.C.);

-i reperti archeologici di Porticello;

-i celebri Bronzi di Riace e la splendida , esemplare molto raro

di ritratto greco, ritrovato nei pressi di Villa San Giovanni.

                                                  

 Al piano terra si trova la sezione dedicata alla Preistoria e alla Protostoria.

Qui possiamo ammirare il graffito rupestre proveniente dalla grotta del Romito di Papasidero, dove sono state scoperte tracce dell’uomo sapiens sapiens.

Possiamo inoltre ammirare testimonianze del Mesolitico,

del Neolitico, dell’Età del Bronzo e dell’Età del Ferro.

Al piano terra si trovano anche numerose sale dedicate a

Locri Epizephyri, che ospitano gran parte degli oggetti scoperti

dagli scavi di Paolo Orsi.

Pinakes rappresentante Persephone che ripone il corredo

Qui troviamo i corredi funerari, tra i quali ci sono gli specchi in bronzo,

materiale votivo e le famose “Pinakes”: tavolette votive in argilla,

che riproducono scene di vita quotidiana e altre

come il rapimento di Persephone.

  L'acroterio del Tempio di Casa Marafioti

I Dioscuri Castore e Polluce e la nereide.

C’è poi la sala dedicata al Tempio di Casa Marafioti, dove si trova

una ricostruzione delle parti architettoniche dell’edificio tra le quali

fortemente evocatrice è la decorazione in terracotta

del geison e della sima laterale a forma di leone.

Qui possiamo ammirare l’acroterio in terracotta

rappresentante un cavaliere sostenuto da una sfinge.

In questo piano è esposto, infine, il gruppo dei Dioscuri,

discendenti da cavallo nella Battaglia della Sagra,

trovati presso il tempio di Marasà e le tavolette

in bronzo dell’archivio del Santuario di Zeus Olimpo.

Al primo piano si trova il materiale proveniente da Reghion e

dalle colonie greche Medma, Laos, Krimisa, Kaulon,

Metauros e una collezione numismatica. 

Al secondo piano il Museo accoglie la sezione

dedicata all’arte medievale e moderna.

Tra le opere più interessanti ci sono le tavole di

Antonello da Messina e di Mattia Preti.

En francais:

Connu comme le musée de la Grande-Grèce, c’est le principal

objectif du visiteur de la ville de Reggio de Calabre.

Il a été édifié par Marcello Piacentini et on doit à la volonté

de l’archéologue Paolo Orsi, auteur de la découvert

des monuments le plus significatifs

des antiquités de Calabria.

L’édifice abrite des pièces archéologiques provenant

de tout le territoire calabraise et datant essentiellement

de l’époque de la Grande-Gréce, mais aussi d’époques précédentes,

de la préhistoire, de la protohistoire et des époques romaine et byzantine.

Au sous-sol se trouve la section d’archéologique sous-marine

qui abrite :

-une riche collection d’ancres en pierre et en plomb,

d’amphores grecques d’époque archaique(IV – II siècle av. J.-C.)

et d’époque impériale(II,III siècle après J.-C.) ;

-les pièces archéologiques de Porticello ;

-les célèbres « Bronze de Riace » et la splendide

« Tete du philosophe » , très rare exemplaire de portrait

grec retrouvé dans les environs de Villa San Giovanni.

Au rez-de chaussée se trouve la section dédiée

à la Préhistoire et à la Protohistoire.

Ici on peut voir le graffite rupestre provenant

de la grotte du Romito à Papasidero, où on a retrouvé

des traces de l’homme sapiens sapiens

Nous pouvons aussi admirer de témoignages

de l’Age Mésolithique, du Néolithique,

de l’Age du Bronze et du Fer.

Au rez-de chaussée il y a aussi beaucoup

de salles dédiée à Locri Epizephyri,

qui abritent une grande partie des objets découvert

grace aux fouilles de Paolo Orsi.

Ici se trouve les trousseaux funéraires

parmi le quelles il y a le miroir en bronze,

du materiel votif et les fameux Pinakes :

tablettes votives en argile avec des scènes

de la vie quotidienne et aussi, par exemple, du rapt de Perséphone.

Il y a aussi la salle consacrée au temple de Casa Marafioti

où se trouve une reconstruction de parties architecturales

de l’édifice parmi le quelles est fortement évocatrice

la décoration en terre cuite du geison et de la sima

latéral en forme de lion. Ici nous pouvons

admirer aussi l’acrotère en terre cuite représentant

un chevalier soutenu par une sphinx.

A’ cet étage son exposé aussi les Dioscures

retrouvé prés du temple de Marasà et les tablettes

en bronze retrouvée prés du Sanctuaire de Zeus Olympien.

Au premier étage on trouve du matériel

provenant de Rhegion et des colonies

greques Medma, Laos, Krimisa, Kaulon,

Metauros et une collection numismatique.

Au deuxième étage le Musée accueille la section

consacrée à l’art médiéval et modern.

Parmi les œuvres les plus intéressantes

il y a les tableaux d’Antonello de Messina et de Mattia Preti.

 
 
 

Post n°4 pubblicato il 11 Maggio 2008 da riacevacanze
 

I Bronzi di Riace       PARTE 1

Ho scritto questo testo sui Bronzi di Riace a dicembre 2007, aiutandomi

con iseguenti testi: "I Bronzi di Riace Tra storia e leggenda"

di Giulio Cesare Papandrea e "I Bronzi di Riace" di Giuseppe Panetta.

IL RITROVAMENTO

La storia dei Bronzi inizia nella mattinata del 14 agosto 1972,nello specchio

d’acqua antistante la località Agranci di Riace Marina.

A 200 mt dalla costa, ad una profondità di circa 8 mt, nello stesso e

identico sito dove da secoli la leggenda narra siano apparsi i

SS Cosimo e Damiano seduti su uno scoglio,qualcosa giace sommerso

con un braccio che spunta dalla sabbia.

E’ il braccio di uno dei bronzi divenuti poi famosissimi.

Anche la storia del ritrovamento si tinge di giallo, perché a rivendicarne

la paternità sono stati, oltre al sub romano Stefano Mariottini,

i fratelli Cosimo e Antonio Alì, Domenico Campagna e Giuseppe Sgrò,

ragazzi di Riace.

Questi, la mattina del 16 agosto, consigliati da un loro parente,

si recano nella vicina Monasterace, presso i locali della Guardia

di Finanza per denunciare la scoperta.

Viene redatto un verbale nel quale avrebbero dichiarato di aver

visto il braccio di una delle statue già il 14 agosto.

Il Mariottini sembra, invece, che abbia telefonato al Sovrintendente

di Reggio Calabria Prof. Foti in serata, verso le 20:30 dello stesso giorno.

Molti le voci che da allora dicono di aver sentito rumori strani in quelle

notti e che qualcuno avrebbe fuso due motori fuori bordo nel vano

tentativo di effettuare un recupero clandestino.

Ma il Tribunale di Roma attribuisce ogni merito al sub romano,

che incassa un cospicuo compenso.

A nulla sono valse le proteste e la denuncia presentata dai giovani di Riace.

Il 22 agosto il recupero venne portato a termine e le due statue,

poste su barelle imbottite di gommapiuma,

vennero trasportate d’urgenza su un camion alla volta di Reggio Calabria.

Alla loro partenza il Sindaco Dott. Giuseppe Zurzolo cercò di

bloccarle insieme alla popolazione di Riace, ma venne persuaso

dai Carabinieri e dai Finanzieri.

Dall’Egeo tuonò Foti :”Le Statue subito a Reggio”.

IL RESTAURO

Subito dopo il trasporto delle due statue al Museo di Reggio Calabria,

iniziò la pulitura delle superfici dai depositi marini ad opera

dei restauratori della Soprintendenza Archeologica:

con mezzi meccanici furono rimosse le concrezioni di sabbia e ghiaia,

come per il volto della statua A che  risultava completamente nascosto.

Era però necessario proseguire il restauro con attrezzature più sofisticate,

non disponibili a Reggio Calabria. Si decise, così, di affidare tali

operazioni al Centro di restauro della Soprintendenza Archeologica

di Firenze, ove le statue furono trasportate nel gennaio 1975.

Le maggiori difficoltà furono causate dalla presenza di fenomeni

attivi di corrosione formatisi dalla terra di fusione rimasta

nelle cavità interne.

Per questo motivo furono rimossi i tenoni in piombo ancora presenti

sotto i piedi attraverso i quali poter accedere all’interno per

realizzarne lo svuotamento. Le operazioni durarono dal 1975 al 1980.

A questo punto fu evidente che per assicurare la futura

conservazione delle statue l’ambiente espositivo doveva avere un

tasso di umidità al di sotto del quale non si potessero ripetere

nuovi fenomeni di corrosione.

Dopo le esposizioni a Firenze (dicembre 1980-maggio 1981)e Roma

(giugno-luglio 1981), le statue sono permanentemente ospitate

presso il museo di Reggio Calabria, in ambienti climatizzati e muniti

di appositi accorgimenti antisismici.

LA FUSIONE

Le due statue bronzee furono prodotte con la tecnica “a cera persa”

secondo il cosiddetto metodo indiretto, che consentiva la fusione

a parti staccate da saldare successivamente. Lo scultore preparava

un modello in creta delle dimensioni della statua che si voleva

ottenere; da questo modello si traeva un calco a settori staccati,

i quali venivano rivestiti all’interno da uno strato di cera dello

spessore che si voleva dare al bronzo. I vari settori di calco

con la cera venivano poi assemblati. Le leghe bronzee usate

per le due statue sono costituite essenzialmente da due elementi,

rame e stagno, come è consueto per i grandi bronzi di età greca classica,

con scarsissima presenza di piombo, usato invece assai più largamente

nelle statue di bronzo di età ellenistica e romana.

Le analisi delle leghe mostrano differenze sostanziali:una lega ben diversa,

con forte percentuale di piombo, fu usata per l’intero braccio destro

della statua B, evidentemente rifatto in un restauro

antico, molto tempo dopo la fabbricazione dell’originale.

LA CRONOLOGIA

Molti studiosi ritengono che la statua cosiddetta A possa essere

datata intorno al 460/450 a.C., nella fase di passaggio tra lo stile severo

e il pieno stile classico.

Mentre la statua B possa essere fatta risalire al 430/420 a.C.

 
 
 

Post N° 8

Post n°8 pubblicato il 11 Maggio 2008 da riacevacanze

I Bronzi di Riace     PARTE 2

PROVENIENZA.

Ma come sono finiti sul fondale marino davanti a Riace,

lungo la costa ionica della Calabria?

La disamina delle ipotesi è articolata.

A pochi metri dal sito dove erano alloggiate le statue, sono stati trovati

28 anelli di piombo appartenenti, forse, alla vela di una nave di cui,

però, non si conosce l’epoca.

Forse erano bronzi provenienti dalla Grecia o forse da qualche città

della Magna Grecia e inabissatisi dinanzi a Riace per il naufragio

della nave che li trasportava.

Alcuni intendono avvalorare l'ipotesi che le statue sarebbero state

gettate in mare per essere protette da azioni di indebita sottrazione

da parte di assalitori;

per altri, la nave può essere stata liberata

dal prezioso ma scomodo carico in vista di una burrasca.

La sequela delle argomentazioni addotte a sostegno delle congetture

menzionate, come di altre, non trova tuttavia certezza alcuna:

l’identità, la paternità e l’origine (ed ancor meno la destinazione)

dei bronzi di Riace attendono una definizione.

Il dato più interessante è il fatto che proprio nel luogo in cui furono

 rinvenute le due statue, i fedeli di Riace a Maggio si recano da sempre

in processione con le reliquie dei due Santi Cosma e Damiano,

come in un antico rituale pagano propiziatorio della pioggia,

essenziale per un’economia agricola.

E’ quello il punto in cui, secondo la leggenda, circa 1500 anni fa

apparvero i SS Medici Cosma e Damiano, che si diressero verso

le colline e, incontrato un pastore, chiesero di far erigere

un tempio in loro onore.

Il Prof. Giuseppe Panetta afferma che le statue si trovassero fin

dall’antichità in quel sito: posti in origine in uno dei templi

dell’antica Kaulon, i bronzi sarebbero stati nascosti in un

 luogo sicuro durante uno dei numerosi saccheggi subiti dalla città.

In effetti, il luogo del ritrovamento dei Bronzi dista dalla città di Kaulon

solo pochi chilometri, nelle vicinanze della foce del fiume Sagra

(che alcuni identificano con il fiume Allaro o con lo Stilaro)

presso il quale sorgeva un celebre santuario dedicato ai Dioscuri,

i due gemelli Castore e Polluce considerati dai locresi, assieme

a Persephone e ad Aiace Oileo, i numi tutelari della loro città.

Rimane, poi, la possibilità che i Bronzi siano stati gettati in mare da terra:

essendo stati oggetto di culto e di devozione da parte dei pagani,

vennero forse inabissati con l’avvento della religione cristiana.

In armi e per di più in completa nudità, non potevano adattarsi

alla venerazione del popolo di una religione che predicava la castità,

la pace e l’amore per il prossimo.

E’ questa solo un’ipotesi per spiegare una radicata tradizione popolare

e liturgica nella quale si compenetrano e si tramandano fino ai giorni

nostri rituali che affondano le origini nel paganesimo

e nel successivo cristianesimo.

Quanto mistero aleggia intorno ai Bronzi di Riace!

E quale misterioso fascino emanano questi illustri sconosciuti:

la loro presenza è in qualche modo inquietante, polarizzante.

GLI AUTORI DEI BRONZI

Nulla si sa di certo sull'autore di tali meraviglie; molti pensano che lo

stile scultoreo sia simile a quello di Fidia (il cui Apollo è molto somigliante

nella plasticità delle forme). Per altri, invece, l'autore potrebbe essere

uno scultore dell'antica Reggio di nome Pitagora, al quale sono state

attribuite altre statue dell'epoca Arcaica. Più probabile che i due Bronzi

siano stati prodotti in Grecia e non da un solo scultore, visto che la lega

metallica con la quale sono stati forgiati è differente per le due statue.

Lo storico dell'arte Paolo Moreno ha avanzato la tesi che gli autori

dei bronzi fossero AGELADA di Argo e ALCAMENE di Lemno; l’ipotesi

è nata dallo studio comparato della decorazione del celebre tempio di

Olimpia.

Il bronzo denominato A sembra mostrare notevoli somiglianze

con l'Atlante di una metopa del tempio di Olimpia,

realizzata pare proprio da ALCAMENE.
Secondo lo storico il cosiddetto bronzo B sarebbe
ANFIARAO,

indovino del re Adrasto, costretto, secondo la leggenda,

a partecipare alla spedizione dei SETTE A TEBE.
Il bronzo A, invece, rappresenterebbe il feroce
guerriero Tideo,

altro componente della sfortunata spedizione..

Le due statue farebbero quindi parte di un gruppo scultoreo

che celebrava la leggenda dei SETTE A TEBE, accompagnati

dai loro discendenti ed epigoni.
Secondo i versi di Eschilo, uno dei tre grandi
 tragediografi greci,

Tideo insulta l'indovino Anfiarao, che si rifiutava di partecipare

alla  spedizione contro Tebe, visto che ne prevedeva l'esito negativo.


Adesso i Bronzi non hanno solo un nome ma
anche una leggenda alle spalle,

che spiegala loro postura e l'espressione sui loro volti.

Monica Audino

 

 
 
 

Post N° 9

Post n°9 pubblicato il 17 Maggio 2008 da riacevacanze

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Città: Reggio Calabria

 

 

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-Borgo antico di Riace e di Gerace;

-Castello Carafa di Roccella e Castello di San Fili (Stignano);

-Museo Nazionale di Monasterace (Kaulon);

-Museo Nazionale di Reggio Calabria;

-Museo Nazionale e scavi archeologici di Locri Epizephyri

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-Museo all’aperto di Santa Barbara (Mammola)

E molto molto altro!

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 

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