Creato da riacevacanze il 09/05/2008
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Post n°1 pubblicato il 09 Maggio 2008 da riacevacanze
Il mare di Riace a 200 mt dagli appartamenti... CASA VACANZE “ACHILLE” 3 camere: fino a 7-9 posti letto (con aria condizionata) La terrazza... CASA VACANZE "ULISSE" 2camere: fino a 4-5 posti letto CASA VACANZE "PENELOPE" 1camera: fino a 2-3posti letto 1 letto matrimoniale+1letto singolo oppure su richiesta 3 letti singoli Il bagno Per gruppi di persone che non si conoscono è prevista la sistemazione con una persona per camera o come meglio preferite. Sono disponibili ulteriori appartamenti siti sempre a Riace Marina e tra i 30 e 300 mt dal mare. |
I Bronzi di Riace PARTE 1 Ho scritto questo testo sui Bronzi di Riace a dicembre 2007, aiutandomi con iseguenti testi: "I Bronzi di Riace Tra storia e leggenda" di Giulio Cesare Papandrea e "I Bronzi di Riace" di Giuseppe Panetta. IL RITROVAMENTO La storia dei Bronzi inizia nella mattinata del 14 agosto 1972,nello specchio d’acqua antistante la località Agranci di Riace Marina. A 200 mt dalla costa, ad una profondità di circa 8 mt, nello stesso e identico sito dove da secoli la leggenda narra siano apparsi i SS Cosimo e Damiano seduti su uno scoglio,qualcosa giace sommerso con un braccio che spunta dalla sabbia. E’ il braccio di uno dei bronzi divenuti poi famosissimi. Anche la storia del ritrovamento si tinge di giallo, perché a rivendicarne la paternità sono stati, oltre al sub romano Stefano Mariottini, i fratelli Cosimo e Antonio Alì, Domenico Campagna e Giuseppe Sgrò, ragazzi di Riace. Questi, la mattina del 16 agosto, consigliati da un loro parente, si recano nella vicina Monasterace, presso i locali della Guardia di Finanza per denunciare la scoperta. Viene redatto un verbale nel quale avrebbero dichiarato di aver visto il braccio di una delle statue già il 14 agosto. Il Mariottini sembra, invece, che abbia telefonato al Sovrintendente di Reggio Calabria Prof. Foti in serata, verso le 20:30 dello stesso giorno. Molti le voci che da allora dicono di aver sentito rumori strani in quelle notti e che qualcuno avrebbe fuso due motori fuori bordo nel vano tentativo di effettuare un recupero clandestino. Ma il Tribunale di Roma attribuisce ogni merito al sub romano, che incassa un cospicuo compenso. A nulla sono valse le proteste e la denuncia presentata dai giovani di Riace. Il 22 agosto il recupero venne portato a termine e le due statue, poste su barelle imbottite di gommapiuma, vennero trasportate d’urgenza su un camion alla volta di Reggio Calabria. Alla loro partenza il Sindaco Dott. Giuseppe Zurzolo cercò di bloccarle insieme alla popolazione di Riace, ma venne persuaso dai Carabinieri e dai Finanzieri. Dall’Egeo tuonò Foti :”Le Statue subito a Reggio”. IL RESTAURO Subito dopo il trasporto delle due statue al Museo di Reggio Calabria, iniziò la pulitura delle superfici dai depositi marini ad opera dei restauratori della Soprintendenza Archeologica: con mezzi meccanici furono rimosse le concrezioni di sabbia e ghiaia, come per il volto della statua A che risultava completamente nascosto. Era però necessario proseguire il restauro con attrezzature più sofisticate, non disponibili a Reggio Calabria. Si decise, così, di affidare tali operazioni al Centro di restauro della Soprintendenza Archeologica di Firenze, ove le statue furono trasportate nel gennaio 1975. Le maggiori difficoltà furono causate dalla presenza di fenomeni attivi di corrosione formatisi dalla terra di fusione rimasta nelle cavità interne. Per questo motivo furono rimossi i tenoni in piombo ancora presenti sotto i piedi attraverso i quali poter accedere all’interno per realizzarne lo svuotamento. Le operazioni durarono dal 1975 al 1980. A questo punto fu evidente che per assicurare la futura conservazione delle statue l’ambiente espositivo doveva avere un tasso di umidità al di sotto del quale non si potessero ripetere nuovi fenomeni di corrosione. Dopo le esposizioni a Firenze (dicembre 1980-maggio 1981)e Roma (giugno-luglio 1981), le statue sono permanentemente ospitate presso il museo di Reggio Calabria, in ambienti climatizzati e muniti di appositi accorgimenti antisismici. LA FUSIONE Le due statue bronzee furono prodotte con la tecnica “a cera persa” secondo il cosiddetto metodo indiretto, che consentiva la fusione a parti staccate da saldare successivamente. Lo scultore preparava un modello in creta delle dimensioni della statua che si voleva ottenere; da questo modello si traeva un calco a settori staccati, i quali venivano rivestiti all’interno da uno strato di cera dello spessore che si voleva dare al bronzo. I vari settori di calco con la cera venivano poi assemblati. Le leghe bronzee usate per le due statue sono costituite essenzialmente da due elementi, rame e stagno, come è consueto per i grandi bronzi di età greca classica, con scarsissima presenza di piombo, usato invece assai più largamente nelle statue di bronzo di età ellenistica e romana. Le analisi delle leghe mostrano differenze sostanziali:una lega ben diversa, con forte percentuale di piombo, fu usata per l’intero braccio destro della statua B, evidentemente rifatto in un restauro antico, molto tempo dopo la fabbricazione dell’originale. LA CRONOLOGIA Molti studiosi ritengono che la statua cosiddetta A possa essere datata intorno al 460/450 a.C., nella fase di passaggio tra lo stile severo e il pieno stile classico. Mentre la statua B possa essere fatta risalire al 430/420 a.C. |
Post n°8 pubblicato il 11 Maggio 2008 da riacevacanze
I Bronzi di Riace PARTE 2 PROVENIENZA. Ma come sono finiti sul fondale marino davanti a Riace, lungo la costa ionica della Calabria? La disamina delle ipotesi è articolata. A pochi metri dal sito dove erano alloggiate le statue, sono stati trovati 28 anelli di piombo appartenenti, forse, alla vela di una nave di cui, però, non si conosce l’epoca. Forse erano bronzi provenienti dalla Grecia o forse da qualche città della Magna Grecia e inabissatisi dinanzi a Riace per il naufragio della nave che li trasportava. Alcuni intendono avvalorare l'ipotesi che le statue sarebbero state gettate in mare per essere protette da azioni di indebita sottrazione da parte di assalitori; per altri, la nave può essere stata liberata dal prezioso ma scomodo carico in vista di una burrasca. La sequela delle argomentazioni addotte a sostegno delle congetture menzionate, come di altre, non trova tuttavia certezza alcuna: l’identità, la paternità e l’origine (ed ancor meno la destinazione) dei bronzi di Riace attendono una definizione. Il dato più interessante è il fatto che proprio nel luogo in cui furono rinvenute le due statue, i fedeli di Riace a Maggio si recano da sempre in processione con le reliquie dei due Santi Cosma e Damiano, come in un antico rituale pagano propiziatorio della pioggia, essenziale per un’economia agricola. E’ quello il punto in cui, secondo la leggenda, circa 1500 anni fa apparvero i SS Medici Cosma e Damiano, che si diressero verso le colline e, incontrato un pastore, chiesero di far erigere un tempio in loro onore. Il Prof. Giuseppe Panetta afferma che le statue si trovassero fin dall’antichità in quel sito: posti in origine in uno dei templi dell’antica Kaulon, i bronzi sarebbero stati nascosti in un luogo sicuro durante uno dei numerosi saccheggi subiti dalla città. In effetti, il luogo del ritrovamento dei Bronzi dista dalla città di Kaulon solo pochi chilometri, nelle vicinanze della foce del fiume Sagra (che alcuni identificano con il fiume Allaro o con lo Stilaro) presso il quale sorgeva un celebre santuario dedicato ai Dioscuri, i due gemelli Castore e Polluce considerati dai locresi, assieme a Persephone e ad Aiace Oileo, i numi tutelari della loro città. Rimane, poi, la possibilità che i Bronzi siano stati gettati in mare da terra: essendo stati oggetto di culto e di devozione da parte dei pagani, vennero forse inabissati con l’avvento della religione cristiana. In armi e per di più in completa nudità, non potevano adattarsi alla venerazione del popolo di una religione che predicava la castità, la pace e l’amore per il prossimo. E’ questa solo un’ipotesi per spiegare una radicata tradizione popolare e liturgica nella quale si compenetrano e si tramandano fino ai giorni nostri rituali che affondano le origini nel paganesimo e nel successivo cristianesimo. Quanto mistero aleggia intorno ai Bronzi di Riace! E quale misterioso fascino emanano questi illustri sconosciuti: la loro presenza è in qualche modo inquietante, polarizzante. GLI AUTORI DEI BRONZI Nulla si sa di certo sull'autore di tali meraviglie; molti pensano che lo stile scultoreo sia simile a quello di Fidia (il cui Apollo è molto somigliante nella plasticità delle forme). Per altri, invece, l'autore potrebbe essere uno scultore dell'antica Reggio di nome Pitagora, al quale sono state attribuite altre statue dell'epoca Arcaica. Più probabile che i due Bronzi siano stati prodotti in Grecia e non da un solo scultore, visto che la lega metallica con la quale sono stati forgiati è differente per le due statue. Lo storico dell'arte Paolo Moreno ha avanzato la tesi che gli autori dei bronzi fossero AGELADA di Argo e ALCAMENE di Lemno; l’ipotesi è nata dallo studio comparato della decorazione del celebre tempio di Olimpia. Il bronzo denominato A sembra mostrare notevoli somiglianze con l'Atlante di una metopa del tempio di Olimpia, realizzata pare proprio da ALCAMENE. indovino del re Adrasto, costretto, secondo la leggenda, a partecipare alla spedizione dei SETTE A TEBE. altro componente della sfortunata spedizione.. Le due statue farebbero quindi parte di un gruppo scultoreo che celebrava la leggenda dei SETTE A TEBE, accompagnati dai loro discendenti ed epigoni. Tideo insulta l'indovino Anfiarao, che si rifiutava di partecipare alla spedizione contro Tebe, visto che ne prevedeva l'esito negativo.
che spiegala loro postura e l'espressione sui loro volti. Monica Audino
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Post n°9 pubblicato il 17 Maggio 2008 da riacevacanze
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Inviato da: lucapagni
il 29/08/2008 alle 19:52
Inviato da: lucapagni
il 29/08/2008 alle 19:51
Inviato da: lucapagni
il 16/08/2008 alle 18:17