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« Il Museo Nazionale di Re...Messaggio #8 »

Post n°4 pubblicato il 11 Maggio 2008 da riacevacanze
 

I Bronzi di Riace       PARTE 1

Ho scritto questo testo sui Bronzi di Riace a dicembre 2007, aiutandomi

con iseguenti testi: "I Bronzi di Riace Tra storia e leggenda"

di Giulio Cesare Papandrea e "I Bronzi di Riace" di Giuseppe Panetta.

IL RITROVAMENTO

La storia dei Bronzi inizia nella mattinata del 14 agosto 1972,nello specchio

d’acqua antistante la località Agranci di Riace Marina.

A 200 mt dalla costa, ad una profondità di circa 8 mt, nello stesso e

identico sito dove da secoli la leggenda narra siano apparsi i

SS Cosimo e Damiano seduti su uno scoglio,qualcosa giace sommerso

con un braccio che spunta dalla sabbia.

E’ il braccio di uno dei bronzi divenuti poi famosissimi.

Anche la storia del ritrovamento si tinge di giallo, perché a rivendicarne

la paternità sono stati, oltre al sub romano Stefano Mariottini,

i fratelli Cosimo e Antonio Alì, Domenico Campagna e Giuseppe Sgrò,

ragazzi di Riace.

Questi, la mattina del 16 agosto, consigliati da un loro parente,

si recano nella vicina Monasterace, presso i locali della Guardia

di Finanza per denunciare la scoperta.

Viene redatto un verbale nel quale avrebbero dichiarato di aver

visto il braccio di una delle statue già il 14 agosto.

Il Mariottini sembra, invece, che abbia telefonato al Sovrintendente

di Reggio Calabria Prof. Foti in serata, verso le 20:30 dello stesso giorno.

Molti le voci che da allora dicono di aver sentito rumori strani in quelle

notti e che qualcuno avrebbe fuso due motori fuori bordo nel vano

tentativo di effettuare un recupero clandestino.

Ma il Tribunale di Roma attribuisce ogni merito al sub romano,

che incassa un cospicuo compenso.

A nulla sono valse le proteste e la denuncia presentata dai giovani di Riace.

Il 22 agosto il recupero venne portato a termine e le due statue,

poste su barelle imbottite di gommapiuma,

vennero trasportate d’urgenza su un camion alla volta di Reggio Calabria.

Alla loro partenza il Sindaco Dott. Giuseppe Zurzolo cercò di

bloccarle insieme alla popolazione di Riace, ma venne persuaso

dai Carabinieri e dai Finanzieri.

Dall’Egeo tuonò Foti :”Le Statue subito a Reggio”.

IL RESTAURO

Subito dopo il trasporto delle due statue al Museo di Reggio Calabria,

iniziò la pulitura delle superfici dai depositi marini ad opera

dei restauratori della Soprintendenza Archeologica:

con mezzi meccanici furono rimosse le concrezioni di sabbia e ghiaia,

come per il volto della statua A che  risultava completamente nascosto.

Era però necessario proseguire il restauro con attrezzature più sofisticate,

non disponibili a Reggio Calabria. Si decise, così, di affidare tali

operazioni al Centro di restauro della Soprintendenza Archeologica

di Firenze, ove le statue furono trasportate nel gennaio 1975.

Le maggiori difficoltà furono causate dalla presenza di fenomeni

attivi di corrosione formatisi dalla terra di fusione rimasta

nelle cavità interne.

Per questo motivo furono rimossi i tenoni in piombo ancora presenti

sotto i piedi attraverso i quali poter accedere all’interno per

realizzarne lo svuotamento. Le operazioni durarono dal 1975 al 1980.

A questo punto fu evidente che per assicurare la futura

conservazione delle statue l’ambiente espositivo doveva avere un

tasso di umidità al di sotto del quale non si potessero ripetere

nuovi fenomeni di corrosione.

Dopo le esposizioni a Firenze (dicembre 1980-maggio 1981)e Roma

(giugno-luglio 1981), le statue sono permanentemente ospitate

presso il museo di Reggio Calabria, in ambienti climatizzati e muniti

di appositi accorgimenti antisismici.

LA FUSIONE

Le due statue bronzee furono prodotte con la tecnica “a cera persa”

secondo il cosiddetto metodo indiretto, che consentiva la fusione

a parti staccate da saldare successivamente. Lo scultore preparava

un modello in creta delle dimensioni della statua che si voleva

ottenere; da questo modello si traeva un calco a settori staccati,

i quali venivano rivestiti all’interno da uno strato di cera dello

spessore che si voleva dare al bronzo. I vari settori di calco

con la cera venivano poi assemblati. Le leghe bronzee usate

per le due statue sono costituite essenzialmente da due elementi,

rame e stagno, come è consueto per i grandi bronzi di età greca classica,

con scarsissima presenza di piombo, usato invece assai più largamente

nelle statue di bronzo di età ellenistica e romana.

Le analisi delle leghe mostrano differenze sostanziali:una lega ben diversa,

con forte percentuale di piombo, fu usata per l’intero braccio destro

della statua B, evidentemente rifatto in un restauro

antico, molto tempo dopo la fabbricazione dell’originale.

LA CRONOLOGIA

Molti studiosi ritengono che la statua cosiddetta A possa essere

datata intorno al 460/450 a.C., nella fase di passaggio tra lo stile severo

e il pieno stile classico.

Mentre la statua B possa essere fatta risalire al 430/420 a.C.

 
 
 
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