Post n°2821 pubblicato il
09 Aprile 2007 da
rigitans
ecco come il partito radicale del 56 analizzava il successo elettorale del pci:
"Non è certo l'intelligenza di un funzionario moscovita come Togliatti, che ha fatto del partito comunista italiano il secondo nel paese per forza numerica e, fino a poco fa, quello dotato di maggiore coesione interna. Fra i sei milioni che votano per la falce ed il martello, ve ne è forse uno su venti al massimo che possegga un concetto marxista-leninista della vita e dei suoi problemi. Gli altri diciannove sono uomini e donne che hanno fame, che soffrono il freddo, che vivono in grotte o in stalle o in interrati, la cui vita è una disperazione dal momento in cui nascono al momento in cui muoiono; sono anche altri uomini e altre donne che non hanno fame essi stessi che non sentono il freddo, ma provano una profonda e giusta pietà per coloro che hanno fame e che sentono freddo! Il comunismo italiano è il frutto dell'egoismo, della avidità e della rapacità di pochi che sostenuti ed organizzati da un clero che per difendere il suo privilegio ecclesiastico deve difendere il privilegio economico che lo sostiene, vogliono godersi la vita a spese degli altri, non provano sentimenti di solidarietà o di fratellanza, disprezzano le masse, trattano come servi i lavoratori, irridono alla miseria."
questa analisi (come la maggior parte dell'epoca fatte da quel partito) è ancora molto attuale nelle sue conseguenze. molti votano i partiti di sinistra neo-comunista non per ciò che simboleggiano, o per la storia, la tradizione, il passato, bensì per ciò che rappresentano per le lotte di cui si fanno promotori. questo è un chiaro segno che serve una nuova sinistra, non un nuovo comunismo.
Inviato da: background check
il 01/02/2012 alle 09:37
Inviato da: joenas
il 24/01/2012 alle 15:48
Inviato da: WinstonMontag
il 24/01/2012 alle 10:40
Inviato da: jocuri cu dora
il 23/01/2012 alle 20:03
Inviato da: remedios caseros de
il 23/01/2012 alle 12:18