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E fù Sardegna. Capitolo primo » |
Post n°1 pubblicato il 24 Maggio 2009 da milanoss
prefazione Era un sabato del mese d'aprile, periodo questo migliore per gustare ed apprezzare ciò che le zone interne possono offrire ai sempre più frequenti turisti, che al mare ed alle meravigliose coste della Sardegna, preferiscono i più rudi e nascosti segreti dell'entroterra, con i loro accoglienti paesaggi ed i loro, ospitali abitanti. Ospitali e per alcuni diffidenti. Certo qualche qualche millennio fa, una diffidenza spinta ed alimentata da innumerevoli conquiste ed altre tante invasioni che ha visto, nell'arco di millenni, quella gente padrona sì di un'isola al centro del mediterraneo, ma allo stesso tempo vittima e oppressa da innumerevoli civiltà, che han fatto di questa terra meta e scalo di naviganti, attori tra le pagine più rilevanti nella storia delle origini dell'intero pianeta. Ai confini fra la provincia gallurese e quella sassarese, adagiato ai piedi del Limbara, si trova, da non poco tempo, un piccolo centro abitato di appena tremila abitanti, circondato da un'incantevole paesaggio naturale. Se potessimo osservarlo dall'alto, cosa non certo fattibile per molti, vedremmo "una somma di case circondate dal verde che sfugge, per timore o per rispetto, ad una vasta macchia d'acqua, che pare un'incantevole specchio". Questo almeno pensava, restando affascinato dall'oblò di un piccolo bimotore, Ambrogio Borghini, un milanese, noto proprietario e fondatore dell'omonimo impero. La proprietà comprende un vasto insieme d'aziende, operanti in sterminati settori, dal petrolio al fai da te, dai cantieri navali al panettone, che da qualche anno faceva amministrare ad alcuni suoi amici fidati, mentre lui, per sfizio o per scommessa, incarnava il viaggiatore di professione. Quel dì Ambrogio, per puro caso, sorvolava il cielo di Oschiri senza conoscerne né il nome né, tanto meno, la sua esistenza. Posto com'era in un'armoniosa convivenza con quel piano d'acqua dolciastra, da tale quota, pareva accoglierlo ed invitarlo a scendervi. E' incredibile che da quell'altezza un uomo qualsiasi possa assaporare tutto ciò che un paese come Oschiri può offrire. Il Borghini, già da quell'inverno, aveva optato per la Sardegna giacché ormai, giramondo da una vita, aveva costatato di avere esplorato tutto il globo terrestre da una parte all'altra, dall'umido e caldo Sud America, al secco clima polare della Siberia, dalle popolate regioni cinesi, alle desolate pianure desertiche del continente nero. Infatti, l'unica nazione che non conoscesse proprio come le sue tasche, se non dagli innumerevoli testi che impegnavano le sue letture,era proprio l'Italia. Questa carenza non per disprezzo, o per mancanza d'amor di patria, ma perché fin da giovinetto aveva stabilito non appena compiuti i 18 anni, di voler appunto girare il mondo con la premessa dopo averlo fatto, di finire l'impresa, la dove, con la calma e la saggezza di un ormai non più giovane esploratore, trovarvi residenza, lontano dal caos cittadino di quella fantastica metropoli lombarda che tante soddisfazioni e ricchezze le aveva procurato. Mario Nardi, al principio suo affidabile garzone e factotum, dopo la morte della signora Edda, moglie di una bontà sterminata e di una bellezza accecante, suo consigliere e compagno nei mille viaggi e avventure, unica persona al mondo che riuscisse ad assecondarlo e tenere a bada i suoi assurdi e schizofrenici colpi di testa. Giusto per capire di che pasta sia fatto il dott. Borghini, dovete pensare che un giorno, nel caldo e soffocante deserto del Sahara, precisamente nella parte nota come Hamada, mentre esplorava un noto sito archeologico, una delle sue grandi passioni, decise all'improvviso, spinto anche a suo dire "...dall'antipatica pavimentazione naturale...", di partire per Parigi, dove si sarebbe tenuto un concerto del suo idolo musicista Paolo Conte, altra sua gran passione il Jazz. Così nel giro dei due minuti che seguirono una strana telefonata, ordinò la partenza al povero Mario, lasciando tra l'altro dei compagni suoi ospiti, nella residenza di un'altro amico e socio d'affari Arabo, nella Sirte presso Zelten. Questo e altro è il dott. Borghini, un signore tutto d'un pezzo, magro con un metro e 85 cm di statura, una capigliatura bianca e folta, un viso squadrato a tratti scavato, non più giovane ma con un fascino unico, il tutto completava uno sguardo profondo, all'apparenza severo con due occhi azzurri come il mare della Sardegna, quasi inglese nei suoi atteggiamenti e portamento e non da meno negli indumenti, anche lui, come la sua defunta signora, con un eccessivo e a volte maniacale desiderio di conoscenza, che lo spinse, e lo fa tuttora, ad azioni che solo il povero Mario riesce a comprendere ed assecondare. Oschìri, così come viene nominato nelle poche circostanze più o meno felici, dai non molti giornalisti delle tv nazionali, in tutti quei casi, sempre pochi per fortuna o sfortuna, che interessano un piccolopaese poco conosciuto, ed ingiustamente anonimo nello scenario editoriale e culturale italiano, per niente citato da nessun libro se non dai sui pochi abitanti scrittori, tre o quattro in tutto. Questo ingiustamente, non certo per volere dei suoi abitanti e tanto meno per mancanza di potenzialità, svariate in molteplici ambiti, ma forse per una sorta d'insensibilità culturale che la politica, specie in queste zone, non ha ancora perfezionato. Si perché Oschiri oltre alle sue più evidenti caratteristiche naturali, vanta innumerevoli siti archeologici, sentinelle e testimonianze di una storia passata, vicina e lontana, molto più remota di quanto si immagini, e non meno importanti sono le sue specialità gastronomiche, alcune, uniche realtà di una zona estesa e spopolata. Questi ed altri, sono in realtà gli unici motivi che hanno fatto si che questo romanzo ed il suo principale personaggio ne facessero un unico ed insostituibile scenario...... continua...
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