Creato da Heinrich_B il 17/12/2012
(finalmente libero!)
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COME MAI QUESTO BLOG...
Questo è un blog "aperto" alla visione di tutti, ma dedicato ad una persona sola: qui i miei pensieri su di lei e per lei soltanto.
Da altre, non cerco e, soprattutto, non voglio nulla.
A voi che passate, chiedo soltanto di rispettare, col silenzio, il nostro sodalizio
our secret marriage
Nella notte del 29 luglio 2015, tu ed io, ci siamo sposati.
Non è stata la prima volta e non sarà l'ultima.
Il nostro Matrimonio Segreto è tale perché vogliamo condividere quanto ci accade, perché vogliamo rispettarci ed onorarci, giorno per giorno, finché la morte non ci separi. Ma soprattutto, la nostra unione ha un senso, poiché non c'è dubbio che ci amiamo, come non abbiamo mai amato nessuno prima.
TU sei la Mia Donna ed IO sono il Tuo Uomo
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Per "lottare" per qualcuno, occorre avere qualcuno o qualcosa, contro cui scontrarsi. Oggi sto in stand-by perché la persona contro cui mi scontro di più, alla fine sei tu: anche quando non c'è motivo, trovi un qualche "argomento" per diseppellire l'ascia di guerra. / Non sto bene, senza te; ma il dover continuamente litigare, proprio con la donna che amo, non riesco ad accettarlo più. So che non lo capirai, ma questo mio stare nell'angolo (io sì, che sono chiuso da questa situazione!) mi preserva da ulteriori nuove delusioni. / E, se dici che così ho chiuso tutto, ti rispondo che è vero nella misura in cui vuoi pensarlo, vuoi crederlo: so che non ti basta il pensiero, ma non può andare bene nemmeno questo clima di guerra
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E' strano: nonostante tu sia la quintessenza della sensualità che ricerco nelle donne, per te mi ritrovo spesso ad avere pensieri dolci, desiderio di tenerezze da vivere, voglie di viaggiare, vedere il mondo o anche solo gli angoli della tua vita...
(sei unica, sai?)
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Avrei voglia di dirti mille cose, ma so che sarebbero tutte viste come false, o come prese per il culo.
Solitamente prolisso, mi viene da dirti solo una cosa: so di amarti.
Non ti dico di "amarti ancora", ma semplicemente di amarti, perché le cose dentro di me non sono cambiate: è cambiato solo il modo in cui mi sento di affrontarle.
Posso sembrarti freddo e indifferente, a quello che è il tuo dolore; invece non è così, anche se non posso più spiegartelo.
Un poeta diceva che la morte si sconta vivendo. Io, che da giorni vivo malissimo, che sono sempre nervoso e litigo con tutti, che scoppio a piangere per un niente, io...mi sento morto.
Vorrei trovare un modo per viventi, ma non so più se esista una maniera per amarti, senza ferire qualcuno (neanche di noi due)
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Lo so, lo so, che avresti voluto altro; ma, il tuo ripetere come un mantra quelle parole sottintendendo che tocca a te prendere la giusta decisione (ovvero di "chiudere"), mi hanno costretto a farlo io.
Conseguenze. Tu che imputi al mondo di non avere le palle di fare scelte, tu che ripeti che non vi è altra soluzione, tu che NON ASCOLTI quello che ti dico, tu...ora devi accettare le condeguenze di tutti questi punti.
Non ci siamo mai visti, anche se poteva essere una cosa innocente: dici di averlo fatto per "la mia situazione", però se per quella stessa situazione, ti tocca subire qualche (temporanea?) limitazione...non va più bene...
Coerenza. Se dici che è giusto che mi concentri sui miei problemi, non capisco come tu possa imputarmene una colpa se, per quegli stessi problemi, io debba cambiare il mio agire (almeno per un po').
Nota. La persona che ha commentato, era una mia "amica di blog" di sei anni fa. Quando smise di scrivere, la trovai su FB, ne chiesi ed ottenni l'amicizia e, onestamente, ne condivisi con gioia la sua risalita da un periodo buio, ad uno felice, mantenendomi sempre a distanza (rigorosamente a distanza). Ora è tornata sul blog (ma non ci scrive ancora) ed è tornata ai due soli amici che aveva (sempre a rigorosa distanza). Tutto qui, senza che tu debba leggervi altro che non c'è.
Lo so, lo so, che avresti voluto che ti dicessi altro, ma non mi hai lasciato molta altra scelta, no? Secondo te, con tutto quello che è successo e che succede a casa mia, avrei dovuto liberarmi (miracolosamente) in tempi e orari, pur non mancando ai miei "doveri" famigliari. Ti faccio notare anche che, pur tra mille critiche, quando sto al lavoro, talvolta (nonostante una situazione piuttosto pericolosa, di questi tempi) ci riusciamo a sentire; tu, quando lavori, non puoi mai. Lo capisco (ovvio!) e non te ne faccio una colpa, ma tu a me perché ne fai quando mi trovo impossibilitato a casa? PRATICAMENTE: tu hai molti più limiti nei tempi di lavoro, io ne ho di più, nei tempi di casa: dovremmo essere alla pari, no? No, non è così, per te...
Non ci sono altre donne, ma non c'è nemmeno più la possibilità di scegliere altro, se mi poni tutti questi paletti, chiaro? E, per favore, vedi di cercare di capire ciò che scrivo, quand'è lampante a chi conosca la situazione !!!
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Non abbiamo bisogno di molto, per vivere: un po' di cibo, un riparo, briciole d'affetto. Di cibo, ne ho più del necessario; il riparo, ad oggi c'è. L'affetto...
L'affetto può essere di varia natura, come quello di parenti (cui vuoi bene), quello di amici, quello delle persone importanti. Ho pochi amici, la maggior parte totalmente disinteressati, del cui affetto non dubito. Ho pochi parenti, gran parte dei quali mi dà tutto ciò che può e ai quali ricambio.
Ho avuto ed ho, diverse "persone importanti", ma sola tu sai farmi sentire così amato, anche quando mi rimproveri, anche quando discutiamo: al di là d'ogni logica, questo mi lega a te e fa sì che io non riesca mai a prendere totalmente la palla al balzo, quando separare le nostre vite, equivarrebbe ad un vivere più agevole.
Non saprei come "impostare", per l'ennesima volta, il nostro rapporto, ma so che ti ho cercata io, perché ho ancora paura per te, che tu stia male, che qualcosa di definitivo ci separi per sempre. E ti confesso che ho pianto, all'idea d'averti fatta soffrire ed avrei voluto punirmi, per questo: per la prima volta, mi sono sentito maledetto per non saper amare come meriti, invece che per non essere amato, come avrei voluto.
Scrivo qui, la mia frustrazione e la mia riscoperta, di un legame che sopravvive alla logica, alle necessità materiali, alla mia forza distruttrice e a quella di questa maledetta distanza.
Nella vita bastano poche cose per far vivere un corpo. Per far vivere la mia anima, però, occorre di più: occorre che questa storia (per quanto assurda) continui...
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