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Tuttologia e tacchi a spillo

Post n°2 pubblicato il 11 Marzo 2006 da freefrench

 

 

 

 

Tuttologia e tacchi a spillo

 

 

 

 

In una tv infarcita di reality show, realentarteinment e gossip, i “tuttologi” sono personaggi irrinunciabili a garantire una certa frizzantezza a talk-show d’attualità dal gusto ormai stantio. Rivestono un ruolo di primo piano sia che si dibatta di pedofilia sia che si affronti il tema della supremazia energetica della Russia, sconfinando imperturbabili e sicuri delle proprie opinioni nei campi del terrorismo, con tutti gli annessi e i connessi (vedi la questione delle famose vignette blasfeme), dei pacs e delle “quote rosa” in politica, della chirurgia estetica, delle stragi familiari e… Chi più ne ha più ne metta.

Un po' di storia della "tuttologia" e di coloro che la praticano, ovvero i tuttologi. Se ne comincia a parlare nei mitici e famigerati Ottanta, quelli della glasnost e della perestroika gorbacioviane, dell’edonismo reaganiano di Roberto D’Agostino, della neo-idolatria per le top-model, del punk, dello yuppismo e del culto di se stessi, anni dove impera un desolante vuoto di valori in cui neppure lo sbandierato “ottimismo della volontà” di Craxi allontana il presentimento di un imminente crollo. Domina una fretta colpevole e puerile insieme che vuole seppellire per sempre l’angoscia degli “anni di piombo”. Si vive in maniera forsennata, storditi dalle luci stroboscopiche e dagli assordanti effetti sonori di quell’enorme discoteca che è la società occidentale. Uno società “puntiforme”ed estetizzante dove tutto avviene e si consuma nello spazio di un minuto, dimentichi del passato e indifferenti del futuro. Ed è tutto un fiorire di salotti, i cosiddetti salotti buoni dove s’incontrano artisti e filosofi, letterati e politici ma anche coloro che, aspirando ad una visibilità e non possedendo talenti per ottenerla, s’inventano un ruolo all’ombra dei famosi e potenti rinascendo come tuttologi. Una famosa tuttologa dell’epoca, assai corteggiata nei convivi radical-chic della Capitale, era la piccola e saccentissima Carmen Lleyra, il cui unico merito era quello di aver sposato l’intellettuale degli intellettuali, il sempre corrucciato Alberto Moravia.

Da qualche anno sono tornati, più disinformati e presuntuosi che mai ma pronti ad elargire alle masse le loro preziose perle di saggezza. Eccoli sedere in televisione accanto allo psichiatra e al criminologo chiamati ad interpretare il comportamento di un gruppetto di giovanissimi che nel nome di Satana hanno ucciso e torturato i propri compagni. Blablabla, interverranno compunti. All’interrogativo su quale riflessione etica ponga il trapianto di faccia, risponderanno puntuali e convinti delle loro tesi, “sfacciati”, si perdoni il termine, rubando la scena al teologo e al sociologo.

Nei talk-show delle seconde serate tv è da rilevare che, salvo qualche rara eccezione, gli “esperti” sono sempre gli stessi nelle figure degli psicologi Crepet e Morelli, dei sociologi Acquaviva e Alberoni, dell’esperto di cose arabe Magdi Allam, del prete don Mazzi e del filosofo estetico Zecchi, dell’economista inglese di cui non sovviene il nome, del massmediologo Davi, della giornalista di frontiera Nirenstein e della più casalinga Palombelli, di B. Bozzo, delle psicosociologhe Alberoni e Dall’Olio. Eccetera eccetera. Per quanto scontati, e insopportabili per il numero di apparizioni accumulate da far sorgere il legittimo sospetto che non abbiano il tempo per lavorare sul serio, qualche competenza, talora, bisogna pur riconoscerla loro.

Diverso il discorso per i tuttologi la cui formazione culturale è avvenuta sulle spiagge tropicali de “L’isola dei famosi”, o sgambettando in costumini succinti a “Striscia la notizia” o, ancora, è maturata in quanto “figli, compagni, nuore, generi, mogli, ex di”. Desolante. La prevalenza femminile è pressoché assoluta, con una dominanza di donne bioniche e vistose dai volti plastificati dal botox e dai corpi abbondantemente siliconati strizzati entro abiti che nulla lasciano all’immaginazione. Hanno venti, trenta, quaranta e settant’anni e ufficialmente appartengono al mondo dello spettacolo (ma una Maria Scicolone che c’entra? Però lei è madre di, sorella di, ex moglie di, ex nuora addirittura di!): nella realtà non sanno fare nulla a parte apparire in tv dove hanno libertà di interloquire su ogni argomento, spiattellando aria fritta a iosa. Cosa pensare quando le varie Parietti, Marini, Falchi sostengono che la vera bellezza è interiore? Che la maternità è una ricchezza di cui finalmente vogliono godere a quaranta anni e dintorni perché "finalmente si sentono pronte"? Che l’estrema miseria dell’Africa nera le fa indignare sulle sperequazioni economiche tra sud e nord del mondo? Di fronte all’ostentazione di quei corpi seminudi scolpiti dal bisturi, di quegli zigomi alti e di quelle labbra tumide freschi di restauro, l’attendibilità delle tuttologhe dalle lunghe cosce e dai seni al vento cola a picco e suona comica e grottesca come le battute degli attori di “Zelig”.

 
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