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once upon a time : il vecchio e il mare

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THE WALL

Post n°16 pubblicato il 15 Aprile 2012 da saltwater57
Foto di saltwater57

Così  come  più  volte denunciato  su questo  blog  (vedi anche post n° 2 del 17 feb 2012, n° 6 del 27 feb 2012 e n°10 del 11 marzo 2012) e dall'Unione Sindacale dei Capitani di Lungo Corso - Comandanti e Direttori di Macchina - Federmanager - di Genova, si ritorna a parlare del doloroso argomento:

 

Di amianto si muore, a giudizio dirigenti Fincantieri e Tirrenia

Articolo de "Il Messaggero marittimo" (6 aprile 2012)             

Con il rinvio a giudizio di tre ex dirigenti della Fincantieri di Palermo accusati di omicidio colposo e lesioni gravissime, si compie un ulteriore, significativo passo in avanti nella tristissima vicenda delle migliaia di lavoratori colpiti dall’inesorabile mesotelioma pleurico dopo essere stati colpevolmente posti a contatto con materiali di amianto, un minerale usato con dovizia e disinvoltura fino all’inizio degli anni novanta, sia nell’edilizia che nella navalmeccanica, come in diverse altre specialità. Il processo si svolgerà di fronte alla prima sezione del Tribunale monocratico di Palermo a partire prossimo 6 Giugno mentre altri due tronconi sono in fase di dibattimento. Secondo l’accusa, i dirigenti dello stabilimento navalmeccanico siciliano non avrebbero adottato le misure di sicurezza previste dalla legge rendendosi responsabili della morte e dei danni patiti dagli operai che, per essere stati esposti all’amianto, hanno contratto forme tumorali gravissime e, in diversi casi, addirittura letali. I tre imputati, Luciano Lemetti, Giuseppe Cortesi e Antonino Cipponeri, che sono stati già condannati in un altro processo, si sarebbero, sempre secondo l’accusa, resi responsabili della morte e dei danni subiti dagli operai  «non avendo adottato le misure di sicurezza previste dalla legge».

Il processo di Palermo segna un punto a favore anche per l’appassionato impegno profuso da Giovanni Aiello nel tentativo di dare voce alla sterminata schiera di quanti hanno avuto la vita e la famiglia frantumata per aver dovuto lavorare a contatto più o meno diretto con il terribile minerale. Giovanni Aiello è figlio di Pietro, deceduto per cancro al polmone (mesotelioma pleurico) dopo nove mesi di inenarrabili sofferenze derivate dall’aver prestato per una quarantina d’anni la propria opera a bordo delle navi della Tirrenia di Navigazione, la ex flotta di Stato che, come risulta, impiegava largamente fibre di amianto nelle proprie costruzioni fino a poco più di una ventina di anni or sono, senza contare che le navi tenevano fra le dotazioni antiincedio anche tute di quel minerale che venivano periodicamente indossate dai marittimi per le esercitazioni di emergenza. Avvalendosi dell’assistenza legale dell’avvocato Pietro Gambino e supportato in questa sua battaglia anche dall’”Ona” (Osservatorio Nazionale Amianto), la famiglia Aiello si è rivolta alla Procura della Repubblica del capoluogo siciliano chiamando in causa gli amministratori e i responsabili della sicurezza della compagnia Tirrenia e si sta adoperando per sensibilizzare la pubblica opinione affinché venga raccolto sulla materia il maggior numero di testimonianze possibile nell’intento ultimo di rendere a quelle povere vittime del lavoro una giustizia doverosa, se pur tardiva.  L’azione della famiglia Aiello è volta anche a sanare talune assurdità legislative, fra cui quella contenuta nel decreto ministeriale del 27 Ottobre 2004 sui benefici previdenziali per i lavoratori esposti al rischio di amianto che esclude in maniera a dir poco assurda i lavoratori del mare. Mentre, infatti, i benefici vengono paradossalmente riconosciuti a categorie come quelle dei lavoratori dei porti, degli agenti marittimi, degli spedizionieri e di coloro, insomma, che hanno operato negli ambiti portuali e che solo saltuariamente sono saliti sulle navi, a differenza di quanti, invece, come i marittimi, sono vissuti a bordo per anni, mese dopo mese, ventiquattro ore su ventiquattro. Il mesotelioma pleurico è un tumore maligno che attacca la pleura e la comunità scientifica concorda nel ritenere che esso debba essere attribuito unicamente all’amianto (fonte anche di altri tumori meno noti), escludendo il fumo e altre cause similari. Sarebbe davvero tempo che i governi romani mostrassero una maggiore sensibilità verso la salute e il benessere dei lavoratori del mare impegnandosi a modificare una buona volta la disciplina contenuta nel decreto ministeriale 27 Ottobre 2004 includendo i marittimi fra le categorie a rischio amianto.  

 

 
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L'implementazione dell' S.M.S. e la riforma FORNERO

Post n°15 pubblicato il 10 Aprile 2012 da saltwater57
Foto di saltwater57

Il Safety Management system si basa sulla valutazione del rischio e su una serie di controlli che lo sviluppano e lo implementano. Esso consiste in una applicazione burocratica di un insieme di norme e regolamenti, che  hanno un costo e parlare solo di costi è assolutamente contrario a quanto si vuole ottenere dal Safety Management System. 

La cultura della sicurezza è economicamente vantaggiosa e  i costi sostenuti per il suo raggiungimento devono essere considerati come degli investimenti, con un ritorno positivo per le compagnie di navigazione. 

Nonostante in questi ultimi decenni si sia evoluta la sicurezza a bordo delle navi traghetto, ritengo che il fattore umano sia importante per determinare le cause di un sinistro o per evitare che questo avvenga. La cultura professionale e il giusto addestramento svolgono un ruolo fondamentale, ma il sistema e l'ambiente influiscono notevolmente fino a creare stress ed affaticamento.

L'automazione, tra l'altro, fornisce un'enorme quantità di informazione che obbliga ad una maggiore vigilanza e controllo che ne aumentano il carico di lavoro.

L’S.M.S.  con  questo tipo di gestione può portare a questo, è inevitabile, visto che si pensa, per esempio, alla tracciabilità del processo e non più alla qualità del processo. Dal punto di vista della responsabilità globale e gestionale un ulteriore documento che possa giustificare, un domani, la regolare gestione operativa della nave è corretto averlo. In tal modo, però, si è unicamente incrementato il lavoro cartaceo mentre le procedure del SMS, per esempio, che garantiscono la sicurezza della nave, non ne hanno avuto alcun vantaggio.

In questo caso, ritengo a mio parere, che l’influenza organizzativa conduce ad un pericolo latente.

Analizzando le relazioni dei sinistri, ci si meraviglia, in moltissimi casi, di come mai quel sinistro non sia stato possibile evitarlo. Le relazioni contengono, per esempio, le immagini dello schermo del radar della nave durante una collisione e ciò è possibile grazie alla presenza a bordo del VDR (la cosiddetta scatola nera). 

 Il pericolo è duplice perché oltre a crearsi un pericolo latente dovuto al fatto che si crede fermamente di aver agito a favore della sicurezza della nave, a causa dell’aumento della mole di lavoro, di fatica, di sollecitazione fisica e psichica, le ore di riposo necessario diminuiranno favorendo in tal modo il verificarsi dell’errore umano.

È impressionante  “vedere con i propri occhi” che il pericolo della collisione era ben visibile sullo schermo del radar eppure la collisione non è stata evitata. Come mai? Il sinistro, per poter accadere, deve attraversare quattro diversi livelli, ognuno dei quali dipende dal fattore umano,  a  causa dei meccanismi non sempre razionali con cui percepiamo il rischio.

Eminenti studiosi hanno dimostrato che ciascuno dei quattro stadi può essere annullato attivando un’opportuna difesa,  ma se questa difesa non viene messa in atto, o risulta assente, si ha il sinistro.

I primi tre livelli rappresentano delle avarie (failure) latenti al sistema, mentre l’ultimo stadio è rappresentato da un’avaria attiva che viene individuata, il più delle volte, come errore umano, l’unico, che ha provocato il sinistro.

 La fatica e il giusto periodo di riposo sono i veri problemi di oggi a bordo degli aliscafi e delle piccole  navi traghetto. Nonostante il personale usufruisca regolarmente delle previste ore di riposo, ai sensi del Decreto Legislativo 271 e della Direttiva Europea 199/63/CE, certi atteggiamenti e certe risposte non sono da attribuire a “marittimi freschi e riposati”  -  segno evidente che siamo in una situazione di sub standard.

Così come più volte denunciato su questo blog dal sottoscritto e dall’autorevole Unione Sindacale Capitani di Lungo Corso al Comando e Capitani Direttori di Macchina, la riforma Fornero NON DEVE ASSOLUTAMENTE ESSERE APPLICATA ai lavoratori del mare.

 

Le normative introdotte negli anni a seguire il varo della Legge 26 luglio 1984, n. 413, riguardanti il riordinamento pensionistico dei lavoratori marittimi, hanno fatto insorgere la necessità di stabilire in 60 anni il limite  d'età minimo per l’accesso alla pensione di vecchiaia ordinaria, per i Lavoratori del Comparto del mare. 

 Non può sfuggire a nessuno, infatti, che ipotizzare il conseguimento di tale diritto alla stessa età della generalità dei lavoratori, cioè a 67 anni, equivale a mantenere con efficacia di legge la volontà di disattendere tutte le norme che regolamentano la sicurezza della navigazione e quelle per la tutela ambientale.

Basti ipotizzare una nave traghetto interisole , con equipaggi composti da marittimi di età compresa dai sessanta anni a salire, possibilmente con molti ultra sessantaseienni, e dovere fronteggiare la contemporaneità di più emergenze o, forse, anche di una sola emergenza.

Certamente l’esperienza di siffatti equipaggi risulterebbe sempre più arricchita in maniera inversamente proporzionale alla capacità fisica che, inevitabilmente, non può continuare ad essere soddisfacente ad un lavoro duro come quello svolto dalla gente di mare, specialmente nel periodo invernale in presenza di avverse condizioni meteomarine.

Nino Ursino

 

 

 

 
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ALLELUIA ALLELUIA ALLELUIA

Post n°14 pubblicato il 07 Aprile 2012 da saltwater57
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  BUONA PASQUA  

A TUTTI GLI AMICI DEL MARE , LETTORI E NON DEL MIO BLOG, E ALLE LORO FAMIGLIE AUGURO UNA FELICE E SERENA PASQUA.

NELLA CERTEZZA CHE,  AL DI FUORI DELL'ELLISSOIDE TERRA,  ESISTE IL MONDO DELLE VERITA' , VI INVITO A FESTEGGIARE IL CRISTO RISORTO CON SERENITA' PACE E AMORE

Nino Ursino

 
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ORA SIAMO PROPRIO.........AL COMPLETO

Post n°13 pubblicato il 02 Aprile 2012 da saltwater57
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 Porte aperte ai comandanti stranieri su navi battenti bandiera italiana

Non bastava la legge relativa al corso di allineamento, ai sensi del D.M. 30/11/2007, autorizzato dal Ministero dei Trasporti (N°10720/04/02/2010) destinato a coloro che, in possesso di altro titolo di studio, vogliono intraprendere la carriera nell' acqua salata; corso d'allineamento che estendeva con 500 ore di tirocinio la possibilità di avere un diploma nautico a coloro i quali non avevano...mai masticato... materie tecniche nautiche nel corso della loro carriera scolastica.

Oggi con decreto attuativo del 1 febbario 2012 relativo all'art.292-bis del codice della navigazione,  che mira a chiudere la procedura d`infrazione Ue sulla libera circolazione dei lavoratori comunitari «si aprono le porte» ai comandanti stranieri per l'imbarco su navi  battenti bandiera italiana.

Articolo, quest`ultimo, inserito nel decreto legge 59/2008, per poter ottemperare alla procedura  d`infrazione  che contestava la violazione del principio della libera circolazione dei lavoratori , in forza del quale tali funzioni potevano essere svolte soltanto da cittadini italiani. 

Fermo restando il possesso dei titoli professionali, coloro che aspirano a diventare comandanti o primi ufficiali di coperta dovranno superare un esame di lingua italiana (scritto ed orale) atto ad accertare la conoscenza della legislazione marittima del settore, con particolare riferimento alla tenuta dei registri di bordo, all`esercizio del potere disciplinare, alle funzioni di polizia giudiziaria ed a quelle di stato civile, come la redazione di atti di matrimonio, di nascita o di morte.

Inoltre, udite udite....., nelle more delle prove d`esame, gli interessati potranno ugualmente imbarcare sulle navi battenti bandiera italiana in qualità di comandanti, purché per un periodo non superiore a sei mesi deleghino al primo ufficiale di coperta italiano (o al primo ufficiale di coperta comunitario che abbia già superato l`esame in questione) la tenuta dei documenti di bordo e la compilazione degli atti di stato civile.

Potranno, inoltre, imbarcare anche i comandanti e i primi ufficiali di coperta cittadini  di uno Stato facente parte dell`accordo sullo spazio economico europeo, previa verifica della conoscenza della lingua italiana che dovrà essere effettuata da una commissione d`esame appositamente costituita presso le Direzioni marittime.

Così come da me riportato sul Post n° 03 del  17.02.2012 ormai la categoria di MARITTIMI ITALIANI è..... alla frutta. 

Nino Ursino  

 
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UN PICCOLO PASSO AVANTI

Post n°12 pubblicato il 29 Marzo 2012 da saltwater57
Foto di saltwater57

F E D E R M A N A G E R

Via Ravenna 14 - 00161 ROMA

U.S.C.L.A.C. / U.N.C.Di.M.

UNIONE SINDACALE CAPITANI

UNIONE NAZIONALE CAPITANI LUNGO CORSO AL COMANDO

DIRETTORI DI MACCHINA

 

 

Segreteria Nazionale

16121 GENOVA - Via XX Settembre 21/10 - Tel. (010) 5761424 - Fax (010) 5535129

USCLAC@libero.it

 

Genova, lì 26 marzo 2012

LAVORATORI MARITTIMI : ETA’ PENSIONABILE ed AMIANTO

La USCLAC/UNCDiM continua a dare il massimo impegno nel tentativo di rendere giustizia sociale a tutti i Lavoratori del Comparto, e non solo alle Categorie di cui è titolata alla rappresentanza, sia di età pensionabile che di esposizione all’amianto.

In data 22 marzo 2012 audizione di USCLAC/UNCDiM presso la XI Commissione del Senato per le materie cui al titolo.

Il Senatore Maurizio Castro, relatore di legge, e la Senatrice Tamara Blazina, in rappresentanza del Senato, hanno registrato le ragioni esplicitate dal Com.te Claudio Tomei e dal Direttore di Macchina Vincenzo Vitiello di Usclac/Uncdim circa l’urgente necessità di modificare le regole per l’accesso alla pensione dei Lavoratori Marittimi. Non sfugge, infatti, l’usura di tale tipo di lavoro che non è certamente minore rispetto che per gli addetti alla guida dei mezzi pubblici urbani e di qualsiasi altro mezzo di locomozione. Categoria, peraltro, mantenuta fuori dal 1999 in poi da quelle a maggiori usura, regolamentate da apposita legge. Continua ad essere assolutamente assurdo ipotizzare sessantasei anni e mezzo quale età per l’accesso alla pensione.

Relativamente alla problematica del mancato accesso ai benefici da esposizione all’amianto per i Lavoratori Marittimi è stato ampiamente relazionato la dipendenza dalla impossibilità a disporre del richiesto per le note motivazioni e di potere risolvere il problema validando in sua vece, e in tutti i casi, l’estratto matricola mercantile.

A sostegno della tesi la certezza dell’esposizione all’amianto, obbligatorio nell’impiego ed utilizzo a bordo per svariati decenni, INAIL-IPSEMA che identico suggerimento nel tempo ha fornito e, infine, le moltissime Sentenze della Magistratura che hanno accolto le richieste del beneficio in parola in tutti i casi in cui il Lavoratore Marittimo ha percorso la via giudiziaria.

Relativamente alla problematica , giorno 23 marzo 2012 a Genova, Usclac/Uncdim ha partecipato ad un Convegno indetto dall’A.I.E.A. (Associazione Italiana Esposti all’Amianto) tornando ad esporre quanto il giorno precedente in Senato e a ribadire quale unica soluzione la validazione dell’estratto matricola mercantile quale Curriculum da esposizione in tutti i casi.

Sono argomenti che dovrebbero impegnare all’unisono e con la massima determinazione tutte le parti sociali ancorpiù in questo momento di indiscutibili difficoltà incontrate dall’industria armatoriale nazionale e in un paese la cui classe politica non potrà rimanere sorda alle necessità oggettive di una delle maggiori componenti dell’economia nazionale e delle difficoltà soggettive dei Lavoratori del Settore di non potere appendere al chiodo il libretto di navigazione a sessanta anni di età anagrafica.

così come ricevuto dalla SEGRETERIA NAZIONALE

Nino URSINO

 
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ECCO COME E' ANDATA DAVVERO

Post n°11 pubblicato il 22 Marzo 2012 da saltwater57
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 Mar 2012

L’ESCLUSIVA DI GDS - Disastro Concordia: «Ecco come è andata davvero». Parla per la prima volta il 27enne peloritano Salvatore Ursino, uno degli ufficiali indagati col comandante Schettino dopo il naufragio

costa-concordia-naufragio

Le onde dello Stretto che baciano la banchina della Passeggiata regalano uno sciabordio di casa. Salvatore guarda il suo mare, lo conosce a memoria. Da due giorni una congiuntivite lo costringe a portare gli occhiali da sole, ma non vuole privarsi di quell’immagine che conquista il cuore. La Madonnina del Porto sullo sfondo, l’azzurro di quel mare che in alcuni punti si confonde col cielo. Abbassa le lenti, per qualche secondo fa silenzio, fissa un’onda in mezzo allo Stretto. Poi si gira, ci guarda e sorride. Da un mese e mezzo il rumore delle acque ha un valore diverso. Non doloroso, semplicemente diverso. Salvatore Ursino ha 27 anni, tutti vissuti con e per il mare. Com’è per i “faroti” doc, per chi dalla mattina alla sera ha imparato a organizzare la propria vita con le leggi e i tempi del mare. Una vita cambiata nella notte del 13 gennaio di quest’anno. Salvatore è uno dei nove indagati dalla Procura di Grosseto per il disastro della Costa Concordia, uno dei sei ufficiali. Quella notte era in plancia, a pochi metri dal comandante Francesco Schettino. Ma era lì senza alcuna mansione. Perché Salvatore si era imbarcato per la prima volta sulla Concordia poco più di una settimana prima. «Lavoro per la Costa Crociere dal 2008 – racconta il 27enne, un diploma all’Istituto nautico Caio Duilio e un’esperienza di due anni anche su navi mercantili – e prima di salire sulla Concordia avevo già navigato su imbarcazioni gemelle, sempre della Costa, in altre cinque occasioni. Ogni volta per un periodo di sei mesi, è così che funziona». Il 5 gennaio a Palermo l’imbarco sulla Concordia. «Era la prima volta che ci salivo – continua Salvatore – e in questi casi ci sono dei regolamenti precisi che vanno seguiti. Queste navi, anche se gemelle, sono molto diverse l’una dall’altra, soprattutto per quanto riguarda la strumentazione di bordo. Per questo motivo è previsto un periodo di una-due settimane, definito di affiancamento, durante il quale l’ufficiale imbarcante, ovvero quello che sale per la prima volta su quella nave, come me, sta a fianco dell’ufficiale “sbarcante”. Questo sino a quando il comandante non ritiene che sia arrivato il tempo del passaggio di consegne. Io il giorno della collisione ero ancora un “uditore”, ovvero in affiancamento all’ufficiale Ciro Ambrosio. Non avevo dunque nessun compito ed, infatti, nei registri non era prevista una mia guardia. Avevo anche una cabina provvisoria, dove è rimasto tutto quello che avevo, in attesa che mi assegnassero quella definitiva». Salvatore quegli otto giorni li vive dunque all’ombra di Ambrosio. Come quella maledetta notte. «Ambrosio era di guardia dalle 20 alle 24 – racconta ancora – e io ero con lui sul ponte di comando, assieme ad altri ufficiali». Quei momenti rimarranno per sempre scolpiti nella sua mente. Li ha già descritti agli inquirenti, adesso preferisce non tornarci, anche perché si tratta di dichiarazioni coperte dal segreto istruttorio. Ma qualcosa la racconta. «Al momento della collisione in plancia c’era Schettino – continua Salvatore – aveva preso i comandi una decina di minuti prima. Voleva rendere omaggio al maitre originario del Giglio, e aveva deciso di eseguire quell’inchino. Tante volte era capitato di eseguire manovre simili, con navigazione turistica per far vedere la costa ai passeggeri, ma mai avevo assistito a un inchino del genere. In plancia eravamo otto persone: quattro ufficiali, il comandante Schettino, il maitre Antonello Tievoli, un altro dell’equipaggio e la moldava Domnica Cemortan. Perché la ragazza era lì? Posso solo dire che è arrivata con il comandante». Salvatore preferisce glissare sulle tante voci che si sono inseguite in questi mesi sul conto del comandate Schettino e la moldava. «Come ho già detto ero su quella nave da appena otto giorni e peraltro anche avendo lavorato per tre anni con Costa Crociere non conoscevo il comandante Schettino. Me ne avevano parlato, e peraltro, devo dire sempre positivamente. Per quanto riguardo il suo rapporto con la ragazza moldava avevo sentito solo le chiacchiere di qualche collega, ma non so altro». Con il comandante in plancia e la ragazza moldava poco distante avviene la collisione. «Il comandante ha aumentato la velocità da 14 a 16 nodi, non so perché. Ma devo dire che era lucido, mi dava l’impressione di essere pienamente padrone della situazione. Non c’era motivo di dubitare di lui. Ma a un certo punto ci siamo trovati davvero vicini alla costa. È stato in quel momento che per istinto sono andato sull’aletta di sinistra, proprio dal lato del Giglio. È stato un attimo, ho capito che gli scogli erano lì e ho gridato al comandante – come si evincerà dall’esame della scatola nera – che c’era un pericolo. In quel momento ha rallentato e la nave ha cominciato a scarrocciare a causa della forte velocità». Quindi la collisione. A fianco di Salvatore c’è l’avvocato Antonio Langher, che lo difende dall’accusa di cooperazione in omicidio colposo e naufragio e distruzione di habitat. «La posizione di Salvatore è chiara, non aveva ruoli di comando, in quanto in affiancamento. Siamo fermamente convinti di poter dimostrare la completa estraneità del mio assistito. Abbiamo già nominato due consulenti che seguiranno l’attività peritale». MAURO CUCE’ - GDS

 

Ho gridato: «Ci sono gli scogli vicino È stato un attimo».
«È stato il comandante Schettino a decidere di comunicare ai passeggeri che avevamo avuto un black-out». Il racconto di Salvatore agli inquirenti è lucido. Con noi, giustamente non vuole sbilanciarsi più di tanto. «Non fatemi dire altro, di quell’ora e più che siamo rimasti in plancia di comando dopo la collissione ho già riferito alla Procura. In alcune trasmissioni e su qualche giornale è stato detto che ci sarebbe stato un ammutinamento o che gli altri ufficiali avrebbero dovuto prendere il comando e sollevare Schettino dall’incarico. Ma sono parole al vento – continua Salvatore – non è successo nulla di tutto questo e nulla poteva accadere. Ma vi rendete conto di cos’è un ammutinamento e cosa si rischia, peraltro in una situazione in cui non si capiva bene come avrebbe reagito la nave all’acqua che stavamo imbarcando». Ma non tutti in quell’ora e mezzo, dalla collissione all’evacuazione, hanno svolto al meglio il loro compito. Schettino in testa. E le telefonate di quei minuti saranno la chiave di volta. Una cosa Salvatore ci tiene a sottolinearla e sono parole che arrivano direttamente dal cuore. L’accusa mossa all’equipaggio e agli ufficiali di non aver aiutato i passeggeri non può accettarla. Ha ancora davanti agli occhi le immagini delle tante persone salvate. «Siamo rimasti in plancia sino a quando non è stato dato il segnale di evacuazione, a quel punto ognuno aveva un proprio ruolo. Tutti tranne me – spiega ancora Salvatore – sempre per il fatto di essere un ufficiale-uditore. Non conoscendo la nave gli ufficiali in affiancamento devono semplicemente restare a disposizione, non hanno ruoli specifici. A quel punto ho cercato assieme agli altri ufficiali di aiutare quante più persone possibili. Siamo andati sul lato a dritta, quello ormai inclinato verso il mare e lì abbiamo messo a mare le 13 scialuppe facendo salire tantissimi passeggeri. Ci siamo recati sul lato opposto, dove dieci scialuppe erano state già calate. Tutto questo mentre ci arrivava addosso di tutto ed era sempre più difficile camminare. Abbiamo trovato tantissimi passeggeri già saliti sulle tre scialuppe che dovevano essere calate, ma era impossibile. Non sarebbero mai arrivate a mare, quindi con difficoltà li abbiamo fatti scendere e con una catena umana li abbiamo portati di nuovo a dritta. A quel punto la nave era troppo inclinata, era impossibile tornare dall’altro lato. Molti si tuffavano, raggiungendo l’isola a nuoto. Ad un certo punto la Concordia si è completamente inclinata, proprio mentre una delle lance già in acqua stava imbarcando passeggeri. È stato l’unico momento in cui ho pensato di morire davvero. Con altri colleghi siamo saliti sul tetto della scialuppa rimasta incastrata sotto la Concordia, e con i piedi abbiamo cominciato a spingere contro la nave che ci era piombata addosso per liberare la lancia. Fortunatamente ci siamo riusciti e siamo arrivati a terra. Questa sarebbe una fuga? Siamo rimasti sulla nave sino a quando potevamo e salvando quante più vite possibili. La gente dice di aver visto pochi ufficiali, ma è facilmente spiegabile. A parte quei pochi in plancia gli altri erano in cabina o da altre parti e non avevano la divisa, ma semplicemente un maglioncino. Per questo magari non sono stati riconosciuti, ma in realtà è stata un’impresa. Oltre 4.000 persone sono state messe in salvo: non sarebbe stato così se l’equipaggio non avesse dato una grandissima mano». È stato l’unico dei nove indagati a presentarsi la scorsa settimana all’incidente probatorio. «È vero – conclude Salvatore – ho voluto metterci la faccia. Ho la coscienza a posto, non ho nulla da rimproverarmi, per questo mi sono presentato all’incidente probatorio. È anche una questione di orgoglio, mio padre Antonino è comandante, prima nei mercantili, da una ventina d’anni sulle navi traghetto. Per noi il mare è la vita».(m.c.)

Pubblicato sul Giornale "La Gazzetta del Sud"

 
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L'ALBA CHE VERRA'

Post n°10 pubblicato il 11 Marzo 2012 da saltwater57
Foto di saltwater57

 

 

 

 

Associazione Esposti Amianto

e ad altri  rischi ambientali

Via Guelfa, 148 - 50129 Firenze - tel/fax : 055-494.858

www aea-nazionale.org   e-mail: assaea@virgilio.it

       Sede di Genova: Via Alla Porta degli Archi, 3/1 16121 Genova

Tel. e fax 010-8622050  e-mail: aealiguria@libero.it
 

 

 

Il riconoscimento agli esposti all’amianto è un diritto non un regalo.

 

 L’ A.E.A. (Associazione Esposti Amianto) Liguria con sede in Genova, con l’adesione del USCLAC-UNCDIM Sindacato Capitani di Genova, del Sindacato CUB Trasporti di Genova e del Collegio Capitani L.C. & M. di Genova, ha organizzato una manifestazione per sensibilizzare l’opinione pubblica e richiamare ad una maggiore responsabilità le Autorità competenti.

 

 

Il Convegno si terrà  il giorno 23 marzo 2012,

dalle ore 9.30

 presso il salone del circolo ricreativo del C.A.P.

(Consorzio Autonomo del Porto),

  Via Albertazzi, 1 R  Genova.

 

 

Saranno presenti medici specialisti oncologi, avvocati esperti nella trattazione della materia e testimoni, alcuni già vittime della patologia, impegnati nell’azione del riconoscimento all’esposizione all’amianto.

 

 

Il mesotelioma pleurico è la massima espressione della patologia causata dall’esposizione alle fibre d’amianto e dal quale difficilmente si sopravvive. I lavoratori che per anni hanno lavorato in ambienti dove il nocivo minerale era presente, vivono costantemente nel terrore di potersi ammalare, dato che il periodo di incubazione della patologia non ha valori fissi.

Ancora alto è il numero di coloro che sono in attesa di un diritto che troppe volte non  è stato concesso.

 

Le argomentazioni sono di interesse pubblico per questo partecipate numerosi .

 

(così come ricevuto dal sindacato)

Nino Ursino

 
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COSTA CONCORDIA: TUTTI A GROSSETO

Post n°9 pubblicato il 03 Marzo 2012 da saltwater57
Foto di saltwater57

  •      I pm accusano il Comandante Schettino di aver ordinato  “ un'accelerazione ''per non accumulare ritardo  sul previsto arrivo a Savona, portando la  velocita' prossima ai 16 nodi
  •      Inoltre ''per la  navigazione sotto costa nelle acque antistanti l'isola del Giglio'', Schettino ''non ha provveduto, prima della partenza, ad equipaggiare la nave in maniera idonea al viaggio''.
  •      Il comandante, poi, e' accusato anche di essersi avvicinato ''eccessivamente e immotivatamente alla costa dell'Isola del Giglio , partecipando  insieme a Giampedroni e Tievoli, ad una conversazione telefonica con il Com.te Palombo, e cosi' distraendosi ulteriormente, a loro dire, mentre era in prossimita' della costa''.
  •      Il collega Schettino, accusato, a loro dire,  di ''imprudenza, negligenza e imperizia'', consenti' poi ''la non opportuna presenza di estranei sul ponte di comando".

  Ritengo, a mio modesto avviso, che queste accuse formulate  forse potrebbero rispecchiare la risposta al “PERCHE’ LA CONCORDIA HA URTATO CONTRO GLI SCOGLI”, ma sìano da focalizzare nel contesto storico temporale dell’avvicinamento all’Isola del Giglio , IN BUONA FEDE, da parte del Comandante Schettino.

Ritengo,inoltre, dalla mia esperienza pluridecennale su navi passeggeri che navigano sistematicamente in mezzo agli scogli con distanze talvolta di gran lunga inferiori a quelle della rotta impostata per l’avvicinamento all’Isola del Giglio (vedi transito per attracco a Panarea, vedi attracco a Ginostra nell’Isola di Stromboli), la cosiddetta percezione del rischio è minima tanto più  elevate siano le capacità tecnico-nautiche del Comandante e ci si può accorgere di esser saliti sugli scogli, PURTROPPO, solo quando ormai è troppo tardi;  altrimenti cambiamo mestiere, eliminiamo le navi traghetto e  le navi da crociera che necessariamente devono navigare “sottocosta” (la cosiddetta navigazione turistica) e andiamo a fare gli “OCEANICI “ in mezzo al mare sulle grosse navi da carico che, proprio per la tipologia del mezzo nautico, a tre miglia della costa fermano  la nave ed aspettano il pilota con quattro o cinque rimorchiatori,  per l’ingresso in porto.

Ritorniamo ora all’incidente probatorio della Costa Concordia.

Accuse circostanziate riguardano oltre al 1° Uff.le Ciro Ambrosio, (purtroppo indagato anche lui, in quanto  responsabile della guardia (20,00-24,00)  fino a circa 4 miglia dall’Isola del Giglio ed in cooperazione dal momento successivo alla "presa" della guardia da parte del Com.te),  anche gli altri quattro ufficiali indagati ieri: Roberto Bosio, Silvia Coronica, Andrea Bongiovanni e Salvatore Ursino. A loro viene contestato, a vario il titolo di aver cooperato con il Comandante e quindi accusati anche loro  di ''imprudenza, negligenza e imperizia'' .

In particolare, il comandante in seconda Roberto Bosio avrebbe potuto intervenire, a loro dire, al posto di Schettino e agire per limitare i danni del naufragio e avvisare le autorita' in tempo, velocizzando cosi' le procedure di emergenza e soccorso, e riducendo i danni.

Il 2° Ufficiale Ursino Salvatore, che, sebbene non inserito nel servizio di guardia, si trovava sul ponte per proseguire il suo periodo di affiancamento previsto dal STCW 78(95) per i nuovi imbarcati, relativo alla familiarizzazione dei membri dell’equipaggio con l'equipaggiamento della nave, la strumentazione di bordo, ecc.ecc,  e che sarebbe diventato capo guardia solo dopo lo sbarco del 1° Ufficiale Ciro Ambrosio, previsto dopo l’arrivo a Savona,  avrebbe dovuto  segnalare, a loro dire,   al Comandante che la velocità di 16 nodi fosse eccessiva.  

  • A: NON AVEVA ALCUN TITOLO PER FARLO, NON ESSENDO PREPOSTO A SVOLGERE IL REGOLARE SERVIZIO DI GUARDIA;
  •  B: IL COMANDANTE NON ERA TENUTO AD ASCOLTARLO, IN QUANTO, NON ESSENDO ANCORA STATO "FAMILIARIZZATO"  NENCHE LO CONOSCEVA.

Il 3° ufficiale Coronica Silvia in quanto sottordine al 1° Uff.le Ciro Ambrosio, avrebbe dovuto  segnalare, a loro dire,   al Comandante la presenza di ostacoli lungo la rotta, dato che la stessa era addetta a registrare i punti nave sulla carta nautica di bordo.

Il 1° Ufficiale Bongiovanni  Andrea non presente in plancia al momento dell’urto, per aver mentito, su ordine del Comandante, alla Locale Autorità Marittima durante le fasi iniziali di accertamento dell'emergenza(se poi, successivamente, abbia partecipato in modo attivo, con spirito di abnegazione, mettendo a repentaglio la propria esistenza, in cooperazione con tutti gli altri ufficiali di bordo, con la nave sbandata con repentina accentuazione dell’inclinazione, di notte, in totale black-out, contribuendo a salvare circa 4000 persone, con i soli mezzi di bordo,questo “PICCOLISSIMO DETTAGLIO” diventa  ininfluente.

In fin dei conti anche qualsiasi  NEMBO KID”  o   “SUPERMAN”   terrestre sarebbe riuscito a farlo.

Nino Ursino

 
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COSTA CROCIERE: BENVENUTI A BORDO

Post n°8 pubblicato il 01 Marzo 2012 da saltwater57
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Errori umani o problemi tecnici, piccoli o grandi  focolai d’incendio a bordo, guasti alle macchine, difficoltà nell’individuazione degli ostacoli: c’è tutto nella storia degli incidenti navali che hanno caratterizzato gli ultimi vent’anni della navigazione italiana. 

Ciò nonostante  bisogna risalire al lontano 1991 ed alla primavera del 1997  per trovare degli eventi eclatanti che hanno causato perdite di vite umane in mare, come meglio sotto riportato: 

  •          10 aprile  1991: il traghetto ”Moby Prince” entra in collisione con la petroliera ”Agip Abruzzo”, ancorata a 2,7 miglia dalla costa al largo di Livorno. Muoiono 140 persone a bordo del traghetto. Un solo sopravvissuto tra i membri dell’equipaggio: il mozzo.
  •         28 marzo 1997: la nave albanese ”Kater I Rades” affonda circa 35 miglia al largo di Brindisi dopo una collisione con la corvetta della Marina militare italiana ”Sibilla”. Sono tratte in salvo 34 persone e recuperati quattro cadaveri. Altri 54 corpi saranno estratti dopo il recupero del relitto avvenuto il 20 ottobre 1997. Il bilancio della tragedia sale a 86 vittime quando il governo albanese dichiara la morte presunta di altre 28 persone scomparse nel naufragio.

 Per quanto riguarda invece gli altri mezzi di trasporto, il tradizionale rapporto statistico annuale dell'Aviation Safety Network   parla di un 2010 che - con le sue 831 vittime - è indubbiamente peggiore (+9,8%) del 2009 e leggermente peggiore (+2,6%) della media degli ultimi dieci anni.

Fortunatamente  gli incidenti aerei fatali avvenuti nel 2010 e nel 2011 non hanno colpito gravemente compagnie europee, come era invece avvenuto nel 2009 con la tragedia del volo Air France AF477 inabissatosi nell'oceano.

 I tre eventi più catastrofici sono stati lo schianto in atterraggio di un Boeing 737-800 dell’Air India proveniente da Dubai,  l'impatto contro una collina di un Airbus 321 della Airblue ad Islamabad e, sempre in fase di atterraggio, l’esplosione di un Airbus 330 della Afriqiyah Airways a Tripoli. 

I nostri media hanno così dato meno rilievo al tema dei disastri aerei e ciò, a causa dei meccanismi non sempre razionali con cui percepiamo il rischio,  può far erroneamente sembrare che il trasporto su navi sia diventato meno sicuro in relazione all’incremento vertiginoso del numero dei passeggeri trasportati nell'ultimo decennio.

Dal 1997 ai tempi d'oggi,  nel Mediterraneo, si sono verificati degli incidenti che hanno coinvolto pochissime navi, alcuni aliscafi, un monocarena  e qualche peschereccio, senza aver subìto perdite numerose di  vite  umane e nessuna nave da crociera.

Ho ritenuto opportuno citare le due sciagure che risalgono, tra l’altro, a circa 20 anni fa, per dimostrare che a differenza di altri mezzi di trasporto come i treni e gli aerei che, proprio per la loro tipologia, possono fare ben poco,  L’IMO con tutti gli organi preposti ha provveduto a variare, in questi anni,  le norme che regolano la costruzione, la sicurezza passiva ed attiva, i sistemi  di evacuazione rapida, la formazione adeguata degli equipaggi e tutto quanto attiene all’implementazione della sicurezza a bordo, apportando  le opportune correzioni  in relazione all’evento accaduto,  tale da collocare le navi , (SFORTUNA  DI  QUALCHE  ARMATORE  A  PARTE) senza ombra di dubbio, al primo posto nella classifica dei mezzi di trasporto più sicuri al mondo.

 

Nino Ursino

 

 
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COSTA ALLEGRA ALLARME INCENDIO

Post n°7 pubblicato il 28 Febbraio 2012 da saltwater57
Foto di saltwater57

L'incubo peggiore per il personale imbarcato sulle navi mercantili sicuramente non è la remota possibilità di un naufragio, ma il propagarsi di un incendio che può assumere varie sfaccettature fino a diventare ingestibile.

L'incidente accaduto sulla Costa Allegra dovrà sicuramente essere approfondito per conoscere realmente dove è scoppiato l'incendio, i mezzi mobili adoperati e/o l'utilizzo degli impianti fissi a CO2, ma ritengo, a caldo, che tutto ciò dimostri che il sistema di gestione SMS (Safety Management system) e l'autoprotezione delle nostre navi mercantili siano sicuri.

Così come l'eroico equipaggio della Costa Concordia,  con i mezzi di salvataggio di bordo,  è riuscito a salvare oltre 4000 passeggeri, di notte, in acque gelide, con la nave sbandata con progressiva ed accentuata  inclinazione ,  così  pure  l'estinzione dell'incendio della Costa Allegra, con i soli mezzi di bordo, senza alcun ferito, dimostra  l'elevata professionalità della gente di mare, oggigiorno, imbarcata su tutte  le navi della Marina Mercantile, ed in particolare sulle navi da crociera. 

Nino Ursino

 
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