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Napolitano: in morte di Loris D'Ambrosio, ovvero quando si perde il senso della misura

Post n°902 pubblicato il 27 Luglio 2012 da laura561

Napolitano: in morte di Loris D'Ambrosio, ovvero quando si perde il senso della misura

lug 27

Scritto da:
27/07/2012 14:23  RSS

Napolitano: in morte di Loris D'Ambrosio,

ovvero quando si

perde il senso della misura

 

Sembra che sul Quirinale Italiano gravi, da Cossiga in poi, la infausta maledizione dell'approssimarsi del semestre bianco quando volge al tramonto l'alto mandato della piu' alta Magistratura dello Stato ed i Presidenti di turno ritengono di potersi e volersi “togliersi sassolini dalle scarpe” contro chi avvertono come avversario politico, di poter urlare “Io non ci sto” per indagini giudiziarie che sfioravano la sua figura in precedenti incarichi da Ministro dell'Interno, o di poter sottintendere come fa oggi il Presidente Napolitano che la morte di D'ambrosio - già affetto da gravi pregiudizi cardiaci - possa essere stata determinata da una “campagna violenta e irresponsabile di insinuazioni e di escogitazioni ingiuriose cui era stato di recente pubblicamente esposto, senza alcun rispetto per la sua storia e la sua sensibilità di magistrato intemerato, che ha fatto onore all’amministrazione della giustizia del nostro Paese”.

 

A noi questa ultima circostanza spiace. Non tanto perché in passato abbiamo avuto svenevolezze nei confronti di un Presidente a nostro giudizio troppo tiepido su alcune questioni di vitale importanza per la convivenza civile e per la cultura democratica di questo Paese - come la continua militarizzazione della politica interna ed estera o la vigilanza sui comportamenti istituzionali come nella vicenda Diaz o Cucchi - e tuttavia decisionista nelle forzature politiche che ha determinato sullo scenario parlamentare e governativo del Paese.

 

Ci spiace perché la avvertiamo come un chiaro segno di “avversione” verso la libertà ed il dovere della Magistratura di indagare le questioni che possano rivestire rilevanza penale, senza alcun riguardo o riserva per qualsiasi carica dello Stato vi risultasse coinvolta.

 

Il Consigliere D'Ambrosio - affetto da problemi cardiaci si è detto - non era stato certamente indagato dalla Procura di Palermo ma solo indicato - doverosamente come sempre quando alcune circostanze emergano da intercettazioni - come il soggetto cui un indagato si era rivolto con chiara intenzionalità di ottenere interventi di favore. Oppure si vorrebbe intendere che sia lecito far decadere ogni e qualsiasi riscontro investigativo ogni volta che un indagato abbia possibilità di comunicare con questa o quella Alta Carica Istituzionale?

 

D'altra parte non ci riesce di dimenticare che per ben due volte il Presidente Napolitano, grazie anche ai suoi consulenti giuridici, ritenne di avallare senza opporre alcuna resistenza e senza porre alcuna pregiudiziale riserva di costituzionalità ben due lodi sulla giustizia - il lodo Schifani e il lodo Alfano - che tentavano di sottrarre gli inquilini del potere a qualsiasi indagine giudiziaria. Due lodi poi cancellati per incostituzionalità dall'Alta Corte.

 

Un Presidente come Napolitano forte delle proprie radici di una sinistra riformista e non forcaiola dovrebbe proprio per questi trascorsi avere maggiore sensibilità e prudenza verso il lavoro duro e pericoloso di quei Magistrati che non si limitano a celebrare Falcone e Borsellino solo alle ricorrenze o quando torni comodo, ma hanno provato da anni a “far camminare le loro idee sulle proprie gambe”.

 

Non vorremmo dover ricordare al Presidente Napolitano che era lui Ministro degli Interni quando a Napoli si svolse la prima grande esercitazione della sospensione delle garanzie costituzionale contro i manifestanti civili - disoccupati e cassintegrati soprattutto - e che era ancora Ministro dell'Interno quando, dopo aver appena affermato davanti alle telecamere di non aver trovato nulla nei cassetti dei servizi segreti sul periodo delle stragi di questo Paese, alcuni misteriosi personaggi fecero ritrovare subito una montagna di documentazione sparsa nelle libere terre laziali, quasi ad ammonire che si sarebbe potuto tirar fuori qualsiasi cosa non appena la politica avesse mostrato di voler fare sul serio il proprio compito e fosse divenuta fastidiosa per l'impunità costruita e rivendicata da settori e funzionari dello Stato dediti al doppio giuramento.

 

Non vorremmo ricordare al Presidente Napolitano che ci sembra di non sbagliare dicendo che lui partecipò con l'on. Pajetta ai primi incontri di esponenti del PCI con funzionari statunitensi nella ambasciata americana, funzionali a far accreditare finalmente dal nostro occulto dominus il PCI per la direzione ed il governo di questo Paese. E di quegli incontri ben poco ci è  stato raccontato, mentre forse abbiamo potuto vederne alcuni frutti avvelenati già nella vicenda di Aldo Moro: “Silenzio, compagni.”

 

Non vorremmo dover chiedere al Presidente Napolitano il perché del suo olimpico silenzio davanti alle sollecitazioni che gli sono state fatte pervenire da chi da anni si batte per la Verità e la Giustizia per Ustica e per l'omicidio di Sandro Marcucci e Silvio Lorenzini. E perché non abbia ancora sollecitato la costituzione in giudizio dello Stato mentre in un Tribunale italiano si va a giudicare una macroscopica e indegna falsificazione della firma del suo predecessore Pertini su un decreto di radiazione di un Ufficiale della Aeronautica.

 

E allora non ci resta che chiedere esplicitamente al Presidente Napolitano: “E se dunque, piuttosto che alle vicende delle intercettazioni che ne hanno solo sfiorato la persona, senza alcun coinvolgimento nelle vicende indagate, la morte di Loris D'ambrosio - già portatore di profonde patologie cardiache - si legasse, invece, all'eccessivo carico di lavoro che gli veniva imposto dalle funzioni e che il suo capo dell'Ufficio (il Presidente) non aveva ritenuto di alleviargli o tali da richiederne la messa a riposo in considerazione del suo stato di salute?”

 

Speriamo sia una domanda legittima; ma noi comunque essendo una Associazione Antimafie e Antifascista non possiamo esimerci dal rivolgere aperti interrogativi anche al nostro Presidente, verso il quale la stima ed il rispetto non si mostrano solo con un servilismo da gabellieri ma con la schiena dritta di chi sta sempre con la Costituzione e la Legge, per la Verità e la Giustizia, senza riserve pregiudiziali verso chiunque dovrebbe fare altrettanto per posizione funzionale o comunque dichiari di condividere le nostre scelte ed il nostro impegno.

... e, comunque, consigliamo vivamente alla famiglia di chiedere l'autopsia giusto per eliminare qualsiasi tipo di dubbio e strumentalizzazione...

Associazione Antimafie "Rita Atria"





 

 
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