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caso scieri articolo il tirreno 12 maggio 2019

Post n°2053 pubblicato il 25 Maggio 2019 da laura561

Il fratello di Scieri: «Poteva essere salvato ora aspetto l'autopsia»

Pietro BarghigianiPISA. «Mi aspetto che l'autopsia possa confermare quello che abbiamo sempre sostenuto: Emanuele probabilmente poteva essere salvato se fossero stati chiamati i soccorsi». Francesco Scieri, medico che lavora da anni a Milano, è il fratello di Lele, il 26enne parà di Siracusa per la cui morte - il corpo venne trovato il 16 agosto 1999 nella caserma Gamerra di Pisa - sono indagati tre ex commilitoni con l'accusa di omicidio volontario in concorso. La Procura pisana, ricevuta la relazione della commissione parlamentare d'inchiesta, ha riaperto le indagini e, oltre a iscrivere sul registro degli indagati i tre nomi emersi anche dalle carte dell'organismo presieduto dall'on Sofia Amoddio (Pd), ha deciso di procedere con la riesumazione delle spoglie di Scieri, come anticipato ieri dal Tirreno. Giovedì pomeriggio anche Francesco e la mamma Isabella Guarino hanno ricevuto la comunicazione firmata dal procuratore capo Alessandro Crini e dal sostituto Sisto Restuccia.«A Pisa andrà il nostro legale - prosegue il dottor Scieri - Se i magistrati lo riterranno opportuno sono pronto a partire e a mettermi a disposizione». L'incontro di mercoledì 15 maggio è fissato a mezzogiorno nella stanza del titolare dell'inchiesta. Avvocati degli indagati e consulenti delle parti si ritroveranno per concordare la data di riesumazione della salma del giovane aspirante avvocato tumulata nel cimitero di Noto, insieme a quella del papà, Corrado. Cosa potrà emergere da un'autopsia a distanza di quasi venti anni Francesco Scieri non è in grado di dirlo. La sua speranza e quella della mamma è che la conclusione dell'esame porti un tassello ulteriore alla tesi che fin dal primo giorno la famiglia ha sempre sostenuto: Emanuele vittima di un pesante atto di nonnismo abbandonato al suo destino dai violenti della Gamerra per la paura di subire una punizione dopo la caduta dalla torre di asciugatura dei paracadute.«Non ho competenza di medicina forense o legale - riprende Scieri - La scienza e la tecnologia fanno progressi. Se ci sono tecniche e metodiche avanzate per noi vanno più che bene. L'autopsia è la conferma di quello che mio padre ha sempre detto. Le indagini dovevano essere più approfondite fin da subito. Se i magistrati, comunque, hanno disposto la riesumazione del corpo vuol dire che ci sono supporti scientifici che non sono a mia conoscenza che possono dare risposte alle ferite sul corpo di Lele». All'epoca una perizia supplementare disposta dalla Procura stabilì che il parà non era morto subito, ma dopo alcune ore. Ma a chiudere ogni margine arrivò l'archiviazione. Ora quel lasso di tempo , e altri elementi tra cui un testimone quasi oculare, spinge la Procura sull'omicidio volontario per i tre indagati che non chiamarono i soccorsi. Secondo l'accusa gli ex commilitoni Alessandro Panella, 40 anni, di Cerveteri (arrestato ai domiciliari e da mesi con il solo obbligo di firma); Andrea Antico, coetaneo, residente in provincia di Rimini; Luigi Zabara, 41 anni, di Frosinone, la sera del 13 agosto 1999 dopo aver fatto spogliare e picchiato Scieri lo avrebbero obbligato a salire sulla torre di asciugatura e poi fatto pressione con gli scarponi sulle nocche delle dita. La caduta da cinque, sei metri provocò lesioni che ora la nuova autopsia cercherà di chiarire se capaci o meno di causare un decesso istantaneo. E' un quesito scientifico che diventa dirimente nel capo d'accusa. Una morte immediata potrebbe significare una contestazione di omicidio preterintenzionale già prescritta. Un supplizio di ore la volontà di uccidere. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


 
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